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Processo Telecom. Una storia italiana

Post n°6003 pubblicato il 14 Giugno 2012 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

Sono tante le storie italiane rimaste in sospeso, con i loro dubbi da togliere il sonno, le loro incertezze da far paura anche dopo tanti decenni, le loro domande senza risposte, i loro morti rimasti senza giustizia e senza nemmeno un perché.
Non fa eccezione l’intreccio di spionaggio e interessi economici, politici e finanziari esaminati dal processo Telecom di Milano, al quale calciopoli è tanto indissolubilmente legata da costituire qualcosa di più di un rivolo.

Nuova udienza. Nuove conferme da Giuliano Tavaroli. Già la settimana scorsa aveva calato l’asso su Moratti, accusato di essere il mandante dello spionaggio utile all’Inter e svolto in collaborazione con Facchetti. La notizia si arricchisce ora di particolari. Fu la Polis d’Istinto di Cipriani, già a servizio della Pirelli prima dello stesso Tavaroli, a realizzare i dossier su Moggi. Le indagini furono ordinate da Moratti per verificare notizie su possibili frodi sportive recepite attraverso un arbitro che non è difficile identificare con Danilo Nucini, il celeberrimo cavallo di Troia di Facchetti, al quale venivano recapitati i risultati dell’attività di intelligence. Nonostante Tavaroli non sia in grado di confermare, Facchetti era verosimilmente il tramite con Moratti. I dossier erano scaturiti dall’incontro della fine del 2002 avvenuto presso la SARAS fra i tre, mai smentito dal presidente interista nemmeno dinanzi a Borrelli nell’ottobre del 2006, anche se posto cronologicamente in un tempo illogico, dopo l’episodio del Concord datato 25 settembre 2003. La deposizione di Tavaroli non può accendere lumi su questa svista di Moratti, a farlo avrebbe dovuto essere la FIGC, che invece archiviò nel giugno 2007 l’indagine sullo spionaggio Telecom.
E’ un episodio sul quale gravano molte ombre di calciopoli, cadute nell’oblìo condiscendente che in via Allegri prende di volta in volta i nomi di archiviazione, prescrizione e incompetenza. Talvolta dimenticanza, poiché Palazzi prescrisse gli episodi di illecito a carico dell’Inter nella relazione del luglio 2011, ma avendo preventivamente omesso di porre alcune domande a Massimo Moratti nel marzo 2011, quando si recò personalmente a Milano per interrogarlo sulla sua condotta e su quella dei vertici dell’Inter che si erano appropriati dello scudetto di cartone.

A darsi da fare sottobanco, approfittando della permanenza non solo nel cda dell’Inter, ma anche in quelli di Pirelli e Telecom, i dirigenti interisti avevano iniziato con l’operazione Care, che secondo le dichiarazioni rese da Cipriani risalirebbe addirittura al 2000. Tavaroli ha confermato che l’Inter si rivolse a Tronchetti Provera e a lui per spiare Vieri e Ronaldo e che fu lui a mettere in contatto Ghelfi con il capo della Polis d’Istinto. Cipriani aveva dichiarato il 16 giugno 2010 di aver assistito a due telefonate dell’ex capo della sicurezza di Pirelli e Telecom con Moratti e Ghelfi, al quale la vice di Tavaroli sollecitò i pagamenti tramite bonifico intestato alla società estera WCS Ltd affinché la prestazione rimanesse riservata.
Tavaroli ha anche affermato nel corso dell’udienza del 13 giugno 2012 che i pagamenti vennero erogati per errore dalla Pirelli e non dalla società Internazionale e di non sapere con certezza se anche Giraudo fu spiato. A svolgere le indagini sul traffico telefonico di Luciano Moggi e Massimo De Santis fu secondo la sua testimonianza Adamo Bove.

Come nelle scatole cinesi, il processo Telecom contiene tante storie. Quella dell’ex manager di Telecom è la storia tragica. Trovato morto sotto il cavalcavia di via Cilea a Napoli il 21 luglio 2006, cronologicamente nel vivo del processo sportivo di calciopoli, i suoi familiari hanno sempre negato l’ipotesi che si sia volontariamente tolto la vita.
Dal 2000 al 2004 fu il responsabile di settore di Caterina Plateo, la cui testimonianza al processo Telecom ha avuto scarso rilievo, more solito, sulla stampa e invece acquista oggi notevole importanza a sostegno delle dichiarazioni di Tavaroli. Nella deposizione del 2 novembre 2011 ha affermato che la Telecom spiava i telefoni della FC Juventus, della GEA, della Football Management di Alessandro Moggi, di Ceniccola e della FIGC. La segretaria ha spiegato tecnicamente che entrava nel sistema Radar, vedeva i contatti telefonici, prendeva appunti a mano per evitare di essere rintracciata, consegnandoli direttamente ai superiori senza nemmeno stamparli. Ha anche sostenuto che nel maggio 2005 le furono fatti distruggere 18 dossier.

Riavvolgere il nastro di calciopoli è sempre doloroso, ma necessario. Riemergono talmente tanti dati che è impossibile non catalogarli per orientarsi. Allora inevitabilmente accade che tanti elementi non ce la facciano a stare dentro i casellari della mente, perché è come se li ritrovassimo dove non dovrebbero stare. O paradossalmente dove è logico che stiano, riuscendo a dare un senso a tante cose.
Ad esempio a quanto dichiarò a Napoli Bergamo quando riferì delle lamentele di Moratti del luglio 2002 in seguito alla sconfitta cocente ma tutta interista del 5 maggio. O alla Plateo che afferma che l’attività commissionatale inizia nel febbraio 2003 e le utenze investigate facevano capo ai protagonisti negativi e penalizzati dai processi di calciopoli. Passando per Casarin e Nucini che sollevano dubbi sulle ammonizioni mirate e per Auricchio che si rimangia a Napoli la teoria della combriccola romana.
Ti sembra quasi che quei dossieraggi illegali comandati da Moratti e svolti con Facchetti siano magicamente arrivati a Roma e da lì a Napoli, a forgiare le teorie di Narducci.

Secondo Guido Vaciago di Tuttosport, nel 2005 uno dei computer di Tavaroli si trovava presso la seconda sezione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Roma, quella di via Inselci che condusse le indagini di calciopoli. Il computer fu sequestrato a Milano il 3 maggio 2005 e spedito a Roma per essere ispezionato, con decreto firmato il 9 maggio dal pm Napoleone, che stava indagando sullo scandalo Telecom. Il 15 maggio alle ore 14:00 sarebbe iniziata l’ispezione, proprio mentre si stavano concludendo le indagini di calciopoli.

Adamo Bove non potrà mai raccontarci la sua versione dei fatti. Nemmeno Facchetti, per il quale da marzo sembra essere scaduto il bonus dell’illibatezza, essendogli cadute addosso, nel corso del procedimento portato avanti da De Santis contro l’Inter per ottenere un risarcimento per essere stato spiato, tutte le colpe per mano dell’avvocato della sobria, onesta, vincente società Internazionale. Quella col presidente che sul letto di morte si rivolgeva al suo Giacinto sicuro che certe cose non avrebbe mai potuto farle. Non sua sponte, forse.

“Finalmente tutti sanno la verità. Io lo dico da sei anni che mi spiavano e l'Inter sapeva tutto. Quella emersa oggi è una verità evidente e inconfutabile. Peccato che la Federazione, come sempre, sia rimasta impassibile. Il mio spionaggio se così si può dire è l'ennesima vergogna del calcio italiano. Sono stati costretti dall'evidenza dei fatti ad uscire allo scoperto. Questa è un'altra vergogna. L'Inter la farà franca grazie alla prescrizione e si terrà lo Scudetto. Io mi chiedo e le chiedo ma la FiGC in tutto questo dov'è? Mi consulterò con i miei avvocati nelle prossime ore, ma stando così le cose ci sarebbero gli estremi per rivedere le sentenze e riaprire i processi” . Luciano Moggi.

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