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Calciopoli come un romanzo

Post n°6734 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di G. Fiorito

Giraudo e le nuove intercettazioni

“Questa associazione a delinquere è un romanzo”. L’ha detto l’avvocato Krogh durante l’arringa difensiva pronunciata con l’avvocato Galasso nell’udienza del 29 novembre del processo di appello contro Giraudo, spiegando che “Qui si è fatto un teorema e poi si è cercato di fare entrare nel teorema tutto quello che si trovava” . Attraverso le arringhe dei due difensori, rileggiamo questo romanzo che ha cucito addosso ai dirigenti di una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi il ruolo di delinquenti. Anche se da tempo abbiamo le prove che di delinquenti veri il mondo del calcio italiano degli ultimi venti anni è stato popolato. E non avevano a che fare con Triade.

La prima intenzione di Krogh è quella di svincolare Giraudo da Moggi, un po’ come aveva fatto nel procedimento della radiazione, scontrandosi con la tesi dell’accusa che vorrebbe vederlo agire in sintonia con lui. La sentenza di primo grado esclude che Giraudo abbia avuto attività in gare che non riguardano la Juve e non potendo essere coinvolto negli interessi che Moggi ha espresso riguardo ad altre squadre quali la Lazio o il Chievo, è stato appositamente coinvolto nel salvataggio della Fiorentina.

Riguardo alle intercettazioni, non ce ne sono che lo riguardino. Tuttavia bisogna ricordare che la primitiva genesi di questo processo risiede nell’archiviazione dell’inchiesta aperta a Torino da Guariniello, che aveva rilevato che non ci può essere frode senza la partecipazione di chi sta in campo. Di conseguenza anche in presenza di contatti telefonici o fisici tra Giraudo e i designatori, non si configura il reato di frode. Lo stesso Guariniello aveva anche osservato che la designazione da parte del commissario di un arbitro non è idonea a ipotizzare la frode se non preceduta o seguita da un’attività di induzione del designatore sull’arbitro per alterare la gara.

Quanto alla soggezione di Bergamo nei confronti della Juventus, non c’è modo di stabilire che sia una prova, non essendo supportata da fatti concreti. La Juventus rappresenta una delle squadre più forti d’Italia, è quindi d’obbligo il rapporto con le istituzioni da parte di Giruado, che rivestiva il doppio ruolo di consigliere federale e dirigente della Juventus. Le accuse fondate sulle cene di Natale con i designatori appaiono come una pagliacciata. L’accusa ha fatto uso di frasi avulse dai contesti e le ha proposte come capi di prova, servendosi di intercettazioni tra terzi che non possono costituire indizi di reato e ha cercato di far credere che l’associazione si prova nella rete delle utenze telefoniche. Nonostante tra i 19 nomi intestatari di schede riservate non ci sia Giraudo.

L’avvocato Galasso si sofferma sull’analisi delle partite ancora sotto esame, tornando per l’ennesima volta a citare il caso Paparesta. Reggina-Juve viene descritta dall’ex arbitro come “una partita sfortunata”, domandandosi al telefono con Pairetto che tipo di relazione stilare. Il caso Paparesta rimane emblematico della farraginosità della macchina della giustizia non solo riguardo a calciopoli. L’archiviazione risale al 2007.

Siamo ancora di fronte a Udinese-Brescia, nella quale l’accusa parla di fraudolenta predisposizione dell’arbitro, ma Jankulowsky, che ha rifilato un pugno all’avversario, è sostanzialmente espulso dal guardalinee. Sappiamo tutti che Giraudo dice che se Dattilo è bravo dimezza l’Udinese perché la partita era sfociata in una rissa.
Per Lecce-Juve e Juve-Lazio Krogh aveva evidenziato come fosse stata fraintesa l’abitudine vigente nel mondo del calcio di visitare gli spogliatoi da parte dei dirigenti. “Questa è una sentenza impermeabile agli atti del processo” . E’ un’altra frase sintomatica di come si tenda sempre a interpretare calciopoli secondo le ragioni dell’accusa, colpevoli anche certe operazioni quali la messa in vendita di libri scritti da romanzieri eccellenti come il pm Narducci, mentre, come ha sottolineato l’avvocato Prioreschi, anch’egli autore di un libro su calciopoli, c’è un altro punto di vista, poiché la prova si costruisce in fase dibattimentale.

Tanto per cominciare, Dndarini non ha la scheda. Ed è ridicolo fare riferimenti a una telefonata tra Moggi e Baldas quando il succo che abbiamo più volte tratto riguardo all’accusa secondo la quale Moggi conosceva prima degli altri i sorteggi è che confrontando gli orari Manfredi Martino, testimone dell’accusa nel processo contro Moggi, ha dichiarato il falso, poiché prima delle 12:30 egli stesso inviava alle 11:53 sms di conferma agli amici e Babini dice di aver saputo alle 11:43 la sua designazione da Meani che l’ha saputa da Martino.
Tra il 6 e l’8 febbraio ci sono 3 telefonate che inguaierebbero Giraudo, ma in realtà si scopre che le griglie non sono argomento di conversazione e Giraudo finisce per lamentarsi di De Santis che non concede due rigori alla Juve contro il Palermo e della mancata espulsione di Stam in Lazio-Milan. Per completare il quadro Moggi e Bergamo in notturna non alludono affatto all’incontro con Pairetto e Giraudo e anzi a proposito della messa in griglia di Paparesta il designatore dice di dover sentire Gigi (Pairetto). Fossero stati sodali, Moggi avrebbe riferito di averlo appena visto, ma evidentemente non avevano parlato di griglie.

Giraudo è accusato di aver dato il consenso al salvataggio della Fiorentina, ma fino al 26/04/2005 le telefonate intercettate riguardano Andrea Della Valle, Mazzini e Mencucci. Il 26 aprile Giraudo chiama Mazzini, ma il discorso verte su Lotito e la FIGC e mentre nella sentenza è riportato che Mazzini riferisce a Mencucci di aver parlato con Giraudo, che gli avrebbe riferito che insieme con Moggi avrebbe parlato con i Della Valle della Fiorentina, manca la risposta dell’ex AD della Juventus, che allude al modo in cui la città dovrà preparasi per la partita, come se giocasse la finale della coppa del mondo. Dov’è la combine?

Il 31 maggio cade il famoso incontro con i designatori, ma a parte che la Juve ha già vinto, c’è un’altra telefonata del 21 maggio 2005 in cui Bergamo poche ore prima di incontrare Giraudo e Moggi propone lo stesso incontro anche a Meani.
Come era prevedibile e anche auspicabile, al finale dell’arringa è riservato qualche colpo di scena, che si concretizza nell’ascolto di alcune intercettazioni inedite e su qualche considerazione facente perno su un’intercettazione già nota che da sola basterebbe a smontare calciopoli.

C’è dell’altro oltre quello che i giornali hanno raccontato per sei anni. Essi hanno pubblicato le intercettazioni compatibili con il capo di imputazione del patto associativo pro Juventus. Ma: 1)ci sono altre telefonate tra le carte processuali che dicono che quel patto non esisteva, anzi che era un bluff, un inganno. 2) L’unica preoccupazione dei designatori era di fuggire come la peste le polemiche della domenica sera. Il loro ruolo era ricompensato con 250.000 euro lordi, viaggi, interviste, notorietà e bella vita. Ma le polemiche c’erano e c’era un clima di ostilità nei confronti della Juventus. Bergamo e Pairetto non volevano perdere quel ruolo e quei benefici, perciò c’erano due regole: 1) arbitraggi non solo perfetti, ma senza polemiche. 2) Non favorire la Juventus. Cioè, se proprio si deve sbagliare, meglio contro la Juve.

Si procede all’ascolto delle intercettazioni che testimoniano come non ci sia esultanza da parte dei designatori se l’errore avviene pro Juve. Si ascoltano le loro voci rammaricate e spaventate nell’intercettazione del 13/02/2005, con un fuorigioco inesistente segnalato a Gemignani che invalida un gol buono dell’Udinese.
Altro che associazione e cupola moggiana. Giraudo la conosceva bene la regola madre di tutte le regole, tanto che all’ufficio indagini della FIGC aveva dichiarato di subire torti arbitrali perché nessuno voleva essere accusato di favorire la Juventus. Le stesse parole di Moggi, che il 6 febbraio 2005 dice che nel dubbio la squadra bianconera viene sempre sfavorita perché si ha paura di essere marchiati dalle polemiche.
Il 6 marzo 2005 un’intercettazione smentisce che Bergamo e Pairetto possano far parte di un’associazione che avvantaggi la Juventus. Il primo confessa di percepire un clima di acredine contro la Juve e quando il secondo, per nulla preoccupato afferma che può essere, sentenzia che a loro non può fregarne di meno.

Ma è la sequenza di telefonate tra Carraro e Bergamo e poi di questi con Rodomonti che chiarisce il clima reale, anzi surreale, nel quale si sviluppa calciopoli e il sovvertirsi della realtà nelle accuse.
Prima di Juve-Inter l’allora presidente della FIGC si preoccupa con il designatore dell’arbitro: “Mi raccomando che non aiuti la Juve, per carità”. Si è in prossimità dell’elezione della Lega, ma Carraro non può permettersi di temere non un arbitraggio non corretto, bensì un arbitraggio a favore della Juventus, perché l’errore contro viene tollerato e nel dubbio incentivato. Come farà Bergamo intimando all’arbitro designato, Rodomonti, che per non perdere il ruolo conquistato a fatica, nel dubbio deve pensare più a chi è dietro (l’Inter) che a chi si trova davanti (la Juve).

Si porta in aula la Fazi-Bergamo, nella quale la presunta altra sodale afferma: “Mamma mia, che dio volesse che stasera perdono con l’inter, ma purtroppo son forti“. Queste parole sono diventate un must nel web, eppure la giustizia si dimostra difficile non solo a recepirne il concetto espresso, ma anche a riconoscerne l’esistenza.
L’8 maggio 2005 la Juventus ha vinto il match scudetto con il Milan. Il 17 maggio Bergamo confessa a Galliani al telefono che in famiglia hanno subito un trauma, aggiungendo: “se andava male male potevamo pareggiare”. Con un plurale maiestatis che ancora una volta ridicolizza tutto l’impianto accusatorio.

Galasso conclude che Moggi è ingannato e il patto non è mai esistito. La posizione di Giraudo viene ancora una volta scissa da quella di Moggi, perché se sussisteranno singole frodi sportive, laddove ci siano le prove, sarà il singolo a dover essere condannato. “Ma per Giraudo queste prove non ci sono”.

La sentenza di Napoli ha escluso che il campionato di calcio 2004/2005 sia stato alterato. Le ultime accuse contro Moggi sono racchiuse nelle silenziose sim svizzere, che Giraudo non aveva. Adesso sappiamo che i dirigenti della Juventus non erano gli artefici e i promotori di nessuna associazione a delinquere, ma che erano loro malgrado costretti a guardarsi le spalle da una sorta di Triplice Alleanza organizzata contro gli interessi della Juventus. Da una parte un sistema mediatico al quale non era estranea una diretta concorrente come il Milan, che si dava da fare proponendo prove televisive in vista dello spareggio scudetto, non pago dei servizi dell’addetto agli arbitri Meani, capo della scuderia rossonera. Sullo stesso versante lo spionaggio illegale condotto dagli hacker e dagli investigatori che la Telecom aveva posto al servizio di Moratti e Facchetti.

E’ di queste ore la richiesta di aspre condanne per gli autori di quei dossier, sui quali si stenta a riconoscere la paternità di Tronchetti Provera, ma la cui esistenza è documentata e ha reso un servizio molto gradito alla Società Internazionale. Dall’altra parte la Federazione, ancora oggi pavida e prona a interessi di parte.
Nelle aule dei tribunali è stata già smascherata quella parte di farsa montata ad arte da alcuni esponenti dell’arma e della magistratura che si sono abbassati a svendere il loro ruolo in cambio di successo e vanagloria.
Il 5 dicembre l’ardua sentenza. Chiediamo al giudice Stanziola non solo di sentire su di sé la responsabilità di ristabilire una verità processuale quanto più vicina alla realtà dei fatti, ma anche di restituire a chi da sei anni combatte per avere riconosciuto il diritto alla giustizia, la dignità della speranza nelle istituzioni.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2665



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