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« Danni allo Juve Stadium....Magic Paul, un piacevole... »

Figc, ente privato o pubblico?

Post n°6598 pubblicato il 22 Ottobre 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Di V. Lo Stracco (Vilostra)

La Figc non si è ancora mossa, a differenza di Vieri, De Santis, Moggi ed altri che seguiranno. Dopo le confessioni di Cipriani e le conferme di Tavaroli, ci si chiede se la Figc si costituirà parte civile, per richiedere danni a coloro che intercettavano pure le loro comunicazioni. Un minimo di autotutela ci vorrebbe, ma pare che Abete e compagnia bella non siano dello stesso avviso.
È proprio la posizione ibrida della Figc a suscitare più di una perplessità. Quando fa comodo, la federazione si spaccia per un “circolo della caccia”, con le proprie regole ed autonomia, praticamente intoccabile dall’esterno, come confermato anche nel lodo al Tnas. Quando non fa comodo, si rivolge alla Corte dei Conti, diventando automaticamente un ente pubblico e chiedendo risarcimenti per danni alla propria immagine. I soci del circolo però sono soggetti alla famosa clausola compromissoria, in virtù della quale i panni sporchi si lavano in famiglia e chi osa andare al di fuori dai confini federali paga pegno. Ma i danni che la Figc ha combinato al calcio italico, chi li pagherà mai?

Questa incertezza sulla natura della Figc non è accettabile. O è privata, ed allora i risarcimenti vanno chiesti tramite tribunale civile. Altrimenti va considerata pubblica al 100%, ed allora per il risarcimento tocca rivolgersi alla Corte dei Conti, ma dopo processi con prove e non farse come quelle a cui abbiamo assistito dal 2006 in poi. In Turchia sono stati capaci di farlo, in Italia no, dichiarandosi ovunque incompetenti.
Questa discrasia ingenera equivoci e trattamenti diversi. Se si è pubblici, non lo si è solo per richiedere risarcimenti: lo si è sempre, assoggettandosi alle leggi dello Stato. E se Palazzi impiega 14 mesi per rispondere ad un esposto della Juve, e guarda caso lo fa esattamente 4 giorni dopo che sono scattati i termini della prescrizione, mentre in altre circostanze è stato più veloce della luce, per quale motivo non ci si può rivalere sul procuratore sportivo? Se la Figc è un ente pubblico, Palazzi andrebbe accusato perlomeno di omissione di atti d'ufficio. Se poi volessimo ragionare con l’elasticità mentale dimostrata dalla giustizia sportiva (e purtroppo non solo da quella), l’accusa potrebbe anche ampliarsi ad interessi privati in atti d'ufficio, se non addirittura alla concussione. Accusa che poi ovviamente andrebbe provata, per non imitare troppo il trattamento riservato a tanti malcapitati tesserati della Figc, che si sono visti affibbiare condanne senza neppure capire quale fosse la loro responsabilità.

Ma, al contrario di arbitri, calciatori, allenatori e dirigenti, la giustizia sportiva non si tocca. E l'etica non si prescrive, non si fa la spia, però qualcuno la sfanga sempre. Chi getta discredito sul buon nome della Figc? Chi crea un danno all'immagine? Gli arbitri, alcuni di quelli i che hanno diretto le partite di quel campionato sotto inchiesta che un tribunale penale ha riconosciuto non taroccato. Ed ecco che allora questa richiesta alle giacchette nere mi pare sia una specie di avvertimento nel migliore degli stili associativi a delinquere, che richiama tanto una telefonata di qualcuno che, guarda caso, se l'è sfangata coi processi sportivi da cinque anni a zero e non s’è visto appioppare manco una misera ammenda. Qualcuno che, da capo assoluto della federazione, si raccomandava di non sbagliare, “per amor di Dio”, a favore di una certa squadra in tinte bianconere: ci sarebbero state le elezioni federali il giorno dopo. Carraro, pur essendo presidente della Figc, “poteva non sapere” che tutto il sistema era corrotto, almeno secondo l’accusa, che non lo portò neppure a giudizio. E, anche volendo accettare l’inaccettabile idea per cui una telefonata di Carraro per imporre una linea arbitrale fosse consentita, ci si chiede per quale motivo non si ritenga il capo di una struttura responsabile dello sfascio della stessa: in qualsiasi realtà, pubblica o privata, il primo a dovere rispondere delle inefficienze è proprio il capo. Nella Figc, che non si sa se sia pubblica o privata, evidentemente no. E allora, dopo il trattamento riservato ai propri colleghi, con quale spirito gli arbitri scenderanno in campo? Paura di sbagliare, paura di essere smentiti dalle varie moviole, con giudizi di parte emessi dai soliti noti. Con questi presupposti, è impensabile anche solo la speranza di avere un campionato sereno, onesto, equo.

Si parla ancora del processo doping, si parla ancora di calciopoli, si parla di scommessopoli, si parla di tutto e di più, ovviamente adattando la realtà secondo comodo ed inventandosi colpevoli inesistenti. Ma nessuno si scandalizza delle continue dichiarazioni di incompetenza che arrivano da gran parte degli organi dello Stato, pieni zeppi di gente che percepisce montagne di quattrini, senza prendere mai un provvedimento ai danni degli autori degli scempi a cui abbiamo assistito in questi anni. L’idea è che in Figc, come in qualsiasi centro di potere italiano, esista una sorta di cerchio magico, ove può entrare solo chi si prostra ai piedi di chi comanda, oppure chi li tiene sulle spine per certe telefonate condizionandone il lavoro. E allora è evidente che a chiunque ne faccia parte interessi molto più conservare la propria posizione di potere che tutelare l’immagine della federazione e del calcio in generale.

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