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Interista un giorno, interista per sempre...

di L. Basso

In questi ultimi giorni, in concomitanza con l'arrivo in bianconero di Vidal, stiamo assistendo ad un rosario di dichiarazioni da parte del “Signor” Kalle Rummenigge,un tempo attaccante di notevoli capacità, fiore all'occhiello della nazionale tedesca, oggi dirigente del Bayern Monaco.

In pratica cosa è successo? Anche la squadra bavarese aveva messo gli occhi sul talentuoso (speriamo!) sudamericano e -pare- c'era già stato un qualcosa, un accordo, un'intesa.
Poi è arrivata la Juve e il buon Vidal ha scelto di vestire il bianconero. Roba che capita da quando esiste il calciomercato, niente di speciale. Proprio la stessa Juve post-farsopoli ci ha ormai abituato a infinite telenovelas con questo o quel protagonista che poi, alla fine, va ad accasarsi presso questa o quell'altra squadra (uno su tutti Dzeko).
E invece apriti cielo.
“Vidal ha scelto la Juve. Ha preferito un club di prestigio, del resto gli ultimi campionati e le vicende legali parlano chiaro” . Queste, più o meno, le parole del campione tedesco che -non dimentichiamolo- è stato anche punta dell'attacco della squadra milanese campione di prescrizione.
E poi non si è fermato qui, secondo i dettami della scuola Goebbels-Moratti ha rincarato la dose, adducendo che Vidal l'avevano già preso loro, che avevano accordi precisi col giocatore e con la squadra, e invece la Juventus sarebbe arrivata illecitamente a gettare all'aria un trasferimento già bell'e fatto.

Premesso che, con tutto il rispetto, parliamo della Juventus post-farsopoli. Se davvero Big Luciano Moggi, colui di cui si sono cantate gesta e infamie inenarrabili, avrebbe potuto (a quanto pare) fare al calciatore ed ai dirigenti “un'offerta che non si può rifiutare” con tanto di coppola e lupara come l'hanno dipinto in questi cinque anni, ben diversa è -ahimè- la musica con la Juve di Secco prima e di Marotta poi. Quanti giocatori di buona caratura, in questi anni, non hanno vestito il bianconero proprio a causa della poca aggressività sul mercato?
Sognavamo Xabi Alonso e ci siamo dovuti accontentare di Poulsen. Davamo via Molinaro per prenderci... Maicon? Bale? No... Motta, generoso ma limitato.
Per cui non se la prenda tanto a male, Signor Rummenigge, se stavolta la ruota è girata diversamente. Sono cose che capitano ai vivi.
Magari al posto di Vidal prenderà un ragazzino di Stoccarda o di Francoforte e si troverà in mano il nuovo Leo Messi, chi può dirlo?

Già, ma forse il problema non è “solo” Vidal, vero?
Magari il vero cruccio è quello di vedere Vidal vestito con quei colori, quelli che per lei, come tedesco e come nerazzurro sono un qualcosa di ostico, di difficile da digerire, più dell'infame rotella di cetriolo degli hamburger del McDonald.
Già, perchè, come le ha risposto anche Marotta, il suo passato parla chiaro. E' il suo DNA ad essere contaminato dall'essere nerazzurro con tutto ciò che comporta: usare la Juventus come alibi, come scusa per tutti i propri insuccessi. Lamentarsi a prescindere, accusando, insultando, sicuri di una propria presunta superiorità e castità morale.
Perchè me lo lasci dire, Signor Rummenigge... arrivare a dichiarare “Vidal è immorale e va nella società adatta a lui” è già di per sé meschino. Tacciare di immoralità qualcuno quando, nel frattempo, si gonfia il petto per l'orgoglio di dimostrarsi amico e compare dei “Campioni di prescrizione”, di coloro che si nascondono dietro la povera figura di un cadavere, beh, Signor Rummenigge... faccio davvero fatica ad immaginare qualcosa di più squallido, e comunque meno in linea con i “valori dello sport”.

Già, ma forse tutta questa acredine è maturata in tanti, tanti anni. Ancora da prima delle sue stagioni a Milano. Molto probabilmente nasce quasi trent'anni fa, quando dovette chinare il capo davanti ad una nazionale in maggioranza bianconera.
Ha dovuto assaggiare i tacchetti di Gentile, subire la rete di Pablito Rossi, vedere l'urlo animale di Tardelli e sopportare la vista delle manone sante di Dinozoff (tutto attaccato, come Giggiriva) che sollevavano la Coppa a cui ambiva.

E' vero, i tempi sono cambiati, la Classifica Uefa parla chiaro, il calcio italiano non è più il centro del mondo ma sempre più un fenomeno di seconda fascia.
Ma mi permetta di citare il grande Albertone nazionale. Lo so, lui la frase la diceva all'inglese David Niven, ma lei, anche se tedesco, ha dimostrato la stessa spocchia.
Si ricordi sempre che “quando noi costruivamo gli acquedotti, voi vi dipingevate ancora la faccia di blu”.
Con rispetto parlando, s'intende.

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