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DELNERI A SKY TRA BUFFON, AQUILANI, DEL PIERO E MERCATO

Post n°3500 pubblicato il 23 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Quando un anno s'avvicina alla conclusione, i ricordi e le esperienze vissute sfociano in un bilancio. E' quello che Gigi Del Neri ha fatto, intervistato da Fabio Guadagnini, direttore di Sky Sport, affrontando una grande varietà d'argomenti.

JUVENTUS - Stiamo lavorando bene, abbiamo avuto momenti non facili inizialmente. Poi ci siamo ripresi lavorando sodo sul campo e adesso i risultati stanno arrivando. Vogliamo migliorare molto. Dispiace essere usciti dall’Europa League in modo inopportuno perché se fossimo stati quelli di adesso tre mesi fa, probabilmente questa competizione avrebbe avuto ancora un’altra squadra italiana, ma la legge del calcio è questa. Continueremo e faremo vedere che i nostri miglioramenti porteranno ad avere, alla fine dell’anno, una proiezione della Juventus molto importante in questo campionato. Ci sono due i cantieri in corso: la squadra e lo stadio. Speriamo che il prossimo anno saremo ancora e sempre protagonisti in competizioni importanti, nel nuovo stadio. Mi piace pensare alla Juve come a un cantiere. Nessuna squadra è perfetta, c’è sempre da lavorarci sopra, da migliorare quello che si sbaglia. Credo che il mondo del calcio sia un po’ un cantiere aperto, ha nuove idee, nuovi modi di vedere, nuovi atteggiamenti, nuove giornate. Nella mia carriera non ho mai visto un anno in cui non aver avuto un cantiere aperto. Anche perché se è un cantiere chiuso, è meglio smettere di allenare. La filosofia di un grande risultato pone solo un obiettivo, invece, i piccoli obiettivi portano a un grande risultato. Devo sempre stimolare l’obiettivo piccolo, cioè, fare più gol, prendere meno gol, fare un punto in più dell’anno scorso, arrivare quinti, poi quarti, terzi, secondi. Quelle cose che vanno a innescarsi in motivazioni

MI SENTO AMATO - La panchina della Juve è una bella sfida. Siamo partiti bene. Ricordo che all’inizio nell’ambiente c’era una certa incertezza su chi avrebbe allenato la Juventus, poi è uscito il mio nome – diciamo così - dal cilindro e ha creato inizialmente un po’ di scetticismo perché non avevo mai allenato una squadra importante. Essere riuscito a entrare nel cuore della città e dei tifosi, facendo vedere che si fa un buon lavoro impegnandosi, avendo la cultura del lavoro, l’amore per la professione e sposando i colori e la società per cui lavoro, credo mi abbia portato a farmi voler bene. Lo scetticismo dei primi tempi è anche logico e giusto. La gente pensa che si debba dimostrare sul campo quello che si vale e che si fa. I grandi nomi hanno un ritorno importante per l’immediato, poi i grandi nomi, se non vanno bene, possono essere più scusati, in generale. Il piccolo nome, quando viene chiamato, deve dimostrare di saper agire anche in posti diversi, con obiettivi diversi, con pressioni diverse rispetto a quelle che ha dovuto sopportare in passato. Io sono contento che piano piano le cose si siano messe nel modo giusto. Poi, non so quando diventerò l’allenatore – tra virgolette - della Juventus. Speriamo velocemente

VOGLIAMO VINCERE - Le ultime partite hanno dato consapevolezza, c’è più tranquillità nel giocare, c’è più consapevolezza in quello che si fa. E’ un’annata un po’ particolare, si perdono energie per capire perché non si riesca a rendere come si vorrebbe e perché i risultati non sono magari all’altezza della situazione. Un po’ di nervosismo e di difficoltà ci sono. Io rispetto sempre molto il lavoro di chi c’era prima di me. Non penso al passato, ma rispetto il passato. E’ chiaro che noi dovessimo ricostruire qualcosa d’importante, dare credibilità a noi stessi, infondere fiducia nei giocatori che l’avevano smarrita. E credo si sia visto che questo lavoro è stato fatto, al di là della tattica e della tecnica, che nel calcio lasciano il tempo che trovano. Penso che la crescita ci sia sempre, non c’è una fine della crescita, come non ci sarà mai una fine delle difficoltà.

KRASIC UNICO - Milos ha margini di miglioramento, sicuro. Secondo me, ha le doti del grande trascinatore, ha questa verve d’intensità che è riscontrabile in pochi giocatori, per quello che ho visto io in giro. Nessuno, forse, ha questo stop e ripartenza, questa aggressività sull’avversario. E’ un giocatore che mi ha stupito molto, che deve cominciare a spendere meno nell’arco dei 90 minuti. Alle volte, per eccesso di generosità spende energie anche quando non deve spenderle. Penso sia un giocatore diverso da Ibrahimovic, Ibrahimovic è unico nel suo modo di giocare, non c’è un altro come lui, che ha tutte le caratteristiche per essere un giocatore universale.

IL PRINCIPE RITROVATO - Aquilani? Penso che la società stia già pensando al riscatto, non devo dirglielo io. Quando un giocatore gioca bene nella Juventus, non è che la Juventus butta via facilmente un giocatore che dà rendimento. Ha una qualità spiccata, che è quella di giocare veloce e in profondità, ha questo piede importante. Negli ultimi anni è stato un po’ sfortunato. Io l’ho conosciuto quando l’ho avuto a Roma, era giovanissimo, è un giocatore che può giocare a due in mezzo al campo, perché ha una qualità tecnica fantastica. Essendo stato un anno in Inghilterra, adesso è abbastanza tignoso, abbastanza nervoso nel rubare la palla. Secondo me è migliorato molto. Quando recupererà totalmente, quando riprenderà il passo, con un campionato lungo, sarebbe utile alla Nazionale

PRANDELLI OTTIMO CT - Ha puntato sul rinnovamento. E’ un ragazzo giovane che ha fatto molto bene a Firenze. Ha costruito negli ultimi anni una Fiorentina giovane e penso che il passaggio generazionale in Nazionale ci debba essere. Penso che punti su una massa di giocatori giovani innestata in un telaio di giocatori di personalità. E’ una scelta ottima per la Nazionale in questo momento e sono sicuro che i frutti si vedranno.

DEL PIERO E BUFFON - La mia gestione riguarda i giocatori, non i contratti dei giocatori. Ale ha giocato quasi tutte le partite fino adesso, dunque per me non ci sono e non ci saranno problemi. L’effetto mediatico non è che interessi molto. Se dovessi andare dietro all’effetto mediatico, dovrei far giocare 30 giocatori ogni domenica. Il concetto è scegliere chi penso sia utile alla squadra in quel momento, chi è in forma in quel momento, questo è un diritto dell’allenatore. Il mio parere su Buffon? La comunicazione con la stampa diventa problematica quando vuole o non vuole capire certe cose. Non siamo due neonati, né io né la stampa. C’è sempre un bicchiere mezzo vuoto e uno mezzo pieno. La stampa sceglie quasi sempre il bicchiere mezzo vuoto. Io non posso discutere le qualità tecnico-tattiche di giocatori come Buffon, che ha insegnato a tanti come si fa il portiere. Quando lui è nato, era il prototipo del portiere da cui bisognava imparare. Io non lo giudico da un punto di vista tecnico-tattico, lo giudico da giocatore che due mesi fa ha fatto un’operazione e quindi deve recuperare. Con i miei giocatori ho un rapporto molto buono.

CASSANO - E’ un giocatore di grande caratura. Avrà anche voglia di dimostrare la sua forza e andrà in un mondo dove ci sarà anche la serenità da parte sua di affrontare gli impegni in maniera diversa di quanto facesse in altri posti.

CHE 2010 A 60 anni approdare alla Champions League con la Sampdoria, è stata una soddisfazione enorme. E’ la dimostrazione del non voler mollare mai. Devo ringraziare altre persone che lavorano e hanno lavorato con me per essere approdato alla Juventus, Agnelli in primis, e poi Marotta, che ha avuto parole di elogio per poter intraprendere questo abbinamento. Il mio lavoro va rapportato a quello che di buono hanno fatto queste persone, i collaboratori, che sono di fondamentale importanza per un allenatore. Io sono molto fortunato perché il rapporto con i miei collaboratori, il presidente e Blanc è ottimo. Spero di poter dare alla Juve quello che loro si aspettano. I risultati sono sempre quelli che contano. Se fai un buon lavoro, ottieni anche i risultati. E vorrei che qualcuno mi dicesse a fine stagione: “Qua la mano, hai fatto un buon lavoro!”

 

 
 
 
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