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Il diritto al calcio e alla dignità stracciati...

Post n°5300 pubblicato il 29 Agosto 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

Sono anni che sento dire: levategli tutto agli italiani ma non il calcio, quel giorno sarebbe la rivoluzione.
Bene, quel giorno è arrivato e non c’è stata nessuna rivoluzione.
Mi diverto ad ascoltare i commenti: sono dei viziati, si dovrebbero “vergognà”, non hanno rispetto, sidovrebbero alzare la mattina alle 6 e andare in fabbrica.
Sono gli stessi che fanno la fila per farsi autografare una maglietta, che al campione del loro cuore presterebbero anche la donna e la macchina, che in una sera sono capaci di spendere metà del loro stipendio in un locale alla moda per farsi fotografare insieme al fuoriclasse e la velina di accompagno.
Sono gli stessi che l’altra sera hanno pagato 100 euro in tribuna Monte Mario per infamare il nuovo allenatore della Roma quando ha tolto il loro campione che oggi sciopera.
Ma non è mica colpa sua del campione, figuriamoci: Totti (o Zanetti, o Gattuso o chi altro vi pare) oggi avrebbe giocato lo stesso, perchè quello è un campione vero che si è fatto da solo e mica ha bisogno di farsi difendere dall’associazione dei calciatori!

A proposito: perchè un ricco (che sia diventato ricco da solo o meno), un baciato dalla fortuna, non dovrebbe avere il diritto di difendere i propri privilegi in un paese come l’Italia che del privilegio è la patria ?
Qualcuno contesta il diritto all’esistenza di Confindustria, o dell’unione europea delle banche o degli accordi delle multi- (nonchè sovra-) nazionali del petrolio ?
Qualcuno contesta l'esistenza dei ricchi stessi (quando tutti vorremmo diventarlo) ?
L’Italia è un paese curioso: il meno liberale che ci sia, storicamente diviso in mille enti e corporazioni.
Però il popolo italiano è straordinariamente liberale: abbasso quella casta ma nessuno tocchi i miei diritti.
L’Associazione Calciatori è ricca e potente non per legge divina o costituzionale, ma per le leggi del mercato, in altre parole rappresenta un settore (il football) che tira di brutto.
Ossia: che fa girare un sacco di soldi e soprattutto crea un sacco di debiti, è l’espressione perfetta della nostra economia, perchè si dovrebbero mettere dei freni ad un settore che tira ?
Tutti liberali, insomma, ma sempre con i privilegi (e i diritti) degli altri.


Oggi il tifoso qualunque si farà i fatti suoi, chi un giorno in più al mare, chi un’ora in più in famiglia, chi due passi a piedi. Stop. E gli Ultras ? andranno oltre come dovrebbero fare per definizione ?
Ultras “de che?” quando il top dell’indignazione che vedo in giro è uno striscione dei tifosi organizzati dell’Atalanta: Voi in villa a scioperare, noi in cantiere a lavorare?
E’ lo stesso striscione di 20, 30 anni fà, rimasto lì che torna buono per ogni occasione, come quell’altro ormai vetusto “Questo calcio ci fa Skyfo”.
slogan standardizzati per un calcio vuoto di significati.
Io vivo in una periferia del mondo globalizzato, ma con serie pretese di farne parte grazie al suo piccolo centro commerciale a un piano solo: grande catena alimentare con annessi squallidi esercizi di contorno.
Ieri accanto alla porta a vetri scorrevole uno stand dell’emittente satellitare con i due promoter seduti su una scatola di cartone.
Nessuno che chiedeva informazioni, nessuno che si interessava all’ultimo pacchetto, all’ultima offerta, al più aggiornato dei bouquet di proposte.
Ma anche nessuno che protestava chiedendo il rispetto del contratto stipulato: fra oggi 27 e domani 28 ho firmato per vedermi 10 partite e godere dei commenti dell’immaginifico Fabio Caressa, il D’Annunzio di Testaccio, il Brera del terzo millennio, rivoglio i soldi!
Niente. Indifferenza. La desolazione dello stand si intonava alla perfezione con il kitsch del centro commerciale. Cartoline dal postmoderno.

Il fatto è che il diritto al calcio ci è stato sfilato.
Oggi le bandiere del Chievo o del Milan, del Lecce o della Fiorentina resteranno ammainate.
Poco male, le nostre lo sono da cinque anni. Hanno continuato a sventolare per forza d’inerzia, sospinte da un vento fasullo, da promesse vane, da fiducia mal riposta, castelli costruiti sulla sabbia laddove non c’era più anima.
Le parole di Luciano del 14 maggio 2006 oggi mi strappano una smorfia amara: quanta ragione avevi vecchio pirata.
Abbiamo continuato a vivere, anche se morti dentro, a vivere, ed essere sempre contenti (anche se dentro ci salivano delusione e rabbia).

Noi di GLMDJ, in questi anni abbiamo capito che il diritto al calcio e il diritto alla dignità sono stati stracciati e vanno riconquistati giorno per giorno anche a costo di rinunce.
A costo di chiudere gli occhi quando giocano i bianconeri, di tapparsi le orecchie davanti alle sirene del: non prendertela, è andata così, rinasceremo prima o poi.
Invece no: non c’è poi senza prima.
All’Inter invece non si sono accorti di nulla perchè si sono venduti la dignità e hanno pagato oro il cartone. Un giorno come oggi per loro, beata ignoranza, non ha senso.
Invece ne è carico: c’era un tempo in cui la domenica si giocava comunque e la Juve era forte anche se tu non andavi, anche se non eri allo stadio, alla radio, alla tv. Oggi non è più così.
Il calcio non va più in automatico perchè non è più un fatto sociale, è un fatto privato dove vigono leggi severe di mercato: se il gettone non cala la slot non gira, e i calciatori hanno in pugno la leva.
Il gettone però è tuo, caro tifoso, quale Juve vuoi?
Non farti incantare dalle sirene, non tutto quello che luccica è bianconero, riprenditi il tuo destino e la tua Anima.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1820


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