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Competenti o incompetenti?

Post n°1590 pubblicato il 21 Marzo 2010 da nadir63l
 

Competenti o incompetenti?

Immagine IPB

di Lucaboo2

Compètere [kom'petere] v. intr.

1- gareggiare con qualcuno
2- spettare, riguardare, intendersi

Che la situazione in cui la “Vecchia Signora” del calcio si trova, da quattro anni a questa parte, non sia francamente tutta rose e fiori è un fatto che credo nessuno (purchè sano nella mente e nell'anima) pensi di smentire. E' quando si passa a cercare un perchè di questa situazione che nascono discussioni, distinguo, pareri,ipotesi... fino a che si finisce il discorso liquidando troppo semplicisticamente gli attuali Dirigenti di Corso Galfer come “incompetenti”.

No, ragazzi. Non è così.

O meglio, non è ESATTAMENTE così, perchè le parole hanno tanti e diversi significati, e forse giocare tra le pagine di un buon dizionario (quell'oggetto misterioso simile alle pagine gialle che molti -ahimè- usano per pareggiare le gambe del tavolo...) ci può aiutare talvolta a trovare le risposte che ci mancano.

Ad esempio: da sempre, essendo nato sotto la Mole, vengo apostrofato con l'appellativo di “Bogia nen”. Col suo significato letterale di “non si muove”, questo modo di dire è un soprannome popolare affibbiato ai piemontesi riferendosi ad una loro presunta passività o refrattarietà al nuovo, un popolo troppo succube o prudente. In realtà questo appellativo nasce con un significato ben diverso: durante la Battaglia dell'Assietta (1747 – Guerra di Successione Austriaca) le milizie piemontesi, forti di tredici battaglioni, riuscirono ripetutamente a respingere l'offensiva di ben trentadue battaglioni francesi sotto il grido del comandante del Primo Reggimento Guardie, Conte di San Sebastiano: "nojàutri i bogioma nen da çi!" ("noi non ci muoviamo da qui!").
Dopo cinque ore di strenua resistenza sul pianoro dell'Assietta, le truppe francesi furono infine costrette al ritiro e all'indomani si contarono 5600 caduti francesi contro 192 piemontesi. Insomma una riedizione della Battaglia delle Termopili secoli e secoli dopo, e con risultati ancora migliori. Altro che passivi e succubi!

Veniamo invece alla nostra Dirigenza... molti, come dicevo, li hanno bollati come “incompetenti”.
Beh, tutto dipende dal significato che vogliamo dare a questa parola; il participio passato del verbo “competere” infatti, può avere due significati:
Uno, anche se a dir la verità è una forma verbale poco usata, è quello che richiama immediatamente lo sport; l'atto del gareggiare, del lottare. La competizione sportiva dove lo spirito agonistico indirizza il nostro impegno vero l'unico fine di dare il meglio di noi, di sorpassare quelli che fino a ieri credevamo essere limiti invalicabili, di sollevare un trofeo o di non avere nulla da rimproverare a noi stessi, qualora la vittoria non arrivi.
L'altro, invece, indica la capacità di una persona a svolgere un'operazione, a rivestire un ruolo, un incarico. Una persona competente. Nel senso che se ho una perdita in casa mi rivolgerò ad un idraulico e non ad un panettiere. Quest'ultimo, infatti, potrà essere il miglior panificatore del globo terracqueo (anche se penso che il titolo spetti ancora ad un giovane ebreo di circa duemila anni fa, che senza forno e farina diede michette fragranti a cinquemila persone) ma di sicuro sarà meno competente, rispetto al mio problema, di qualsiasi lattoniere, anche di medio livello.

Premesso che il suffisso “in” sta ad indicare negazione, ora tutto sta a definire cosa intendiamo per “incompetenti”.
Che non sono pratici del mestiere che gli è stato affidato?
O che per vari motivi non possono, o non vogliono prendere parte ad una gara?
La via più facile per molti è quella di dire “sono dei DIRIGENTI PIPPA”.
Ovviamente nel senso di scarsi, non che sono parenti della simpatica Rosalba Pippa, in arte Arisa.
E ovviamente -mettiamo le mani avanti- non nel senso che fanno uso di strane sostanze. Metti mai che Guarigniello capisse male...
Quindi sarebbero dei COMPETENTI (nel senso che ce la mettono tutta per vincere) INCOMPETENTI (nel senso che di calcio ne capiscono più o meno come DJ Francesco di Platone, Marx e Schopenauer).
E questa spiegazione mi starebbe bene, se non fosse che “a pensar male si fa peccato, ma tante volte ci si piglia” (cit,)

Io, visto che tanto il posto all'inferno ce l'ho già prenotato per ideologie anarcoidi, per una condotta vagamente epicurea e -last but not least- perchè sono juventino, mi permetto di peccare ancora una volta e sfoglio l'album dei ricordi di Farsopoli.
E noto tante, troppe cose che non mi tornano.

Iniziamo dalla celebre requisitoria dell'Avvocato Zaccone e dal famoso mancato ricorso al TAR.
Premesso che l'Avvocato Zaccone non è certamente Paperoga, oggi sta difendendo i vertici Thyssen nel processo per la morte di quei poveri cristi bruciati vivi in uno stabilimento dove lavoravano senza la minima parvenza di sicurezza. Credete forse che abbia chiesto “una condanna congrua per i suoi assistiti”?
Macchè, secondo l'ingrato compito che gli spetta, difende il suo cliente anche a costo di sostenere che non ha colpe e le uniche responsabilità furono degli operai morti.
E il TAR? Già, Monnezzemolo in persona (Blatter dixit, mica il Bar Sport) si battè per non presentare il ricorso che forse avrebbe quantomeno bloccato lo scempio e permesso qualche indagine in più.

Per non parlare dei salotti televisivi: con la scusa della linea-smile, si è tacitamente autorizzato il mondo della (dis)informazione pallonara ad utilizzare la Juve come paravento per le malefatte arbitrali (pardon – errori in buona fede) che hanno sospinto l'inter al successo in tre campionati. Spinte talmente forti che la squadra, come minimo, sarà piena di lividi.
Ma a quello ci pensa la Juve del pacioso Cobolli: qualcuno potrebbe recriminare sull'inter che vince a Siena al 90° con sei uomini in palese fuorigioco? Ta-Daaan! Ecco la Juve al salvataggio: vince a Bergamo con uno dei goal che è viziato dalla congiunzione astrale del Calendario Maya dell'anno del Dragone, come risulta dalla lettura dei fondi di caffè, e così i Soloni del calcio gridato (che guarda caso, nel calcio giocato, sono stati tutti dei clamorosi pipponi) possono scatenarsi all'urlo di “JUVE LADRA”.
E mentre Cobolli si genuflette e chiede perdono a chi lo frusta, il “fuorigioco di massa” sparisce come le “armi di distruzione di massa” che avrebbe dovuto possedere Saddam Hussein.

Veniamo infine al mercato: non c'è dubbio che, in una laguna piena di squali come quella del Calciomercato, il buon Secco sia paragonabile, grosso modo, al pesciolino Nemo.
Ed è facilmente immaginabile il suo destino.
Ma anche qui c'è un però; essendo l'errore -di sua natura- un concetto legato alla casualità, ci si aspetterebbe una sorta di “pioggia di boiate a random” da parte della nostra Dirigenza, no?
No.
Molti, infatti, puntano il dito contro la sciagurata cessione di Ibrahimovic alla squadra “mandante” di Farsopoli. Vero. Anzi verissimo. Sacrosanto, direi.
Ma allora dove la mettiamo la linea diretta import-export che pare essersi aperta verso Firenze dall'immediato dopo-Farsopoli?
Un'autostrada sulla quale viaggiano con un flusso ormai ininterrotto buoni giocatori in un senso (al costo di un piatto di lenticchie) incrociando autentiche “sòle” che risalgono nella direzione opposta (previo pagamento di sonanti dobloni d'oro). Facciamo qualche nome? Mutu, Balzaretti, Chiellini (poi fermato prima del casello, forse da una provvidenziale foratura), Marchionni, Zanetti... mentre costoro intasavano la corsia direzione sud, dall'altra parte coatti con gli abbaglianti accesi, lo stereo a palla ed il braccio fuori come Bojinov e Melo si dirigevano verso la Tangenziale Sud di Torino.
A pensar male si potrebbe sospettare una sorta di accordo, non è vero? Io ti smaltisco i rifiuti, ed in più te li sostituisco con pezzi pregiati. In cambio...
“In cambio” non lo sappiamo, ma se pensiamo che lo Scarparo, Monnezzemolo, Tronki e compagnia bella siedono tutti al tavolo del CdA del gruppo RCS – Repubblica, forse qualche idea può venire.

E, a questo punto, non può non venire in mente la famora frase di Monsieur Blanc all'atto del suo insediamento in Corso Galfer: “I tifosi devono capire che non possiamo vincere nulla per cinque anni”.
Okay, concediamo al Signor Roland Garros l'alibi della lingua, ma questa frase farebbe gettare fuori dalla porta a calci nel sedere qualsiasi partecipante alla prima lezione di un corso di marketing e strategia aziendale. Il primo comandamento di un manager è: “Negare – sminuire – tralasciare ad ogni costo le notizie negative”; ciò significa che Monsieur Blanc avrebbe potuto dire: “Sarà dura tornare in fretta ai livelli di prima”, “Cercheremo di tornare grandi nel più breve tempo possibile” o mille altre cose.
“Non POSSIAMO”, invece, con quel verbo usato al presente indicativo, sta a sancire un indiscutibile dato di fatto. E' così. Non ce n'è. Manco se nevica ad Agosto. E' stato deciso così e basta.
E come fa ad essere così sicuro di questo, Monsieur Blanc? Ah, capisco, capisco...

E allora l'unica spiegazione plausibile, cari amici, è che i nostri dirigenti siano in realtà degli INCOMPETENTI COMPETENTI.
Ovverosia delle persone che volontariamente NON COMPETONO e che lo sanno FARE MOLTO BENE.
Per cui è inutile azzuffarci tra di noi su chi è pro-Ranieri e chi è pro-Zaccheroni. Sul 4-3-3 e sul “Rombo”. Su meglio Chimenti o meglio Pinsoglio.
E soprattutto sostenere che i nostri dirigenti si debbano dimettere, perchè non sarebbero all'altezza del compito che gli è stato affidato.

Perchè l'incarico che gli è stato conferito “dall'alto” lo stanno svolgendo alla perfezione.

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