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Kick it! seconda parte...

Post n°2740 pubblicato il 03 Ottobre 2010 da nadir63l
 

Kick it!

Immagine IPB



Come per il precedente racconto, "Le Mani Nere", si parte per un viaggio nel tempo.
Anche qui la meta è un futuro a tinte fosche, dove i "poteri forti" governano il mondo e le menti delle persone senza farsi inutili scrupoli.
Un futuro dove questi "poteri forti" mostrano il loro volto senza tempo, che è quello delle dittature di ogni epoca e di ogni ispirazione, che mantengono il loro potere con la violenza, con la propaganda e, soprattutto, con il buon vecchio "panem et circenses".
La speranza, come la storia ha insegnato ogni volta, germoglierà dove meno ce lo si aspetta.
In un campetto polveroso di periferia dove un pallone rotola ancora...

1- CHAOS A.D.


Cazzo, cazzo, i vigilantes!! Scappate, scappate!
La voce di Sally risuonò come una sirena d'allarme all'interno del grande magazzino abbandonato. Subito tutti i presenti cessarono di pensare a quello che stavano facendo e si diedero alla fuga: chi da una porticina sul retro, chi dalle finestre, chi dalle botole del sistema di scarico. Quando i vigilantes governativi entrarono nel grande e polveroso locale, non vi era più anima viva, e solo alcune strisce di vernice rossa sui muri e sul pavimento testimoniavano che, fino a pochi secondi prima, quel grande stanzone ospitava dei fuorilegge impegnati in un'attività illegale.
Purtroppo per loro, i vigilantes stavolta erano arrivati tardi, altrimenti ora starebbero festeggiando l'ennesima retata andata a buon fine. E invece, per questa volta, a festeggiare erano i fuorilegge scampati per un pelo all'arresto.
Ma non si trattava di spacciatori di Blue Crystal o di trafficanti di schiave per il mercato della prostituzione.
Si trattava di giocatori clandestini di football.
Reato previsto dall'Articolo 2.254 del Nuovo Codice Speciale, entrato in vigore quindici anni fa.
Erano ormai quindici anni che le Leggi del Nuovo Codice Speciale disciplinavano qualsiasi materia nel paese; tra queste l'obbligo per tutti i cittadini maggiorenni di avere la Tessera del Partito Unico, l'introduzione dell'orario minimo di “informazione olo-televisiva” (cioè le ore al giorno che ogni cittadino a partire dai 10 anni doveva dedicare a seguire programmi olo-televisivi formativi affinché diventasse un cittadino modello) e, negli articoli 2.250 e successivi, tutto quanto concerne la pratica del gioco del football.
Il gioco era rimasto sostanzialmente invariato da trecento anni a questa parte: due squadre, un pallone, due porte, solo piedi, niente mani,e bla bla bla... il Governo aveva però introdotto alcuni elementi che lo riconducevano ad altri passatempi ben più antichi.
Non c'era un campionato, e le squadre che si affrontavano sotto l'egida della Federazione disputavano incontri unici, che avevano come conseguenza la deportazione della squadra perdente nei campi di lavoro forzato. Inutile dire che le due-tre squadre governative non si incontravano mai tra loro ed erano divenuti, col tempo, gli idoli delle folle.
A volte poi, per puro divertimento sadico, le partite erano organizzate pescando a caso ventidue ospiti dei penitenziari governativi. In questo caso (che era l'unico in cui l'accesso al gioco fosse consentito a non tesserati della Federazione) si introduceva una regola particolare.
La squadra vincitrice avrebbe avuto la grazia direttamente dal Console. La squadra perdente avrebbe ugualmente sgravato del costo del proprio mantenimento i bilanci dell'Amministrazione Carceraria, ma in un'altra maniera meno gioiosa.
E qualcuno dei ricchi pazienti in lista d'attesa per ricevere un trapianto d'organi sarebbe stato convocato alla clinica per la mattina seguente.
Ma come si era arrivati a tutto questo?
A seguito della grande crisi economica, il paese aveva iniziato una lenta ma inesorabile trasformazione verso l'autoritarismo, trasformandosi in una versione moderna delle piccole repubbliche centroamericane di molti anni prima.
Un “Console” eletto democraticamente dal popolo (ma in elezioni con un unico candidato) presiedeva ad un regime dittatoriale dove tutto veniva gestito da e per il governo stesso, con ampio uso di propaganda mediatica volto ad oscurare ogni cosa “sgradita” alla classe dirigente.
Questo aveva ben presto portato all'estromissione del paese da tutte le organizzazioni politiche ed economiche internazionali e, per quanto riguarda il gioco del football, anche la federazione locale era stata bandita da quella continentale e da quella mondiale per le inaccettabili ingerenze politiche che subiva ormai da anni.
Ovviamente anche in questo caso il ruolo svolto dalla propaganda di regime fu, com'era prevedibile, quello svolto dai media di ogni dittatura di ogni colore nel corso della storia in simili occasioni: esaltare ogni giorno il buon governo del Console e dei suoi uomini e capovolgere ogni verità scomoda mettendo in cattiva luce ogni tipo di avversario.
Pertanto, come il classico impiegato che, ancora seduto sul marciapiede dove è stato scaraventato dagli uscieri, grida: «non siete voi che mi licenziate, sono io che mi dimetto», l'opinione pubblica del paese aveva ricevuto quasi con orgoglio la notizia dell'uscita della Federazione locale da quelle internazionali, un'estromissione senza dubbio dovuta ad incontrollabili gelosie da parte dei “poteri forti” e ad una manifesta superiorità dimostrata negli anni da parte di tutte le squadre del Paese. O almeno questo era il messaggio che i media si sforzavano di far passare.
E, dopo tanti anni, questa era la verità storica riconosciuta da quasi tutto il paese, come è normale che avvenga: in fondo, se anche realmente il vero Paul McCartney fosse morto in una notte d'autunno tra i rottami della sua auto e sostituito da un sosia come da sempre si racconta, dopo quarant'anni alla gente sarebbe interessato poco: dopotutto, “quello”, vero o falso che sia è ormai per tutti il vero Paul McCartney, quello che cantò i saggi consigli di Madre Mary e che viveva in un Sottomarino Giallo.


2- I FOUGHT THE LAW

A seguito dell'avvento delle nuove normative, scomparve quindi il football inteso come gioco, come passatempo popolare.
O almeno così avrebbe dovuto essere.
Già, perché ben presto il proibizionismo pedatorio svelò il suo lato oscuro, come del resto è sempre avvenuto per qualsiasi tipo di divieto, dagli alcoolici, alle droghe, ai tabù sessuali.
Ragazzi di ogni età ed estrazione sociale, per non parlare a volte di rispettabili padri di famiglia, iniziarono a dedicarsi alla pratica clandestina del football.
In tutte le città nascevano squadre che riunivano studenti, operai, professionisti tutti accomunati dalla stessa passione.
Si organizzavano partite e addirittura tornei clandestini, utilizzando una fitta rete di passaparola. I campi venivano allestiti in fretta e furia in spiazzi fuori città, in fabbriche abbandonate, dovunque lo spazio lo permettesse.
Sfidando la legge.
Tira, tira!”
Il pallone partì come un fulmine dal destro dell'attaccante, ma la traiettoria si rivelò subito troppo alta (prima regola del football: calciare sempre col corpo in avanti se volete segnare e non, piuttosto, abbattere qualche colombo di passaggio): superò la porta e la recinzione su cui la stessa era stata tracciata e si diresse verso un'automobile sportiva ed il suo proprietario.
Occhio!”gridò uno dei ragazzi, ma prima ancora che l'urlo fosse completato la mano dell'uomo si era già mossa; così veloce da essere quasi invisibile, il pugno dell'uomo deviò il pallone dalla traiettoria lasciando i ragazzi a bocca aperta.
Poi, dopo il primo attimo di stupore, fuggirono in mille direzioni abbandonando il campo clandestino, il pallone e l'uomo.
Quello stesso pomeriggio Pauli, sbuffando, si recò all'Ufficio Comunale di zona per consegnare alcuni documenti di sua madre. Da che mondo è mondo, gli adolescenti di ogni paese ed epoca svolgono di malavoglia queste commissioni loro affidate, ma Pauli non sapeva ancora cosa davvero lo aspettasse.
Entrato nell'ufficio, notò subito che sulle pareti erano appese alcune immagini, vecchie di qualche anno, di squadre di football. Poi notò il titolare dell'ufficio. O meglio, la sua schiena, perché l'uomo era in piedi al centro dell'ufficio, voltato di spalle ed intento a cercare qualcosa in uno scaffale che però Pauli quasi non vedeva, nascosto dalla mole dell'uomo.
Con la spavalderia tipica della sua età, quando ti senti un po' il padrone del mondo intero, il ragazzo cercò di sollecitare l'uomo: Scusi, capo... dovrei solo lasciare questi documenti... mi mette il timbro? Avrei una certa fretta...”
La risposta dell'uomo gelò il sangue di Pauli.
Ah, hai fretta... e per cosa? Per tornare a giocare? Con lo schifo che fanno i tuoi tiri, fino a che stai lontano dal campo, fai un favore alla tua squadra”.
L'uomo che aveva parlato, e che ancora voltava le spalle al ragazzo, altri non era se non il tale che, quella stessa mattina, per poco non veniva colpito dal pallone di Pauli.
Per una frazione di secondo Pauli si vide già ammanettato e portato al più vicino centro di detenzione temporanea. Immaginò un processo ed una condanna a 10 anni di carcere. O magari a 20. O a cento. Si immaginò rinchiuso in una cella a vita tra energumeni degenerati, assassini psicopatici, stupratori, massacratori seriali (per inciso, un giocatore di football incensurato, per quanto gli fosse andata male, rischiava una forte ammenda ed un mesetto al Centro, una sorta di carcere riservato ai piccoli criminali non violenti, ma questo Pauli non lo sapeva. Ben più pesanti, invece, erano le pene previste per i recidivi e per gli organizzatori di eventi).
Gettò via i documenti e scappò, correndo più veloce che poteva.
Patty, nella camera che divideva col fratello, era sdraiata sul letto con lo sguardo fisso al soffitto.
A 19 anni basta ancora un lettore di file musicali mp8 per sfuggire ad un mondo che non ci piace, e a Patty di quel mondo, delle sue abitudini e dei suoi costumi piaceva proprio poco.
Fu allora che suo fratello entrò in casa come un uragano: rosso in viso, stravolto, biascicò qualcosa simile a sono un uomo morto, sono un uomo morto, e senza neppure salutare la sorella aprì il guardaroba ed iniziò a tirare fuori tutti i suoi vestiti.
Patty capì che doveva essere effettivamente accaduto qualcosa di grave: pensò che, forse, suo fratello era stato beccato con una bustina di Erba del Paradiso, o che magari aveva messo la pagnotta nel forno di qualche amica dal padre manesco.
Si alzò, si avvicinò a quel ragazzo a cui sempre più spesso doveva togliere le castagne dal fuoco, fin dal giorno che il loro padre era saltato per aria in un attentato dei Terroristi Neo-Crociati.
Lo calmò, per quanto fosse possibile, e si fece raccontare tutta la storia dal principio.
Era di nuovo ora di entrare in azione per risolvere i guai che Pauli aveva causato.
Dopotutto una sorella maggiore serve anche a questo.

 
 
 
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