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Calciopolando si impara...

Calciopolando si impara



Giusy

Scorrevano le immagini dell’inaugurazione dello Juventus Stadium e il tasso di adrenalina saliva, fino a farmi alzare in piedi con le mani giunte, il cuore in gola, la gola rotta dai singhiozzi alla sfilata delle nostre stelle, incise per sempre oramai non solo nella memoria. E mentre la mia voce strozzata pronunciava i nomi dei calciatori che hanno reso la mia squadra del cuore un mito perenne, mi rendevo conto del rilievo mediatico che lo spettacolo della Juventus avrebbe scatenato da lì a poco.
Comprendendo fino in fondo le parole pronunciate da Andrea Agnelli nel corso di un’intervista dallo stadio nuovo, riprese da Luciana Littizzetto in un duetto piccante con la D’Amico. Perché un comico può essere più autorevole di un politico in questo paese dove è sempre più difficile districarsi nei meandri delle verità. Luciana ci ricordava, come ha detto Andrea, che il valore di un’opera così bella e grande è da considerarsi ancora più pregevole se si considera che è stata realizzata in un momento di grande crisi per la Juventus e per l’Italia.
L’iniezione di fiducia, complice il lavoro di A. Conte sulla squadra e alcuni innesti che non hanno sfigurato alla prima di campionato, si è fatta sentire sul campo e ha pervaso il collage dell’universo juventino non solo sul web, con un rigurgito di orgoglio ringalluzzito dall’ottimo esordio in campionato in antitesi con altre figuracce.

Ecco perciò ritornare i fantasmi del passato a cercare di rovinare la festa. L’ora è quella e il ministro della difesa dei prescritti indossa il lenzuolo e telefona a Controcampo. Memore di una gioventù passata al fronte, scaglia qualche bomba virtuale sul presidente Agnelli e sulla Juventus, senza nemmeno preoccuparsi del ruolo istituzionale che ricopre. Si sa, l’unica sua morale fu quella che lo vide tra i responsabili della morte Antonio Marino, il poliziotto di 22 anni ucciso dal lancio di bombe dei giovanotti dei quali era uno dei leader negli anni di piombo. Già indagato dalla Corte dei Conti per peculato in relazione all'utilizzo di voli di stato per recarsi alla partita Schalke 04-Inter del 5 aprile 2011, è il pallido spettro dell’onesta tracotanza di stampo nerazzurro quando chiama in causa presunte amicizie juventine che possano estrometterlo dalla CL, dimenticando che monsieur non si è nemmeno presentato all’inaugurazione dello stadio nuovo e che un certo Walter Gagg, definito braccio destro di Blatter, si diede a suo tempo da fare per il club del quale era pure a libro paga. Quanto alle anomalie che avrebbero impedito alla Juventus di vincere lo scudetto negli ultimi cinque anni, vada a cercarne qualcuna tra le carte dell’indagine e del processo di calciopoli e faccia un’inchiesta parlamentare, restituendo a se stesso quel minimo di dignità che un tifoso interista dovrebbe pretendere. Benché prescritto.

Lo comprendiamo, è un passo difficile, eppure andrebbe compiuto. Bisognerebbe che i tifosi interisti provassero indignazione per il calpestio continuo delle loro intelligenze e rifiutassero una volta per tutte la cultura del rosa. Non solo la Gazzetta dello Sport toglie mezzo punto alla pagella di Conte, reo di aver osato contestare qualche svista arbitrale nel giorno della vittoria, ma dichiara per penna del suo direttore che non farà la guerra di Andrea. Deo gratias.
L’ultima volta che ci ha messo lo zampino ha orchestrato una crociata contro la Juventus sulla base di intercettazioni sfuggite all’indagine di calciopoli, dirigendo il sentimento popolare e sfornando sentenze prima che fossero emesse. Tacessero, sarebbe meglio per tutti.

Tanto ci pensa sempre Abete a dirne una delle sue. Imbarazzato dai 29 scudetti spiattellati anche sul sotto il suo naso la sera dell’inaugurazione dello Juventus Stadium, si è messo a parlare di terzietà della FIGC, dimenticando di essersi dichiarato con lei incompetente. Patetico. Un pochino di competenza il TNAS ha pensato bene di non lasciarsela scappare e si aprono scenari imprevisti sui risarcimenti che Andrea e il suo pool di avvocati ed esperti potrebbero richiedere al TAR.
Di competenza in competenza il palazzo di vetro della FIGC potrebbe sgretolarsi, tutto crepato dal fragore del botto che il boomerang dell’incompetenza potrebbe causare tornando al punto di partenza.

La verità è che nessuno ci sta ad addossarsi le colpe di quanto accadde nel 2006. Fu facile lapidarci scagliandoci addosso una montagna di pietre e seppellirci in serie B.
Ma calciopolando ho imparato che se il cuore non smette di battere, quelle pietre possono essere rimosse. Ad una ad una. Scoprendo fatti e responsabilità che vorrebbero dimenticassimo ora che siamo a un passo dalla prima sentenza di Napoli.
Le accuse lanciate nel corso delle ultime udienze dagli avvocati dei Della Valle e di Pairetto ai magnifici 12 e al pm Narducci fanno vacillare i loro sogni di glorie politiche. Scendono, anzi riscendono in campo Galdi e Palombo, con un’intervista al campione della 18 ore di requisitoria.
Piaccia o non piaccia, Narducci rivolta la frittata e si defila anche lui. Non abbiamo capito bene, le telefonate c’erano di tutti, ma non erano penalmente rilevanti. E i baffi? Pare fossero in bianco e nero e non a colori, come hanno riportato i giornali, che però li hanno pure descritti in quantità variabile e non soltanto cromata.
Ma c’è di più. Il neoassesore sostiene di aver inviato a Borrelli e a Rossi tutto il malloppo, smentendo la FIGC che dichiarò di aver ricevuto una selezione delle intercettazioni.
Borrelli manifestò molte perplessità sul modo in cui venne condotto l’affaire calciopoli e chiese che le indagini continuassero. Invece l’inchiesta sui dossieraggi illegali Telecom, legata ai dirigenti dell’Inter, morì l’anno dopo.

Abete, Auricchio, Beatrice, Borrelli, Di Laroni, Narducci, Palazzi, Rossi… Tenetevi pronti, il venti riaprono le aule.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1854

pubblicato da calcio GP