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« Il trend negativo del ca...IN SALENTO PER VINCERE E... »

RAVANELLI «Moratti deve solo fare una cosa e subito, se è un signore…

Post n°3995 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Deve presentarsi in Figc e riconsegnare il cartonato, senza aspettare la sentenza.
Fonte: di Mauro Sarrica per "Calcio GP"
© foto di Francesco Cherchi

E' arrivato alla Juventus da perfetto sconosciuto, Fabrizio Ravanelli, ma una volta arrivato ne è subito diventato un simbolo, un idolo per i tifosi, il loro “Penna Bianca”. Ha sempre avuto e porta ancora dentro il classico Dna bianconero, perché “alla Juve non ci arrivi per caso, devi avere già qualcosa di grande dentro, una mentalità vincente”. Non se ne sarebbe mai andato dalla “sua” Signora, neanche dopo averle regalato tutti i “gioielli” possibili (Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League e Coppa Uefa), mettendo sempre l’anima in campo, sputando sangue, fino alla fine. Perché Fabrizio è sempre stato così, un vero lottatore, un esempio per tutti, capace di offuscare le gesta dei grandi fuoriclasse. E lui ci è riuscito e ci riesce sempre, sia in campo che fuori. Se poi gli si chiede di parlare di Madama, allora sì che non c’è proprio partita. In esclusiva a Gp, infatti, parla a cuore aperto del mondo Juve, dalle vicende di campo a quelle più “appassionanti” di Calciopoli, come nessun altro campione o “fuoriclasse” sarebbe in grado di fare.

Sei arrivato alla Juve dopo tanta gavetta. Ma l’hai subito conquistata. Come può riassumersi in una sola parola la tua “intensa” esperienza bianconera?
«Straordinaria, da favola. Ho vinto tutto quello che c’era da vincere, non avrei potuto desiderare di più…Alla Juve sono cresciuto anche come uomo. Far parte di questa società è qualcosa che ti segna per sempre. Perché questa non è solo una squadra di calcio, ma anche e soprattutto uno stile di vita».

Sei stato allenato da due grandi “maestri” in bianconero, il Trap e Lippi. Con il tecnico viareggino hai raggiunto i tuoi più grandi successi. E’ lui il migliore che hai avuto?
«No. Sicuramente è stato determinante ma non è solo lui ad essere stato fondamentale nella mia carriera. Anche gli altri che ho avuto lo sono stati. Se sono arrivato alla Juve, infatti, è perché alla Reggiana avevo un grande allenatore, che mi ha insegnato tanto. Perché in una grande squadra ci arrivi già preparato, collaudato, altrimenti neanche ti cercano. Riguardo al Trap, inizialmente non mi considerava molto, preferiva i “suoi” giocatori, quelli di grande fama. Poi però, dopo i primi mesi di ambientamento, mi sono ritagliato uno spazio importante e l’ho convinto come ho sempre fatto, a suon di gol. Con l’arrivo di Lippi, ormai, sapevo già cosa significasse giocare per una delle società più importanti al mondo e non c’è voluto molto per capirci…».

Tra i tanti gol che hai segnato, ce n’è uno che è rimasto particolarmente impresso nella mente dei tifosi. Non tanto per la sua bellezza, di più per la sua grottesca dinamica… Ricordi?
«Certo in un Juventus-Roma, quando mi ha passato la palla con le mani Aldair su rimessa laterale…Lui si è giustificato dicendo che era stato ostacolato da un tocco di mano del guardalinee ma non c’è stato nessun disturbo da parte dell’assistente. Mi ha fatto proprio un bel assist…».

Hai detto di aver giocato in una delle squadre più forti del mondo, di tutti i tempi. Secondo gli addetti ai lavori oggi questa società sta perdendo il fascino che l’ha sempre contraddistinta, anche a causa degli ultimi risultati sportivi. Che ne pensi?
«Non sono assolutamente d’accordo. Il fascino che esercita una società come la Juve non può essere messo in discussione da alcune annate storte. E’ vero che dopo Calciopoli sono cambiate un po’ di cose, ma bisogna dare fiducia al progetto portato avanti da John Elkann prima e adesso da Andrea Agnelli. Un progetto a lunga scadenza che riporterà questa squadra ai vertici, sia in Italia che nel mondo. Io ho tanta fiducia in questa dirigenza».

Il ritorno di un Agnelli alla presidenza fa sempre un certo effetto, in particolare per il tifoso juventino. Tu che hai conosciuto bene sia l’Avvocato che il Dottor Umberto, ritieni giusto un paragone con Andrea o lo consideri fuori luogo?
«Il paragone ci sta eccome. Andrea ha lo stesso temperamento dello zio e del papà, incarna perfettamente i valori di quella famiglia. E’ serio, disponibile e altamente professionale e soprattutto, così come quelli che lo hanno preceduto, vive questa avventura con grande passione, voglia di fare. Ama la Juventus perché è la sua vita, quella della sua Famiglia… ».

Sai benissimo che per tradizione far parte della “Signora” vuol dire essere vincenti. Secondo te, passando all’aspetto tecnico, Delneri è uno da Juve?
«Sì, perché non molla mai. Ha dimostrato di esserlo. Se non fosse stato per i numerosi infortuni questa squadra sarebbe ancora ai vertici della classifica, dopo essere ripartita da zero, non dimentichiamolo. E questo è anche merito suo. Non era facile creare un gruppo forte e compatto dopo quello che è successo la scorsa stagione e lui ci è riuscito. Deve continuare a lavorare così, e, anche con un pizzico di fortuna, i risultati arriveranno».

Marotta e Blanc invece come li vedi? Meritano di far parte di questo progetto? Sono stati spesso criticati dai tifosi…
«E’ ancora presto per giudicare il lavoro di Marotta, aspettiamo giugno. Ha fatto acquisti importanti nonostante il budget ridotto. E’ vero che ha anche fatto degli errori, ma ci può stare. Comunque, ripeto, non ha senso giudicarlo ora. Anche Moreno Torricelli e Angelo Di Livio non erano considerati giocatori da Juventus e poi sappiamo tutti come è finita… Per quanto riguarda Blanc, invece, posso dire che è un grande manager ed è grazie a lui se la Juventus potrà usufruire tra qualche mese di uno degli stadi più belli del mondo. Ma di calcio si sa che non ne capisce molto…».

Parliamo ora di un tuo “vecchio” compagno di squadra, Alessandro Del Piero, in procinto di rinnovare il contratto. Pensi che sia ancora utile alla Juve del futuro o sarà solo un uomo immagine?
«Alessandro ha ancora voglia di fare la differenza in campo. Anche se l’anno prossimo gli toccherà spesso la panchina, darà sempre il suo contributo alla squadra. E’ il simbolo di questa società e credo che presto si arrivi a una soluzione per il rinnovo. Il ruolo di uomo immagine può aspettare, Alex vuole essere protagonista sul rettangolo di gioco».

A proposito di compagni, accanto a te giocava un certo Vialli. Che ricordi hai di lui?
«Un punto di riferimento. Persona fantastica sia dentro che fuori dal campo. Fondamentale per i successi della Juventus. Non è facile trovare uno come lui…».

Il suo posto nella squadra attuale è occupato da Matri…Acquisto da top club o al massimo da quarto posto?
«Giocatore da grandissima squadra. E’ un attaccante di valore, ha ancora ampi margini di miglioramento ed è l’ideale per puntare in futuro a vincere qualcosa di importante. E’ giovane, ambizioso e fa tanti gol. Uno così è proprio da Juventus».

Osservando i giudizi e le opinioni della gente, si nota ancora una certa nostalgia nei confronti di Luciano Moggi. Perché?
«Come si fa a dimenticare un grande esperto di calcio come lui…E’ normale che la gente lo rimpianga. Ha dato tanto a questa società, è stato il migliore di tutti. E’ difficile trovare uno competente in ambito calcistico come lui. Non si può negare l’evidenza…».

Eppure c’è chi non la pensa così. Ad esempio Moratti, che ribadisce di essere stato “onesto” e di aver combattuto il sistema Moggi, la cosiddetta “cupola” che secondo lui alterava i risultati sul campo a svantaggio dell’Inter…
«Moratti deve solo fare una cosa e subito, se è un signore…Deve presentarsi in Figc e riconsegnare il cartonato, senza aspettare la sentenza. La Juventus ha sempre vinto sul campo, sfido chiunque a dire il contrario. Come si fa a prendersi uno scudetto dopo che si è arrivati a meno quindici punti dalla vetta…Anche gli avversari hanno riconosciuto la forza di quella squadra, era troppo evidente il divario con gli altri. E non mi sembra poi che l’Inter sia così “onesta”…Mi auguro che vengano restituiti i due scudetti alla Juve, anche se so che è difficile. Ma non bisogna mollare, la società deve continuare a farsi sentire, lo deve a sé stessa, ai giocatori che quegli scudetti li hanno conquistati e a 14 milioni di tifosi».

Tornando al calcio giocato, pensi che si riuscirà a centrare l’obiettivo Champions?
«Assolutamente sì. Con il recupero degli infortunati, il quarto posto è alla portata di questa squadra. Non riesco ad immaginarmi una Juventus senza Champions con il nuovo stadio…».

Cosa ti aspetti per il futuro? E’ possibile un tuo ritorno alla Juventus in compagnia del “Direttore” Moggi e di Marcello Lippi? «Magari. Sarebbe un sogno. Ero già stato vicino appena due anni fa a fare ritorno alla Juventus, come allenatore nel settore giovanile. Se ci fosse la possibilità di farlo insieme a Moggi e a Marcello Lippi, poi, sarebbe ancora più intrigante… ».

 
 
 
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