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« DZEKO AD UN PASSO DAL CI...DELNERI LAVORA SULLA DIF... »

Fortissimamente io" vs "cattivissimo me"?

Post n°3540 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Ho deciso.
Domani cerco un editore e scrivo un libro.
Ci metto dentro un po' di "giornate tipo" del mio lavoro di Amministratore di Condomini, un po' di gossip riguardo la bella signora del terzo piano che, quando il marito va via, ha una tresca col panettiere, e lo completo con un paio di ricette di cucina, che so: i tagliolini con le mazzancolle fresche o il risotto con i borlotti ed il radicchio.
E pazienza se non lo comprerà nessuno. O magari solo la mia mamma ed il marito della signora del terzo piano.
Infatti pare che oggi, un libro non si neghi a nessuno: veline, politici, astrologi, cantanti, goffe massaie spacciate per procaci conduttrici...
...e poteva forse mancare all'appello la categoria dei calciatori?
Il reparto libri dell'ipermercato vicino a casa mia pullula infatti di best-seller destinati a passare alla storia della letteratura (...sono ironico, ovviamente) dai quali abbiamo avuto informazioni indispensabili alla nostra vita di tutti i giorni (...idem) quali il piatto preferito di quell'attaccante o le idee riguardo all'omosessualità di quel difensore.

L'ultimo arrivato nel club è Dejan Stankovic, del quale esce in questi giorni una biografia dal titolo "Fortissimamente io " ("Estiqaatzi", aggiungerei io...).
Non fatevi un cruccio se per caso non la trovate nella vostra libreria preferita.
Infatti, per quanto riguarda la sua primaria utilità, potrete tranquillamente sopperire con un bel barattolo di prugne secche, che sono anche più buone e costano di meno.
Se invece, colti da un improvviso senso di colpa post-Natalizio e dalla conseguente volontà di espiare i vostri peccati volevate davvero leggerlo, beh, potete lo stesso restare tranquilli.
L'autore del libro, infatti, non ha fatto altro che mescolare nello shaker una manciata di questioni trite e ritrite con una cucchiaiata di frasi fatte vecchie e stantie e qualche goccia di luoghi comuni e leggende urbane, agitato il tutto, e servito con ghiaccio.

Il buon Deki ci informa innanzitutto della sua decisione di andare a giocare nell'Inter su consiglio di un allenatore tra i più titolati in circolazione, perlomeno relativamente ai concorsi di meches e ciuffi spumati.
«Mi chiamò Moggi, stavo per andare alla Juve, poi Mancini mi fece cambiare idea: che ci vai a fare là? Alla Juve sarai solo uno dei tanti. Loro sono un sistema e il giocatore è soltanto un numero. Vai all'Inter, sarà molto meglio per la tua carriera!» . Per carità, chi scrive è abituato a rispettare tutte le opinioni, ma se il serbo alla Juve sarebbe stato uno "dei tanti", permettetemi di dire che a Milano è stato sicuramente uno dei "tantissimi". Non era di certo la Juve di quegli anni ad avere una rosa di presunti campioni come Gresko, Vampeta e Georgatos lunga come l'elenco del telefono di una piccola borgata di montagna!

Quindi Stankovic ci racconta del suo effettivo passaggio in nerazzurro. E non vi nascondo che in quattro parole riesce a mettermi addosso più adrenalina di un intero racconto di Stephen King: «E in quell'occasione vidi per la prima volta chi era Massimo Moratti». Eccallà, ormai il danno è fatto.
Anche voi, come me, avrete appena provato a visualizzare la scena, e stanotte non dormirete sereni.
Come i ragazzini dopo l'incontro con It. O come i sopravvissuti di Shining.

Una volta ripresi da quest'immagine da tregenda, passiamo ad analizzare la carriera in nerazzurro del giocatore serbo: «All'Inter sono arrivato perché rimanessi nelle pagine più belle del cub nerazzurro. Sono sei anni e mezzo che sono al Meazza, con il desiderio di rimanerci per nove o dieci. »
Peccato che l'anno scorso, casomai non te ne fossi accorto, ti stavano già svendendo al mercato del pesce come un tonno. E manco a pinne gialle...

"Per venire all'Inter ho rinunciato a 5 mesi di stipendio, i soldi che mi doveva la Lazio."
Giuro. Ho un groppo in gola.
Quasi quasi vado a promuovere un Telethon anche per Stankovic.
Magari tra i cassintegrati della Bertone o tra i disoccupati post-sisma dell'Aquila.

«Arrivai all'Inter quando la situazione era veramente difficile, quando le cose proprio non andavano. Però c'era Moratti. Solo quando sono arrivato ho visto che uomo era, non ce n'è un altro così nel calcio. Lui è prima di tutto tifoso, solo dopo presidente. Ma c'erano persone che ridevano di lui. »
Eccolo là! Poteva mai mancare la propaganda calciopolistica? A parte il fatto che il povero Mo-ratto dovrebbe essere abituato fin dall'infanzia ad avere persone che ridono di lui, ogni occasione è buona per tornare alle basi, alle fondamenta del castello goebbelsiano di Farsopoli.
1 - Moratti è un gentiluomo, un vero signore - gli altri sono una banda di farabutti.
2 - L'Inter non vinceva solo perché c'era una Cupola che truccava i campionati.
Due concetti che ormai ci escono dalle orecchie per quanto li abbiamo sentiti, ci escono dagli occhi per quanto li abbiamo letti, ci escono dal... vabbè, da qualche altra parte!

«...Certo che non poteva vincere niente, dal momento che era tutto "blindato". Il sistema era molto forte e potente. Fino all'estate 2006, quando tutto lo sporco venne in superficie con Calciopoli. Allora si vide davvero cosa aveva perso l'Inter negli ultimi quattro anni e per quale motivo. In fondo, uno scudetto dell'Inter vale quanto cinque della Juventus! Lo scudetto fu attribuito per via amministrativa. Titolo di cui io vado fiero, perché ogni punto è stato conquistato con tanto sudore. Io lo definisco il "titolo all'onore". »
Ehm... qualcuno potrebbe informare il Signor Stankovic di qualche piccolo particolare? Ad esempio:
- negli anni di Farsopoli l'Inter non avrebbe comunque "perso" una beneamata cippa, o poco più. Eh già, perché anche ammettendo che la Juve fosse questa specie di Shub-Niggurath calcistico, un'incarnazione terrena del Male uscita dalla mente di H.P. Lovecraft, l'Inter negli anni di Sua Malvagità Moggi è arrivata seconda solo nel 2003. Negli altri anni ha raggiunto meno brillanti terzi, quarti, settimi, ottavi posti...
- già nella sentenza di Farsopoli venne spiegato come si giunse a penalizzare la Juve "in assenza di riscontri oggettivi, ma sulla base di un diffuso sentimento popolare". Infatti si era stabilito che la Juve riusciva a "truccare i campionati senza alterare la regolarità delle partite". Roba che manco il Mago Silvan, insomma.
Ma non è tutto... Caro Stankovic, ma lo sa che a Napoli c'è un Processo in corso? E che stanno uscendo cose tali da sporcare, e non poco, il vostro smoking bianco ed il vostro "scudetto dell'onore"?
Ah, non lo sa... ma non si preoccupi, non è colpa sua. Dopotutto non penso sia iscritto in "Giù le Mani", e i cosiddetti Media Ufficiali stanno facendo un lavoro egregio per nascondere tutto sotto quintalate di sabbia.
Per tacere poi della regolarità degli ultimi campionati. Non a caso, in un campionato dove gli errori sono appena appena meno a "senso unico" degli ultimi quattro, la sua squadra pare sia in serie difficoltà... come mai?

Ma andiamo oltre...

Scopriamo, scorrendo le pagine, che il periodo più duro è stato la stagione 2007-2008, in cui Deki è stato tormentato dagli infortuni: «Non mi allenavo, correvo sulla sabbia. Arrivava il venerdì, andavo in campo con la squadra e la domenica giocavo. Dissi a Mancini: "La mattina non ce la faccio ad alzarmi dal letto, mi fa male tutto". Quando vincemmo lo scudetto, a Parma, non andai a festeggiamenti, non me la sentivo ».
Orca miseria. E scommetto che gli stessi problemi li aveva Adriano. Eh già, un calciatore è una macchina umana perfetta ma delicata, bisogna che qualcuno si metta in testa una buona volta che un atleta deva fare l'atleta, non darsi ai traslochi con cartoni e stampelle, che diamine!!!


Ed arriviamo al 22 maggio 2010, quando Dejan si è laurea Campione d'Europa. Un successo che Deki descrive così: «L'Inter è campione d'Europa! Dopo 45 anni! Abbiamo realizzato qualcosa che nessuno in Italia aveva mai fatto! ».
Quanto mai d'accordo, caro Dejan. Infatti manco Sua Mostruosità Moggi, il grande puparo che stringeva in mano i fili del teatrino del calcio, è mai riuscito in tutta la sua carriera, ad inanellare una serie di orrori come quelli che hanno lastricato la strada della tua squadra verso quella Coppa. Rigori scandalosi non dati, reti misteriosamente annullate... Per trovare nella mia memoria qualcosa di anche solo lontanamente simile, devo ritornare al mondiale Nippo-coreano di qualche anno fa, quello di Byron Moreno e soci. Già, quello dove il buon vecchio Trap se la prese col presunto responsabile di cotanto scempio, tale Walter Gagg, che se la rideva pacioso e sornione dietro ad un vetro.
Sì, Gagg, quel Gagg là, quello che da un paio d'anni lavora per... ops... guarda te la vita, certe volte. Proprio quel Walter Gagg che ha l'ufficio due porte dopo quella del presidente Moratti.

Ma l'ultima perla del libro è alla fine, un vero e proprio capolavoro. Non per nulla si dice "dulcis in fundo", no?
Penso che tutti i lettori (i miei, non quelli di Dejan) ricordino bene alcuni exploit dei tifosi meneghini, sponda "bauscia".
A partire dal parcheggio di motorini in curva fino allo striscione "Non so più come insultarvi", cinque parole che ogni calciatore vorrebbe vedersi dedicate dalla propria curva... o no?
Vediamo cosa ne dice Stankovic: «Gli interisti sono tifosi che sanno amare, soffrire, rispettare. Se dicessi loro: "Sentite, dovete aspettare ancora vent'anni" e li facessi passare tutte le difficoltà possibili, ti direbbero: "Non c'è problema, ci stiamo, resistiamo". Con loro sono riuscito a realizzare il mio sogno di ragazzino, vincere la Champions League».
Anche senza rivangare i fatti da me raccontati, basterebbe guardare cosa succede proprio in questi giorni: un paio di partite perse e già i forum brulicano di proclami bellicosi, di gente che vorrebbe la testa (e pure capocollo e lonza) di Benitez (che non è più l’allenatore dell’inter). Penso che in caso di eliminazione dalla Coppa al prossimo turno qualche giocatore si ritroverà il SUV dato alle fiamme.
Già, ma sono tifosi che sanno amare, soffrire, rispettare, no?

Vedi, Dejan, qual è il guaio?
Vorresti dire cose che sembrino serie, ma sono soltanto ridicole, solo chiacchiere smentite una per una dai fatti.
Ed il peggio è che non fai nemmeno ridere, perché presuntuosamente ti ritieni, come tutti gli interisti, depositario della Verità.
Io, quand'ero -ahimé- più giovane, ho sempre apprezzato i comici umili, quelli dotati di autoironia, quelli capaci anche di prendersi in giro.
Pertanto lascia, caro Deki, che mi congedi da te come avrebbe fatto uno di loro, uno dei più grandi:

"...mecojoni...a' Stancovizze... tzè,tzè... MA VAAAAAFF..."

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1295


 
 
 
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