Allora è un vizio!
E’ diventata una prassi. Si contestano platealmente le decisioni arbitrali sfavorevoli (accerchiamento dell’arbitro), si fa pressione alla fine del primo di tempo, usando a volte parole non consone e non permesse per rimarcare la propria difesa. Un copione che viene messo in scena in ogni occasione dai nerazzurri, nella cornice offerta da un campo di calcio, condita dalle scenate isteriche dei tifosi che si sentono vittime di complotti da una vita e che con questa tesi hanno giustificato anni di sconfitte sul campo.
Sabato scorso a San Siro, nella partita contro la Sampdoria, nel sottopassaggio che conduce agli spogliatoi, durante l’intervallo, Mourinho ha rivolto all'Arbitro ed agli Assistenti espressioni ingiuriose.
Non solo. Cambiasso ha tentato di colpire con un pugno un calciatore della squadra avversaria e Muntari, uscendo dal campo per la sostituzione, ha rivolto ripetutamente un'espressione ingiuriosa agli Ufficiali di gara.
Il 26 gennaio, i media svelano un clamoroso retroscena parlando di pressioni di "rappresentanti nerazzurri", nell' intervallo del match di San Siro tra Milan e Inter del 17 gennaio 2009, quando alcuni uomini della società nerazzurra si sarebbero recati nello spogliatoio dell'arbitro Rocchi, per protestare a causa dell'espulsione di Sneijder e mettere ulteriore pressione al direttore di gara in vista del secondo tempo. Lo stesso Mourinho, si è avvicinato all'arbitro Rocchi per chiedergli spiegazioni e ascoltata la motivazione, rispondeva: "Ma tu puoi fare di meglio".
Novembre 2009, Bologna-Inter: l'arbitro Rosetti espelle Maicon per aver rivolto qualche parola di troppo nei confronti del guardalinee Ayroldi. A fine gara, lo stesso Maicon viene accompagnato da Branca negli spogliatoi dell’arbitro , non per scusarsi, ma per precisare che non aveva offeso nessuno.
Andando indietro di qualche anno..
Nel 2003, durante la partita Chievo-Inter, venne espluso Okan. Espulsione ritenuta eccessiva, tanto che, tra il primo e il secondo tempo , il vicepresidente Giacinto Facchetti scese negli spogliatoi - da solo - per protestare con l'arbitro Racalbuto e soprattutto con il guardalinee Claudio Puglisi: «Mi devi spiegare che cura hai fatto per passare dalle sviste di due mesi fa a quell'occhio che hai dimostrato questa sera». Per questo episodio G. Facchetti fu inibito per due settimane e multato di 5 mila euro, «perché, quale dirigente non inserito in distinta e non autorizzato ad accedere allo spogliatoio arbitrale, rientrava durante l'intervallo e, rivolgendosi ad un assistente, gli chiedeva conto, in modi non rispettosi del ruolo di quest'ultimo, di una segnalazione; poi, uscendo dallo spogliatoio, pronunciava in tono polemico le parole:"adesso capisco tutto, ci penso io" così realizzando, complessivamente, una condotta di oggettivo disturbo nei confronti degli ufficiali di gara, prima della conclusione della medesima».
Non solo…
Sempre nel 2003, Udinese-Inter, appena Dondarini fischiò la fine del primo tempo, il vicepresidente dell'Inter si precipitò negli spogliatoi, chiedendo udienza all'arbitro, che concesse il colloquio esigendo però anche la presenza di Pierpaolo Marino, dg dell'Udinese, e del rappresentante dell'ufficio indagini della Figc. La contestazione riguardava l’espuslione di Luciano: «Quello non era un fallo da cartellino rosso, lei ha sbagliato e ci ha danneggiato».
Mi viene in mente anche un altro episodio che proprio di recente è tornato alla ribalta. Nell’udienza del 4 dicembre 2009, l’assistente Coppola, denuncia davanti alla IX sezione penale del tribunale di Napoli, una pressione in occasione della partita Inter-Venezia del 16 settembre 2001, dove c’era stata una violenza consumata: un cazzotto, da parte di Cordoba, giocatore dell’inter, che comportava, da regolamento, due giornate di squalifica. Ricorda che fu sollecitato da Mazzei ad intervenire, affinché ammorbidisse la valutazione: “si stava svincolando, stava cercando di allentare la presa di Bettarini”, il suggerimento, avvertendolo che avrebbe poi ricevuto una telefonata da Milano. Telefonata che ricevette, ma che non sortì l’effetto voluto, in quando Coppola confermò tutto nel referto, certo di aver visto bene quanto accaduto. Da quel momento, Coppola non ha più arbitrato una partita di serie A. Ma c’è di più. Quando, su sua richiesta, incontrò i carabinieri e raccontò dell’episodio, l’argomento non interessò: “Non ci interessa che parli di questo, se vogliamo parliamo di queste altre società (…) A noi non risulta che l’Inter facesse pressioni. Non abbiamo registrazioni…”.
L’assistente racconta inoltre che nel corso della stessa partita, nell’intervallo, ebbe la visita del presidente Facchetti, negli spogliatoi.
Un metodo collaudato nel tempo; circostanze che hanno portato l’Italia a credere che il mondo del calcio fosse tenuto in pugno da un ex-ferroviere con fiumi di lacrime versate per recriminare ed accusare l’avversario (la Juventus), reo di vincere non correttamente.
Sono passati 4 anni dal 2006, questo calcio dovrebbe vivere una nuova era che per ora rimane una chimera. La cruda realtà riporta ad una continua “lotta” dove tutti si sentono “vittime” di un sistema che contestano e dai cui pretendono di più. Ma cosa pretendono ancora dopo aver applaudito all’eliminazione del problema? Non dovrebbe essere tutto diverso e corretto?
C’é sempre quella leggenda in sottofondo, quella dell’orco cattivo di nome Luciano Moggi che si aggirava negli spogliatoi a caccia dell’arbitro che aveva la sventura di far subire torti alla sua squadra. Leggenda che, tramandata da intellettuali di carta straccia, è giunta sino ai nostri giorni, ancora avvolta dal mistero e ancora usata per dimostrare la presunta cupola del potere moggiano, con l'episodio emblematico della chiusura del povero Paparesta nello spogliatoio. Non sono serviti a nulla un processo sportivo e una testimonianza in un processo penale (che ha sollevato da qualsiasi responsabilità per il singolo episodio l'orco cattivo), per relegare la storiella da leggenda a semplice invenzione. Non c’è nulla da fare, il povero orco colpevole era e colpevole deve rimanere.
E’ chiaro che il gioco è sottile: dare piccole inibizioni a dirigenti che hanno palesemente violato un regolamento e minacciato l’arbitro a partita non ancora conclusa, può essere un digestivo utile solo a chi è abituato a mangiare cibo avariato.
Faccio ora una riflessione. Qual è il vero sistema di potere? Quello che ti permette di pretendere (ottenendo) di non essere giudicato come gli altri nelle medesime situazioni o quello che ti rende vittima del sistema di cui tu stesso dovresti esserne il capo?
http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...glio.asp?id=608
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
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il 20/12/2015 alle 22:00
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il 13/12/2015 alle 23:54
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il 08/12/2015 alle 23:14