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Juventus: il ruggito degli Agnelli...

Post n°3939 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Fonte: di Gianpaolo Zicarelli per carlonesti.it
© foto di ALBERTO LINGRIA

A poche ore dal posticipo che vale il derby d'Italia, i toni tra i vertici delle due società sembrano ridimensionarsi. Il Dg Marotta invita alla pacatezza, il Patron Moratti scommette sulla capacità del "giovin signore" di riportare in alto la Juventus, ma nulla è come sembra. Naturalmente il fuoco cova sotto la cenere. Del resto l'onda lunga delle polemiche arbitrali parte da lontano e fa comunque la sua parte. Zamparini, come direbbero a Napoli, chiagne e fotte: prepara a puntino il pre-gara con i bianconeri e interrogato poi sullo strabismo pilatesco di Morganti, promette di regalare agli sconfitti un lacrimatoio. D'altronde lui in proposito ha un'esperienza consolidata. E la memoria corta, riguardo ai tre rigori lampanti negati agli avversari. Cellino, non è però da meno: il turno successivo sorride, in tribuna, sul pareggio siglato da Acquafresca, meno sul raddoppio dell'ex, al tris di Toni lascia lo stadio. Perde dunque malamente, realizzando che per il momento la cessione di Matri non può considerarsi del tutto un affare se gli costa una figuraccia davanti ai suoi tifosi. Allora si aggrappa alla presunta "slealtà" della Juventus, sostenendo che il secondo gol dei suoi era regolare e il fallo su Toni ininfluente. Rocchi invece si è dimostrato puntualmente più attento sugli episodi che potevano essere decisivi. Lamentarsi dunque non è inutile, se lo si fa a ragione, ma sopratutto se è una pratica largamente condivisa a cui non ci si può sottrarre. Ciò che sorprende è la filosofia del presidente Aia, Marcello Nicchi: "Secondo me Morganti non va fermato. Valuterà Braschi, ma Morganti ha solo bisogno di tornare in campo ad arbitrare. Se torna a dirigere la Juve? Lo deciderà il designatore. Per logica rispondo affermativamente, altrimenti si tornerebbe alla ricusazione". Lo premiamo?. Eppure all'indomani del match sembrava in se: "È chiaro che ieri probabilmente non tutto è filato liscio, e sull'errore di Morganti non ci sono dubbi. C'è bisogno di riconoscerlo? È un errore evidente". E allora coma fa a dire anche che: "E' uno dei migliori arbitri in Italia, ha fatto bene l'anno scorso e sta facendo bene quest'anno. Purtroppo è capitato questo episodio, ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. E' chiaro che, se fosse un giovane a sbagliare, mettendolo a repentaglio si rischia di rovinarlo". Mentre un arbitro "esperto" può rovinare la Juventus …

Non ricordo, in questa stagione, un torto tanto evidente ad una grande. Moratti stesso, sull'episodio del fallo di mano di Bovo, ha dovuto ammettere: "Devo dire che ho visto domenica quella cosa lì e ha impressionato un po' anche me". Salvo poi essere, come la solito, corrosivo: "È una cosa un po' nuova che la Juventus si lamenti degli arbitri". L'Inter invece non ha motivi per farlo. Ne sa qualcosa Delio Rossi che, nel commentare il rigore mancato da Morganti, ha dichiarato: "Ci poteva essere, era rigore ma nasce da punizione che non c'era e poi comunque hanno segnato subito dopo. Domenica non ci hanno dato un rigore simile di Motta e hanno regalato un rigore all'Inter, ma non è giusto che quando una grande si lamenta ci sia una cassa di risonanza e quando lo fa una piccola niente, non è giusto". Questo bisognerebbe spiegarlo a Moratti, perché se la Juventus è costretta a battere i pugni sul tavolo è evidente che non è considerata alla pari delle altre big. Diversamente si lamenterebbe dei torti subiti con Milan, Inter, Roma o anche Lazio. Non certo di quelli di Palermo o Napoli. Del resto non è un segreto che abbia perduto autorevolezza e che uno dei compiti di Andrea Agnelli sia proprio di riguadagnarne. L'esposto sull'assegnazione dello scudetto del 2006 è solo il primo passo in questa direzione, cui è seguito inevitabilmente lo sfogo, a tinte forti, del post-partita di Palermo.

Il presidente nerazzurro non sembra però preoccupato: "Non credo ci sia la minima base per riassegnare il titolo del 2006 alla Juventus". In realtà queste certezze potrebbero sgretolarsi con l'addio, ormai prossimo, di Palazzi e la riapertura del processo sportivo. Ciò che è emerso a Napoli si sta rivelando un pericoloso boomerang per i bacchettoni di Calciopoli. Abete il 28 dicembre scorso ha annunciato: "Entro giugno si tira una riga". La prima. Seguirà quella tracciata dal fair play finanziario e Moratti al riguardo è parso già meno tranquillo, rispetto agli esiti della giustizia sportiva: "Ben venga la rivoluzione voluta da Platini. Ma credo non sia giusto cancellare la storia di un club se capita che momentaneamente non si trovi in regola con i parametri: sarebbe più opportuno magari costringere una società a un turno in più in Europa piuttosto che metterla fuori dalle coppe". Strano senso delle regole. Sollecitato inoltre sugli introiti che il nuovo stadio porterà alla Juventus, valutati da Marotta in circa 40 milioni a stagione, ha rilanciato: "Per l'Inter allora sarebbero 60". Sembra che tutti i trofei accumulati dai nerazzurri non abbiano effettivamente saziato la voglia di rivalsa del loro presidente. Non è forse un caso, infatti, che siano arrivati solo dopo l'estromissione della Juventus. Così come non lo è che, in questi anni, nessun'altra squadra sia stata in grado di concorrere realmente per lo scudetto. Nonostante ciò, è stato assegnato per lo più sul filo di lana. In Via Durini sanno bene che senza la vera Juventus quei titoli assumono un peso specifico diverso e si chiedono cosa accadrà già dal prossimo anno. Il punto, in conclusione, è che il derby italiano non potrà mai essere solo una partita. Sia però il campo a decidere.

 
 
 
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