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Riccardo Cucchi: "La grande Juve tornerà presto. Champions alla portata. Forlan lo vedrei bene in bianconero"

Post n°3689 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da nadir63l
 

Il grande radiocronista Rai, Riccardo Cucchi, ha risposto in esclusiva per Tuttojuve ad alcune domande sulla società bianconera

In esclusiva a Tuttojuve.com ha parlato Riccardo Cucchi, noto giornalista, radiocronista e caporedattore dello sport a Radio Rai. La voce radiofonica dell'ultimo successo azzurro ai Mondiali di Germania 2006, ha riposto ad alcune domande sul mondo Juventus.

Partiamo dall’emergenza infortuni che da due stagioni colpisce la Juventus in maniera “spietata” e sistematica. E’ solo sfortuna o, secondo lei, esiste un reale problema che porta a così tanti stop?
"Non credo che gli infortuni siano originati solo dalla sfortuna. Il calcio è cambiato in modo profondo negli ultimi anni. E' più veloce, più fisico. Il contatto è parte stessa del gioco. Non c'è il tempo di ragionare quando si ha la palla tra i piedi. In pochi secondi gli avversari ti sono intorno. Devi decidere in fretta ed evitare le entrate. Si difende a tutto campo. I contatti sono frequentissimi e raramente si esce senza lividi da un contrasto. Il rischio infortuni sale e parallelamente scende il numero di 'belle giocate'. Il primo obiettivo è liberarsi del pallone per evitare il pressing ravvicinato. Si corre anche di più senza palla. Il logorio aumenta e diminuiscono le ore dedicate al recupero e agli allenamenti. Si gioca troppo".

La Juventus ha appena rinunciato a Floro Flores. Crede che davvero la società si sia ritirata dalla corsa all’attaccante dell’Udinese a causa del malcontento dei tifosi?
"La Juventus è sensibile rispetto al patrimonio costituito dai suoi tifosi. Non dimentichiamolo: la Juventus è la squadra che ha più sostenitori in Italia. Ma non credo che un "managemant" esperto e preparato come quello di cui dispone il club, possa decidere se acquistare o no un giocatore solo ascoltando la piazza. Floro Flores, semplicemente, non è rientrato nei piani tecnico-economici della società".

Luis Fabiano, Diego Forlan, Huntelaar e nelle ultime ore si è parlato anche di Vucinic. Tra questi, quale crede sia il bomber che più servirebbe ai bianconeri? La Juventus acquisterà un grande nome già a gennaio oppure aspetterà il mercato estivo?
"Non è facile reperire sul mercato un attaccante di razza. Personalmente stimo molto Diego Forlan. E' un centravanti moderno, che " vede" la porta, che sa dialogare con i compagni, fisicamente forte. Lo vedrei molto bene nella Juventus. Ma i bilanci contano, specie in tempi di fair- play finanziario. Credo comunque che le scelte decisive e durevoli non si facciano a gennaio, ma in estate. Occorre poter programmare con serenità".

La gestione della “nuova Juve” targata Agnelli e affidata al trio Marotta-Paratici-Delneri non soddisfa tutti i tifosi juventini. La campagna acquisti estiva non ha convinto completamente. Qual è la sua idea?
"Nutro grande stima in Beppe Marotta. E' un manager moderno, informato, profondo conoscitore delle cose del calcio. E non mi riferisco solo al 'campo'. Le sue competenze sono ampie. Oggi è necessario che le aziende del calcio si affidino a dirigenti che conoscano i temi della finanza, dell'organizzazione aziendale, del marketing. E che sappiano guardare all'evoluzione complessiva del calcio, non solo in Italia. Credo che Marotta abbia tutte queste qualità. Non solo. La sua esperienza e il suo " fiuto" lo hanno portato sempre a scegliere i giocatori adatti alle società nelle quali ha lavorato. E spendendo sempre il giusto.
Del Neri ha maturato sul campo un'esperienza che lo ha portato nel momento giusto a guidare una grande squadra. E' un tecnico che sa far giocare. Ma va lasciato tranquillo. C'è bisogno di tempo per fare una grande squadra. Il problema è che la Juventus e i suoi tifosi sono abituati a vincere. E sono impazienti. Ma sono convinto che già dal prossimo anno la Juventus sarà all'altezza del suo blasone. In verità, anche questo campionato non ha ancora un vero padrone...".

Quanto perde la Juventus con l’assenza di un attaccante come Fabio Quagliarella?
"Molto. Quagliarella e Krasic sono i migliri acquisti dell'era Agnelli-Marotta. A proposito: è decisivo che un Agnelli si sia assunto responsabilità dirette di gestione della società".

Fenomeno Krasic: è davvero l’erede di Nedved?
"Per entusiasmo, velocità e capigliatura i due si somigliano. Ma sono giocatori, secondo me, molto diversi. Krasic, per esempio è più tecnico, Nedved era più fisico e anche più incontrista. E soprattutto il ceko ha fatto parte di una squadra straordinariamente forte ed equlibrata".

Caso Buffon: qualche settimana fa sembrava chiuso il rapporto con la Juve, ora è tornato prepotentemente il numero uno. La società bianconera se lo terrà stretto secondo lei?
"Penso di sì, e non solo per affetto. Le bandiere nel calcio contano molto sul piano emotivo. Ma devono contare di più la qualità e il rendimento se si vuole vincere. Credo che Buffon abbia ancora intatte entrambe le cose. Dovrà solo essere sostenuto dal fisico. Glielo auguriamo di cuore, per la Juventus e per la Nazionale".

La stagione bianconera fin qui ha vissuto momenti di grande esaltazione ed altri, recenti, di assoluta depressione. Qual è l’effettiva realtà della Juventus di quest’anno? Riuscirà a centrare l’obiettivo Champions?
"La Champions è nelle corde tecniche della Juventus. Ma il gruppo delle rivali è agguerrito. Basta guardare la classifica. Milan-Lazio-Napoli-Roma-Juventus-Inter".

Chi esce dalle quattro?
"
Non saprei dire, ad oggi, chi davvero può competere per lo scudetto e chi no. Occorre regolarità di prestazioni per arrivare in fondo. E' quello che è mancato a tutte. Si va da 5 a 7 sconfitte nel girone di andata. Tante per chi deve vincere il titolo".

Capitolo Calciopoli, inevitabile quando si parla di Vecchia Signora. Dopo quel terremoto, Jean Claude Blanc affermò che la Juve sarebbe tornata a vincere entro 5 anni. 2006-2011 e ancora nessun successo. Dov’è l’errore?
"Non ce n'è uno solo. Lo scossone è stato durissimo. Dal podio delle prime a Bari, alla serie B. Un cataclisma con tutte le inevitabili scorie. E una generazione di campioni che via via ha lasciato la maglia bianconera. Le ricostruzioni sono complesse e difficili. Non si risale dal baratro in un istante. La Juventus ha cambiato una generazione di dirigenti, una generazione di calciatori e ha 'bruciato' un discreto numero di tecnici. Anche perchè un Lippi ed un Capello non si trovano dietro ogni angolo.

L'errore più evidente?
"Non parlerei di errore, ma di impazienza. La fretta, dice un vecchio proverbio, è cattiva consigliera. L'assetto societario e tecnico ora mi sembra quello giusto. Diamo tempo a tutti. Vedrete che la grande Juventus tornerà presto".

Torniamo proprio a quel 2006, anno di Calciopoli, ma soprattutto dell’Italia campione del Mondo. Lei, radiocronista RAI, fu la voce del successo azzurro. Ci racconta l’emozione provata?
"E' stata l'emozione più intensa della mia carriera. Una notte indimenticabile , nella quale non ho dormito. E non solo perchè ho lavorato fino a tardi. Ma perchè l'adrenalina mi ha impedito di prendere sonno. Ho visto il sole sorgere all'orizzonte della finestra del mio albergo di Berlino mentre, ancora incredulo, ricostruivo nella mia mente le azioni della finale contro la Francia. E quando ho dovuto riprendere in mano il telefono per le dirette del mattino, la mia voce è giunta in Italia roca e debole per quanto avevo urlato al gol di Grosso. Forse anche troppo. Ma un' "Italia campione del mondo" lo hanno gridato, prima di me, solo Carosio ed Ameri. Se ci penso, ho ancora i brividi... ".

 
 
 
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