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Post n°2813 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

- POISON IVY
Roy stava alla tastiera del suo computer, impegnato a ricercare dei dati sulla GlobeNet, quando vide uno scooter ad idrogeno liquido fermarsi proprio davanti al suo ufficio.
Dal mezzo scese una ragazza vestita in rosa fluo e nero, il viso ancora nascosto dal casco regolamentare.
La mano di Roy corse rapidamente al tazer custodito sotto la scrivania. Lo teneva lì da quando, mesi addietro, una coppia di fanciulle vestite in modo appariscente erano entrate nel suo ufficio.
Oddio, lì per lì la cosa sembrava anche interessante, specie calcolando che le due tipe messe insieme raggiungevano un totale di almeno otto taglie di reggiseno, ma che nel contempo non avevano addosso stoffa sufficiente a confezionare almeno un abito “completo” per una delle due; è incredibile, però, come questi diventino di colpo particolari irrilevanti quando hai una di queste due ninfe urbane che ti punta un bisturi monofilare in carbonio alla gola.
Risultato finale: un computer e quasi 500 Crediti volati via insieme a quelle due bellezze poco vestite.
Questa volta, però, la ragazza che stava entrando nel suo ufficio non sembrava un tipo pericoloso, e Roy lasciò il piccolo tazer sotto la scrivania.
“Buongiorno” disse la ragazza togliendosi il casco “sono venuta a prendere dei documenti che mio fratello dovrebbe aver dimenticato qui stamattina”.
“Ah, dimenticato... se per dimenticato intendi 'gettato in aria mentre scappava via come un pazzo' allora devono essere questi” e porse i documenti a Patty.
La ragazza arrossì, prendendo la cartellina, ringraziò e rimase un attimo in silenzio, osservando le immagini appese ai muri. Erano tutte vecchie fotografie di squadre di football, e si sentì sollevata. Dopotutto, se quell'uomo era un appassionato di football, forse sarebbe stato più disposto a non denunciare suo fratello, no?
In particolare si fermò su di una delle immagini, dove dei ragazzi stavano festeggiando nello spogliatoio un trofeo appena vinto: quello che teneva in mano la coppa sembrava... certo, era mezzo spogliato invece che vestito elegantemente, i capelli erano più lunghi e non brizzolati... ma a Patty sembrò proprio che quel ragazzo nella foto fosse in realtà l'uomo che in quel momento aveva davanti a sé.
Con molti anni in meno sulle spalle, s'intende.
Stava ancora fissando l'immagine quando sentì la voce dell'uomo.
“Ha ancora bisogno di qualcosa, signorina?” Mentre le parole erano quelle formali dell'impiegato al servizio del cittadino utente, il tono era senza dubbio quello dell'uomo che ha di fronte un seccatore del quale non vede l'ora di liberarsi.
Era chiaro che entrambi sapevano per quale altro motivo fosse lì la ragazza: “Beh, sì... insomma... mio fratello si chiedeva se...”
“Se l'ho già denunciato? ...dovrebbero essere i suoi compagni di squadra a denunciarlo, per come gioca male”.
Patty trasalì. Poi, cercando le parole migliori, si voltò di nuovo verso la fotografia dell'uomo con la coppa: “Beh, vedo che anche lei ama molto il football...”
“Tagliamo corto, ragazzina. Se è questo che vuoi sapere, non l'ho denunciato, anche se avrei dovuto farlo. Sai quali sono le leggi, no?”
Patty decise di giocare le sue carte: “Le conosco... ma penso anche che un ex giocatore di football non ami denunciare dei ragazzini colpevoli solo di amare quello sport, no?” disse, indicando la foto sul muro con un cenno del capo.
L'uomo rimase colpito da quelle parole, pur cercando di non darlo a vedere.
“Dopotutto penso che una volta, quando non era ancora vietato, anche i grandi giocatori abbiano cominciato così, no? O mi sbaglio?”
Roy pensò che quella ragazzina sapesse davvero il fatto suo.
Due parole, ed aveva fatto centro pieno; anche Roy, tanti anni prima, era come quei ragazzini.
Già, ma allora non era vietato.
“Non ti sbagli. E per questo, forse, non lo denuncerò. Forse. Ma sappi che non avrà sempre la fortuna di incontrare uno come me.”
Stava aggiungendo “Ed ora lasciami lavorare” quando Patty, con un movimento scomposto, fece cadere una piccola unità di memoria che era appoggiata sulla scrivania; il piccolo chip rimbalzò sul pavimento, poi con una traiettoria imprevista, si infilò sotto la scrivania.
Patty si affrettò a cercare di recuperare l'oggetto: “Mi dispiace... mi dispiace... lasci stare, lo prendo io...”
Ignorando le proteste dell'uomo, in una frazione di secondo Patty era già nel buio sotto la scrivania alla ricerca della scheda di memoria.
In quel preciso istante, la porta dell'ufficio si aprì, ed entrò un secondo uomo.
Patty non poteva vederlo, così come ovviamente lui non poteva vedere la ragazza, ma dalla voce immaginò che fosse un uomo giovane e distinto.
Inizialmente la ragazza era preoccupata dal poter essere scoperta in quella situazione così apparentemente ambigua, ma dopo aver sentito le prime parole del nuovo arrivato capì di aver appena comprato il biglietto vincente della lotteria.
“Allora, Roy, per stasera è tutto a posto... giochiamo alle 21 al vecchio demolitore”
“Sì... ok... alle 21...” Il tono di voce di Roy tradiva un certo imbarazzo.
“Mi raccomando, eh? Bello agguerrito come al solito... giochiamo contro i ragazzi dell'officina di Moe, e senza di te là dietro che metti un po' d'ordine in campo, siamo persi, ahahah! Chico che non torna mai a difendere, Josè che non sale mai a tempo per un fuorigioco...”
“Hai capito...” pensò Patty, che nel frattempo aveva anche ritrovato il chip.
Non appena l'uomo uscì dall'ufficio, la ragazza emerse da sotto la scrivania, vi posò la schedina di memoria e si volse verso l'impiegato robusto; poi, imitando la sua voce maschile, disse: “Sai quali sono le leggi, no?”
Ora i ruoli si erano capovolti. L'uomo sembrava un bambino colto con le mani nella marmellata, anche se era un bambino brizzolato e di cento chili.
“Pare che non siano solo i ragazzini a sentire il bisogno di qualche strappo alle norme, vero?”
“Ok, ok, non denuncerò tuo fratello, va bene? E adesso esci di qui e non ti far più vedere!”
Patty prese i documenti e si voltò per uscire. Poi, cercando di interpretare al meglio la parte della dark lady di un romanzo d'appendice, si fermò in mezzo alla stanza. Sempre volgendo le spalle all'uomo, disse: “Ma dopotutto non siamo proprio pari... voglio dire, se qualcuno denunciasse mio fratello, quello stupido si dovrebbe fare qualche giorno al Centro... ma se qualcun altro denunciasse un impiegato comunale... beh...”
“Eccola lì, questa puttanella...” pensò Roy “Ora penserà di ricattarmi... maledizione a quel cretino di Sid, non poteva stare zitto?”
Poi, rivolto alla ragazza: “Ok, ho capito... e quanto costerebbe il silenzio di questo qualcuno? Sentiamo...”
“Ehi, ehi, per chi mi hai preso? Non voglio mica dei soldi... il tuo amico ha detto che sei uno che sa tenere bene una squadra in campo... beh, i ragazzi di mio fratello hanno proprio questo problema: nessuno che li guidi, che metta un po' d'ordine nella squadra...”
Roy pensò che la situazione era surreale. Un quarto d'ora fa stava facendo la morale ad una ragazzina; poi, un attimo fa si preparava a comprare il suo silenzio. E ora quella ragazzina gli stava chiedendo di diventare il “mister” di una squadra di football clandestino. Ma lui col football aveva chiuso molto tempo prima.
O almeno così aveva giurato a se stesso.
Il cervello di Patty, invece, era un miscuglio di pensieri: da una parte la soddisfazione per aver risolto in un colpo solo i problemi di suo fratello e -forse- quelli della sua squadra, dall'altra un improvviso timore: e se l'uomo si fosse rifiutato? O peggio, avesse deciso di denunciare sia lei che il fratello? Beh, no, a quel punto lei avrebbe denunciato lui, e lui aveva tutto da perderci. Oddio, e se adesso quell'uomo avesse tirato fuori una pistola per risolvere la questione in maniera “non formale”?
Roy si alzò lentamente, quasi solenne, e Patty non riuscì a nascondere un brivido di apprensione. Brivido che si ripetè quando lo vide aprire un armadietto e prendervi qualcosa.
L'uomo tirò fuori un pallone da football, quello che per poco non gli ammaccava l'auto quella stessa mattina.
Lo lanciò a Patty, che lo prese al volo.
"Dì a tuo fratello e ai suoi amici brocchi che ci vediamo domani sera alle 18 al loro campo, ma che stavolta stiano più attenti alla mia macchina." disse Roy.
Patty lo ringraziò, ma l'uomo la interruppe subito.
“Non ho finito: alle 18 voglio anche te.”
Patty arrossì confusa: “Io?... ma veramente...”
“Non potrei mai allenare quei ragazzi senza avere, almeno all'inizio, un 'secondo' che li conosca meglio di quanto li conosco io.”
E poi continuò: “Non farti viaggi mentali: non sono un maniaco, e poi non mi interessano le ragazzine secche e senza tette.”
A Patty vennero in mente centinaia di epiteti da rivolgere all'uomo, poi optò per il silenzio.
L'uomo si rimise a lavorare al terminale senza salutare la ragazza che usciva dall'ufficio sbattendo la porta con tutta la sua forza.

Immagine IPB

 

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