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Il momento del calcio. Dai metrosexual di Paone alla solita 7 ...

Post n°6006 pubblicato il 15 Giugno 2012 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

C’era un bisogno impellente di una nazionale di bravi, buoni e belli. Lo scandalo di scommessopoli lo esigeva per le istituzioni sportive. Il paese lo chiedeva un po’ per spostare tradizionalmente gli interessi dallo spread e l’IMU sul calcio e un po’ per dimostrare che se ce la fanno gli azzurri ce la possiamo fare anche noi. Invece è arrivato Cecchi Paone e sono rimasti solo i belli. Anzi, i super belli, quelli che intendono esserlo a ogni costo: i metrosexual.
Saremo per sempre grati a Cecchi Paone per aver colmato una lacuna non da poco nel panorama culturale italiano. Alzi la mano chi era a conoscenza del fenomeno. Io no. Cioè, a ripensarci bene, quando sono al mare, mi rendo conto che molti individui di sesso maschile sono diventati improvvisamente glabri e non fanno che parlare di creme solari e costumi alla moda. Pensavo che fosse in atto una sorta di evoluzione della specie dovuta che ne so, magari alla qualità dei tessuti che non è più quella di una volta.
L’evoluzione c’era, ma era un’altra. In America ci ragionano dagli anni ’90. Il termine fu usato infatti per la prima volta nel 1994 da Mark Simpson sul giornale The Independent. Si tratta dell’evoluzione dell’uomo metropolitano (l’unità di misura state tranquilli che non c‘azzecca per niente), il quale si starebbe concentrando tutto su interessi che un tempo erano appannaggio della femmina. La risposta maschile alla donna in carriera. L’uomo che si prende i nostri spazi per compensare i vuoti lasciati dall’appropriarsi dei suoi da parte dell’ex sesso debole. Cerette, cremine, massaggi e tanto glamour. Un’evoluzione del gusto che va oltre la cura inverosimile di sé. Ristoranti e cibo che più trend non si può. Prelibatezze sofisticate in cucina, ma anche a teatro. Un nuovo esteta dedito anima e corpo ai piaceri della vita. Un redivivo Andrea Sperelli ambientato nelle moderne metropoli.
Ecco perché non mi sento di accordare agli ipotetici esponenti della specie presenti in nazionale il titolo definitivo di metrosexual, fin qui dettato a quanto pare dalla semplice ossessione del capello curato e del muscolo turgido rivestito di maglietta firmata.
Ecco però che la stampa italiana, poco incline a cogliere le sottigliezze delle cose, ma sempre ben disposta a sguazzare nel torbido, non ha perso occasione per rivolgere giusto a Cassano, uno che con l’antropologia e la sociologia in vita sua c’ha avuto a che fare poco e niente, un paio di domande succulente alle quali Fantantonio ha reagito né più né meno che da quello che è: un ragazzo di borgata. La querelle è sembrata rientrare alla vigilia della partita con la Croazia, quando Andrea Pirlo ha risposto ai giornalisti sfruculiatori che chiedevano se fosse giunto il momento per i calciatori gay, come vorrebbe Paone, di fare outing: “E’ arrivato il momento di parlare di calcio”.

Il momento è arrivato anche su La 7, che nella serata di giorno 13 ha visto Fabio Caressa e Tito Boeri ospiti della Gruber. Un’altra occasione persa. Per una televisione che sta crescendo e non solo negli ascolti, non fa bene dover constatare ancora una volta che di crescita riguardo a certe questioni non se ne parla nemmeno. Avevamo lasciato La 7 alla vigilia di Natale alle prese con calciopoli e scommessopoli, ospiti Moggi e Beha. Allora fu Corrado Formigli a non saper cogliere professionalmente l’occasione e a zittire gli astanti, procedendo a una strana comparazione dei due scandali del calcio senza porne in rilievo la differenza cruciale dell’ingerenza o no della malavita e del conseguente giro di denaro sporco.
Stavolta i nostri due ospiti presentano il libro di Boeri Parlerò solo di calcio e con una sufficienza sfrontata analizzano i vizi di questo calcio malato che esclude i giovani di talento e affoga tra corruzione e debiti, “generati non da investimenti, ma per la spesa corrente” . Naturalmente il consiglio è di guardare e ascoltare tutta la trasmissione
8 e ½ e di leggere il libro, che a giudicare dalle osservazioni fatte in studio sembra scritto già da qualche decennio. Curioso che persino sul forum di SKY sia stata riportata e discussa la notizia che conoscono pure a Londra e ha per fonte www.juventus.com: ” Lo Juventus Stadium non è solo motivo di orgoglio per la società e i tifosi bianconeri. E’ un vanto italiano nel mondo. E in occasione delle Olimpiadi e dell’International Architecture and Design Showcase di Londra, sarà tra i simboli dell’eccellenza del design del nostro paese, magistralmente rappresentata dal marchio Pininfarina.
Proprio a Pininfarina e alle sue creazioni la capitale inglese dedicherà infatti una mostra, nella quale, a fianco della torcia olimpica di Torino 2006 e della Ferrari FF, l’azienda torinese ha selezionato lo Juventus Stadium, come una delle massime espressioni del suo design applicato all’architettura e all’interior design”
. Che cosa è la costruzione, in odore di eccellenza, del primo stadio di proprietà di una squadra di calcio italiana se non un investimento?

La trasmissione si sofferma su un altro punto interessante, chiosando che la competizione calcistica è falsata dal potere mediatico, che secondo Caressa è la maggiore fonte di sostentamento del calcio. Boeri aggiunge che l’attenzione mediatica è stata al centro di calciopoli insieme all’esistenza di manager senza scrupoli che operavano pressioni sugli arbitri, mentre Caressa pone dei distinguo tra le aziende che si sono trovate dentro lo scandalo a causa delle intercettazioni e altre che hanno dovuto difendersi dagli attacchi mediatici. Siccome nello stesso giorno della trasmissione si è avuta un’importante udienza a Milano del processo Telecom, le cui vicende sono state completamente ignorate tanto dalla conduttrice quanto dagli interlocutori, consiglio a tutti loro di invitare di nuovo Oliviero Beha per farsi spiegare come stanno le cose, ma stavolta senza zittirlo.

L’ottimo giornalista si è espresso ancora una volta sul suo blog sulla buona fede di giornali e giornalisti, proponendo una corposa sintesi dei fatti e dei fattacci annessi e connessi al processo Telecom di Milano: “Due questioni. La prima: leggendo qui capirete meglio che cosa è stato o non è stato lo scandalo di Calciopoli. La seconda: misurate la buona fede sui giornali del 14 giugno, per vedere dove queste notizie escono. Se non escono o escono defilate, siete autorizzati a pensare che tutti quelli che lo fanno vi stanno prendendo per il culo (e naturalmente anche per lo Stivale)”.

Riguardo a scommessopoli, secondo Caressa le scommesse illegali attecchiscono meglio nei campionati minori anche grazie al lavoro dovizioso di SKY, che con le sue numerose telecamere in campo impedisce che il risultato di una partita possa essere determinato da accordi presi in precedenza. Ecco dunque svelato perché le partite di serie A non sono truccate. In virtù del vasto pubblico che le segue. Peccato che nel processo sportivo di calciopoli non fu consentito alle difese di produrre in aula le videocassette delle partite incriminate. E ri-peccato se secondo il giornalista di SKY in Italia possiamo vantare una legislazione sportiva garantista e avanzata, per quanto vincolata da criteri di velocità.
Per questo i media dovrebbero incentivare l’autodenuncia. No, grazie. Finora i media hanno fatto abbastanza. E’ un compito che dovrebbe spettare alla magistratura. Anche se pure da quel versante non sempre si può stare tranquilli.

Narducci docet. L’ex pm di Napoli garantista non è per niente, o meglio lo è solo quando le accuse lo riguardano di persona, poiché lui, che in passato fu accusato di farsi comprare la cocaina da un pentito, non avrebbe voluto che Bonucci e Buffon, nemmeno indagato per scommessopoli, partecipassero agli Europei.

Chiudiamo con il caso Balotelli, che ci serve in studio la riedizione della solfa dei calciatori viziati, che dovrebbero essere messi dalle società nelle condizioni di partecipare ad eventi che li pongano di fronte alla realtà, visto che vivono in un loro mondo dorato. Proprio come i politici. Tanto per fare i tecnici anche noi, perché non diminuire i loro stipendi per riportarli coi piedi per terra? O cederli quando c’è penuria di soldi, come pare stia facendo persino Galliani?

Ai posteri l’ardua sentenza.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2323

complimenti Giusy!



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