Post n°1897 pubblicato il
19 Maggio 2010 da
nadir63l
glmdj
di marcolanc
In Romagna c’è un modo di dire: “Piotòst che gnint, l’è mei piotòst”. Piuttosto che niente, è meglio piuttosto. L’uscita di scena di Secco, Castagnini, Boaglio, Gattino e Fassone è da inquadrare sotto questo punto di vista: cinque incapaci in meno in ruoli operativi della Juventus.
Ovviamente, per noi “rancorosi” questo non può che essere un piccolo antipasto, ma è di buon auspicio constatare che tutti gli uomini scelti da Blanc siano in fase di allontanamento.
Tra questi, certamente il nome più ricorrente in questi quattro funesti anni è stato quello di Secco, che almeno in teoria avrebbe dovuto essere l’uomo-mercato del nuovo corso juventino orfano di Luciano Moggi. E proprio a quest’ultimo, Secco doveva la propria carriera alla Juve: non va dimenticato che il suo ruolo era quello di portare colazione e giornali all’ex-Direttore e di preparare i foglietti per le sostituzioni da consegnare al quarto uomo durante le partite. Poi, in pochi mesi, il patatrac: da cameriere (con tutto il rispetto per la professione) a responsabile del mercato di una delle squadre più importanti del mondo, il passo non è breve. E i risultati si sono visti immediatamente: alle cessioni di Ibrahimovic e Mutu, hanno fatto da contraltare gli arrivi di Poulsen e Andrade. Negli anni seguenti, abbiamo assistito ad una serie impressionante di “colpi” che si potrebbero definire tragici oppure comici, secondo il punto di vista da cui li si osserva.
Alla fine, si è deciso di affiancargli un “tutor”: Roberto Bettega, nonostante un’accusa da parte della stessa società di falso in bilancio, poi rivelatasi infondata, è rientrato alla base nell’estremo tentativo di salvare il salvabile. Ma di salvabile non c’era più nulla. Ed ora molti indicano anche Bobby-gol tra i partenti.
Secco se ne va e probabilmente conserverà a lungo il ricordo dei fischi e degli insulti ricevuti dai supporter juventini in questi quattro anni. Ma l’incapace (e grazie al cielo ormai ex) direttore sportivo della Juve non è capitato lì per caso: qualcuno gli assegnò quel ruolo nel 2006 e l’ha tenuto a fare danni fino ad oggi. Quella persona ha un nome: Jean Claude Blanc. Colui che i posteri ricorderanno come il peggiore dirigente della storia juventina, purtroppo, è ancora al suo posto, anche se ha perso due cariche su tre. Sembra che lo dovremo subire ancora per qualche mese e anche solo l’idea che un lauto compenso entri nelle tasche dell’uomo che ha firmato questi quattro anni di vergogna, non può che dare il voltastomaco a qualsiasi juventino.
Gattino, invece, in questi anni ha ricoperto l’ingrato compito di incensatore di Blanc e del suo operato. E così, ancora all’inizio di questa stagione, si esaltava: «Il percorso è lì, davanti agli occhi di tutti: un terzo e un secondo posto in Campionato, due qualificazioni in Champions League, uno stadio – unico in Italia – in fase di costruzione, un bilancio – unico tra le grandi società italiane – che prevedibilmente chiuderà in pareggio, e nel pieno rispetto nei piani approvati dal Consiglio di Amministrazione». E allora vale la pena di aggiornare il percorso della Juve targata Blanc: fuori dalla Champions; dentro alla ex-Uefa, ora Europa League, per il rotto della cuffia (ci saranno comunque da giocare i preliminari immediatamente dopo i Mondiali!); record storico di sconfitte; ennesimo cambio di allenatore (con Caronte-Zaccheroni fanno cinque in quattro stagioni!); dulcis in fundo, una squadra svalutata all’inverosimile. Ma Gattino, come direttore di Juve-Channel, ricordava un po’ quei giornalisti iracheni che, mentre le truppe americane entravano a Bagdad, continuavano imperterriti a sostenere che la vittoria da parte di Saddam fosse imminente.
Per lui vale quanto già si è detto su Secco: se ne va un personaggio di cui nessuno sentirà la mancanza, a parte forse il suo datore di lavoro Blanc.
E se il confronto tra Secco e Moggi è imbarazzante, non da meno lo è quello tra Fassone e Romy Gai, che durante l’era della Triade dimostrò un’efficienza invidiabile. E da qualche tempo proprio il nome di Romy Gai è tornato “di moda” in casa Juve. In attesa di scoprire se il ritorno dell’ex-uomo marketing di Giraudo sia imminente, godiamoci la partenza di Fassone. Cosa resterà di lui? Certamente il ricordo dell’ultima mossa degna di un genio del marketing: all’ultima partita casalinga, quale scelta poteva essere migliore di un’esibizione di ruspe? Un bel commiato, davvero!
Insomma, è difficile al momento capire cosa sarà della Juve targata Andrea Agnelli. Certo è che molti nomi che hanno marchiato d’infamia questi quattro anni finalmente si tolgono dalle scatole. Restano solo due dubbi, che purtroppo riguardano gli aspetti decisivi sul futuro bianconero. Primo. John Elkann resterà davvero fuori dai fatti juventini? Secondo. Quanto manca all’uscita di scena di Blanc? Ma per avere queste risposte, probabilmente ci vorrà ancora un po’ di tempo. E di pazienza. Quest’ultima non ci ha fatto difetto per quattro anni: vedremo di portarne ancora per un po’. Ma senza mai abbassare la guardia.
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