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Alex e la Juve. Una lunga storia d'amore...

Post n°5525 pubblicato il 09 Novembre 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

Fai finta di non lasciarmi mai anche se dovrà finire prima o poi questa lunga storia d'amore.
Ora è già tardi ma è presto se tu te ne vai. (Gino Paoli)

La tragedia della nostra dimensione umana è nel tempo che scriviamo. Sappiamo che sarà finito, eppure viviamo di aneliti all'infinito, il più fallace dei quali è l'amore, che non è amore se non è per sempre.
La storia di Alessandro Del Piero con la Juventus è diventata la leggenda del cavaliere che non abbandona la sua Signora. Un'onda di isterico disappunto ha travolto l'universo dei tifosi bianconeri all'annuncio del Presidente Agnelli, che come uno che sta pronunciando un assioma evidente, ha affermato nel corso dell'ultimo cda della Juventus che Alessandro Del Piero sta giocando l'ultimo campionato con la maglia bianconera.
Non vorrei scrivere di Alex. Ogni volta che l'ho fatto, mi sono vista scaraventare addosso tutto l'affettuoso entusiasmo che il Capitano scatena. Celebrandone le gesta col virtuosismo delle mie parole, ho creduto di rubargli qualcosa. Di approfittare della sua gloria. Di vivere per un istante nel bagliore di una ribalta che in fondo era soltanto un poco della sua luce riflessa. Di essere l'ultimo cerchio sonoro dell'eco che il suo nome sprigiona. Che poi è quello che ad Alessandro Del Piero rimproverano i suoi detrattori. Coloro che affermano che ha dato tanto alla Juve e dalla Juve ha avuto tutto.
Un talento temprato su un carattere tenace e volitivo. Una professionalità estrema. Un sacro rispetto delle regole, degli avversari, dei tifosi. Un campione che ama la musica, la pallacanestro e il golf, la ragazza della porta accanto. Un fascino da eroe sul campo e da antieroe nella vita privata. Un grande sportivo e una bella persona. E non è vero che non ha saputo essere decisivo, come dicono quelli che non si definiscono delpieristi. E forse anch'io, che delpierista sono stata, oggi sento di dover chiedere scusa ad Alex, per aver desiderato che lasciasse il calcio agonistico la sera dell'ovazione del Bernabeu.
Alex ha reinventato il vuoto di Baggio. Ha impresso il suo nome nella storia con il "gol alla Del Piero", un tiro a parabola a rientrare dal vertice sinistro dell'area di rigore verso l'incrocio dei pali più distante, con il quale ci ha deliziato nell'edizione della Champions 1995/96, siglata dalla vittoria e dalla conquista della Coppa Intercontinentale. Sua la rete più bella e inutile della storia del calcio, un colpo di tacco al volo, contro il Borussia Dortmund nella finale persa per 3 a 1, al rientro da un infortunio muscolare a causa del quale Lippi lo aveva tenuto fuori dal primo minuto. Ma sue le dieci reti che ci condussero alla finale di Champions persa contro il Real Madrid, alla quale arrivò ancora tormentato da un altro infortunio.
Investito del ruolo di capitano, negli anni seguenti formò una superba coppia d'attacco con David Trezeguet. I record e le reti più belle di Pinturicchio, comprese le punizioni, è facile trovarli su qualunque almanacco come su you tube. Io amo particolarmente la perla col Dortmund, che nella sua gelida bellezza trascrive la beffa del destino. Frantuma la volontà personale schiantandola nel caso. Una serie di infortuni culminati l'8 novembre 1998, al minuto 92 di Udinese Juventus, con la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro, gli aveva chiesto il conto per la giovanile sorte benigna. Calciopoli ha disegnato gli ultimi capitoli della nostra storia di juventini e della sua personale. Un momento difficile. Una crisi. Una lettera. Quella che Alessandro ci ha scritto nell'imminenza della serie B, chiamandoci tutti sulla stessa bandiera. La nave era senza nocchieri. Scacciata la Triade, John Elkann non aveva saputo afferrare il timone e le figure scelte per la guida non avevano certo il carisma necessario a spronarci a crederci ancora. Quel carisma aveva allora il solo Alessandro. Non si è sottratto alla prova, ma l'immagine della Juventus si è confusa con la sua. Non di rado accade che un legame d'amore da sublimato degeneri in morboso. E' quello che per un poco di tempo è accaduto. Del resto ancora oggi il volto pulito di Del Piero è testimonial ambito di tante campagne pubblicitarie. Al Capitano rimproverano di aver fatto il suo gioco, anche quando ha promesso di firmare un assegno in bianco. Mossa astuta, che tuttavia ci ha risparmiato lo squallore di una guerra per gli alimenti.
Alessandro vuole giocare. Giocare e vincere, come dice spesso a ogni inizio di stagione. Ha seguito anche un allenamento personalizzato per restare sul campo, come desidera, fino a 40 anni. Come ha fatto Altafini, al quale è spesso paragonato, il quale ha ancora nella voce, nel corso delle sue telecronache, la foga del giocatore che corre con il pallone incollato al piede. Non sappiamo cosa Alex sceglierà di fare, ma sarà per sempre il nostro Capitano. Conscio dell'effetto che ogni sua decisione potrebbe avere su ogni cuore juventino.

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