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Heysel, parola d'amore

Post n°5961 pubblicato il 27 Maggio 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Domenico Laudadio

Andrea Agnelli ha mantenuto la parola: “L'angolo della memoria” per le vittime dello stadio Heysel di Bruxelles è nel cuore del nuovo museo della Juventus.

In antropologia un totem è un'entità soprannaturale che ha un significato simbolico particolare per una persona, un determinato clan o l'intera tribù, al quale ci si sente legati per tutta la vita. Mi piace pensare in questo modo alla stele che la Juventus Football Club ha dedicato alle 39 vittime dello stadio Heysel di Bruxelles nel suo “J Museum” sorto a Torino nei pressi del suo nuovo stadio alla Continassa.

Un gesto molto semplice, ma affettivamente altrettanto nobile che finalmente restituisce tra le braccia di madre alla “Vecchia Signora” quei 39 tifosi dispersi nel Belgio”, richiamati uno ad uno per nome e cognome al suo seno. Un segno di purezza e coerenza del Presidente Andrea Agnelli, all'epoca della strage bambino, che lo aveva promesso alla cerimonia del 25° anniversario della strage nel giardino della sede sociale alla presenza dei familiari delle vittime.

Erroneamente alcuni organi di stampa attribuirono in quella occasione alle parole del neo Presidente bianconero l'annuncio di una sala della memoria, probabilmente intesa come un museo nel museo della Juventus. In verità Andrea Agnelli si riferì letteralmente ad “un luogo per ricordare queste persone ”... E proprio così è stato. Unendo la terra con il cielo, la Juventus ha inciso alla memoria su una lunga stele nomi e cognomi di quei 39 innocenti per un battesimo di eternità. Atto dovuto, certamente, ma non più così scontato dopo 27 anni di oblio nella memoria delle precedenti gestioni del club e dei mass media italiani.

Nonostante questo, resterà sempre molto complesso e contraddittorio il rapporto fra l'etica dei sentimenti umani e la indubbia legittimità di un trofeo così prestigioso, vinto comunque con merito e impegno sul campo di gioco, festeggiato da tifosi e calciatori, esposto sia in occasione del rientro all'aeroporto di Caselle, maldestramente, che anonimamente nella sala dei trofei. Per rispetto dei caduti e dei loro familiari, fra l'altro invitati dalla Juventus a presenziare alla cerimonia d'inaugurazione, sarebbe cosa buona e giusta listare a lutto quel trofeo, restituendogli buona parte della dignità della sua stessa presenza. Basterebbe, almeno, annodarle anche una di quelle sciarpe bianconere che servirono a detergere il sangue dei feriti, a coprire i volti dei morti.

Nell'ottica dell'ideazione del museo è stata privilegiata evidentemente una esposizione figurativa e multimediale finalizzata ad un impatto emozionale, rinunciando alla forma museale tradizionale di comunicazione in forma didascalica. “L'angolo della memoria” dedicato all'Heysel non è sfuggito a questa scelta prioritaria, ma visibilmente ancora in forma più criptica, privata dei suoi riferimenti storici di repertorio che ne identificassero le ragioni dell'esposizione.

Onestamente, il racconto dettagliato e documentato di una simile cruenta tragedia, vero e proprio incubo della storia juventina di sempre, poco si adeguerebbe all'atmosfera edulcorata e onirica d'insieme dell'ambiente museale. Da un lato, quindi, personalmente comprendo la scelta “tecnica” degli organizzatori, dall'altro non condivido il fatto di non accompagnare il totem con almeno una fotografia o un video a testimonianza di quell'evento e di quel trionfo marchiato dal sangue da 39 innocenti.

Dunque la Juventus avrebbe finalmente “fatto la pace con l'Heysel” ? Può darsi, forse di più con se stessa, ma credo anche, dopo tanti anni di richieste private del sottoscritto, di gruppi e associazioni di tifosi alla società, che il cerchio si è ormai chiuso. Non è stato importante che alla fine non sia conciso per contenuti e forme quanto domandato in questi anni per quello spazio alla memoria. L'unica cosa che veramente conta, seconda solo al gradimento dei familiari delle vittime, è che i cuori trafitti dell'Heysel siano ritornati nel cuore pulsante della storia della Juventus, proprio lì in quel museo, dove ancora battono ritmicamente come in quella infausta sera del 29 Maggio 1985, prima del passaggio oltre... Non li senti ?! Juve...Juve...Juve...Juve...


Sala della memoria Heysel

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2283

Domenico Laudadio

Andrea Agnelli ha mantenuto la parola: “L'angolo della memoria” per le vittime dello stadio Heysel di Bruxelles è nel cuore del nuovo museo della Juventus.

In antropologia un totem è un'entità soprannaturale che ha un significato simbolico particolare per una persona, un determinato clan o l'intera tribù, al quale ci si sente legati per tutta la vita. Mi piace pensare in questo modo alla stele che la Juventus Football Club ha dedicato alle 39 vittime dello stadio Heysel di Bruxelles nel suo “J Museum” sorto a Torino nei pressi del suo nuovo stadio alla Continassa.

Un gesto molto semplice, ma affettivamente altrettanto nobile che finalmente restituisce tra le braccia di madre alla “Vecchia Signora” quei 39 tifosi dispersi nel Belgio”, richiamati uno ad uno per nome e cognome al suo seno. Un segno di purezza e coerenza del Presidente Andrea Agnelli, all'epoca della strage bambino, che lo aveva promesso alla cerimonia del 25° anniversario della strage nel giardino della sede sociale alla presenza dei familiari delle vittime.

Erroneamente alcuni organi di stampa attribuirono in quella occasione alle parole del neo Presidente bianconero l'annuncio di una sala della memoria, probabilmente intesa come un museo nel museo della Juventus. In verità Andrea Agnelli si riferì letteralmente ad “un luogo per ricordare queste persone ”... E proprio così è stato. Unendo la terra con il cielo, la Juventus ha inciso alla memoria su una lunga stele nomi e cognomi di quei 39 innocenti per un battesimo di eternità. Atto dovuto, certamente, ma non più così scontato dopo 27 anni di oblio nella memoria delle precedenti gestioni del club e dei mass media italiani.

Nonostante questo, resterà sempre molto complesso e contraddittorio il rapporto fra l'etica dei sentimenti umani e la indubbia legittimità di un trofeo così prestigioso, vinto comunque con merito e impegno sul campo di gioco, festeggiato da tifosi e calciatori, esposto sia in occasione del rientro all'aeroporto di Caselle, maldestramente, che anonimamente nella sala dei trofei. Per rispetto dei caduti e dei loro familiari, fra l'altro invitati dalla Juventus a presenziare alla cerimonia d'inaugurazione, sarebbe cosa buona e giusta listare a lutto quel trofeo, restituendogli buona parte della dignità della sua stessa presenza. Basterebbe, almeno, annodarle anche una di quelle sciarpe bianconere che servirono a detergere il sangue dei feriti, a coprire i volti dei morti.

Nell'ottica dell'ideazione del museo è stata privilegiata evidentemente una esposizione figurativa e multimediale finalizzata ad un impatto emozionale, rinunciando alla forma museale tradizionale di comunicazione in forma didascalica. “L'angolo della memoria” dedicato all'Heysel non è sfuggito a questa scelta prioritaria, ma visibilmente ancora in forma più criptica, privata dei suoi riferimenti storici di repertorio che ne identificassero le ragioni dell'esposizione.

Onestamente, il racconto dettagliato e documentato di una simile cruenta tragedia, vero e proprio incubo della storia juventina di sempre, poco si adeguerebbe all'atmosfera edulcorata e onirica d'insieme dell'ambiente museale. Da un lato, quindi, personalmente comprendo la scelta “tecnica” degli organizzatori, dall'altro non condivido il fatto di non accompagnare il totem con almeno una fotografia o un video a testimonianza di quell'evento e di quel trionfo marchiato dal sangue da 39 innocenti.

Dunque la Juventus avrebbe finalmente “fatto la pace con l'Heysel” ? Può darsi, forse di più con se stessa, ma credo anche, dopo tanti anni di richieste private del sottoscritto, di gruppi e associazioni di tifosi alla società, che il cerchio si è ormai chiuso. Non è stato importante che alla fine non sia conciso per contenuti e forme quanto domandato in questi anni per quello spazio alla memoria. L'unica cosa che veramente conta, seconda solo al gradimento dei familiari delle vittime, è che i cuori trafitti dell'Heysel siano ritornati nel cuore pulsante della storia della Juventus, proprio lì in quel museo, dove ancora battono ritmicamente come in quella infausta sera del 29 Maggio 1985, prima del passaggio oltre... Non li senti ?! Juve...Juve...Juve...Juve...

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