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Nemici miei

Post n°4897 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

© foto di Micri Comunication

Spente le tv, si è respirata aria di cinema all’udienza del 07. Un po’ di personaggi in cerca d’autore e, nel caso delle parti cosiddette civili, danaro. Storie strampalate e in qualche caso persino patetiche. Innocenzo Mazzini sembra uscito da Amici Miei. Toscano che più non si può, capelli soffici. Un ragazzaccio un po’ cazzone capace di raccontare una per una le sue millanterie telefoniche come quegli scherzi che in fondo erano e poi di abbracciare e baciare a fine concione quel Maurizio Galdi , il suo carnefice. Sempre in tema di Amici Miei, dopo le canzonature di Antani Mazzini ecco le supercazzole delle parti civili. Gente che non avrebbe saputo che dire non ci fosse stato il generoso apporto dell’ex vice federale. Sulla sua deposizione spontanea s’è innestato il primo dei rimborsabili, l’avvocato dello Stato Federico Vigoriti. Non s’era più visto da queste parti dal tempo in cui ci fu la battaglia con la Casoria per ammettere o meno le parti civili al processo, un processo penale. Vigoriti ne fa una dietro l’altra. Prima attacca il collegio, pensando che nel frattempo sia stato mutato. La Casoria lo riprende secca: se fosse mutato, il processo sarebbe ricominciato. Lui imperterrito insiste: del collegio non si fida. Di Mazzini si. Ha negato le telefonate ? No. E dunque. Dice che scherzava ? Non importa, bastasse dirlo. Vigoriti va palesemente a braccio per giustificare la sua presenza in aula e dare un contorno di parole all’unica cosa che gli interessa dire. La cifra del risarcimento che allo Stato spetta. Anzi, più che a braccio va ad orecchio. La truffa c’è stata in quanto nell’aula s’è sentito parlare di “pressioni per comprare partite”, quelle dicerie che Mazzini per un’ora ha tentato utilmente di minimizzare, di ricondurre nel loro alveo naturale di chiacchiere per darsi importanza. Di più. Al Tg1 Moggi a proposito di Scommessopoli ha dichiarato “ai calmanti non sono mai arrivato”. Moggi l’ha detto tra le risa ma quelle come per Mazzini non sono udibili. Moggi l’ha detto e Vigoriti l’ha sentito, lo giura sulle sue orecchie. Vorrebbe farlo sentire a tutti, ha portato persino il cd della trasmissione risate comprese e lo sventola come prova provata del fatto che se Moggi ai calmanti non era ancora arrivato questo significa che era allora arrivato ad altro. La Casoria non gli presta orecchio. Lei, la tv, la vede e non è impressionata punto. Durante il processo ne ha sentite anche troppe e invita lo Stato ad occuparsi, se riesce, di questo processo. Vigoriti alla fine proprio non riesce. Di fatti concreti non parla, non ha seguito, non li conosce. Lui rappresenta i Monopoli di Stato e l’immaginifico Ministero per le attività giovanili, in burocratese Rogas. Poiché del danno ai Monopoli sa di non poterne parlare per probabile disinteresse della platea nei confronti delle perdite dello Stato biscazziere, allora profitta del fatto di rappresentare i giovani ed attacca la solfa. Calciopoli ha strappato i sogni dei bambini. La Juve di Moggi e Giraudo il lupo cattivo capace di violare i valori più belli, sporcare la pudicizia della bella gioventù. Avere o essere ? Nel dubbio chiede trenta milioni di cui però solo cinque per i ragazzi. Tanto costa la perdita dell’innocenza per le povere creature indifese. Indifese da tutti tranne il suo Ministero. Non crediate però che questo Vigoriti sia uno che passava di lì per caso. Pezzo grosso, magari un po’ in disarmo. Sono diciassette i tutori di Cappuccetto Rosso, la pargola macchina statuale, da truffe o mele avvelenate. Lui ? Uno dei diciassette. Avvocato dello Stato Federico Vigoriti, Rotonda Diaz. Processi importanti (Bassolino). Morta la madre per mala sanità. Da allora ha perso un po’ serenità. Dopo il pezzo grosso sono arrivati quelli piccoli. La FederConsumatori campana (“non chiedo soldi perché sono un signore”), bontà sua. L’Atalanta, i due Bologna al prezzo di uno (in due chiedono i 100 milioni che secondo Gazzoni valeva la squadra). La Rai Tv, che fa indirettamente causa a un suo dipendente (Venerato) assunto nonostante sia per la Rai parte attiva del danno stimato in dieci milioni di euro. Dieci milioni per un pezzo sul rientro di Del Piero a Lecce, per il mobbing verso la Sanipoli rigettato dalla Rai stessa non a chiacchiere ma in un tribunale, per il boicottaggio di Ermanno Pieroni fatto intervistare senza censure da Scardina per milioni di telespettatori, milioni forse anche più di dieci. Una Rai che supera persino Vigoriti in fantasia arrivando ad affermare che la fase dibattimentale, il calvario della pubblica accusa, ha confermato l’impianto accusatorio prendendosi un rimbrotto persino dal solitamente cinico e tranquillo Trofino (“ma lei che ne sa della fase dibattimentale se è la prima volta che la vedo in aula ?”). Una Rai che insomma manda in onda tutto e il suo contrario pur di fare grana. Forse si vuol pagare la prossima edizione del Festival di Sanremo con Calciopoli. Durante l’udienza fuori dall’aula si parlava solo di Narducci ed Auricchio in giunta comunale, un flash lanciato da Repubblica e rilanciato dai pc in aula, quel Narducci assente che stava già firmando la richiesta d’aspettativa (poi accolta) dalla magistratura per andare a formare una giunta da commedia di Eduardo. La giunta degli assessori del Rione Sanità. Al termine dell’udienza, gli avvocati s’affollavano al banco della Casoria riguardo l’annullamento dell’udienza del 28, giorno della ricusazione al piano di sopra, riuscendo a far prevalere il buon senso. Le parti cosiddette civili, e sono appena le prime sei, sono già arrivate a chiedere centinaia di milioni. Ne mancano altre quattro, tra cui il fiero e coerentemente neo retrocesso Brescia del truce Catalanotti oramai orfano delle chiacchieratine con il suo Narducci e soprattutto lo spauracchio autentico. Quella Fgci che non esiterà, per tutta una serie di motivi non ultimo quello di fare pressione politica a tutto campo su Juve, esposti, tentazioni per il futuro e dintorni, non esiterà a far salire la cifra globale dei danni ai livelli di una Finanziaria. Nella prossima udienza, domani, parla la Juve. In qualità di responsabile civile. Significa che se domani il direttore si scoccia di dar retta a tutti quanti e ci molla al nostro destino, paga cioè fallisce la Juve. Non si creda che sia la fine del mondo per i tifosi. Per molti di essi, significherebbe forse l’unico ristoro. L’avvocato Vitiello svolgerà probabilmente una requisitoria che non conferma e non smentisce. Sarà a mio avviso una scialba e sabauda e anaffettiva sciorinatura di numeri senza mai in alcun modo porsi se non in modo freddo e indiretto a difesa dei suoi uomini. Una sorta di ragionieristico e neutro tentativo di non stare né con Narducci e neanche con Moggi.

Il paradosso è che se la Juve ha una speranza di salvarsi lo deve proprio alla difesa di Moggi, di colui che lei non ha difeso. Il paradosso ulteriore è che anche la Juve non dovesse sborsare un euro a nessuno grazie a Luciano Moggi c’è comunque una sentenza già scritta nei cuori non so dei giovani indifesi se pure esistono ma sicuramente di tanti. Una sentenza di colpevolezza già emessa dai suoi tifosi: la Juve potrà pure risparmiare grazie al lavoro di altri tante cose ma questa, la Juve, non potrà mai risparmiarsi.
Può ancora fare qualcosa per iniziare a farsi perdonare.
Però deve mollare i ragionieri e seguire i consigli del suo avvocato migliore, il Direttore. In fondo questo dei danni è un po’ come un mercato. Com’è che vinceva il re del mercato ? Sparigliando le carte, sviando i sospetti, i pericoli, inventandosi giorno per giorno un sempre nuovo se stesso. Perciò gentile Juve spa, gentile nemica nostra. Stupisca il calcio italiano.
Domani a questo mercato non faccia inventari.
Faccia una invenzione.

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