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« INTER-GATE?Italia, pari al debutto:... »

Dossier illeciti, Gup Milano: "Spionaggio illegale per gli interessi di Tronchetti"

Post n°2001 pubblicato il 14 Giugno 2010 da nadir63l
 

Fonte: Tuttosport.com
© foto di Image Photo Agency

«Quello che si e' verificato e' stata molto semplicemente la esecuzione capillare di operazioni di 'spionaggio' di possibili e futuri dipendenti; di concorrenti; di personaggi della finanza (...) di giornalisti particolarmente critici (...) di manager» e di «vari personaggi della vita pubblica, politica ed economica italiana ritenuti 'ostili' alle due aziende, ovvero in particolare al Presidente Tronchetti Provera». Lo scrive il gup di Milano Mariolina Panasiti nelle motivazioni dei patteggiamenti sulla vicenda dei dossier illegali. Le operazioni di spionaggio sono state fatte, prosegue il giudice, nei confronti «di assistenti; di uomini politici; di mogli, fidanzate, amici, amiche, figli degli amici, calciatori, allenatori di squadre di calcio, cognati, cognate, ex mariti; con assunzione capillare di informazioni su qualunque aspetto della vita delle persone fisiche o giuridiche spiate potesse essere rilevante - eventualmente anche in termini di pressione - per le due aziende Telecom e Pirelli e per il loro Presidente». Il tutto, si legge ancora, «con assunzione di informazioni sensibili oltre che potenzialmente imbarazzanti, quali potevano essere le esposizioni bancarie, i precedenti penali e giudiziari, eventuali rapporti Sisde, o presso forze di Polizia, al punto da costituire i detti dati gia' lo standard del tipo di accertamenti che il Cipriani o il Bernardini realizzavano quasi in automatico non appena richiesti dalle security delle due societa». Il gup parla di una «attivita' di investigazione in danno di vari personaggi della vita pubblica, politica ed economica italiana (Gnutti, Colaninno, Della Valle, Bernabe', Scaroni, De Benedetti, Tremonti, Bossi, Brancher, solo per citarne alcuni)».

GLI INTERESSI DI TELECOM - «È mancata in atti proprio la prova, anzi si è positivamente formata prova contraria, che le manovre, per come contestate agli imputati Tavaroli, Iezzi, Ghioni, sul presupposto di una loro autonoma e autoreferenziale scelta di procedere all'acquisizione di informazioni, ovvero all'esecuzione di intrusioni informatiche all'unico fine di stornare risorse economiche dalle Società Telecom e Pirelli, non abbiano avuto la reale consistente indicata dal pm che in tal senso ha fatto proprie le tesi delle due Società». È uno dei passaggi delle motivazioni dei patteggiamenti fatti dal gup di Milano, Mariolina Panasiti, nell'ambito del procedimento sui Dossier Illeciti. Per il giudice, in particolare, vi è in atti la prova che i dossier sono stati formati nell'interesse di Telecom e di Pirelli. «Le richiesta di acquisizione di informazioni e di intrusione informatica - precisa il gup - erano attività strettamente pertinenti a scelte aziendali, nelle due aziende pienamente condivise e conosciute, idonee a soddisfare e a corrispondere a specifici interessi delle due società e del gruppo dirigente che in quegli anni era rappresentato dalle medesime persone, nella specie Marco Tronchetti Provera e l'ad Carlo Buora».

TRONCHETTI SAPEVA - «Una gravissima intromissione nella vita privata delle persone mossa da logiche partigiane nella contrapposizione tra blocchi di potere economici e finanziari, logiche che tendono a beneficiare non già l'azienda come tale ma chi in un dato momento storico ne è il proprietario di controllo». Sono le parole con cui il gup milanese Mariolina Panasiti, motivando i patteggiamenti di 16 imputati tra i quali Giuliano Tavaroli (4 anni e 2 mesi) e Fabio Ghioni (3 anni e 4 mesi) e delle due società Telecom e Pirelli (sanzioni pecuniarie per 7 milioni di euro) chiama in causa Marco Tronchetti Provera che all'epoca dei fatti era il presidente dei due consigli di amministrazione. «Che Ghioni (il capo del Tiger Team la struttura illegale interna a Telecom n.d.r.) avesse agito di sua iniziativa è palesemente inverosimile - scrive il gup - che Tavaroli (all'epoca responsabile della security n.d.r.) gestisse pratiche di quel genere nel suo interesse è parimenti altamente improbabile. La ricostruzione degli avvenimenti fornita dai pm e da Telecom e Pirelli è risultata nettamente smentita dall'incartamento processuale. Le due aziende sono pervenute ad una sostanziale accettazione delle contestazioni accedendo all'applicazione delle sanzioni pecuniarie». Il gup ricorda inoltre che le imputazioni a carico delle due società sono in una situazione di alternatività rispetto all'accusa di appropriazione indebita. Accusa che per decisione dello stesso giudice è caduta in udienza preliminare. Il deposito delle motivazioni specifiche ci sarà nelle prossime settimane contestualmente alla trasmissione degli atti ai pm affinchè svolgano nuovi accertamenti per indiividuare ulteriori responsabilità. Secondo il gup «Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un'attività che era formalmente devoluta all'esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini». E le fatture gravano sul budget della security nei bilanci dell due società quotate, ricorda il giudice. «I bilanci sono stati approvati regolarmente secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di amministrazione. In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Porvera e l'amministratore delegato Carlo Buora. Bilanci approvati senza alcun rilievo di sorta» aggiunge il gup.

TESI ACCOLTE - Il giudice, lo scorso 28 maggio, nel decidere sui patteggiamenti e sulle richieste di rinvio a giudizio, aveva fatto cadere l'accusa di appropriazione indebita ai danni di Telecom e Pirelli contestata dalla Procura ad alcuni imputati, tra cui Giuliano Tavaroli, Fabio Ghioni ed Emanuele Cipriani. Nelle motivazioni si legge: «ritiene questo decidente che sia mancata in atti proprio la prova, anzi si e' positivamente formata la prova contraria, che le manovre per come contestate agli imputati» siano state compiute «all'unico fine di stornare risorse economiche dalle societa' Telecom e Pirelli». I pm, secondo il giudice, hanno «fatto proprie le tesi delle due società», che parlavano di un'appropriazione indebita ai loro danni. Una tesi che il giudice non ha accolto, spiegando che le richieste dei dossier erano attivita' «nelle due aziende pienamente condivise e conosciute». Come emerge dalle motivazioni, Tronchetti Provera e Carlo Buora «hanno approvato il bilancio dei due diversi settori security delle due aziende, senza alcun rilievo di sorta». Il budget delle direzioni security «approvato e condiviso», si legge ancora, «era negli anni cresciuto, passando da 10 milioni di euro a 50/60 milioni di euro, fino a toccare i 120 milioni di euro nell'anno 2004».

LO SCOPO - «Le richieste di acquisizione di informazioni e di intrusione informatica erano attività strettamente pertinenti a scelte aziendali, nelle due aziende pienamente condivise e conosciute, idonee a soddisfare e corrispondere a specifici interessi delle due società e del gruppo dirigente, che in quegli anni era rappresentato dalle medesime persone, il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora». Lo scrive il Gup di Milano, Mariolina Panasiti, nelle motivazioni della sentenza con cui ha ratificato il patteggiamento di alcuni imputati nell'ambito dell'indagine sui dossier illegali creati 'all'ombrà di Telecom da una struttura capeggiata da Giuliano Tavaroli. Che i report illegali siano stati effettuati nell'interesse delle società, secondo il Gup, emerge «in maniera del tutto univoca» e in contrasto, questo il giudice lo ribadisce in più passaggi delle sue motivazioni, con la tesi fatta propria dalla procura, per la quale le attività illecite avrebbero avuto come unico scopo quello di stornare risorse economiche dalle società Telecom e Pirelli.

TRONCHETTI SMENTISCE - Marco Tronchetti Provera, attuale presidente di Pirelli, nelle sue dichiarazioni in fase di indagini sulla vicenda dei dossier illegali ha manifestato un «ostinato diniego di ogni consapevolezza di quanto accadeva nelle aziende da lui, almeno formalmente, gestite». Lo scrive il gup di Milano, Mariolina Panasiti, nelle motivazioni dei patteggiamenti nell'ambito dell'inchiesta sui dossier illegali. Il giudice spiega, in uno dei passaggi delle oltre 300 pagine di motivazioni, che l'allora presidente di Telecom e di Pirelli nelle dichiarazioni «rese in sede di esame in fase di indagini» ha manifestato un «ostinato diniego» anche «nella consapevolezza di quegli elementi di conoscenza comunemente condivisi in azienda da dipendenti e dirigenti di diversi livelli, ed addirittura portati alla conoscenza delle collettivita' in convention di security». Il giudice, nelle scorse settimane, anche alla luce di alcune testimonianze in sede di udienza preliminare, tra cui la deposizione di Tronchetti Provera, ha disposto la trasmissione degli atti in Procura perche' valuti la possibilita' di nuove indagini.

L'APPROPRIAZIONE INDEBITA - Il gup ricorda poi che le imputazioni a carico delle due società sono alternative rispetto all'accusa di appropriazione indebita. Accusa che, per decisione dello stesso giudice è caduta in udienza preliminare, ma che era stata mossa dalla Procura a carico di alcuni degli imputati. Il deposito delle motivazioni specifiche avverrà nelle prossime settimane contestualmente alla trasmissione degli atti ai pm affinchè svolgano nuovi accertamenti per individuare ulteriori responsabilità. Intanto, sempre secondo il gup «Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un'attività che era formalmente devoluta all'esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini». E le fatture gravano sul budget della security nei bilanci dell due società: «I bilanci sono stati approvati regolarmente -sottolinea il gup- secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di amministrazione. In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora. Bilanci approvati senza alcun rilievo di sorta».

 
 
 
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