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« Agnelli: "Non abbiamo fa...Calciopolando si impara... »

In aula il legale di Mazzini attacca: Perché Abete no?

Post n°5381 pubblicato il 20 Settembre 2011 da nadir63l
 

Le intercettazioni killer e i “baffi” colorati, in attesa della sentenza attesa a fine ottobre. La maternità della Morescanti, legale di Bergamo, farà slittare l’epilogo, ma c’è grande attesa per le nuove telefonate trovate dagli avvocati di Moggi

ROMA -  Molte assenze, l’aula è semivuota. Il pm Capuano è al suo posto, l’udienza comincerà con l’arringa dell’avvocato Mungiello per Salvatore Racalbuto, per il quale i pm avevano chiesto il 31 maggio una pena di due anni e due mesi. Poi la parola passerà al difensore di Innocenzo Mazzini, assente così come Racalbuto, Botti: la sua difesa per scongiurare la richiesta di 4 anni per associazione per delinquere formulata da Narducci a fine maggio. La giudice Casoria procede con l’appello e nel frattempo arriva Luciano Moggi, con gli avvocati Trofino e Gallinelli (De Santis è assente, stavolta) e il consulente Nicola Penta.

CHE CARRIERA GRAZIE A CALCIOPOLI! - Torna l’avvocato Mungiello, ma Botti ha già cominciato: «Il processo è una cosa seria, tanta mediaticità perché si parla di calcio: addirittura tre istanze di ricusazione. Recuperare la serietà dispersa in questa vicenda. Confrontarsi, allora, sulle cose serie e non sulle esasperazioni date nel processo che hanno caratterizzato tutto il processo. Volente o nolente il tribunale: in questa aula sono passati 20 anni di storia del calcio italiano, da quanto abbiamo sentito, dalla risposte vi dovete formare il vostro convincimento. Le conclusioni della Procura prescindono assolutamente dai risultati dell’istruttoria: ma se il Tribunale avesse ascoltato la requisitoria durante l’udienza preliminare ha fatto copia incolla. I pm si sono innamorati di un tema investigativo: ha dato un volano per prestigiose carriere politiche per il pm e per l’investigatore. La medesima requisitoria del rinvio a giudizio ve l’hanno riproposta, con richiesta di gravissime condanne. Hanno occupato mesi e mesi di udienze, ebbene la conferma in udienza del teorema si riprenda i verbali e compari il contenuto dell’indagine e quanto detto dai testi. 19 maggio 2009, Paparesta senior, 26 Maggio Dal Cin, Paparesta figlio, Galati, Di Mauro, Pastore, Mazzoleni, Garufi Martino Dilaroni, segnalo Ghirelli che si avvale della facoltà di non rispondere, Cellino, Pieroni... Se avrete la pazienza di rileggere le deposizioni di questi testi, verificando in modo incrociato le loro parole, verificherete come la requisitoria del pm non tiene in alcun modo il ridimensionamento della sua tesi. E guardate i tempi degli interrogatori: guardate il teste Ferri, un magistrato della Repubblica, che contrasto tra lunghezza dell’interrogatorio e quanto veniva reso a verbale. C’era la necessità di scavalcare la verifica doverosa della susstistenza dei fatti.

ANOMALIE - Botti prosegue: «Indagine piena di anomalie, a cominciare da una fuga di notizie continua che determina l’unica vera sanzione: la gogna mediatica fino all’avviso di conclusione delle indagini, tutti giravano con il libro rosso e nero dell’Espresso. Uno degli scoop editoriali più sraordinari: a costo zero, pubblicando in violazione della legge, ha pubblicato l’intero complesso delle intercettazioni delle informative. E su quei pamphlet tutti si sono fatti un’idea sulle persone e le persone hanno subito un danno inestimabile».

TORINO ARCHIVIO’ COSI’ - Oggi facciamo nel 2011 un processo inquisitorio, ma vagliamo anche il metodo investigativo: mentre a Napoli le indagini erano in corso, con tutte le anomalie evidenziate, nel frattempo alla Procura di Torino c’era un gruppo di lavoro con magistrati espertissimi Maddalena, il proc. aggiunto Guariniello, quattro pm Loreto, Tatangelo, Colace e Panelli. Torino lavorava sulle stesse imputazioni, più ricettazione: per mera coincidenza io posso fornire una fonte qualificata e utilizzabile, al giudice monocratico di Roma, difronte alla giudice Rampelli, difendevo per una querela: perché quell’archiviazione era arrivata per motivi che prescindevano dal contenuto della loro attività nvestigativa. Così ho studiato gli atti, con Caselli in aggiunta, leggo che si arriva ad un’archiviazione.

«INDAGINE RIDICOLA» - Maddalena è ascoltato dal Tribunale di Roma come persona offesa e restituisce col dettaglio il percorso che porta all’archiviazione controfirmato da Caselli. Maddalena dice al giudice di Roma: «Dopo di che non venne fuori assoutamente nulla, ci si pose il problema. Allora dico subito che nel gruppo c’erano due orientamenti: uno di Guarinielli che voleva la proroga, uno da parte del dottor Tatangelo contrario nettamente. Che attività facciamo, allora: vediamo tutte le partite per gli errori e poi chiamiamo l’arbit. Mi sembra un’indagine ridicola inq uesti termini. Avremmo grande clamore mediatico per arrivare alla fine a risultati assolutamente negativi e faremmo un grande calderone per non arrivare a nessun risultato. Invece Guariniello fece poi una memoria dicendo che l’unco reato rilevabile poteva essere la frode sportiva. Anche Guariniello ci disse non è ricettazione, non è associazione, l’unico era la frode: chiedere la proroga solo per la frode. Viste le posizione, io ero d’accordo con Tatangelo. E, dissi ai colleghi, convochiamo anche il procuratore Caselli e tutti conoscono la fama, la persona di Caselli non compiacente verso nessuno. E Caselli si allontana: non creiamo un caso, io sono per l’archiviazione».

LE VIOLAZIONI DEI PM - «E così - prosegue Botti -, la decisione arriva a Torino dopo una sofferta analisi. Napoli, invece, prosegue e cosa ha in più? Solo il numero di intercettazioni. Siamo tornati all’89 e questo è un processo inquisitorio. E allora discutiamo solo di intercettazioni, e allora abbiamo Torino che archivia, e allora arriviamo a queste telefonate. Non le leggerò, le intercettazioni, ma ricordo i paletti che la Cassazione impone per l’utilizzo di questo strumento investigativo che deve esistere, ma che deve responsabilizzare il giudice che indaga e giudica. Dice la Cassazione: le captazioni sono prove solo se gravi, attendibili, convincenti; precise e non equivoche; concordanti coi fatti. Io devo ringraziare la difesa di Moggi: hanno evidenziato come hanno fatto queste indagini, il pm non può comportarsi come un difensore ha selezionato telefonate come fosse un avvocato difensore nelle due indagini difensive, speravo di capire quale il criterio di selezione nella torrenziale requisitoria. Senza la difesa di Moggi noi avremmo conosciuto una verità processuale. il pm è pubblico ufficiale: non può fare una discovery parziale,  monca, il pm deve indagare in una prospettiva di verità non è vincolato in chiave accusatoria, questa selezione è una violazione della legge. E poi michiedo: come si fa a valutare su partite di calcio e non sappiate come il sistema calcio interagisca. E su quella indagine parziale, chiedono condanne per associazione per delinquere. Purtroppo non mi scandalizza più l’uso del reato associativo: serve per far fare intercettazione e misure cautelare, laddove i reati fine non consentono nè l’uno nè l’altro, ma il 416 diventa il grimaldello per agire. E la frode sportiva è tra queste».

PERSINO LO SPORT... - Botti incalza: «Persino la giustizia sportiva sostiene che non si possono individuare i presupposti del reato associativo: non un unicolo reticolo esisteva, scrive la Caf, bensì tanti reticoli che si attivavano nel proprio interesse per alterare l’imparzialità; non già un sistema ma un’atmosfera inquinata, un’insana temperie che avvolgeva il campionato di calcio». Profetico Ruperto: non gli avevano dato le telefonate di Inter, Roma, Cagliari, Palermo, Udinese, Chievo, Brescia etc. eppure....».

TUTTI BUONI, TUTTI CATTIVI - I pm - va avanti Botti - ignorano usi e costumi del calcio, e la difesa di Moggi invece ci ha restituito tristemente un mondo del calcio queste relazioni, sgradevoli e poco corrette attraversano integralmente il calcio: visto il numero di squadre che riescono ad interagire con i designatori? E allora perché fuori da questo cilindro squallido e triste ha tirato fuori dei nomi? Che prestigiatore quello che ha tirato fuori questi numeri... Sono associati questi e non gli altri: criteri arbitrari e casuali. Cosa diversifica i promotori dell'associazione e quelli scampati. Ci sono i cattivi, ci sono gli associati e quelli comportati in maniera poco corretta. Ci sono i pari espiatori, la sazione mediatica, i processi sportivi, ma il carrozzone deve andare avanti, i poco corretti e fortunati restano dentro, i cattivoni fatti fuori!!! Se vogliamo essere amanti della statistica, ma ritenere che ci sia stata una società, la Juve, monopolizzato quello che di trasparente e non e sia stato un monopoli esclusivo e solo Moggi l’esclusivo gestore di questo, ma qui c’è stata casualità nella scelta degli imputati di questo processo. Ho riletto le statistiche di 30 anni: è unmonopoli di economia, forza imprenditorialità, forza politica.

JUVE, MILAN e INTER - In pari dignità:su 30 scudetti è uscito da quella Verona, Samp, Lazio, due olte alla Roma, due volte al Napoli c’era Moggi e anche Maradona, però. Questi sono i numeri: e allora se ricostruiamo il calcio degli ultimi trenta anni qui stanno a dire che esiste un cattivo che è Moggi e una dominante, La Juve, e ci sono i santi dell'Inter e del Milan che non hanno bisogno di difensore tecnico in questa aula. E’ un'indagine incompleta anche dal punto di vista storica. C’è soggezione inevitabile dell'arbitro: è nel triangolo Juve-Mila-Inter, in questi trenta anni la storia è questa. Ma questo è un reato penale: la soggezione significa garantirsi, al di là di interventi diretti, attrazione verso le famiglie Moratti, Berlusconi, Agnelli. Voi siete giudici e non tifosi: ripartite da qui, nel giudizio.

MAZZINI=CARRARO=ABETE - Botti ora punta sui vertice federali: hanno risparmiato Abete, hanno assolto Carraro e Ghirelli. E Mazzini chiede par condicio. «Devo ricordare il caso di Carraro e Ghirelli, anche loro ai vertici arbitrali: loro sono usciti giustamente senza nemmeno l’onta del rinvio a giudizio, e attenzione la loro sentenza è andata in giudicato. E l’altro vicepresidente, Abete, nemmeno l’avviso di garanzia. Allora più tardi compareremo i comportamenti dei soggetti: perché analoga valutazione non è stata fatta per gli altri, visto che identici erano i comportamenti? Il criterio è il numero delle telefonate?»

«ABETE SVIAVA» - Botti affonda su Abete: «Il medesimo Abete graziato, giustamente, dal processo nonostante una deposizione testimoniale che solo la bontà dei pm poteva chiudersi inq uesta sede. Una verginità che aveva resistito all’indagine, nonostante i suoi sviamenti ci ha assistito. Lo stesso Abete ha dovuto convenire che la gestione era collegiale, una preoccupazione atavica lo costringeva a risposte ambigue e alla fine dovette dirci che Mazzini si occupava di antidoping e dilettanti e che la gestione era collegiale. Ma le telefonate dimostrano che non c’era una gestione univoca. Verificate se nelle telefonate di Carraro o di Abete in ordine alla vicenda salvataggio Fiorentina e troverete parole diverse da quelle di Mazzini! In particolare c’è una telefonata importantissima tra Carraro e Bergamo sul salvataggio della Lazio. Carraro incalza Bergamo e lo accusa che gli arbitri ascoltano al contrario se i suggerimenti arrivano per fare giustizia della Lazio: e allora se l’ex presidente federale è assolto, perché il mio assistito è accusato di associazione a delinquere?». Botti affonda: «E veniamo ad Abete, neanche indagato, ma anche lui vicepresidente: rileggetevi la telefonata Abete-Ghirelli, le telefonate tra Abete e Mazzini, del 19 maggio e l’altra del 23 maggio 2005. Verificherete che l’intervento di Abete e quello di Carraro hanno le medesime caratteristiche. L’indirizzo di una federazione come la Figc sia quella di salvaguardare anche quello che c’è dietro talune società di calcio: se è vero quello che sappiamo e quanto emerso, quali sono gli interessi primari, io ritengo doveroso e legittimo che se il presidente e i suoi vice realtà imprenditoriali e con grandi città come Roma e Firenze lamentano problemi è opportuno e doveroso l’intervnto, nella salvaguardia di realtà importanti cercare di creare un clima favorevole. E’ un obbligo della Figc e un adempimento di un dovere. E se si conosce l’intreccio di interessi economici, politici sociali C’è una triade che gestisce la Figc s’è mossa in un certo modo, in presenza di talune fibrillazioni. Se c’era un interesse forte di Carraro ad avere relazione forte con Lotito e Della Valle per una sua rielezione, ma a Mazzini per la sua rielezione non serviva avere dalla sua parte i club di A».

IL TORDO - Per dimostrare, sarà il lavoro di tutta l’arringa, di Botti che Mazzini era uno che cercava di farsi accreditare al vertice calcistico. Ma era trattato come uno che contava poco e niente. Cita, l’avvocato, una telefonata tra Meani e Contini del 28 aprile 2005, telefonata amara. «Ma Mazzini cosa fa nella vita?» dice uno, e l’altro risponde «Il tordo, eppure questo è vicepresidente della federazione, per questo la federazione non conta niente» dicono i due e allora un’altra figura processuale emerge: il tordo promotore d’associazione... Ironizza Botti.

AURICCHIO SPIDERMAN - Botti va giù durissimo su Auricchio: lui come i legali di Della Valle accusano, più che insinuare sulla mancata intercettazione ambientale del pranzo Della Valle-Bergamo. «Perché niente microfoni al ristorante Villa La Massa? Auricchio non fa che arrampicarsi sugli specchi, ci sono state ragioni tecniche, i proprietari erano amici di Della Valle, il nostro intervento sarebbe stato scoperto. Ma negli anni della tecnologia fermarsi di fronte alle porte del ristorante è risibile e un po’ di malevola dietrologia: forse c’è stata una selezione malevole? Forse quella captazione c’era stata e non aveva dato gli esiti voluti... E allora eliminata alla fonte».

SENTENZA GIRAUDO - Botti se la prende col rito abbreviato: «Sul caso Giraudo va detto che la sentenza è scritta bene, ma in Appello non si indulga alla tentazione di seguire quel canovaccio: e allora leggiamola questa sentenza... Quali sono gli elementi certi addotti da De Gregorio? Due elementi: le schede svizzere, elemento fondante dell’associazione, il tordo promotore non aveva la scheda svizzera. Auricchio fa l’equilibrista sul punto: fa la lepre sulle mie domande, come sul pranzo di Firenze. Ci ha detto: non l’ho fatto io, ma non c’è riscontro. E allora niente di fatto. Altro elemento fondante della associazione sono gli incontri: Mazzini è promotore perché partecipa agli incontri. Ebbene: agli incontri citati dall’accusa il tordo promotore dell’associazione Mazzini ha partecipato a tre o quattro soli, ma il pm non sa giustificare l’assenza. Eppoi qual è il legittimo vantaggio per Mazzini, dal suo promuovere questa associazione? NON E’ SCORSO UN EURO: QUALE VANTAGGIO C’E’, IL VANTAGGIO PENALMENTE RILEVANTE QUALE E’. MAZZINI CI VOLEVA STARE AD ALTO LIVELLO, MA QUESTO E’ UN PECCATO VENIALE, MA SOVRAPPORRE LA RESPONSABILITA’ PENALE A QUESTA VANAGLORIA E’ PAZZESCO. HA PAGATO CARA QUELLA VANAGLORIA: L’HANNO ESPULSO DA QUEL MONDO, VIENE TRATTATO DA “TORDO”».

MAZZINI 2  - L’avvocato Bratti, collega di Botti che ha concluso con la richiesta di assoluzione di Mazzini, prende la parola per la difesa Mazzini: si occuperà dei reati di frode sportiva, ascritti all’ex vicepresidente federale. Anche Bratti evidenzia le lacune dell’impalcatura dell’accusa: «Eccoci a Fiorentina-Milan, arbitra De Santis, uno dei presunti associati: che occasione, due piccioni con una fava. Favorire la Fiorentina ormai sotto l’egida Moggi e svantaggiare i duellanti con la Juve, i rossoneri di Ancelotti. E invece? Vince il MIlan con un errore clamoroso a favore del Milan (mancata espulsione di Nesta, ndr) e così anche i pm vacillano e allora ecco l’incontro Bergamo-Della Valle... Non in Sila o in Aspromonte, nessuna carboneria anche se propiziata da Mazzini... Erano un relais a 5 stelle, con la gente in sala».

VACANZE FINITE - Molte assenze, l’aula è semivuota. Il pm Capuano è al suo posto, l’udienza comincerà con l’arringa dell’avvocato Mungiello per Salvatore Racalbuto, per il quale i pm avevano chiesto il 31 maggio una pena di due anni e due mesi. Poi la parola passerà al difensore di Innocenzo Mazzini, assente così come Racalbuto, Botti: la sua difesa per scongiurare la richiesta di 4 anni per associazione per delinquere formulata da Narducci a fine maggio. La giudice Casoria procede con l’appello e nel frattempo arriva Luciano Moggi, con gli avvocati Trofino e Gallinelli (De Santis è assente, stavolta) e il consulente Nicola Penta. Il legale di Racalbuto, Mungiello, s'è allontanato dall'aula proprio al momento dell'appello: dovrebbe cominciare lui. La giudice Casoria prende tempo con alcune questioni procedurali sulla liquidazione dell'onorario del perito trascrittore.

FINE OTTOBRE, INIZIO NOVEMBRE - La Casoria, poi, accenna alla questione Morescanti, l'avvocata di Bergamo, Fazi e Fabiani.

IL PUNTO - Sembra di sentir­li, i Righeira, che cantic­chiano il loro hit eterno: l’estate sta finendo e in­fatti si torna in aula al processo Calciopoli, dopo lo stop del 19 luglio, pro­prio al limitare della sta­gione che è stata quella delle radiazioni, ma an­che della relazione Palaz­zi e della decisione di non decidere della Figc. La Casoria, la giudice che vuole chiudere prima possibile il processo pe­nale, invece vuole decide­re. Per farlo oggi dovrà dirimere alcune questio­ni non secondarie: l’avvo­cata di Bergamo, Fazi e Fabiani, Silvia More­scanti, sta per partorire e chiede di poter discute­re le sue difese per la fi­ne di ottobre ( il 18 o il 25), una decina di giorni dopo il parto. La data dell’epilogo di Calciopoli dipende da questo. Il contenuto di quel che verrà deciso, invece, po­trebbe dipendere dagli ultimi fuochi artificiali che sono attesi fuori e dentro l’aula 216. Moggi ha generato un effetto annuncio difficile da ar­ginare: la sua difesa ha individuato tre telefona­te “ killer” di un’indagine i cui presupposti sono stati ampiamente minati in questi mesi di udienze, dal ribaltone Auricchio in poi. La telefonata in cui Bergamo parla con l’arbitro di Inter- Juven­tus del 28 novembre 2004, nel combinato di­sposto di quanto emerso dalla lettura della telefo­nata di Carraro e Berga­mo su quella gara ( « per carità non favorite la Ju­ve » ) entrano laddove la difesa di Moggi, con gli avvocati Prioreschi e Trofino si getteranno martedì prossimo: l’asso­ciazione per delinquere non c’era, visto che il ter­minale arbitrale, ovvero gli ex designatori, non “ tifavano” Juve neanche per sogno. Anzi. E’ questo il senso “ killer” della te­lefonata che sarà svelata - ma non potrà entrare più nel fascicolo proces­suale - in questi giorni.

Alvaro Moretti

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