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Nostalgia canaglia del campionato più bello del mondo

Post n°6476 pubblicato il 19 Settembre 2012 da nadir63l
 



Immagine IPB

di G. Fiorito

Piange sul latte versato la
Gazzetta dello Sport . E sciorina i dati negativi dell’ex campionato più bello del mondo. E rimembra ancor quel tempo dorato del quinquennio 2002/2007 nel quale il Milan si portava a casa due CL, giocandosene addirittura una a Manchester in una finale tutta italiana con la Juventus, preceduta da una semifinale strapareggiata con l’Inter e da un doppio scontro Real-Juve meglio noto in virtù della partita perfetta di andata, votata sul sito ufficiale della Juventus come il match più bello della storia del calcio di marca bianconera.

Il calcio cancellato dagli annali. Quello giocato al telefono e nei tribunali. Lamenta il danno in chiave economica e di risultati il giornale rosa, ma di analizzarne le cause se ne guarda bene, di fare outing ancora meno. Non ci voleva una laurea in scienza delle finanze nella primavera estate del 2006 per capire che stava morendo Sansone, ma che si sarebbe trascinato dietro tutti i filistei. Ricordo che mi sembrava un salvacondotto allora. Come Tosca disperatamente sfuggita alle grinfie di Scarpia credeva di stringere tra le mani insanguinate il lasciapassare che garantisse una via di fuga a se stessa e all’amato Cavaradossi, continuavo a ripetermi che non l’avrebbero mai fatto di distruggere la Juventus, perché equivaleva a fare a pezzi tutto il calcio italiano. Ma come Tosca mi illudevo. Lo fecero, ci strapparono due scudetti e ci gettarono nella serie cadetta, con tanti di quei punti di penalizzazione che dovevano farci passare la voglia di reagire. Per un problema di etica e per assecondare il diffuso sentimento popolare, come ci spiegarono i nostri carnefici. Quindi si avventarono su quello che pensavano essere il nostro cadavere e si presero i bocconi migliori. Oggi il giornalista in rosa si lamenta. Ma come iniziò quello scempio? Ad aprire ufficialmente i giochi fu proprio un articolo del suo giornale, che il 6 maggio 2006 titolava: Terremoto su Moggi. Si scopre un'informazione di garanzia da Napoli e un'altra è in arrivo. In realtà gettare i mostri bianconeri in prima pagina e anticipare le sentenze fu solo l’epilogo della farsa, che oggi presenta il conto in soldoni in tutta la drammatica perentorietà dei numeri, poiché come testimonierebbe un verbale di assunzione di informazioni della procura della repubblica presso il tribunale di Roma datato 22 maggio 2007, Auricchio e Di Laroni testimoniarono che il giornalista Galdi era stato gratificato di collaborare con gli investigatori a partire dal 2003.

Il quinquennio 2002/2007 si apre con il cinque maggio e si chiude con la Juventus in serie B, ma non c’è soltanto calciopoli a scriverne la storia. Ci sono i pupi e anche i pupari di una disfatta che è tutta italiana e sono ancora tutti lì. Nessuno ha pagato, anche se le loro responsabilità sono state ignorate o prescritte. Perché qualcuno l’ha fatta la scelta e scientemente si è schierato con i perdenti. Carraro e Matarrese si preoccupavano di non mandare in serie B e di non danneggiare le squadre milanesi, che tanto avevano investito nel calcio. E badavano a non far trapelare storie complicate di finanza creativa e bilanci truccati che i tifosi del bar dello sport difficilmente avrebbero compreso. Nonostante lo capisca anche un bambino che con il denaro facile si possono comprare i campioni più costosi.
Oggi la Gazzetta dello Sport altro non fa che elemosinare qualche soldo dai nuovi ricchi, magari qualche sceicco sul modello di quelli già collaudati in Premier League e nella Ligue 1, in grado di pompare finanze fresche nelle casse vuote di quegli ex-mecenati che nemmeno hanno saputo fare tesoro della manna che gli era caduta dal cielo: la Juventus fuori dai giochi. Ma le lagne non sono finite.
Rimpiange il mondiale 2006 l’articolo in rosa, invidioso dell’opportunità tedesca di aver rifatto gli stadi per quell’occasione, mentre i nostri sono rimasti obsoleti e fatiscenti. A parte che sono passati soltanto vent’anni dai mondiali giocati in casa, a parte che a causa di calciopoli l’onorevole Melandri e il suo seguito ci sono riusciti a perdere gli europei del 2012, perché tutti si dimenticano sempre di citare l’esempio in controtendenza? Lo Juventus Stadium esiste davvero e non è fantascienza. Costruire stadi per la Juve non lo è mai stato. Fu la prima cosa che fece Edoardo Agnelli quando assunse il controllo della società bianconera nel 1923, facendo edificare in Corso Marsiglia il primo stadio italiano interamente in cemento armato. L’8 settembre 2011 Andrea Agnelli ha inaugurato sul suolo che era già stato del Delle Alpi lo Juventus Stadium, portando avanti, benché ridimensionato, un progetto che era già stato messo in cantiere dalla dirigenza, accusata di ogni turperia, della squadra retrocessa nel 2006. Un progetto avanti nel tempo, che qualcuno ancora ricorderà con un riso amaro e giustificata nostalgia: fare della Juve qualcosa di più di una squadra di calcio, un propulsore capace di generare introiti da reinvestire in un circolo virtuoso che l’avrebbe resa ancora più grande. Di questo hanno avuto paura? Che non sarebbero riusciti a tenere il ritmo di crescita della Juventus? Che la squadra bianconera si sarebbe assisa tra le grandi d’Europa? Che quel circolo si sarebbe trasformato per loro in un vortice che li avrebbe inghiottiti?

Nostalgia, nostalgia canaglia
di una strada, di un amico, di un bar
di un paese che sogna e che sbaglia
ma se chiedi poi tutto ti da
(Al Bano e Romina, Sanremo 1987)


Questa non è la storia di una nostalgia canaglia, ma di canaglie nostalgiche. Qualcuno ha chiesto ed è stato esaudito.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2509

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