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NEDVED:Ecco il mio ruolo alla Juve..."

Post n°3379 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

 
NEDVED: "Krasic acquisto azzeccato, spero faccia tanta strada come me. Ho detto no a Mou, sarebbe stato un tradimento. Ecco il mio ruolo alla Juve..."
Pavel a tutto campo su Radio Deejay, ospite di Linus e Nicola Savino: "Avrei scambiato volentieri il Pallone d'Oro con la Coppa dei Campioni. La chiamata di Mourinho? Mi ha fatto piacere. Che sfide con Gattuso e Torricelli".

L'ex fuoriclasse della Juventus, Pavel Nedved, attualmente consigliere di amministrazione della società bianconera, è stato ospite oggi della fortunata trasmissione di Radio Deejay, "DeeJay Chiama Italia", condotta da Linus e Nicola Savino. Nel suo lunghissimo intervento, il Pallone d'Oro 2003 ha toccato svariati argomenti: la sua vita, la sua famiglia, la sua carriera, il suo rapporto con i compagni e con gli avversari, il suo mancato passaggio all'Inter, la somiglianza con Milos Krasic, la maledizione Champions League, il suo attuale ruolo all'interno del club torinese e molto altro ancora. TuttoJuve.com ha trascritto integralmente le dichiarazioni di Nedved:

Buongiorno Pavel. Mi ha colpito molto del tuo libro uscito in questi giorni - "La mia vita normale" - come spesso ritorni il tuo bisogno di dire che non sei così musone come la gente pensa...
"Sì, sono stato sempre accusato di questo, di essere molto chiuso...".

Un po' forse lo eri nei primi anni...
"Non lo so, io credo di essermi sempre espresso sul campo in modo diverso rispetto a quello che sono in privato. Forse ho una doppia faccia".

Tu eri consapevole di essere amatissimo dai tuoi tifosi e odiatissimo dai tifosi avversari? Almeno nello stadio...
"Sì, odiatissimo sicuramente. Però facevo il mio lavoro al massimo...".

Forse è per quello, perchè facevi ogni incontro come fosse una battaglia. Poi tu avevi anche un fatto cromatico: i capelli che si notavano tanto. Tanto che è arrivato un altro biondo (Krasic, ndr) e dicono per questo che è come te. In realtà le somiglianze sono poche, il tipo di gioco è abbastanza differente, no?
"Sì, un po' diverso. Diciamo però che abbiamo azzeccato l'acquisto. Mi piace tanto come giocatore e spero che faccia tanta strada come me".

Ci sono tante leggende su di te. I calcatori sono tutti in vacanza, ma Nedved è lì che si allena da solo. Finiscono gli allenamenti in un giorno normale e Nedved rimane a fare i giri di campo. Adesso sveliamo questo segreto finalmente. E' vero che tu continuavi ad allenarti?
"Sì, non solo l'inverno, anche d'estate. D'estate mi fermavo solo 5-6 giorni, poi mi allenavo di continuo, perchè credevo molto nel lavoro. Parlando dell'inverno...è vero. Andavo a Pila e mi allenavo in altura, a 2000 metri, e poi da questo lavoro traevo benefici sul campo".

Correvi molto perchè il tuo modo di giocare era soprattutto fisico e quindi la preparazione fisica era per te più importante di quella tecnica? Oppure ti allenavi anche con la palla?
"Credo di essere stato abbastanza bravo anche tecnicamente. Non mi ritenevo tanto scarso tecnicamente. Però io credo che alla base, per un professionista, ci sia lavoro fisico. Devi essere pronto per ogni situazione e devi avere una condizione fisica al 100%. Ho puntato su quello".

Secondo te i calciatori di oggi si allenano abbastanza o forse si potrebbe fare di più? A parte quelli della Juve...
"No, si dovrebbe fare di più. Noi calciatori siamo privilegiati e ci alleniamo meno di quanto fanno negli altri sport, quindi credo che si potrebbe fare di più".

E perchè si potrebbe fare di più? Per una questione di abitudine, di cultura?
"Penso si giochi tantissimo, forse anche troppo. L'allenamento si lascia un po' indietro. Ma senza l'allenamento non si avanti. Si dovrebbe fare qualcosina in più e si deve portare avanti la cultura del lavoro ed inculcarla già ai più giovani".

Se uno mette più dedizione nel lavoro, ottiene i risultati che ha ottenuto Pavel Nedved.
"Io sono convintissimo di questa cosa, perchè il lavoro paga sempre, prima o poi. Ma questa cultura del lavoro deve essere portata avanti già da piccoli".

Poi un muscolo molto allenato si rompe anche meno facilmente...
"Esatto, esatto".

Hai preso peso da quando hai smesso di giocare?
"Non mi sono mai più pesato, ma credo di sì, perchè prima mi allenavo tanto ed ora mi alleno solo quando ho piacere di andare a fare un po' di corsettina, un po' di calcio. Qualcosina ho preso".

Come te la cavi con l'italiano scritto? Bene?
"Mica tanto, devo chiedere sempre a mio figlio o a mia figlia come si scrive".

Quanti anni sono che sei in Italia? 13?
"Sono 9 più 5, 14 anni".

Sei arrivato subito dopo gli Europei del '96.
"Sì".

Tu sei un'icona dei tifosi bianconeri, ma secondo me sei rimasto un'icona anche dei tifosi della Lazio un pochino. O ti sei lasciato male?
"Non lo so. Da parte mia non c'è nessun problema, io ho sempre avuto un rapporto buonissimo con tutti i tifosi, sia a Roma che a Torino, perciò non credo di essermi lasciato male a Roma. Ho vissuto cinque anni fantastici lì, abbiamo vinto anche lo scudetto, perciò...La Lazio era davvero una squadra fortissima".

Avevi i capelli corti all'epoca. Corti più scuri...
"Sì può darsi, perchè quando me li taglio sono un po' più scuri, soprattutto d'inverno".

I tuoi figli sono nati a Roma, quindi Roma ti è rimasta un po' nel cuore...
"Sì, tantissimo, anche se proprio a Roma andavo pochissimo. Io stavo da parte, all'Olgiata".

Che accento hanno i tuoi figli? Accento italiano di Torino?
"La loro prima lingua è l'italiano, quindi loro parlano benissimo l'italiano, mentre io faccio più fatica. L'accento però è più torinese. Prima mia figlia, essendo più grande, aveva un po' di accento di romano, ma adesso si è aggiustata".

Quando giochi e i tifosi avversari non ti sono particolarmente amici, tu li senti?
"Certo che li sento, li sento sì. Io spesso sento qualche insulto. Qualche...(ride,ndr)...anche di più".

Quali erano gli stadi dove andavi e sapevi già che ti avrebbero insultato. San Siro?
"San Siro soprattutto. Sì, però io dico che... stimola. Stimola, ma a volte mi è anche dispiaciuto, perchè dici 'io do tutto, non posso essere così odiato dagli avversari'".

Nonostante la San Siro interista ti detestasse, ad un certo punto, l'allenatore interista ti ha chiesto se volevi andare a giocare lì. Sembrava ad un certo punto che tu dovessi chiudere la carriera all'Inter. C'è scritto anche nel libro...
"Sì, l'ho sempre detto, non nascondo niente. Poi però non mi piace parlarne più di tanto, perchè le cose non si sono avverate".

Lui però ti ha chiamato e te l'ha chiesto...
"Sì, con Mourinho ho parlato e mi ha fatto molto piacere, non lo nascondo, perchè è uno capace, che ritengo molto bravo. Però alla fine sono rimasto juventino".

Sì, sarebbe stato un po' un tradimento.
"Sì, l'avrei sentito anch'io così. Non mi vedevo proprio con un'altra maglia, anche se poi alla fine hanno vinto la Coppa Campioni. A me avrebbe fatto piacere vincerla".

Avresti scambiato la Coppa dei Campioni con il Pallone d'Oro?
"Sì, io sì. Tutta la vita. Lo darei subito per prendermi questa coppa".

Eppure il Pallone d'Oro è soltanto tuo, mentre la coppa la dividi con la squadra...
"Il calcio è un gioco di gruppo. Quando vinci è soprattutto un lavoro di tutto il gruppo ed io prenderei la Coppa dei Campioni tutta la vita".

C'è un racconto nel tuo libro che mi ha molto colpito, che dà l'idea come il calcio sia fatto di persone. E' il racconto di questo centravanti della Repubblica Ceca che si chiama Jan Koller: era un omone gigante, alto due metri, pelato a 15 anni. Lui non voleva fare un calciatore...
"Sì, io stavo giocando per lo Sparta Praga e il nostro allenatore lo ha visto giocare tra le riserve e ha detto: 'fatelo venire questo qua'. Invece lui rispose che non aveva il tempo di venire perchè doveva lavorare in banca. Lui ha iniziato a giocare molto tardi, ma alla fine ha fatto molta strada, perchè per la nostra Nazionale è diventato quasi fondamentale".

Tra i tanti compagni di squadra, qual è quello che ti viene in mente di più? Quello con cui hai condiviso più emozioni...
"Difficile dirlo, perchè sia a Roma che a Torino ho giocato con tantissimi campioni. E sono stato allenato da grandissimi allenatori, per cui io mi ritengo molto fortunato".

Qual è l'avversario che ti ha dato più fastidio? C'era sempre qualcuno con cui ingaggiavi un duello, anche verbale...
"Io in campo parlavo pochissimo. Gli insulti li sentivo. Ogni tanto con Rino (Gattuso, ndr) qualche scambio di opinioni lo abbiamo fatto, ma con tanto rispetto alla fine. Tutto si deve lasciare sul campo. Io ho sempre fatto così. Devo dire che un calciatore che mi faceva paura quando giocavo a Roma contro la Juve era Moreno Torricelli. Questo andava come un treno e allora mi faceva un po' paura".

Quella domenica mattina, che ti svegli e sai che devi incontrare Moreno Torricelli, dici: "Che palle, ma perchè oggi questo?". Ti capitava di pensarlo?
"Certo, quando giocavo, mi svegliavo e avevo già visto tutta la partita, me la giocavo prima. Quando dovevo affrontare questi giocatori, sapevo già come mi dovevo comportare, cosa fare".

Cosa succede adesso nella tua vita. Sei entrato nel direttivo Juve, con che quale ruolo?
"No, diciamo che non sono proprio operativo come dirigente, però sono consigliere, consigliere di amministrazione. Do qualche consiglio, essendo molto vicino al nostro Presidente Andrea. Con lui qualche volta chiacchieriamo e parliamo di calcio".

Ma parli di calciatori? Dai consigli per gli acquisti?
"No, diciamo che per questo abbiamo uno staff molto valido. Marotta e Paratici, assieme al mister, formano un grandissimo gruppo e sono molto capaci. io sono lì per aiutare i calciatori, la squadra".

Guardi anche il calcio estero? Lo segui? Ti piace?
"Sì, ma scelgo sempre le partite interessanti. Guardo poco il calcio inglese, di più quello spagnolo, che mi piace di più".

Ma il Pallone d'Oro è a casa tua o è in banca, nascosto, al sicuro?
"Se devo dirvi la verità, devo chiedere sempre a mia moglie, perchè lei lo nasconde magari in banca ed io...Ti giuro, non so dove sia".

Ti sei informato se è tutto d'oro o è solo placcato?
"Dicono che ha molto valore, anche commerciale".

 
 
 
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