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« “Semplicemente Alessandr...Juve, Pogba in ritardo. ... »

Semplicemente Alessandro Del Piero”.seconda parte

Post n°6660 pubblicato il 09 Novembre 2012 da nadir63l

La nuova stagione non comincia bene per i colori bianconeri; nonostante la qualificazione per la Champions League, la squadra stenta e Ranieri è messo sotto accusa. Sarà proprio “Ale”, con un patto d’acciaio con i propri compagni, a salvare l’allenatore romano ed a far rinascere la Juventus. Con due grandissime prestazioni contro il Real Madrid, Del Piero e compagni portano la compagine juventina a qualificarsi per gli ottavi di finale della massima competizione europea. Decisiva è la vittoria al “Santiago Bernabeu”; era dal 1962 che la Juventus non usciva vittoriosa dallo stadio delle “Merengues”. Del Piero è assoluto protagonista di questa prestigiosissima vittoria, segnando entrambi le reti juventine; la prima con un siluro precisissimo di sinistro dal limite dell’area e la seconda con un perfetto calcio di punizione.

A cinque minuti dalla fine, “Ale” è sostituito da De Ceglie e riceve la standing ovation dall’ammirato pubblico madrileno, al quale dedica un inchino. «Giuro che non l’avevo studiato. È successo all’improvviso; vedo che Ranieri prepara un cambio e gli chiedo di uscire, perché cinque minuti prima avevo preso una botta al tendine. Mi tolgo dal braccio la fascia e sento il pubblico che comincia ad applaudirmi. Ho camminato per venti metri ad una spanna da terra per quell’omaggio, mi è venuto spontaneo inchinarmi a ringraziare come fanno gli attori, perché il “Bernabeu” è un grande teatro, il più grande del calcio. Quando ci stai dentro percepisci che ci è passata la storia».

Il 10 maggio 2009, a “San Siro” contro il Milan nella partita terminata 1-1, entra a venti minuti dalla fine, giocando così la sua seicentesima presenza con la maglia della Juventus, record assoluto. Una settimana dopo, il 17 maggio, con 397 presenze in Serie A in maglia bianconera, eguaglia il mito di Gaetano Scirea. Il 24 maggio, nella partita vinta 3-0 contro il Siena, realizza una doppietta e l'assist per Marchisio, arrivando così a quota 21 reti stagionali di cui: otto su punizione, nove su azione, quattro su rigore. Il 31 maggio gli venne consegnato allo stadio “Olimpico” di Torino il “Pallone d'argento” come riconoscimento al calciatore più corretto del 2008/09.

A causa di un infortunio muscolare alla coscia sinistra, provocato da una botta alla schiena rimediata in allenamento a metà agosto, è costretto a saltare le prime sei partite della nuova stagione. Debutta in campionato il 27 settembre 2009 in casa con il Bologna, entrando in campo nei minuti finali e tagliando il traguardo di 400 presenze in serie A. Si infortuna di nuovo il 1º ottobre provocandosi, in allenamento, una distrazione muscolare di primo/secondo grado alla coscia sinistra, la stessa del precedente infortunio. Durante l'attesa per il ritorno in campo presenta il suo nuovo sito ufficiale ed, il 12 novembre 2009, riceve il "Premio Internazionale Sport e Civiltà - Ambasciatore dello Sport”.

Torna in campo il 22 novembre con l'Udinese nella vittoria per 1-0 accolto da continue ovazioni dei propri tifosi. Dopo diverse panchine, torna al goal agli ottavi di Coppa Italia col Napoli il 13 gennaio 2010, segnando una doppietta decisiva per il passaggio del turno. Segna il primo gol stagionale in campionato nella sconfitta con la Roma all' “Olimpico” di Torino con un gran sinistro al volo sul palo opposto da posizione defilata. La domenica successiva la Juventus pareggia con la Lazio e Del Piero trasforma il rigore dell'1-0 procurato da lui stesso, è il primo goal con in panchina Zaccheroni.

Il 14 febbraio 2010 trascina la Juventus nella vittoria per 3-2 sul Genoa, siglando una doppietta che vale la prima vittoria per Zaccheroni; nella stessa partita totalizza la presenza numero 445, superando Giampiero Boniperti. «Una giornata da ricordare, cominciata con l’applauso che il pubblico dell’ “Olimpico” mi ha tributato quando il vicedirettore generale Roberto Bettega mi ha consegnato la maglia con il numero 445 e la targa celebrativa. Mi ha fatto molto piacere ricevere quell’applauso prima dell’inizio della partita, in un momento in cui i tifosi avevano poco da festeggiare visto il momento difficile, con la vittoria che mancava dal 6 gennaio. Sono andati oltre la delusione. Sono felice di essere riuscito a ripagarli a fine partita. Con questa partita ho superato nella classifica delle presenze in campionato Giampiero Boniperti, ecco perché è un traguardo così importante. Ancora una volta la mia carriera si intreccia con quella del Presidente che mi ha portato alla Juventus, l’uomo che ha fatto la storia di questo club in campo e poi in società.
L’ho sentito poco tempo fa, abbiamo scherzato sulle partite: lui ha giocato le sue 444 tutte in serie A, io invece tra le mie 445 ne ho anche 31 in serie B. Ma a parte gli scherzi, per quello che hanno significato nella mia carriera e per la Juve, quelle presenze in B sono motivo di vanto! Sono molto soddisfatto di avere celebrato un’occasione come questa con una vittoria che abbiamo inseguito fino all’ultimo, fortemente voluta, cercata con determinazione e orgoglio, capacità di soffrire e rimontare come mai avevamo fatto in questa stagione. Ci voleva proprio. È stato bello segnare una doppietta davanti alla mia famiglia, che ha esultato con me in tribuna. Che giornata!»

Il 14 marzo 2010 segna il goal numero 300 nella sua carriera e successivamente il 301 anche se la Juventus pareggia 3-3 contro il Siena dopo essere passata in vantaggio di tre goal in dieci minuti. È così diventato il quinto italiano di sempre a raggiungere questo traguardo dopo Meazza, Piola, Roberto Baggio ed Inzaghi, tutti giocatori che in passato hanno giocato nella Juventus. Il pessimo campionato della Juventus e tutti i guai fisici che ha dovuto sopportare non gli permettono di partecipare al suo quarto Mondiale, traguardo al quale teneva in modo particolare.

Comincia la stagione numero 17 in maglia bianconera. Il 17 ottobre 2010 Del Piero infrange l'ennesimo record della sua leggendaria carriera: contro il Lecce, il capitano bianconero realizza un bellissimo goal di sinistro e raggiunge Giampiero Boniperti a quota 178 goal in serie A con la maglia della Juventus. Al termine della gara, “Ale” commenta questo straordinario traguardo. «È un'ulteriore soddisfazione personale, chiaramente, per il legame con questi colori e con questa squadra. È un vanto, un orgoglio. Le dediche speciali io reputo sempre che siano per le persone che comunque lavorano con me, per la mia famiglia e tutte le persone che mi stanno molto vicine. E poi che sia di buon auspicio per la nostra stagione, perché ne abbiamo bisogno».

Il 20 marzo 2011, segna un goal favoloso contro il Brescia: Ale parte palla al piede da centrocampo, salta un difensore e conclude con un tiro a giro nell’angolino basso. È la rete della vittoria bianconera. Il 5 maggio rinnova di un anno il suo contratto con la società bianconera: percepirà un milione di Euro più bonus. Termina la stagione 2010/11 con undici reti e sei assist che lo rendono il miglior marcatore stagionale della Juventus per la nona volta in carriera.

La stagione successiva è l’ultima di Del Piero in bianconero. Ci sono importanti novità alla Juventus: il suo vecchio compagno di squadra Antonio Conte è il nuovo tecnico della squadra e c’è il debutto del nuovo meraviglioso Juventus Stadium. Nella serata dell’inaugurazione dello stadio, Ale si presenta con Giampiero Boniperti accanto alla mitica panchina sulla quale, nel lontano 1897, fu fondata la Juventus.

Il 24 gennaio 2012 realizza la sua prima marcatura stagionale nel nuovo stadio nel 3-0 ai quarti di finale di Coppa Italia contro la Roma, con un classico goal alla Del Piero. Va a segno anche nella semifinale di ritorno a Torino contro il Milan firmando il goal dell’1-0. Il 25 marzo allo Juventus Stadium sigla il suo primo goal stagionale in campionato nel 2-0 sull’Inter, dopo uno splendido scambio con Vidal. L’11 aprile, dopo essere subentrato a Vučinić nei minuti finali della sfida contro la Lazio, festeggia la 700ª partita con la Juventus segnando su punizione il goal della vittoria. Il 6 maggio 2012 conquista lo scudetto numero otto con una giornata d’anticipo, nella partita giocata a Trieste contro il Cagliari vinta 2-0, favorita anche dalla vittoria dell’Inter contro il Milan per 4-2.

Il 13 maggio 2012 disputa la sua ultima partita in campionato con la maglia della Juventus, contro l’Atalanta, segnando il 289° goal della sua carriera bianconera. Il capitano della Juventus esce dal campo al 57’, acclamato dai tifosi in lacrime per più di dieci minuti, cosa mai successa in nessun campo di calcio. Il 20 maggio 2012, nella sfortunata finale di Coppa Italia contro il Napoli, la Juventus scende in campo con un distintivo speciale sulla maglia per celebrare l’ultima partita in bianconero del suo numero dieci.

 

Il significato di essere maturato in una società come la Juventus, che in tutto il mondo è presa ad esempio.«È stato più che importante, è stato fondamentale. La mia storia personale, il mio percorso di calciatore sono maturati nell’ambiente bianconero, profondamente influenzato dallo stile e dal carisma di personaggi come l’avvocato Gianni Agnelli, Chiusano, ora Grande Stevens, e poi Bettega, Giraudo e Moggi. In particolare, voglio dedicare un pensiero alla figura del Dottor Umberto, sempre molto vicino a me personalmente ed alla squadra. La sua era una presenza discreta eppure molto attenta, incisiva, un vero punto di riferimento per tutti. Ripenso spesso al gruppo fantastico della prima Juventus di Lippi. Quel gruppo era straordinario, ha permesso a noi giovani di crescere e tutti assieme abbiamo conquistato le vittorie più straordinarie. In pochi anni abbiamo fatto cose strepitose, compresa la vittoria della Champions League, finalmente, visto che prima di noi era stata vinta una volta sola, ma era stata macchiata dalla tragedia dell’ “Heysel”. Era come una maledizione e noi l’abbiamo sfatata. Quelli sono stati gli anni della mia vera crescita e di questo ringrazio Marcello Lippi ed i compagni di allora».

Il cambiamento rispetto al giovanissimo Del Piero. «Cambiato poco, maturato tanto. Ritengo, infatti, che tutto quello che ero prima dei diciotto anni sia stato una base fondamentale per creare la persona che sono adesso».

C’è un goal che ha un significato particolare. «Quello che ho segnato a Bari il 18 febbraio 2001, pochi giorni dopo la scomparsa di mio padre; è stato il momento peggiore della mia vita, come un risveglio che non capivo, sentirsi ancora profondamente figlio e non capire il motivo per cui doverci rinunciare. Ma tutti i goal sono emozionanti, anche se sono le punizioni che mi danno maggiore soddisfazione. Poi, ricordo con piacere anche i tre goal di tacco; uno, purtroppo, inutile nella finale contro il Borussia Dortmund, uno in casa con il Siena ed uno con il Torino. Ma, ce n’è uno che ricordo con piacere, perché fu proprio un bel goal, anche se fu annullato, perché ci diedero la partita vinta a tavolino. Era la stagione 1994/95, giocavamo a Sofia, in Coppa Uefa contro il Cska. Perdemmo 3-2, ma i bulgari mandarono in campo un giocatore squalificato, quindi il risultato fu invalidato. Lo ricordo benissimo; su un lancio in profondità, mi porto avanti il pallone di tacco destro, evitando l’avversario e faccio un pallonetto che scavalca il portiere in uscita».

Ma non sono soltanto i goal che fanno di un calciatore un mito. Ci sono tante altre cose, compreso l’aspetto umano. Lasciare il segno, dunque, come ha fatto e come sta facendo, sempre con quel qualcosa in più degli altri, che è privilegio di pochi. «Non è solo la quantità di reti o di presenze che lascia il segno, queste sono cose importanti e significative, ma non sono le uniche. Si lascia il segno in tanti modi, anche per quello che dai a livello umano. Faccio un esempio; Gianluca Vialli è stato pochi anni in bianconero, ma ha fatto cose eccezionali, ha vissuto un momento esaltante ed è ricordato con grandissimo affetto. I tifosi hanno sempre visto in me il giocatore che non molla; la faccia l’ho sempre messa e questo alla gente piace. Per me, è stata una scelta naturale, molto juventina; io gioco per vincere, per divertirmi e per fare divertire. Senza il sostegno di chi ti vuole bene, tutto ciò non sarebbe possibile. È pesante essere una star in certe occasioni: quando arriva uno all’aeroporto e ti fa il ganascino. O quando sei al ristorante e ti tirano una foto sul piatto per l’autografo dicendo “dai, firma che non è neanche per me”. Poi, viene il giorno in cui capisci che c’è sempre qualcuno più Del Piero di te: a me è successo quando ho conosciuto Bono. Ero paralizzato dall’emozione, non riuscii neanche a parlargli. Poi siamo diventati amici. Dopo Chelsea - Juve è sceso negli spogliatoi insieme agli “U2”: Tiago e Molinaro erano impietriti. Se non intervengo io, non gli stringono neppure la mano».

Rimanere attaccato alle proprie origini. «Credo sia rimasto molto del mio essere veneto, nonostante siano tanti anni che vivo a Torino. Noi di Conegliano siamo timidi, concreti, rispettosi, molto lavoratori, abbastanza silenziosi, comunque non ciarlieri; tendiamo a lavorare a testa bassa, guardiamo la terra, sappiamo che il bello della vita salirà da lì, è come se lo aspettassimo giorno per giorno, per proteggerlo. Queste caratteristiche mi sono rimaste tutte, credo di essere sempre profondamente veneto. Anzi, di Conegliano».

Come recita il titolo di un suo libro: “Semplicemente Alessandro Del Piero”.

 
 
 
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