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Scommessopoli come calciopoli, nulla è cambiato...

Post n°6528 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Un ritorno a calciopoli, alle ragioni mai comprese dello scandalo, alle giustificazioni che si spingono oltre le regole sportive e la giustizia: basta leggere le notizie degli ultimi giorni per capire che nulla è cambiato dal 2006.
D’altra parte non poteva cambiare se a far rispettare le regole ci sono sempre le stesse persone con gli stessi metodi, aiutati dalle stesse penne di quella stampa volta a rinfocolare il sentimento popolare.

Con la lettura delle motivazioni su Drascek e Vitiello (ex Siena), ritroviamo un assunto tanto caro alla giustizia sportiva: la “voce” dell’ambiente usata per giustificare una condanna . La Corte di Giustizia Federale motiva la condanna a Drascek e Gheller fondando la propria decisione sull'incontro tra i due e Carobbio prima della gara Novara-Siena: "Ha una valenza significativa se considerato nel coacervo di tutti gli altri elementi acquisiti in sede di indagine; già prima di quell'incontro, girava nell'ambiente la "voce" che la partita potesse essere oggetto di accomodamento".
Fa paura pensare che oggi, anche se parliamo di giustizia sportiva, si può giustificare una condanna per delle voci in un ambiente che vive di chiacchiere da bar.

Non so più quante volte abbiamo letto che nel procedimento sportivo l’onere della prova è invertito, cioè che tocca a chi è accusato dimostrare l’innocenza e quante volte, codice sportivo alla mano, non ne abbiamo trovato traccia (quale è questa norma?). Sembra più un assunto giornalistico che in mancanza di argomentazioni viene utilizzato per giustificare una certa presa di posizione. Eppure, la Corte l’ha messo nero su bianco nelle motivazioni seguite al ricorso di Gheller (Palazzi l’ha deferito per illecito poi trasformato successivamente in omessa denuncia). Scrive:
"Nessun concreto elemento di contestazione il Gheller ha portato a supporto di quanto evidenziato in primo grado, in merito al fatto che egli risultava unicamente aver dato conferma al Carobbio dell'esistenza dell'accordo in merito al pareggio, senza poi prendere peraltro parte alla gara".
Ma da cosa doveva difendersi? Ovviamente dalle parole di Carobbio. Quelle rilasciate davanti al procuratore federale: «Ricordo che, oltre a parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita». Quelle rilasciate davanti al pm: «Quando riferisco di avere parlato al campo con Bertani e Gheller del Novara voglio dire che prima di giocare ho chiesto una sorta di conferma di un accordo che comunque era già stato concluso».
Come ci si difende dalle parole di chi viene ritenuto super credibile?

Lascio alla fine le vittorie a tavolino e le scelte sbagliate, quelle dettate dall’emotività . Ho sorriso nel leggere un editoriale del 24/09 di Palambo ed ammetto che molto probabilmente, senza conoscere la vera storia di calciopoli, non avrei nemmeno notato la finezza. Scrive, in riferimento alla decisione del giudice Tosel sulla vittoria a tavolino della gara tra Cagliari-Roma non disputata per i noti motivi legati all’agibilità dello stadio: “..Il giudice sportivo Tosel ha scelto la via più breve, soprassedendo all’ipotesi di tenere sub judice il risultato della partita, in attesa che l’inchiesta aperta dalla Procura federale facesse il suo corso (e che gli animi si raffreddassero un po’). Difficile dargli torto, anche se l’impressione è quella di una scelta in qualche modo un po’ emotiva".
Ricorda un po’ quelle inchieste ad orologeria, dove per qualcuno si attende fino a prescrivere il reato mentre per altri si arriva velocemente alla condanna sbandierando l’autonomia della giustizia sportiva.
Il fatto che a beneficiarne in questa circostanza, sia stata la Roma di Zeman, pur nella singolarità del caso, non è certamente un fatto casuale. Non è cambiato niente: in base al beneficiario si decide come agire.

Prosegue Palombo, ricordando quel refrain delle vittorie a tavolino, questa volta ben circoscritto dalla morale: ”Vincere a tavolino non è mai una cosa bella. E’ la sconfitta di tutti. Ma non è detto che lo 0-3 sia destinato a restare tale. Una piccola ricognizione presso autorevoli interlocutori adusi maneggiare la giustizia sportiva, ci dice infatti che la decisione assunta da Tosel è quantomeno oggetto di vivaci dibattiti".
Precisiamo: tutte le vittorie a tavolino, anche quelle non citate in questo pezzo, non sono una bella cosa. Peccato che nel 2006 il pensiero dominate vedeva come sacrosanto assegnare a tavolino uno scudetto della Juventus, meritatamente vinto sul campo, all’inter.

Ci ripropongono sempre la solita minestra riscaldata nel solito esercizio a perdere per il l’intero movimento calcistico chiedendoci di rispettare le decisioni della giustizia sportiva, anche se questo significa condividere il lavoro di un sistema marcio. E' questo il motivo delle nostre contestazioni, non vogliamo condividere un'ingiustizia. Oggi come nel 2006: nulla è cambiato se non il regresso del movimento nel suo complesso acclarato dai fatti e non più confutabile con le chiacchiere.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2535

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