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« Pessotto e l’inciviltà i...Conte porta a Genova ven... »

Juve: continuiamo a chiamarla iniquità!

Post n°5805 pubblicato il 09 Marzo 2012 da nadir63l
 

Immagine IPB

di M.Vighi

Se la Juventus fosse scesa in campo allo stadio Dall’Ara con la stessa lucidità mentale e condizione fisica che l’hanno sorretta fino al mese scorso, ci sono pochi dubbi che avrebbe portato a casa la vittoria. A prescindere da qualsivoglia condizionamento esterno possibile o immaginabile.
Questa è una premessa doverosa a qualsiasi argomentazione: se no si corre il rischio di passare per tifosi con la bava alla bocca e gli occhi foderati di prosciutto. E per molti sostenitori juventini dovrebbe finire qui: lo stile Juve infatti, secondo i racconti e le consuetudini tramandate di padre in figlio, imporrebbe di essere sempre superiori a qualsiasi sberleffo, colpo di sfortuna od altre amenità. Con la conseguenza di gioire delle vittorie senza volgari eccessi, e inalberarsi per i mancati tre punti o per eventi fastidiosi senza troppo scomporsi. Saremmo anche tentati di essere d’accordo. Riteniamo però che ci sia un limite: un conto è avere classe e giudicare obiettivamente una prestazione poco brillante della squadra sul campo; un altro è quello di continuare ad accettare supinamente le persistenti prese per i fondelli senza ritegno. Il confine che c’è tra lo stile, e la inettitudine a braccetto con il masochismo, in questo caso è assai labile.

Potremmo come sempre ritornare a parlare dell’estate del 2006, ed alle conseguenze subite dalla Juventus in barba a colpe mai dimostrate dai processi sportivi; e nemmeno, nonostante le condanne, riscontrabili nei dispositivi delle fresche sentenze penali depositate nei tribunali. Oppure potremmo disquisire di un Galliani a colloquio con gli arbitri tra i due tempi di una partita di campionato, quel che configurava un vero e proprio caso di illecito sportivo, passato come se nulla fosse; mentre per le proteste di Moggi in quel di Reggio Calabria avvenute a fine partita (nessun illecito pertanto) si sono costruite nel tempo favole di sequestri meno reali delle teorie sull’esistenza dei rettiliani. Ma tant’è, limitiamoci alla strettissima attualità.
Ebbene i postumi della partita con il Bologna sono molto pesanti in tema della tanto sventolata richiesta di equità del presidente Andrea Agnelli. E vediamo subito perché.

Punto primo. Antonio Conte . L’allenatore è stato indubbiamente un po’ ingenuo nel farsi espellere: e la sua presenza fino al termine dell’incontro sarebbe stata preziosa per i suoi giocatori in campo. Anche qui ci preme fare questa premessa: sempre in ossequio alla critica obiettiva allo scopo di mantenere il famoso stile. Non risulta invero che ci siano state offese nei confronti della quaterna arbitrale: e questo lo si evince anche dai filmati, senza soffermarsi alle sole dichiarazioni dei diretti interessati. Niente a che vedere insomma con gli epiteti scagliati dall’allenatore del Cesena nei riguardi del direttore di gara in Cesena - Catania. Ma veniamo alla famosa parità di trattamento. Il 6 febbraio Massimiliano Allegri, allenatore del Milan, veniva espulso in seguito agli attacchi verbali verso il quarto uomo nella partita persa a Napoli del Milan. Il giudice sportivo si limitava però ad una ammonizione ed una multa, accompagnando la sanzione con la seguente giustificazione: “per avere, al 43° del secondo tempo, uscendo dall'area tecnica, rivolto ad un Assistente un'espressione irriguardosa; infrazione rilevata dal Quarto Ufficiale” . Nessuna squalifica comminata dunque all’allenatore. Passiamo invece a domenica scorsa 5 marzo, quando un iracondo Walter Mazzarri si infuriava con l’arbitro e veniva espulso durante il match del Napoli. Anche in questo caso il giudice sportiva comminava una ammenda con diffida ed una multa, “per essere uscito, al 36° del secondo tempo, nonostante precedenti richiami, dall'area tecnica, contestando platealmente l'operato arbitrale e quindi, all'atto dell'allontanamento, rivolgendo un ironico applauso al Quarto Ufficiale; con recidiva reiterata” . Anche in questo caso, dunque, nessuna squalifica. Sarà così anche per Conte, ci chiediamo, che in fin dei conti non è trasceso invece verbalmente, né è incorso in gesti provocatoriamente sarcastici, contrariamente ai suoi colleghi? In scherno all’equità di trattamento, la risposta è no: Conte viene squalificato “per avere, al 26° del secondo tempo, contestato platealmente una decisione arbitrale assumendo, all'atto del consequenziale allontanamento, un atteggiamento minaccioso nei confronti del Quarto Ufficiale” . Considerato che i filmati mostrano chiaramente un Conte che rivolgendosi al quarto uomo ripete la frase “non ti ho detto niente”, non si capisce quale sia stato l’atteggiamento minaccioso. Un amico toscano, provvisto della consueta ironia, suggerisce che forse possa aver emesso qualche fastidioso rutto mentre cercava di spiegarsi. Qualche sospetto negli juventini senza classe e un po’ rancorosi nasce dal fatto che il quarto uomo fosse tal Bergonzi. E molti lo ricordano per l’arbitraggio infelice, per usare un eufemismo, di Napoli-Juventus dello scorso anno: annullata grottescamente una rete regolarissima di Toni per fallo sul portiere (mentre di testa il centravanti era arrivato sul pallone un quarto d’ora prima di un De Sanctis in forte ritardo nell’uscita, neanche poi per colpa sua visto il cross che era molto teso), nonché l’atteggiamento permissivo del costante abuso del fallo sistematico sempre su Toni protratto dai difensori partenopei durante l’incontro, senza quasi mai venire sanzionati per gli interventi.

E un punto l’abbiamo sviscerato. Forse non con molta classe, ma in maniera abbastanza documentata e obiettiva da palesare senza possibilità di essere smentiti la disparità di trattamento usata con l’allenatore juventino rispetto ai suoi colleghi di Milan e Napoli.
Passiamo al punto secondo. De Ceglie . La contestazione plateale all’origine dell’espulsione di Conte (non ancora minacciosa, forse il mister stava ancora preparando il verso gutturale) prende lo spunto da una incursione di De Ceglie verso l’area bolognese. Il difensore rossoblù lo strattone platealmente, ma il numero 11 bianconero resta in piedi, cerca di liberarsi dallo strattone, entra in area e cade. Apprezzabile l’ironia di Antonio Conte a fine partita, quando dichiara che almeno “una punizioncina” potevano fischiarla. In realtà, come da regolamento, è ineccepibilmente calcio di rigore. Il Regolamento FIGC/AIA 2011-2012, nella “Regola 12 Falli e Scorrettezze”, dopo avere individuato la trattenuta come “atto di impedire all’avversario di avanzare o muoversi, facendo uso delle mani, della braccia o del corpo” (delle mani nel caso del giocatore del Bologna), recita testualmente: “Se un difensore comincia a trattenere un avversario all’esterno dell’area di rigore e continua a trattenerlo all’interno dell’area di rigore, gli arbitri accorderanno un calcio di rigore” . Non c’è molto da aggiungere, se non la sorpresa di ascoltare l’ex arbitro Cesari dai canali di Mediaset Premium asserire che il penalty non ci fosse assolutamente. A meno che siano cambiate le regole rispetto ai tempi in cui egli arbitrava… così come il rutto di Conte è meritevole di squalifica, così come Moggi con l’ausilio dei Visitors rapì Paparesta (e chissà se ci fu contagio e siamo prossimi all’invasione di tanti Paparesta con la coda verdognola!), è altrettanto possibile che ai tempi di Cesari gli arbitri incentivassero i difensori a strattonare per la maglia i tornanti della squadra in attacco, per favorire il fair play.

Passiamo infine al punto 3 . Un punto nei confronti del quale l’ironia lascia il posto allo sdegno. Parliamo delle decisioni disciplinari comminate per i comportamenti incivili delle tifoserie. Ebbene la Juve dovette subire pesanti sanzioni in seguito al coro, assolutamente di pessimo gusto (anche qui sottolineiamo sempre per mantenere la doverosa equidistanza di giudizio), “se saltelli muore Balotelli”. Sarà invece di buon gusto lo striscione visto a Bologna “Pessotto simulatore: si è buttato o era rigore”? Probabilmente sì, era simpatico. Come lo fu lo striscione “Moggi magari muori oggi”. Tant’è che il giudice disciplinare ha deciso di non punire i tifosi felsinei. Cari tifosi avversari, confidate pertanto nel precedente giudiziario e date pure libero sfogo alla fantasia: le mamme dei calciatori bianconeri e le famiglie dei dirigenti della Juve non vedono l’ora di allietarsi con il vostro brillante sarcasmo.
E qui terminiamo. Ma diciamocelo, qualcuno doveva pur scrivere per denunciare l’evidenza. In attesa che qualche quotidiano si faccia avanti, o chissà mai la società Juventus tenti nuovamente di farsi sentire (normalmente subendo un effetto di reazione ogni volta superiore al danno già arrecato), ci abbiamo pensato noi.

Tre iniquità indiscutibili in meno di 24 ore. Non male vero?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2170


 
 
 
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