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Galliani: un coraggio da leoni....

di M. Lancieri

La curva milanista è storicamente detta “fossa dei leoni”. E di questi tempi a dimostrare un coraggio da leone è proprio l’amministratore delegato rossonero, anche se le sue parole, più che evidenziare impavidità, meriterebbero di essere archiviate alla voce “sfacciataggine” o “totale assenza di buon gusto”.

Ci vuole una buona dose di pelo sullo stomaco per attaccare un giocatore avversario che semplicemente racconta ciò che almeno in teoria dovrebbe essere stato ripreso da una qualsiasi delle 1000 telecamere sempre accese sul campo, tanto più se si ripensa a ciò che accadde nel campionato 2004/2005, proprio grazie ad una di quelle telecamere.
Rinfreschiamo la memoria ai più disattenti. Al termine di Juve-Inter, una trasmissione televisiva scovò l’immagine di Ibrahimovic mentre dava una manata a Cordoba. Per l’attaccante bianconero scattò la prova tv e di conseguenza tre giornate di squalifica: una per ammonizione in diffida e due per il gesto antisportivo. Fin qui, nulla di male, a parte il fatto che la temuta prova televisiva è stata riservata per anni quasi esclusivamente ai bianconeri (tanto per dare un’ulteriore prova del potere esercitato da Moggi e dai suoi cupolari all’interno dei palazzi federali). Ma il bello è che la trasmissione “spiona”, come pure la telecamera puntata su Ibra, erano targate Mediaset (che solo per Auricchio nulla ha a che fare con il Milan) e che, caso strano, tre giorni dopo si sarebbe giocata Milan-Juve, partita decisiva per le sorti di quel campionato. Come andò a finire tutti lo ricordiamo: una rete di Trezeguet su assist in rovesciata di Del Piero regalò alla Juve il ventottesimo Scudetto, penultimo di una serie interrotta da un’indecente storiaccia che ancora oggi deve trovare giustizia. Ma torniamo a noi. C’è da chiedersi perché Galliani non inveì contro i suoi colleghi dell’etere: non si trattava anche allora di fare la spia? Perché, anziché godersi l’illusoria certezza di avere irrimediabilmente azzoppato gli avversari, non organizzò uno di quegli incontri a porte (del ristorante) chiuse, che tanto gli piacevano, per convincere gli organi federali a tralasciare il misfatto? Anzi, visto che prevenire è meglio che curare e visto che Galliani ama sottolineare che “non dorme”, c’è da scommettere che di quel filmato fosse venuto a conoscenza ancora prima che venisse mandato in onda. E allora perché non convinse il suo datore di lavoro ad impedirne la trasmissione? Se tanto odia gli “spioni”, non avrebbe dovuto esitare. E invece no: quando le squalifiche “stravaganti” arrivavano allo Ibra juventino, si trattava di punizioni tanto giuste quanto inevitabili. Ora che arrivano allo Ibra milanista, dimostrano il ritrovato potere degli Agnelli.

Ma ancora più fastidiosi sono altri due aspetti.
Primo. Quanto accaduto al termine del recente Milan-Juve non è un bell’esempio di sportività, ma in campo può succedere (certo che ultimamente a Ibra capita un po’ troppo spesso). Poi, gli animi surriscaldati fanno il resto: in qualsiasi campo di calcio, quando un giocatore colpisce l’avversario, immediatamente si richiama l’attenzione dell’arbitro (e ci mancherebbe… devo prendermi le botte e fingere che non sia successo niente?). Altrettanto normale è che i compagni di squadra di Ibra lo difendano. Come già detto, sono cose “di campo”. Ma in tutto questo, cosa c’entra Galliani? Come si permette di attaccare i giocatori avversari? Se proprio non si vergogna di inneggiare all’omertà, lo faccia con i propri giocatori e magari stando bene attento che nessuno lo venga a sapere, ma lasci in pace chi non ha nulla da spartire con lui.
Secondo. Gli organi federali sono in letargo? A parte quando c’è da processare e spedire in B la Juve, ogni tanto si ricordano di avere il dovere di controllo? È mai possibile che l’amministratore delegato di una squadra attacchi costantemente i propri avversari senza che nessuno abbia niente da ridire?
Moggi ha sempre spiegato che, da direttore generale della Juve, riteneva doveroso difendere sé stesso e la squadra dagli attacchi esterni. Purtroppo, la storia ci ha dimostrato che neanche lui aveva idea del potere di chi questi attacchi li lanciava e continua a lanciarli: ne abbiamo la prova lampante ogni giorno che passa.

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