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« Telecom. Bernabé contro ...Vidal, pressing su Sanch... »

Brasil Telecom. Guerra di spie

Post n°7000 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da nadir63l
 



Nasce il Tiger Team


Andrea Pompili nel suo libro “Le tigri di Telecom” ricostruisce la guerra di spie scatenata per il controllo di Telecom Brasile, raccontando che tra il 31 Agosto 2003 e il Maggio/Giugno 2004 gli uomini di Ghioni portarono a termine tre trasferte in Brasile agli ordini di Tavaroli. Qui vennero a crearsi le condizioni ideali non solo per l’affare Kroll e la conseguente presunta ricettazione del cd tornato agli onori della cronaca in questi giorni, ma soprattutto per la messa a punto di ruoli, persone, competenze che avrebbero avuto molto a che fare con i dossieraggi illegali contestati alla Telecom. Fu allora che nacque il Tiger Team e che si venne delineando come un’entità composta principalmente da 3 abilissimi hacker, Andrea Pompili, Rocco Lucia e Alfredo Melloni, ai quali si andavano aggiungendo di volta in volta altri esponenti del sottobosco di abili informatici che facevano capo a Ghioni e Preatoni. Le trasferte in Brasile scaturirono dalle voci di attività di spionaggio condotte intorno ai molteplici interessi di Tronchetti Provera per volere di Daniel Dantas in seguito alla guerra finanziaria che si stavano facendo Opportunity e Telecom, facenti capo ai due uomini d’affari. Dell’ultima trasferta faceva parte anche Xantic, nickname di un ragazzo diciassettenne con qualche problema, al quale il padre aveva in extremis concesso il permesso di partecipare alla spedizione. Il Team di Ghioni stabilì il suo quartier generale presso l’Hotel Sofitel di Rio de Janeiro. Avendo il precoce Xantic manifestato curiosità intorno al pericolo delle intercettazioni informatiche, fu ragguagliato dall’esperto G00dB0y (al secolo Alfredo Melloni, l’uso delle cui capacità Pompili descrive discutibile, ma per il management di Telecom molto più redditizio di anni di sudato lavoro spesi a comprendere l’avversario, ovviamente utilizzando metodi leciti e convenzionali), che gli mise a disposizione un programma per tracciare utenze e password senza protezione in rete. Fu così che come per magia si materializzarono sul monitor del computer informazioni in grado di ricondurre al dominio internet della Kroll. Inspiegabilmente un uomo della Kroll si era collegato alla sua rete aziendale senza protezione: una spia di nome Omer Orginsoy, il turco. In cerca di glorie personali dentro e fuori dalla Telecom Ghioni e Tavaroli non si sarebbero fatti sfuggire l’occasione.

Angelo Jannone

Nel giugno 2004 si era aggiunto alla spedizione brasiliana Angelo Jannone, un eroe nazionale come quelli protagonisti di certi teleromanzi imperniati sulle storie di mafia tanto in voga nelle televisioni di colui che prima li produce e poi li contesta, alimentando una serie di conflitti al punto da confondere persino Auricchio, che alla fine non riusciva nemmeno a trovare il nesso tra Mediaset e il Milan. Era il tenente colonnello Angelo Jannone, con un passato nel Raggruppamento Operativo Speciale (ROS). Nel suo curriculum importanti inchieste su mafia, riciclaggio e narcotraffico a fianco del giudice Giovanni Falcone, oltre a non pochi episodi di eroismo quando aveva comandato il Nucleo Operativo Provinciale di Catania e aveva messo a ferro e fuoco non solo la Sicilia, ma anche la Calabria contribuendo a sgominare interi clan di malavitosi, per poi trasferirsi all'estero nelle pericolosissime vesti di infiltrato in alcune missioni contro organizzazioni di narcotrafficanti colombiani legati a camorristi. Nel corso degli anni trascorsi nell'Arma Jannone è stato insignito di numerosi riconoscimenti per i meriti di servizio, testimoniati nel libro di Giorgio Sturlese Tosi "Una vita da Infiltrato" e tra gli altri nel suo “Eroi Silenziosi”. Dal 2004 al 2007 ha operato in Telecom Italia, con una carriera culminata con l’incarico di responsabile della sicurezza di Telecom per l'America Latina. Attualmente è Amministratore Delegato di una società di consulenza nel settore Audit & Compliance aziendale, insegna all'Università La Sapienza di Roma e collabora con l'Osservatorio Criminalità di Eurispes. Il 7 luglio 2012 è stato insignito a Salerno del titolo onorifico di Associate Professor dalla Costantinian University di Rhode Island.

Nella sentenza di primo grado del processo Telecom del 13 febbraio Angelo Jannone è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto dal reato di associazione a delinquere ed è stato escluso dalla condanna al risarcimento di 10 milioni di euro a favore di Telecom. É stato condannato ad un anno con sospensione condizionale della pena per un solo episodio di intrusione informatica, che secondo l'accusa sarebbe stato commesso nel 2005 in Brasile, e verso tale provvedimento verrà presentato appello.

Sarebbe sua l’opinione che l'esclusione delle vicende brasiliane dall'inchiesta Telecom sarebbe il frutto di una strategia dei pubblici ministeri adottata per dare credito a Marco Bernardini, gola profonda dell'inchiesta milanese, con l’eliminazione dalla scena di fatti che avrebbero potuto comprometterla. Nel 2006 Jannone era stato indagato in seguito alle dichiarazioni di Ghioni e Bernardini. Il primo lo aveva accusato di aver ordinato per conto di Telecom Italia alcune intrusioni informatiche in Brasile, ma poi aveva ritrattato. Il secondo non aveva confermato le accuse avvalendosi della facoltà di non rispondere e facendo dire al suo avvocato che aveva tirato in ballo il tenente colonnello dei ROS spaventato dal “tintinnio di manette”. Jannone ha sempre sostenuto la tesi di Tronchetti Provera di un’autodifesa di Telecom dagli attacchi del suo socio brasiliano Dantas in Brasil Telecom, perpetrati servendosi delle attività illegali della Kroll. A sostegno il 6 novembre 2008 ha depositato una memoria difensiva nella quale ha respinto le accuse, sostenendo di aver presentato in Brasile in nome di Telecom Italia e del suo ex presidente una denuncia alla polizia federale.

Il cd ricettato. Affari di spie

Incursioni informatiche a parte, Tavaroli aveva una fonte interna alla Kroll: Richard Bastin, che aveva avviato le indagini commissionate all’agenzia investigativa da Carla Cico, presidente di Brasil Telecom, affibbiando al dossier il nome in codice “Tokyo”. A permettere di completare l’opera fu però un altro dipendente della Kroll, che motivato da una più allettante possibilità di guadagni mise a punto il tradimento passando al servizio degli avversari: Tiago Verdial. Fu probabilmente la spia di origine portoghese l’autore dell’anonima consegna alla sede milanese di Telecom del famigerato cd contenente carte riservate, trascrizioni di conversazioni, mail e filmati raccolti dalla Kroll per incastrare Telecom Italia. Verdial si incontrò con Jannone e Ghioni, ufficialmente presente in qualità di traduttore, in seguito a una richiesta di lavoro formulata alla sicurezza di Telecom e nel corso del colloquio si lasciò sfuggire importanti informazioni che inguaiavano Daniel Dantas e Carla Cico come i mandanti dello spionaggio ai danni di Telecom Italia. Come si conviene in una spy-story furono segretamente registrate. Questa almeno fu la tesi ufficiale, avallata dai giornali per due anni. In realtà nel tempo si concretizzò l’idea che il cd fosse una copertura per le informazioni carpite dal Tiger Team attraverso l’attività di hackeraggio.
Durante l’analisi dell’infrastruttura di rete mobile di TIM Brasil il Tiger Team, come se si trattasse di un suo cliente occasionale, entrò in possesso di una scheda telefonica brasiliana con una numerazione speciale che non subiva tariffazione e che non fu mai restituita. Quando si verificò l’attacco a RCS, sembrò provenire dal Brasile.
Nel frattempo un cd uguale a quello recapitato a Telecom arrivò a Panorama e Gad Lerner lo rese noto a Tronchetti Provera. Dopo i primi entusiasmi per l’epilogo felice della vicenda per Telecom Italia, alcune
testate scrissero che il cd fosse un falso elaborato (non troppo) ad arte dalla stessa Telecom per screditare l’avversario. Chi lo aveva realizzato forse non era stato così furbo da usare un supporto brasiliano o abile da cancellare tracce riconducibili a fonti italiane. La situazione precipitò, arrivarono al Tiger Team cd vergini acquistati in Brasile, qualcuno si incaricò di realizzare un cd genuinamente brasiliano. Sempre più spesso i componenti del Team si ritrovavano con documenti il cui possesso non era facile da giustificare ed era stato sottratto alla Kroll. Tra gli altri, fascicoli che riguardavano anche il caso Parmalat. Ghioni lamentò il cattivo utilizzo che pavidamente, per paura delle conseguenze, la Telecom aveva fatto di quella enorme mole di informazioni, cedendo a un accordo con Opportunity mediato dall’uomo d’affari Luis Roberto De Marco e dal faccendiere Naji Nahas, in base al quale Dantas avrebbe percepito una consistente buonuscita per lasciare le redini di Brasil Telecom a Tronchetti Provera. Come interpretarono i giornali, una tangente.
Morya Longo scrisse nell’articolo del 14 novembre 2007 del Sole24Ore che dopo le incursioni informatiche del Tiger Team iniziarono a uscire alcuni dossier riservati della Kroll, come quello su Massimo D'Alema, accusato di fondi ricevuti da una società brasiliana quando era stato presidente del consiglio. D’Alema ricacciò al mittente le accuse, bollandole come spazzatura. Morgan Jones non volle commentare il caso, ma affermò che questi dossier erano stati presi dal database della Kroll e manipolati (
Link). Un film già visto sui metodi di dossieraggio illegale della Telecom a proposito delle potenzialità di alterazione delle intercettazioni effettuate grazie al sistema Radar.

Processi, veleni e segreti

Il processo Telecom e i suoi derivati non sono meno tossici dei titoli bancari che hanno avvelenato l’opinione pubblica negli ultimi tempi. Nonostante i procedimenti giudiziari si originino a guisa di scatole cinesi, spesso sembrano servire soltanto a relegare la polvere sotto i tappeti. Nel silenzio della proprietà bianconera, che nulla chiede a Telecom né a Tronchetti Provera, nonostante le loro vicende processuali siano indissolubilmente legate ai dossieraggi illegali fatti eseguire dall’Inter contro i suoi dirigenti. Essa ha scelto di percorrere la strada dei ricorsi e delle richieste di revisione da intraprendere all’uscita del tunnel del processo di Napoli.
Nell’udienza del processo Telecom del 18 aprile 2009, ritenendo che i dossier equivalgano al corpo del reato e la loro eliminazione comporti quindi l'eliminazione di una prova diretta, il GIP ha deciso di sollevare eccezione di costituzionalità. E’ stata quindi sospesa la procedura di distruzione degli atti illegalmente formati o acquisiti e si è investita la Corte Costituzionale della legittimità della norma sulla distruzione di documenti acquisiti in modo illecito. Il 22 aprile 2009 la Corte Costituzionale ha accolto parzialmente le eccezioni sollevate dal GIP. Come conseguenza la distruzione dei documenti potrebbe durare anni. La stanza 38 del settimo piano del Tribunale di Milano è attualmente ad accesso ristretto alle parti lese, alle quali però non viene concesso di estrarre copie della documentazione in quanto illecitamente formata e destinata alla distruzione.
Il 22 dicembre 2009 il governo Berlusconi IV ha posto il segreto di stato sulle indagini sui dossier illegali di Telecom, che vedevano coinvolto il SISMI.
La mancanza di coraggio e l’incapacità di trasparenza dei legislatori sembra aver confinato per sempre nel segreto di stato le verità di Telecom, la cui unica speranza risiede nei procedimenti di richiesta di risarcimento. In modo che risulta eticamente piccolino ciò che nel nostro contesto ci riguarda più da vicino e cioè che calciopoli debba essere scardinato da Vieri e De Santis.


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