LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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La Juventus, le altre italiane e i top club europei secondo i dati del Football Money League 2015Il calcio italiano continua a perdere terreno nella speciale classifica dei ricavi che la Deloitte dedica ai principali club del calcio europeo. “Tiene” il dato dei diritti tv, ma cresce il divario commerciale e quello degli incassi da stadio. Il rapporto economico-finanziario cheDeloitte dedica ai primi 20 club europei di calcio ci consente di aggiornare le distanze fra il calcio italiano e quello europeo, improvvisando una sorta dibenchmark fra le strutture di ricavi dei principali top club. Innanzitutto vediamo le prime posizioni. Il Real Madrid comanda la speciale classifica con € 549,5 mln di fatturato, seguito dal Manchester United (€ 518 mln) e il Bayern Monaco (€ 487,5 mln). Prima delle italiane è la Juventus (€ 279,4 mln) al decimo posto, seguono il Milan (€ 249,7 mln) al dodicesimo, il Napoli (€ 164,8 mln) al sedicesimo e l’Inter (€ 164 mln) diciassettesima. Sono 8 le squadre inglesi nelle top 20, l’Italia segue con 4 , Germania e Spagna con 3, Francia e Turchia ne hanno una. E’ interessante notare che, scorrendo la classifica fino al trentesimo posto, dal 21° al 30° posto figurano ben 6 squadre inglesi su 10. Un’ascesa, quella dei club inglesi, favorita dal grande impatto dei diritti tv della Premier League rispetto agli altri campionati nazionali Ricavi raddoppiati in generale per i top club negli ultimi dieci anni. Il primo sguardo è per un confronto fra i ricavi dei top club praticamente raddoppiati nell’ultimo decennio, se è vero che al primo posto della stagione 2003/2004 c’era il Manchester United con € 259 mln, mentre dieci anni dopo troviamo il Real Madrid con € 549,5 (+112,%). Al quinto posto c’era la Juventus con € 215 mln e ora c’è il PSG con € 474 mln (+120%). Al decimo c’era il Liverpool con € 140 mln e oggi c’è la Juventus che fattura € 279 mln (+99%). Aumento ancora più contenuto per il ventesimo posto che dieci anni fa occupava l’Aston Villa con € 84 mln, mentre ora c’è l’Everton con € 144 mln (+71%). Le percentuali di aumento dei ricavi ci spiegano come il business sia sempre più concentrato nei primi 5 top club i cui ricavi sono più che raddoppiati, mentre l’aumento decresce, ma rimane significativo, scendendo nella classifica. Da segnalare che, nella stagione 2003-04, presa in esame per la comparazione, figuravano ben 3 squadre italiane nella classifica delle prime 10: il Milan (€ 222,1 mln) al terzo posto, quinta la Juventus (€ 215,3 mln) e ottava l’Inter (€ 167,1 mln). Ricavi da stadio, diritti tv e commerciali, le differenti strutture di ricavo fra i club. Il rapporto Deloitte considera i ricavi al netto delle plusvalenze e li suddivide in incassi dastadio, diritti tv e commerciali. E' interessante il raggruppamento delle prime 14 società della classifica per tipologia di ricavi. In una categoria si collocano i club che si contraddistinguono per l’equilibrio fra le differenti tipologie di ricavi. Sono Real Madrid, Manchester United, Barcellona, Manchester City, Chelsea e Liverpool. Tre club hanno il proprio punto di forza sia nei ricavi da stadio che nel commerciale, mentre risulta minore l’incidenza degli introiti dei diritti tv: si tratta di Bayern Monaco (22%), PSG (18%) e Borussia Dortmund (31%). Un club, l’Arsenal ha una struttura caratterizzata da ricavi da stadio e diritti tv, più che commerciale (solo il 26%). Lo Schalke 04 è la società che in proporzione invece sfrutta meglio il proprio appeal commerciale (il 49% dei ricavi). Nella fascia che si contraddistingue per la predominanza dei diritti tv troviamo Juventus (i ricavi tv pesano per il 55%), Milan (49%) e Tottenham (52%). Le italiane e la distanza dagli altri top club europei. Le società italiane hanno una struttura di ricavi simile fra di loro se rapportata a quella delle altre squadre europee. A sostenerle ci sono i diritti tv che contano il 49% nel fatturato del Milan, 52% per l’Inter, 55% per la Juventus e addirittura il 65% per il Napoli. C’è poi un gap interno riguardo agli incassi da stadio. La Juve incassa € 41 mln, ben € 16,1 in più del Milan, € 20,1 più del Napoli e € 22,2 mln più dell’Inter. Una differenza che non si spiega solo con i maggiori successi sul campo, ma anche con il pressoché totale sfruttamento delle risorse provenienti dallo Juventus Stadium (a cui si aggiunge lo Juventus Museum) che, nonostante conti su meno posti disponibili rispetto al Meazza e San Paolo, presenta un riempimento di oltre il 90% per le partite di campionato con 37.300 spettatori di media su 41.000 posti comprensivi del settore ospiti che spesso non si riempie. La differenza riguardante gli incassi da stadio (Juventus a parte) appare netto fra le italiane e le altre. Considerando le top 20, Milan, Napoli e Inter occupano in questo segmento di ricavi rispettivamente il 17°, 19° e 20° posto, mentre la Juventus si classifica al 13°. Non meno grave è il gap commerciale esistente fra le società italiane e le altre. Il Milan è 11° con € 102 mln, la Juventus al 13° con € 85 mln, al 16° l’Inter con € 60,4 mln, al 18° il Napoli con € 36,8 mln. Pesa su questo dato il ritardo accumulato dalla Lega di Serie A rispetto ad altre leghe. Per anni i presidenti delle società italiane hanno puntato solo alla fetta più grossa possibile di diritti tv, mentre il mare magnum dei ricavi in giro per il mondo sta indubbiamente nelle opportunità commerciali da sviluppare. Certo che per trovarle bisogna anche strutturarsi per andarle a cercare. Purtroppo, ancor oggi, manca un’ottica di sistema in questo senso, mentre, a danneggiare le entrate commerciali in casa nostra, permane un'intollerabile inadeguatezza legislativa e delle autorità di controllo rispetto alla violazione dei diritti sui marchi. Basti pensare a tutto il mercato del falso delle bancarelle che fanno affari anche all’esterno degli stessi stadi in cui si disputano le partite. La Juventus e la distanza dai principali top club europei. Rispetto alla scorsa stagione la Juventus è arretrata in classifica, scendendo dal 9° al 10° posto, nonostante i ricavi siano aumentati da € 272 mln a € 279 mln. Un risultato tanto più apprezzabile considerato la perdita dei proventi Champions League rispetto alla precedente stagione per via dell’uscita della squadra già nella fase eliminatoria a gironi. Per i diritti tv la Juventus è passata così da € 166 mln a € 153,4 mln (- € 12,6 mln). Una perdita compensata dall’aumento dei ricavi da stadio, passati da € 38 mln a € 41 mln, e dal balzo in avanti del commerciale, passato da € 68,4 mln a € 85 mln. Si tratta di risultati che nell’esercizio corrente dovrebbero essere migliorati, visto il passaggio della squadra agli ottavi di Champions e le contemporanee eliminazioni, prima del Napoli e poi della Roma, che faranno lievitare i proventi del market pool europeo di circa una decina di milioni. Dalla stagione 2015/16 ci sarà poi l’aumento (contenuto a dire il vero rispetto ai risultati) dei proventi derivanti dall’accordo con la Fiat (si passa da € 13 mln a € 17 mln annui non considerando i bonus) e quello, più remunerativo, relativo al passaggio da Nike ad Adidas come sponsor tecnico (da circa € 12 a 23 mln annui). Si tratta di elementi che fanno pensare a un futuro in crescita per la società bianconera. Il falso mito dello Juventus Stadium troppo piccolo e gli orizzonti commerciali. Per crescere la Juventus ha un’unica via: continuare a conseguire risultati sportivi vincenti sfruttandoli per crescere commercialmente. Un binomio inscindibile. Serve, in questo caso, sfatare anche la voce popolare secondo cui lo Juventus Stadium sarebbe troppo piccolo con i suoi 41.000 posti che hanno fruttato € 41 mln. La distanza è di € 88 mln dal Manchester United, di € 79 mln dall’Arsenal, di € 76 mln dal Barcellona. Una differenza che resterebbe abissale anche considerando, a spanne, uno stadio con una capienza di 10.000 spettatori in più sempre presenti (tutt’altro che scontato con l'eccezione delle partite di cartello) e un 20% in più mediamente di incassi che farebbe diminuire il gap di una decina di milioni, ma che al contempo comporterebbe superiori costi di gestione, senza considerare quello che sarebbe stato un costo superiore di realizzazione dell’impianto. Dove invece non ci sono limiti di capienza è in riferimento allo sviluppo commerciale nel mondo che attende il club nei prossimi anni. L’appeal della società bianconera è tornato agli antichi fasti e oggi l’obiettivo su cui lavorare dev’essere per forza risalire la china delle entrate commerciali cercando nel mondo prestigiosepartnership. Non considerando la diffrenza di entrate commerciali “drogate” da una sponsorizzazione sotto inchiesta UEFA per il Fair play finanziario che separa il PSG dalla Juventus (+ € 243 mln comunque sulla Juve), l’obiettivo dev’essere avvicinarsi il più possibile ai club ai vertici dei ricavi commerciali. Oltre ai francesi, sul podio ci sono il Bayern Monaco (+ € 207 mln sulla Juve) e il Real Madrid (+ € 146 mln sulla Juve). Una rincorsa lunga, quella bianconera, che potrà dare frutti migliori se il sistema Paese migliorerà rispetto alla propria situazione attuale, creando le condizioni affinché l’industria del calcio possa sprigionare nel modo migliore possibile le proprie potenzialità. Da non dimenticare che solo il calcio di serie A produce in Italia un valore vicino a € 2 mld l'anno, mentre l'indotto dell'intero movimento si stima superiore a € 6 mld l'anno. Cifre che collocano l'industria del pallone fra i comparti produttivi più importanti del Paese, tanto da meritare maggior considerazione. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14