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« JUVE, BOLLETTINO DI GUER...L'ira del pelide Antonio.. »

Kick it! 4-5-6..

Post n°3053 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 REBEL YELL


La sera dopo, mentre le ombre del tramonto si allungavano sulla città, l'automobile di Roy raggiunse la periferia della città e si fermò nello stesso posto del giorno prima.
Il gruppo di ragazzi lo raggiunse, guidato da una “Patty senza tette” ancora infuriata, lo raggiunse ai margini dello spiazzo polveroso utilizzato abitualmente come terreno di gioco.
La ragazza, con tono freddo e distaccato, presentò uno per uno gli undici ragazzi all'uomo come se stessero passando in rassegna un reparto di soldati: “Questo è Paki, laterale... questo è Tom, centrocampista... questo invece è Chuck, esterno di difesa...”
Arrivarono a Pauli, che teneva la testa bassa guardandosi le scarpe per non incontrare lo sguardo dell'uomo; “Questo è mio fratello, punta...” Chiudeva la fila un gigante, più alto e più grosso di Roy che non era certo mingherlino: “Questo è Sal, portiere...”
Roy rimase in silenzio per qualche istante, mentre gli occhi di tutti i ragazzi erano fissi su di lui. Sì, anche quelli di Pauli, che nel frattempo aveva rialzato la testa.
Nei pensieri di tutti c'erano più dubbi che speranze verso quell'uomo.
Forse per quell'innata diffidenza che ognuno, in tutte le epoche, ha per i rappresentanti della generazione precedente.
Poi, con voce calma, l'uomo parlò: “Mi hanno... per così dire... chiesto gentilmente se potevo occuparmi di voi... Bene... io non sono mai stato un allenatore professionista, ma, diciamo, ho masticato football per abbastanza anni da potervi insegnare qualcosa. Naturalmente parlo del football quello vero, quello di una volta, prima che venisse rivoluzionato dalla Federazione.”
“Fanculo la Federazione” disse sottovoce Mojo, scatenando le risatine dei compagni più vicini.
Roy si fermò.
Poi tornò indietro verso Mojo, guardandolo fisso negli occhi.
“Cos'hai detto, ragazzino?”
Anche uno solitamente strafottente come Mojo si intimidì davanti alla mole di quell'uomo che lo guardava severo: “Niente... io...”
“Sicuro?” lo incalzò Roy, con l'aria di un sergente della Guardia Federale.
“Beh... ho detto... fanculo la Federazione” sussurrò Mojo con un filo di voce.
“Ah, ecco, mi sembrava... fanculo la Federazione” poi, voltando le spalle al gruppo, Roy riprese: “già, la Federazione... quella che ci ha separati dall'immondizia del football mondiale perchè siamo troppo superiori... quella che ha fatto pulizia di tutti i cattivi del football anche in casa nostra...”
Alcuni dei ragazzi provarono un ovvio disagio a sentire quelle parole; ma poi Roy continuò: “...quella Federazione che oggi ci obbliga a giocare in uno spiazzo tra carcasse di auto, cessi rotti e profilattici usati, con un paio di ragazze che fanno da palo per avvisare se arrivano i Vigilantes... e tu sussurri 'fanculo la Federazione'... sai una cosa, ragazzino? Nel football di strada, magari anche tra di voi, ci sono ragazzi davvero bravi, che meriterebbero di essere scoperti da un osservatore e giocare in qualche squadra di professionisti all'estero... invece, grazie alla Federazione, potete venire scoperti solo dai Vigilantes e finire al Centro; e tu mi sussurri 'fanculo la Federazione'...”
I ragazzi assistevano senza parole al discorso dell'uomo, che concluse: “Tu devi GRIDARE 'fanculo la Federazione', hai capito?”
Mojo, quasi tremante, rispose: “S...sì”
“Grida, allora!”
“Fanculo la Federazione!”
“Più forte!”
Mojo urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, fino a diventare rosso in viso: “FANCULO LA FEDERAZIONEEE!” tra le risate di tutti i suoi compagni.

I ragazzi capirono che quell'uomo era, senza ombra di dubbio, uno di loro.
Qualcosa di bello era appena nato, su quel terreno polveroso.
Ed anche Patty, sorridendo, pensò che forse avrebbe potuto perdonare quell'uomo per aver offeso lei e le sue tette.

JAILHOUSE ROCK

Nei due anni successivi, sotto la guida di Roy, i ragazzi maturarono in fretta e diventarono una tra le squadre più temibili in circolazione nel sottobosco calcistico della città.

Molte cose successero in quei ventiquattro mesi: Pauli fu finalmente convinto da Roy che il suo posto in campo era dietro le punte, Nick fu pizzicato dalla ragazza a letto con un'altra, la mamma di Paki morì di tumore, Roy perse sette-otto chili barcamenandosi tra il lavoro, i ragazzi ed i suoi amici che continuavano ad aver bisogno di lui per stare in campo. Ed inoltre fu perdonato da Patty, che divenne un validissimo allenatore in seconda. Fats imparò che evitare un goal è importante quanto farne uno, e dopo aver abbandonato i suoi sogni da centravanti divenne uno dei migliori difensori centrali del paese. Chuck invece non imparò mai a tenere la lingua a freno, e questo gli costò non pochi scontri, verbali e fisici, con i giocatori avversari.
E, tra tutte queste cose, i ragazzi raggiunsero quello che era, pochi mesi prima, solo un bel sogno: vincere il campionato cittadino di football clandestino.

Tante cose cambiarono anche nel Paese: le leggi speciali contro la pratica abusiva del football furono inasprite, equiparando quindi il gioco non autorizzato ad un crimine di livello medio-grave. Roba da farsi qualche mese al Carcere Ordinario, insieme a ladri d'auto, hacker recidivi e spacciatori di porcherie sintetiche.
In compenso, però, vennero aboliti tutti i reati connessi alla pedofilia ed alla prostituzione.
Inutile dire che queste manovre restrittive, che nell'intenzione del Governo avrebbero dovuto debellare la piaga sociale del football abusivo, non ottennero risultato alcuno, se non quello di aumentare la popolazione carceraria.

Squadre di studenti e di diseredati, di manovali e di “colletti bianchi” continuavano ad affrontarsi ovunque ci fosse uno spazio abbastanza isolato da permetterlo.

Anche i ragazzi di Roy, partita dopo partita, dimostravano di essere un gruppo sempre più affiatato. Buoni giocatori, magari di caratura non eccelsa, ma riuniti in un gruppo compatto come le dita di una mano.
Dita di una mano che, sul campo, si stringeva in un pugno capace di colpire gli avversari facendo male.

Ma la loro avventura più grande doveva ancora cominciare...

“Hanno preso Tom!”
La sagoma sottile di Paki disegnava un'ombra nera nell'apertura della porta illuminata dal sole. L'attenzione di tutti i presenti,richiamata da quelle poche parole gridate col poco fiato che gli rimaneva in gola, fu su di lui.
Il ragazzo smilzo entrò e si mise a sedere. Poi, lottando col fiatone, continuò: “...c'è stata una retata... giù al porto... eravamo andati a vedere i Dragons contro i Latinos... ad un certo punto qualcuno ha dato l'allarme... siamo scappati, ma Tom è scivolato mentre scavalcavamo il muro di cinta... è caduto...”
Un pugno di Pauli colpì un armadietto, facendo rimbombare la lamiera: “Cazzo, non potevi aiutarlo? Non...”
“Non diciamo scemenze” la voce calma e grave di Roy lo zittì. “Così avremmo perso Tom e pure Paki”.
Nel locale la tensione era palpabile. Tutti sapevano che Tom sarebbe stato portato all'Hotel con le sbarre, come venivano chiamate scherzosamente le carceri.
E, come ogni volta che arrivava la notizia dell'arresto di un amico, ci si poneva la stessa domanda senza trovare risposta: “Non abbiamo rubato... non abbiamo ucciso... che male abbiamo fatto mai per meritare tutto questo? Per essere considerati alla stregua di criminali ed assassini?”
Questa volta era peggio ancora. Perchè Tom era uno di loro.
Gli occhi di Push si voltarono silenziosi verso l'armadietto di Tom, e d'improvviso una lacrima rotolò silenziosa sulla sua guancia.
Poi, nel silenzio, Roy si alzò.
Prese la giacca e si avviò per uscire.
“Dove vai?” gli domandarono.
“Devo vedere un vecchio amico”.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...aglio.asp?id=39

IT'S ONLY US

“Vos sos loco, hermano... lasciamelo dire: sei tutto matto...”
“Perchè? In fondo mediaticamente può essere interessante per il Palazzo... dimostrare davanti a tutta la nazione che la rappresentativa della Federazione può schiantare come e quando vuole quei... sovversivi del football illegale, no? Il cosiddetto male che viene sconfitto dall'autonominato bene...”
I due uomini che sedevano al tavolo di un pub davanti a due bicchieri di Cola e Cerealvite e parlavano a bassa voce fra loro si conoscevano da molto tempo: il primo forse un po' appesantito dagli anni e con qualche capello bianco, il secondo con un cappellaccio ed un paio di Ray-Ban neri a nascondere un viso troppo noto, in un lontano passato avevano condiviso gli stessi spogliatoi, gli stessi campi di periferia.
Poi, ad un tratto, le loro strade si erano divise: mentre il primo aveva firmato per la squadra di proprietà del Console, assicurandosi un avvenire (non a caso ora era tra gli alti papaveri della Federazione Nazionale), l'altro aveva ottenuto un provino per la squadra della sua città, storica rivale della squadra del Console.
Peccato che quel provino non fu mai sostenuto.
Già, perchè a seguito del putiferio che si verificò dopo la radiazione della Federazione nazionale da parte di quella internazionale, molte squadre vennero dichiarate d'ufficio sciolte per “manifeste irregolarità”.
Specie -caso strano- tutte quelle sgradite (per opposizione al regime ed alle nuove regole o per effettiva competitività) al Potere.
La mattina che il povero Roy si presentò alla sede di quella che sarebbe potuta diventare la sua nuova squadra, il sogno di tutta un'adolescenza che si realizzava, trovò solo uffici messi a soqquadro, archivi devastati durante un sopralluogo della Polizia Governativa, fogli gettati ovunque ed una chiazza di sangue calpestata nell'androne.
Quella grande squadra non c'era più.
Quel giorno stesso Roy disse addio al football.

Come molte volte avviene, però, la vita fa dei percorsi che nessuno immagina, e come abbiamo già visto il gioco del pallone avrebbe incrociato nuovamente la strada di Roy molti anni dopo.

“Allora, Estevel, lo farai?”
“Non so, Roy... certo che posso proporre la cosa come Federazione, ma non penso che al Palazzo accetteranno...”
L'uomo robusto finì il suo bicchiere e si alzò.
“So che lo farai. E che farai del tuo meglio. In un certo senso, me lo devi. A me e al football”
Lasciò 20 crediti sul tavolino e se ne andò.

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