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Le appendici di calciopoli: Moggi vs Auricchio

Post n°5997 pubblicato il 13 Giugno 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di G. Fiorito

Fuoco incrociato tra Luciano Moggi e il colonnello Auricchio. Chi si illude che “il più grande scandalo del calcio” edizione 2006 sia finito o possa essere archiviato nel dimenticatoio dell’indifferente coscienza collettiva non ha fatto i conti con le appendici di calciopoli.
Dopo Bobo Vieri e l’ex arbitro De Santis, interessati a un risarcimento di matrice interista per lo spionaggio illegale del quale furono vittime, ha rischiato di passare inosservato il botta e risposta tra i legali di alcuni imputati di calciopoli e la Procura di Roma, già preannunciato dall’avvocato Prioreschi durante l’arringa difensiva di Napoli.
Giorno 15 maggio Luciano Moggi, gli ex arbitri Massimo De Santis e Paolo Bertini, l’ex designatore Pierluigi Pairetto e l’ex assitente Enrico Ceniccola, seppure assolto in primo grado, hanno presentato alla Procura di Roma un esposto-denuncia ai danni di ignoti al fine di indagare su chi condusse le indagini dell’inchiesta di calciopoli. Ricorderete che alla sentenza di Napoli era seguita l'attesa pubblicazione delle motivazioni, ritenute a furor di popolo (juventino) e dagli esperti di cose legali contraddittorie, tanto più che vi si può rilevare l’incongruenza principe di aver riconosciuto tutte le attenuanti agli imputati per poi sbilanciarsi nell’attribuzione del massimo della pena.

La sentenza si ebbe giorno 8 novembre 2011, ma fu preceduta in luglio dalla sconcertante pubblicazione dei verbali coi baffi. Si chiariva così il dilemma sul come, ma non sul perché, fosse stato possibile per il pool dei magnifici 12 agli ordini del maggiore Auricchio, gratificato in seguito dei gradi di colonnello e della qualifica di capo di gabinetto del Comune di Napoli, dove si è insediato abbandonando il processo di Napoli anche il pm Narducci in qualità di assessore alla Sicurezza, non rilevare traccia di quella montagna di intercettazioni che coinvolgevano squadre dalle casacche non in bianco e nero. Le intercettazioni c’erano, ma non erano state prese in considerazione. Sicché, per cercare una spiegazione a una delle frasi più famose di calciopoli, pronunciata dai magnifici in risposta alla volontà collaboratrice dell’ex assistente Coppola, che aveva da dire qualcosa in merito alla società nerazzurra e si sentì rispondere che l’Inter non interessava, gli autori dell’esposto vogliono sapere se ci fu correttezza e competenza nella conduzione delle indagini, corredando la denuncia con il video in odore di tarocco del sorteggio presunto tarocco del 13 maggio 2005 e con la memorabile testimonianza dello stesso Attilio Auricchio a Napoli.

Con la rapidità del fulmine che manzonianamente tiene dietro al baleno, giorno 16 maggio la Procura di Roma ha citato in giudizio Luciano Moggi per diffamazione nei confronti del tenente colonnello Attilio Auricchio, che in ben sei udienze, dal 9 febbraio 2010 al 13 aprile 2010, a buon diritto si guadagnò gli appellativi di “Auricchio non lo so” e di “Auricchio copia-incolla”. La motivazione è da ricercare nella puntata del 14 gennaio 2009 di “Porta a porta”, nel corso della quale l’ex dg della Juventus “offendeva la reputazione e l’onore di Auricchio indicandolo come un ufficiale dei carabinieri che ha mentito sapendo di mentire”.

Copia-incollava Auricchio. Dalla Gazzetta dello Sport e dal Corriere dello Sport, ma non sapeva di mentire quando riportava risultati e tabellini sbagliati delle partite, anche perché non cercava riscontri nemmeno su Tuttosport, che riteneva un giornale di parte juventina, per poi testimoniare a Napoli di non sapere nemmeno che Mediaset avesse in qualche modo a che fare con il presidente del Milan.
Un dettaglio difficile da digerire per uno che conduce indagini per mestiere, che ha insegnato tecnica investigativa e che è stato promosso di certo per i meriti acquisiti sul campo.
Del resto l’esposto-denuncia del 15 maggio coinvolge e richiama alle proprie responsabilità i pm Narducci e Beatrice, che un po’ di confusione l’hanno fatta davvero in relazione a quei baffi. Piaccia o non piaccia, Narducci si è rimangiato la frase pronunciata quel giorno maledetto in cui si aprì il processo breve contro Giraudo, anche se poi ha cercato di giustificarsi affermando che le intercettazioni c’erano, ma non avevano rilevanza penale che per Moggi e Giraudo. Beatrice dal canto suo ha dichiarato che non ne era a conoscenza. Secondo la legge della Repubblica italiana, un pm ha il dovere di condurre le indagini non solo per avvalorare le sue tesi e confermare la colpevolezza degli imputati, ma anche per accertare se vi siano elementi che possano in qualche modo scagionarli o alleggerirne la posizione.

Il 23 maggio 2012 Andrea Agnelli ha partecipato al Global Leadership Summit 2012 presso la London Business School, suscitando meraviglia e approvazione tra i tifosi bianconeri per l’ottima padronanza della lingua inglese, in modo tale che tutto il pianeta, essendo questo l’idioma più conosciuto e parlato della terra, ha potuto apprendere dalla sua viva voce che per noi Juventini è difficile dimenticare quanto accadde nel 2006, perché non siamo stati trattati con equità. Il Presidente ha spiegato anche che saremo comunque presenti a seguire la Juventus, “perché lo sport e il management sportivo sono una questione di sogni ed emozioni”. Ci saremo, Andrea, puoi giurarci.
Ma non solo allo stadio o davanti alla televisione. Dimenticare non è difficile, è impossibile.

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