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Messaggi di Maggio 2010

Auricchio indagini piccanti...

Post n°1947 pubblicato il 31 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB
(non cliccate sull'immagine. E' possibile scaricare il pdf dal link riportato sotto l'articolo o direttamente dalla home page)


Prefazione

Ci era stato presentato con il volto di Daniele Liotti nella fiction “Operazione Off–Side”, prodotta dall’emittente del gruppo Telecom Italia, mentre per Luciano Moggi era stato scelto l’ottimo – ma meno attraente – Mattia Sbragia. Quando al conduttore fu chiesta la ragione di ciò, Piroso rispose che Liotti era stato scelto per ragioni di “somiglianza all’originale”. Oggi è facile per chiunque giudicare, utilizzando un termine da aula di tribunale, l’attendibilità del “teste” Piroso e la bontà del lavoro svolto.

Dopo il successo de
“Il libro marrone dell’accusa” , che oggi restituisce circa 6000 risultati su Google, nonostante la sua complessità – si tratta pur sempre di oltre 300 pagine di trascrizioni in formato A4 – e il mutismo dei VIP sedicenti juventini ma col portafogli a strisce azzurre o rosse, mai bianche, abbiamo pensato di raccogliere in un ebook anche le trascrizioni della lunghissima testimonianza rilasciata dal valente tenente colonnello Auricchio.

Chi è Auricchio? Auricchio è più di un testimone chiave, Auricchio è il capo della squadra che ha condotto l’indagine. Non c’è ipotesi accusatoria che non sia stata vagliata e promossa da lui. Era il Moyses che separava il mare magnum delle 171 mila intercettazioni in “interessanti” e “non interessanti”, per non far pesare troppo il lavoro ai pubblici ministeri Beatrice e Narducci.

La Lorena Bobbit dell’edicola, con i suoi centinaia di articoli di giornale ritagliati e posti nelle informative a sostegno dell’accusa perché: Gazzetta, Repubblica e Corriere dello Sport «sono addetti ai lavori, più competenti di me». E in conformità a questa certificazione di «competenza» assegnata da Auricchio, i commenti e le analisi di semplici opinionisti tifosi sono diventate testimonianze prima e capi d’accusa poi. Un novello Thor che, dal suo carro trainato da capre, vide la dilagante corruzione nel mondo del calcio, frutto dell’ambizione di avere quelle preziose maglie della Juventus, tessute con fili d’oro, o i gioielli incastonati nei pupazzi e nei portachiavi che la società donava sottoforma di gadget aziendali. Una tentazione a cui, da quanto emerso nel processo, non hanno resistito nemmeno i rappresentanti delle Forze dell’Ordine che perquisirono la sede nel 2006. La sua statua si erge sovrana sulle redazioni sportive di mezza Italia.
La leggenda narra che, quando i soldati del Re Olaf – a Hundorp – cominciarono ad attaccare la statua di Thor fino a distruggerla, dalle crepe fuoriuscirono ratti, topi e serpenti.
Chiamato a testimoniare al processo per ben sei udienze, proprio come avvenne per la statua di Thor, anche quella di Auricchio si è crepata man mano che le lingue affilate dei legali delle difese hanno evidenziato le enormi lacune del teorema accusatorio e criticato un metodo d’indagine mai foriero di ricerca della verità.

Da quanto emerso, infatti, si è partiti da un’accusa da bar-sport per poi raccattare tutto quanto potesse tornare utile per tenere in piedi quel castello accusatorio. Ecco materializzarsi quindi i ritagli di giornale degli opinionisti tifosi, le testimonianze di gente che giustificava con la figura di Moggi i propri fallimenti, i «non ci interessa» come risposta a quanti denunciavano fatti non riguardanti l’ex direttore generale della Juventus, le poche decine d’intercettazioni accuratamente selezionate per trasformare un comportamento eticamente
scorretto in un reato sportivo e penale. L’amicizia, l’interesse comune, il far parte di uno stesso mondo, vennero (e sono tuttora) rappresentati come evidenti prove dell’esistenza di un’associazione per delinquere. Perché, se Luciano Moggi ti porta un panettone a casa, i canditi d’acero scartati non possono essere nient’altro che la prova di un delitto appena consumato.


Un click per scaricarlo!

 
 
 

Le bombe di Moratti...

Post n°1946 pubblicato il 31 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di lucalanc



Alla fine è sceso in campo pure lui, ma non è stato incisivo, né brillante e tantomeno originale.
Il patron dell’ atalanta milanese praticamente ha ripetuto con calma e nel suo stile vagamente raffinato ciò che già aveva sostenuto pochi giorni or sono con aria vaneggiante il suo amico ed ex dipendente Guido Rossi. Il Massimo interista ha ripercorso quelle deliranti accuse che neppure il fumoso Narducci riesce più a rendere credibili (men che mai ora che ha reso nota a tutti la sua anima marxista/interista firmando una allucinante intervista a Xavier Zanetti e colloquiando amichevolmente col Moratti stesso immersi in un clima di anti-regime/rivoluzionari marxisti, in apparente perfetta complicità).

Diciamolo pure: la banda degli onesti negli ultimi tempi non ha saputo produrre idee nuove o tesi convincenti, ma a dire il vero l’ impressione è che neppure ci abbia provato più di tanto.
I teoremi in casa-inter superano la realtà. I nerazzurri si mostrano tenacemente coerenti affermando ancora oggi che lo scudetto di cartone fu giustamente assegnato, perché gli altri rrruvavano, che ad assegnarlo furono i tre re saggi, che comunque è stato giusto così e non si poteva fare altrimenti e che le telefonate di Facchetti, involontariamente occultate durante le indagini, erano di stampo puramente difensivo. Ciechi, sordi, ma coerenti. Questi hanno inchiodato il timone e la loro nave procede sulla sua rotta, a dispetto di qualsiasi ostacolo.

“Tanto peggio per i fatti, se non si accordano con la teoria!” Questa frase fu proferita da Hegel quando seppe che era stato scoperto Urano, mentre lui aveva escluso che potessero esserci più di sei pianeti nel sistema solare.
In psicopatologia il prevalere del pensiero sulla realtà è tema ricorrente.
Avete mai sentito parlare del mito dei letti di Procruste? In pratica se gli uomini erano più lunghi dei letti, non si sostituivano i letti, ma si tagliavano gli uomini. Procruste legava i viaggiatori che incrociavano la sua strada su un letto di ferro, tagliando loro le gambe se erano troppo lunghe, o allungandole se erano troppo corte rispetto alla lunghezza del letto.
“ Se la realtà si adatta all’utopia, bene; altrimenti, peggio per la realtà”. Lunacarskij, filosofo marxista e politico russo, soleva dire: «Se i fatti non ci daranno ragione, peggio per i fatti!»

Forse Moratti & Trombetti Provera si sentono talmente sicuri da ostentare indifferenza a quanto sta di recente emergendo in merito a quella che tutti definiscono “calciopoli 2”. Moratti se la ride e sembra quasi annoiato/infastidito dalle “nuove” intercettazioni.
Facchetti telefonava più di Moggi? Pazienza!
Gli interisti facevano pressioni molto più gravi di quelle di Moggi e Giraudo? Ecchissenefrega!
Moratti si sente intoccabile, evidentemente!
L’ inter non si tocca, a quanto pare.
Io credo che abbia ragione lui, visto che color che dovrebbero provvedere, quando si parla di inter si mostrano più timorosi di Don Abbondio: Abete (a fianco di Moratti a Madrid a festeggiare la Champions League vinta) e Palazzi (il simil-PM della FIGC) ultimamente son diventati giganti di garantismo e prudenza...

 
 
 

Mughini: «Capello all'Inter? Come cenare in casa di ladri»

Post n°1945 pubblicato il 31 Maggio 2010 da nadir63l
 

 
«Nessun imbarazzo a entrare nella sede della società che si è appropriata di uno scudetto vinto dalla Juve?»
TORINO, 31 maggio - Nessun imbarazzo per Capello, se dovesse andare a lavorare per la società che si è appropriata di uno scudetto che la sua Juventus aveva vinto sul campo? Se lo è chiesto Giampiero Mughini, intervenendo a “L’Università del Calcio”, (Radio Power Station 100.5). «Se Capello diventerà veramente il nuovo allenatore dell’Inter, si verrebbe a creare una circostanza piuttosto strana. Come se a uno di noi venisse rubato un quadro di famiglia e dopo qualche tempo si trovasse a cena da un signore che quel quadro lo ha affisso in bella mostra alla parete. Davvero un professionista dell’orgoglio di Capello non proverà nessun imbarazzo nell’entrare nella sede dell’Inter e trovare quello che i nerazzurri chiamano il quattordicesimo scudetto, che aveva vinto la sua Juventus, facendo 91 punti?».

Non manca una stoccata alla nuova dirigenza bianconera. «Vero è che in fondo gli allenatori sono dei professionisti: oggi sei il tecnico del Milan, domani quello della Roma e magari in tre ore passi alla Juventus. Va ricordato che la Juventus guidata dall’“associazione a delinquere”, detto ovviamente tra virgolette, in tre ore prendeva un allenatore, quella attuale in quattro mesi non è riuscita a prendere Benitez».

 
 
 

Gli avvertimenti di Montezemolo...

Post n°1944 pubblicato il 30 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di marcolanc


La storia recente della Juve è stata contraddistinta, oltre che dalle scelte tragiche di John Elkann, da una sorta di longa manus di Montezemolo, che ha pesantemente influenzato tutte le mosse “politiche” della dirigenza bianconera.

Pensavamo di avere già dato tra il 1990 e il 1991, quando Luca Cordero volle buttare a mare la storia quasi secolare della Signora, per scimmiottare il Milan di Sacchi. Furono sperperate montagne di soldi, per mettere insieme una squadra che nelle intenzioni di chi l’aveva allestita avrebbe dovuto rivoluzionare gli equilibri del campionato italiano, salvo poi scoprire che il calcio-champagne del tecnico prelevato da Bologna altro non era che un enorme bluff. L’avventura calcistica di Montezemolo si fermò lì e della sua opera rimasero in piedi solo le cattedrali che l’anno prima, in previsione dei Mondiali ’90, aveva fatto costruire in tutta Italia, ovviamente a carico dei contribuenti: indimenticabile resterà il ricordo di quel Delle Alpi, costosissimo tanto in termini di costruzione quanto per la manutenzione, che a meno di vent’anni dal suo completamento è stato raso al suolo.
Gianni ed Umberto Agnelli, in seguito al disastro combinato nel calcio, decisero di dirottare il “geniale” manager in Formula Uno, dove effettivamente i risultati, anche se con qualche anno di ritardo e con investimenti enormi, arrivarono. Il popolo juventino tirò un sospiro di sollievo: la Signora andava alla grande, grazie all’opera di dirigenti capaci e fortemente voluti dai proprietari, la Ferrari vinceva e, quel che più conta, Montezemolo dichiarava di non avere alcun rimpianto per i suoi brevi ma intensi trascorsi “calcistici”. Le rare volte in cui Luca parlava della Juve, sembrava quasi che nutrisse per quell’ambiente una forma di rancore, forse dovuta ai funesti ricordi della sua guida fallimentare. Ma ai tifosi importava poco: quella sciagura era ormai un ricordo e, aspetto non meno importante, Montezemolo se ne stava alla larga dalla squadra bianconera.

In pochi anni, Gianni ed Umberto ci hanno lasciati. Le lotte di potere per la loro successione e le ripercussioni della faida familiare sulla Juve li conosciamo bene. Ma uno degli effetti più drammatici è stato il ritorno sulla scena, anche se in forma spesso invisibile (ma non per questo meno decisiva), di Montezemolo. Molti di noi, mentre scoppiava Farsopoli, videro proprio in lui uno dei protagonisti della trappola in cui era stata fatta cadere la Juve. Le conferme di quei sospetti giunsero con qualche anno di ritardo, ma da una voce autorevole: fu lo stesso Blatter a ringraziarlo pubblicamente per avere indotto la Juve a rinunciare a difendersi, ritirando il ricorso al Tar precedentemente presentato, e ad accettare supinamente qualsiasi sanzione.

I danni provocati da Farsopoli sono e resteranno irrecuperabili (non c’è risarcimento che tenga), ma almeno, con l’avvento di Andrea Agnelli alla presidenza e la contestuale intenzione di rendersi indipendenti da Exor, si poteva cominciare a nutrire la speranza di un cambio di rotta radicale, soprattutto in relazione ad una nuova linea nei confronti dei misfatti del 2006. Una virata che si rende necessaria, se si vuole recuperare il rapporto tra la società e molti tifosi che in questi anni non si sono riconosciuti nella sua proprietà e tantomeno nella sua dirigenza.
Se da un lato c’è sempre un minimo di ottimismo e di fiducia sul futuro bianconero, d’altra parte resta alta la guardia nei confronti di coloro che si sono dimostrati peggiori dei nemici dichiarati. Proprio per questo, le parole con cui Montezemolo ha voluto salutare l’arrivo di Andrea Agnelli ci devono preoccupare: «Ti auguro in bocca al lupo con tanto affetto, certo che il tuo impegno sarà tutto verso il futuro della società bianconera». Quell’invito ad impegnarsi sul “futuro”, tralasciando evidentemente la macchia indimenticabile sul recente passato di cui lo stesso Montezemolo è uno dei massimi responsabili, non può lasciare i tifosi indifferenti.

La sfida che si appresta a condurre Andrea Agnelli è innegabilmente molto complessa. Dovrà fare i conti con un ambiente sempre più consapevole dell’ingiustizia che ha dovuto subire. Contestualmente, i poteri forti, guidati da Montezemolo, fanno già sentire la loro voce, inviandogli chiari avvertimenti ben confezionati all’interno di messaggi benauguranti.
Come deciderà di muoversi Andrea è ancora impossibile saperlo. Ma, nel nostro piccolo, ci sentiamo di dargli un sommesso consiglio. Le strade sono due: una è quella che percorse suo padre, l’altra è quella di Montezemolo. Fosse per noi di GLMDJ, sceglieremmo la prima. Ma ciascuno è libero di incamminarsi nella direzione che preferisce.

 
 
 

Per chi suona la campana....

Post n°1943 pubblicato il 30 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di Lucaboo2


“Non chiederti mai per chi suona la campana... essa suona per te.”

Dall’altra sera questa parole di Hemingway mi rotolano nella testa, pesanti come una sfera di pietra... colpiscono i neuroni del mio cervello scandendo rintocchi come quelli di una triste e grave campana “a morto”...

...rintocchi lontani lontani, portati dal vento... raccontano storie perdute nel tempo, di un uomo che stava guardando la partita della sua squadra del cuore quando venne colpito da un razzo partito dalla curva opposta. Raccontano di un’Italia pallonara che aveva mal sopportato, fino ad allora, le quasi “innocenti” scazzottate dei tifosi fuori dallo stadio, e che ora scopriva la morte, scopriva le lame, le pistole.

...un altro rintocco, che si perde per le campagne delle Fiandre, riporta alla mia mente uno dei più tristi spettacoli che la mia memoria ricordi... su il sipario, va in scena la follia.
Corpi inanimati messi in fila lungo il muro di cinta di uno stadio, l’homo homini lupus trova la sua libertà e la sua consacrazione eterna in fondo ad una bottiglia di birra.

...sospiro, ed un nuovo rintocco risuona nei miei pensieri. Stavolta il suono è chiaro e nitido, e mi appare uno dei tanti autogrill della nostra rete autostradale. Ma oggi non si beve caffè per tenersi svegli alla guida. Oggi si offre sangue.
Alcuni ultrà laziali aggrediscono un’auto di tifosi juventini, con la consapevolezza di “compiere una missione”, di “estirpare un male”. Dal lato opposto dell’autostrada un poliziotto, credendo che ciò che ha visto nei film dell’Ispettore Callaghan sia la realtà, fa una pazzia. Spara attraverso un’autostrada affollata. La buona notizia è che non colpisce nessuna delle auto in transito, avrebbe potuto provocare una strage. La cattiva notizia è che colpisce a morte uno degli ultrà laziali all’interno della loro macchina.
Dormiva, non c’entrava niente, si dirà. Già, ma se stava viaggiando con dei delinquenti forse proprio un santo non era, no? Se avessero proseguito placidamente la loro strada senza aggredire nessuno, sicuramente quel ragazzo sarebbe ancora vivo.
Stavolta, però, c’è qualcosa di stonato nel suono della campana... “Rissa tra Juventini e Laziali, muore un ragazzo all’autogrill” titolano i giornali.
Senza notare la leggera differenza che passa tra una rissa ed un’aggressione.

...un altro rintocco, e le auto nel parcheggio lasciano il posto ad altri veicoli. Un autobus accerchiato da teppisti urlanti. Un assalto alla diligenza in piena regola. Manovrando nervosamente, l’autista del pullman “aggancia” uno degli ultrà che tengono sotto attacco il mezzo.
Lo scrocchio delle ossa sotto le ruote gemellate del pullman, forse, assomiglia al rumore di un fogli di giornale quando lo si appallottola per gettarlo via.
Quello stesso giornale che titola: “Pullman degli Juventini travolge ed uccide un tifoso del Parma”.
Penso che sia chiaro a tutti il senso che si vuole dare alla macabra notizia, no?

...un altro rintocco, un altro, ed un altro ancora... storie di padri di famiglia con bambini accerchiati e tempestati di botte solo perché indossavano la sciarpa “sbagliata”, di uomini uccisi a calci e pugni davanti ad un caffè con la colpa di tifare per quella squadra...

...e qualche giorno fa l’ultimo rintocco... due uomini maturi, 120 anni in due, vengono alle mani in un bar.
Uno estrae dalla tasca un coltello e colpisce l’altro, che rimane riverso per terra mentre intorno, a tratti, i clacson delle auto imbandierate suonano la sua beffarda marcia funebre.
Da Caino ed Abele in poi, purtroppo, la gente lascia questo mondo così, prima della propria ora.
Ma talvolta avveniva per l’amore conteso di una donna, altre volte per un metro di terra. A causa dell’idiozia sconfinata dell’uomo si era arrivati anche a togliere la vita in nome di un credo religioso, del colore della pelle o di un’ideologia politica.
Oggi, invece, si uccide –e si muore- per difendere l’onore di un bamboccio viziato e senza cervello, che guadagna in un anno quanto l’assassino e la vittima non guadagneranno mai in tutta la vita.
Si uccide e si muore per una maglietta, esposta in televisione proprio con lo scopo di fomentare quell’odio per poi incanalarlo, dirigerlo, sfruttarlo per i propri loschi fini.
Mentre i conduttori televisivi parlano di fini messaggi ironici, una vita si spegne su di un marciapiede di Torino.
E quando la notizia si diffonde, anche in questo caso viene distorta, trasformata... non è possibile che i protagonisti interpretino queste parti; l’eroe “buono” non può essere l’assassino, ed il “malvagio” non può assolutamente essere la vittima. Ci dev’essere per forza un errore.
E anche se l’errore non c’è, è la notizia “politically correct” la prima che passa.

Magliette, striscioni, notizie usati come strumenti di propaganda.
Strumenti di propaganda che con lo sport non hanno nulla a che fare, esattamente come i mullah che incitano ad “uccidere gli Infedeli”, nonostante il Corano dica espressamente che chi osi togliere la vita ad un altro uomo dovrà dar conto del suo crimine davanti a Dio.
Ma purtroppo, nel nostro mondo dove ogni cosa ha un prezzo, anche la vita di uno o più uomini può essere messa a bilancio in quello che non è più il “gioco più bello del mondo”, ma un business tentacolare dove ogni giorno si spostano milioni di €uro e le persone vengono usate come masse da gettare sul piatto della bilancia.

Mentre corpi di impiegati, di operai, di padri di famiglia e di figli ribelli diventano freddi al margine della strada.
Occhi che si fanno opachi, lame rosse di sangue. Urla più nere del nero della notte.
E la campana che suona per ognuno di noi.

Perchè io sono l’uomo agonizzante il cui sangue si mescola con la polvere della strada e l’orina di un cane.
Perchè io sono l’uomo che stringe in mano il coltello caldo, umido e rosso, metallo che toglie la vita investendosi del diritto che spetterebbe solo a Dio.
Perchè io sono l’uomo che sorride contando il denaro senza preoccuparsi se sia sporco di veleni da iniettare, di sangue innocente, di sofferenze. Pecunia non olet, così è sempre stato e sempre sarà.

Io sono la vittima, l’assassino ed il mandante, perché io sono ogni uomo. E quando un uomo toglie la vita ad un altro uomo, la toglie a tutta l’umanità.

E oggi, tutti siamo un po’ morti su quel marciapiede.

"Smashing through the boundaries / Lunacy has found me / Cannot stop the battery"

wikio, ok notizie, fai informazione

 

 
 
 

Distortion....

Post n°1942 pubblicato il 30 Maggio 2010 da nadir63l
 


Immagine IPB

di Lucaboo2


Provate ad immaginare di essere ad un festival rock, quelli che accendono le notti dell'estate italiana.
Avete pagato fior di palanche per il biglietto, vi siete messi in viaggio nella notte, avete sopportato il caldo e la folla, ma adesso, finalmente, siete qui!
Leggete su un manifesto i nomi dei gruppi che si esibiranno, ed un punto interrogativo si materializza sopra la vostra testa... Alcuni nomi sono dei veri monumenti del rock, ma la maggioranza sono dei carneadi sconosciuti. E vabbè...
Finalmente il palco si apre, ed entra in scena colui che presenta la serata. Purtroppo è ubriaco perso e non pare nemmeno sapere bene cosa fare lì sopra: confonde i nomi dei gruppi, li inverte, fino ad ammettere "Non mi ricordo un'emerita cippa!".
Pazientate... Dopotutto siete qui per la musica, no?
Ed ecco la musica riempire finalmente lo Stadio. Ma anche qui la sorpresa non è affatto gradita: i gruppi sconosciuti dimostrano di non sapere nemmeno suonare gli strumenti: nascosti dietro all'alibi del Brutal Death Metal il chitarrista ed il bassista ciccano tutte le note, il vocalist cerca pateticamente di nascondere nel suo canto in growl il fatto che abbia completamente dimenticato il testo.
Lo spettacolo è indubbiamente desolante, e iniziate a maledire mentalmente il vostro amico che vi ha consigliato di acquistare il biglietto.
Ma, in fondo, la speranza è l'ultima a morire, e il vostro cuore musicale mantiene un flebile battito leggendo il prossimo nome della lista: Iron Maiden.
Un nome che non tradisce. Una garanzia.
E quindi, quando Steve Harris sale sul palco, quasi non vi domandate perché non imbracci il suo fido basso elettrico. Ma rimanete allibiti quando il plurilaureato artista si avvicina al microfono, tira un "Ma andatevene aff..." e se ne va.
Fine dello spettacolo.
Pare folle, vero?
Invece (scusandoci con la band di Harris, immarcescibile icona rock) è grosso modo quello che sta succedendo al Processo di Napoli.
La sfilata dei testimoni dell'accusa , che si immaginava come uno tsunami infinito che avrebbe sommerso nunc et semper la Juve sotto le sue stesse vergogne, si è rivelata alla fine una litania di testimonianze al limite (e oltre) dell'imbarazzante.
Smemorati di Collegno e non, bancarottieri che giustificano la loro mala gestio con i guai subiti dalla Cupola, ufficiali dell'Arma che fanno le indagini frugando tra le pagelle della Gazzetta (si parla già di sostituire il RIS di Parma con un abbonamento all'Eco del Chisone o alla Gazzetta del Mezzogiorno), pignoli recensori di partite dei tempi andati che sanno riportare quale dito usò per scaccolarsi il centromediano, ma toppano il risultato della partita... Insomma, un geyser ininterrotto di cazzate, in confronto al quale anche la famigerata falla del pozzo del Golfo del Messico sembra lo schizzetto di una pistola ad acqua.
Ma niente paura: a salvare la capra ed i cavoli, ci avrebbe pensato lui: l'uomo dal ciuffo un tempo mechato e oggi sempre più sale e pepe (...vabbè, proprio io parlo... Ehm...), l'eroe dalla Pashmina che tutti gli invidiano, il condottiero che vince anche se arriva terzo...
Roberto Mancini!

E qui casca l'asino: la Gazzetta, sul suo sito, organizza addirittura un "live report" dal Tribunale di Napoli (à bbelli... Noi su GLMDJ li facevamo già, e molto più approfonditi del vostro, quando voi ancora stampavate con la macchina di Gutemberg!).
Si vuole essere "sul pezzo", riportare per filo e per segno le parole del grande Accusatore alla folla che non aspetta altro per esplodere nuovamente, duemila anni dopo, nell'urlo demente "Crucifige! Crucifige!"
E invece che ti fa Bellicapelli?
In dieci-minuti-dieci confessa che tutto il suo "J'accuse!" erano sbuffi dovuti allo stress agonistico del dopopartita, che fin da quando giocava nei "Pulcini" si è sempre lamentato degli arbitri perché è fatto così (se non vinco me ne vado e mi porto via il pallone, in pratica) e quindi le sue accuse alla Juve e a Moggi erano solo... Me lo consentite? Una sarabanda di vaccate!

Ma torniamo per un attimo al nostro concertone metal: ancora sotto choc per il "pacco" subìto, torniamo a casa. Accendiamo la Tv ed il tg della sera porta sui nostri schermi le immagini del giorno prima: le penose esibizioni dei gruppi di spalla vengono giudicate dal giornalista come "un'esplosione di energia vitale" (ma "esplosioni" altrettanto meritorie potrebbero essere anche quelle di un mangiatore abituale di borlotti) per finire con gli Iron Maiden, che "hanno stupito il pubblico con un'esibizione innovativa, fuori dagli schemi". La notizia è semanticamente corretta, ma il significato che arriva alla gente è “un pò” distorto, non credete?
Lo stesso han fatto molti giornalisti, specie quelli del Tg che ultimamente sostituisce gli Anchormen con le Veline, riportando le notizie da Napoli. "Mancini quando parlava di Amici di Torino intendeva Moggi". Punto. Basta. Stop.
Ecco come, facendo un semplice taglia&incolla, una smentita su tutta la linea diventa un netto e laconico atto d'accusa.
Ad onor del vero, altri hanno riportato la notizia in modo corretto, ma non si sono astenuti dall'infilarci commenti propri di dubbio gusto per spiegare a modo loro il "dietro-front" manciniano.
Chi dice che il Mancio cerchi la benevolenza juventina nel caso dovesse rimanere disoccupato, chi parla dell'immane potere di Moggi, che con la sua sola entrata in aula inibisce i testimoni manco fosse Sauron...
Ormai è ogni giorno più chiaro, nonostante la censura di regime, che il castello accusatorio di Farsopoli sta perdendo pezzi in quantità, colpito da alcune bordate ben assestate. Inoltre, è palese come le armate mercenarie assoldate quattro anni fa abbiano gettato alle ortiche le loro divise e stiano correndo alla rinfusa verso le nostre posizioni: "Effettivamente quattro anni fa... C'è da dire che... Se si fosse saputo tutto... C'è stata troppa fretta di..."
La battaglia, però, è tutt'altro che vinta: sulle mura resistono forti e saldi coloro che furono complici sodali nel preparare il Grande Tranello. E non cederanno facilmente.
Dalle prossime udienze entreranno in scena le nostre armi migliori, i testimoni chiamati dalla difesa, e i difensori del castello faranno piovere su di noi -senza dubbio- secchi di olio bollente mediatico.

Sarà dura, ma lasciatemi citare poche parole amiche, oggi quanto mai appropriate:
"Vinceremo noi, non c'è alcun dubbio!"

wikio, ok notizie, fai informazione

 

 
 
 

STOP AI FURBETTI DEL BILANCINO TRUCCATO...

Post n°1941 pubblicato il 30 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Giacomo Morini

Il 27 maggio il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato all'unanimità le nuove norme UEFA sulle licenze per club e il fair play finanziario, proposte con il sostegno di tutti i principali club del campionato europeo.

Un elemento fondamentale per evitare che i furbetti del pallone continuino a muoversi nell'indebitamento saltando norme della correttezza economica che per alcuni sono una base su cui muoversi.
Ci sarà una fase di transizione di tre anni – 2010, 2011 e 2012, poi l'obbligo di pareggio del bilancio, entrerà in vigore per la dichiarazione finanziaria del periodo che terminerà nel 2012, da valutare durante la stagione 2013/14 delle competizioni UEFA per club.
Michel Platini ha dichiarato: "....non è nostra intenzione punire i club ma proteggerli. Siamo completamente d'accordo con le società. La filosofia consiste nel non spendere più di quanto si guadagni".
Cosa comporterà questo:?
Innanzitutto che i ricavi diventano fondamentali e che quindi le squadre devono adeguare i costi ai ricavi...in caso contrario rischiano lo stop.
Secondo: ci sarà una stretta per le società che adesso hanno costi alti, soprattutto per ingaggi che dovranno quindi adeguarsi.
Manchester City, United, Chelsea, Liverpool con forti indebitamento dovranno adeguarsi in fretta. In Italia, la situazione non sorride per alcune squadre, le milanesi soprattutto dovranno quindi ridurre i costi o incrementare ulteriormente i ricavi, ce la faranno?. I tifosi sperano di si...
In Spagna il Real ha grandi ricavi, ma anche grandi costi... quindi attenzione.... anche da li... e da Valencia.. qualche sorpresa potrebbe arrivare... la cessione di Villa è un esempio.

Ci piacerebbe che chi da quindici anni rispetta queste norme fosse premiato...
Chissà se Platini, deciderà di premiare con un bonus nel ranking europeo, chi non ha mai violato queste regole....oppure se si deciderà di aiutare chi con plusvalenze e altri...giochi finanziari ha beneficiato di un aiutino...

Vedremo... sicuramente i furbetti del quartierino finanziario sono avvisati... tra un pò non si potrà più sgarrare.

 
 
 

MANIFESTAZIONE BIANCONERA: ALLA FINE "ESPLODE" LA RABBIA...

Post n°1940 pubblicato il 29 Maggio 2010 da nadir63l
 

MANIFESTAZIONE BIANCONERA: ALLA FINE "ESPLODE" LA RABBIA
© foto di Federico De Luca

19:30 - La lunga giornata del ricordo ha avuto un epilogo movimentato. Il corteo dei tifosi ha camminato tranquillamente da piazzale Caio Mario fino alla sede della Juventus, dove però il livello della tensione è salito alle stelle. I manifestanti, infatti, una volta arrivati davanti alla palazzina di corso Galileo Ferraris, hanno scoperto che non c'era nessun dirigente, nessun rappresentante della società ad aspettarli e gli animi si sono surriscaldati. I sostenitori bianconeri hanno rivolto cori contro la dirigenza, hanno fatto esplodere bombe carta ed hanno lanciato diversi petardi all'interno della sede della Juventus. Una parte della tifoseria si è comunque dissociata da tali comportamenti. Dopo quel breve ma intenso sfogo si è conclusa la manifestazione.

18:43 - Si sta concludendo a Torino la manifestazione del popolo bianconero, organizzata da Ju29ro Team, Combriccola Romana e Orgoglio Gobbo. Le varie anime del tifo bianconero hanno sfilato a 25 anni dalla tragedia dell'Heysel,
"per ricordare degnamente le vittime di quella notte. Altro importante obiettivo del raduno è, a pochi giorni di distanza dall'annuncio dell'arrivo di Andrea Agnelli alla presidenza, quello di spingere perché la società Juventus F.C. si attivi verso la richiesta di revocazione delle sentenze sportive di calciopoli".
I tifosi si sono radunati nel primo pomeriggio in piazzale Caio Mario. Antonello e Annamaria di Orgoglio Gobbo, Luigi Piccolo della Combriccola Romana, Marco Venditti, Patrizia Gai di Ju29ro, hanno ricordato le vittime della tragedia. Quindi Nino Ori di Ju29ro, Gianluca Savoini e Mario Rocca sono intervenuti sul tema Calciopoli.
Attorno alle 16, i tifosi bianconeri - circa 5/6000 secondo gli organizzatori - hanno iniziato a marciare verso la sede della Juventus di corso Galileo Ferraris, dove sono arrivati attorno alle 18. Qui è previsto un incontro tra i delegati dei manifestanti e un rappresentante della Juventus. Corso Galileo Ferraris è stata chiusa al traffico dalle forze dell'ordine, che già da diverse ore presidiano la zona. Ma c'è da sottolineare che fino a questo momento è stata una marcia assolutamente tranquilla.
Tanti cori e striscioni per ricordare le vittime dell'Heysel; cori e striscioni per sostenere Andrea Agnelli, appena assurto al vertice della società bianconera; cori e striscioni per spronare la Juventus F.C. a chiedere l'annullamento delle sentenze calciopoliane e richiedere indietro gli scudetti indebitamente sottratti dalla bacheca bianconera; cori e striscioni contro Moratti, Tronchetti Provera e la cosiddetta "banda degli onesti".

 
 
 

CUPOLE MALIZIOSE...

Post n°1939 pubblicato il 29 Maggio 2010 da nadir63l
 

 
© foto di Federico De Luca

Oggi abbiamo avuto la possibilità di leggere una nuova telefonata, rispuntata dopo 4 anni di oblio... si era nascosta bene anche questa telefonatina...che maliziosetta questa telefonatina...e che maliziosi i tifosi bianconeri... esiste solo per loro Calciopoli due...come dice qualcuno... vero?
Ascoltandola si evincono due cose, chiarissime...
Primo: De Santis, non voleva così male al Bologna se ammonisce tutti quei giocatori del Parma, sembrerebbe in modo giusto e poi conferma le squalifiche nel referto... non facendo come voleva Cinquini...dirigente del Parma.
Se avesse voluto favorire il Bologna avrebbe alleggerito la posizione del Parma, non vi sembra?
Secondo: nella cupola, che per molti non esiste...non è mai stato inserito Rosetti... eh si lui non ha mai arbitrato la Juventus... perchè di Torino...
Da questa telefonata sembrerebbe molto vicino a De Santis... perchè De Santis si e Rosetti no. Forse perchè inserendo anche Rosetti, tutto il sistema italiano sarebbe crollato?
Per noi Rosetti è bravo, è uno dei migliori arbitri italiani e quindi non andrebbe inserito nella cupola... semplicemente perchè è chiaro che questa cupola non esiste...e come Rosetti arbitrava secondo coscienza, così facevano gli altri.
Ogni giorno che avanza... la cupola diventa sempre più sottile e per i maliziosi è sempre più difficile accettare quello che è successo senza considerarla un'ingiustizia...
Non so se alla fine la federazione farà qualcosa... ma fino a quando non farà qualcosa sarà difficile avere l'appoggio dei tifosi bianconeri che oggi di questa federazione constatano come sia facile arrivare terzi su tre ad una candidatura per l'Europeo...e  nulla altro.
Speriamo che a breve ci sia qualche mossa che ci possa far cambiare idea.


Di seguito la telefonata De Santis-Rosetti


DE SANTIS - Pronto!

ROSETTI - Buongiorno, la prima telefonata del mattino, eh?

DE SANTIS - Ti senti un po’ più tranquillo eh?

ROSETTI - Meno male, va, lascia stare…

DE SANTIS - Infatti pensavo a te durante ‘a partita…

ROSETTI - Come stai?

DE SANTIS - Bene, va, tutto a posto

ROSETTI - Tutto a posto? Ho visto…

DE SANTIS - Tranquillo….

ROSETTI - Secondo me hai arbitrato molto bene, proprio bene bene bene

DE SANTIS - So’ stato un po’ troppo duro, troppo severo

ROSETTI - Mah, secondo me ci stavano tutte perfettamente

DE SANTIS - Ma chi li pensa, è venuto Cinquini: “questo è un disegno…”

ROSETTI - Disegno, sì… disegno… artistico!

DE SANTIS - Episodi non ce ne so’ stati

ROSETTI - Zero, zero… anzi… anzi, ti devo dir la verità, che la punizione quando fanno il primo gol, cioè poteva anche non starci, per dirti no?

DE SANTIS - Sì, perché gli pesta il piede…

ROSETTI - Eh eh eh, per cui…

DE SANTIS - …la scarpa

ROSETTI - No guarda secondo me hai arbitrato benissimo. Allora mi porti a fare il quarto con te, il prossimo anno a giugno…

DE SANTIS - Secondo me stavi come stavo io quando è successo Parma-Juve.

ROSETTI - (risate)

DE SANTIS - Alla fine quando è finita la partita, ho detto, dico “Com’è annata a finì…?”, dice “no, ce l’ho spareggio cor Bologna…”. a fine partita, che non è successo niente, poi ho dovuto ammonì quer deficiente di (incomprensibile) che ha preso a palla, m’ha buttata davanti e me la butta ‘n tribuna, no?

ROSETTI - Ma infatti, infatti…

Mentre andavo via, viene Vignaroli che mi fa: “bravo bravo, sei un fenomeno a fenomeno”, a me questo. C’era pure lì Minotti vicino a me. Ho detto, dico: “Minotti hai sentito?” e ho scritto 40 sul taccuino, il numero.

ROSETTI - Eh…

DE SANTIS - Questo qui ritorna, mi fa: “Te lo giuro su mia madre, ti vengo a prendere fino a casa…”. A me? A me, Vignaroli? Sono andato l’ufficio indagini, ho detto: “Sentito?” Me lo portano via. Scendo le scalette, lui l’avevano portato via… riscende le scalette, ‘n antra vorta viene rincontro: “Se sei ‘n omo m’aspetti fuori…”

ROSETTI - Così ti diceva?

DE SANTIS - A me! Ho detto: “Scusa, scusa ma…”. Stava a torso nudo no?

ROSETTI - Eh…

DE SANTIS - Allora gli faccio: “Scusa, ti puoi rimettere la maglietta, perché… non so chi sei? p***o giuda, è diventato verde, Roby! Io tranquillo, no? Allora a un certo punto, lui se n’è andato via, è venuto (incomprensibile), mi fa: “Nove!” E io je faccio: “A Renà, questo se pensa che so’ de Busto Arsizio…”

ROSETTI - (Risate)

DE SANTIS - Difatti m’ha detto (incomprensibile) …si stavano ammazzando dalle risate. Dopo appena… ‘n ‘antra volta gli ho fatto: “Ma lo volete portà via questo?” Mentre arrivo sopra le scalette trovo Cinquini..

ROSETTI - Eh, eh…

DE SANTIS - Con quella faccia che c’ha lui, già pronto a..

ROSETTI - Sì sì…

DE SANTIS - Allora mi fa “no perché…”. Gli ho detto: “No perché qua non ce poi sta, perché non sei autorizzato. E quindi via, sparisci dalla mia vista. Via…”

ROSETTI - (risate)

DE SANTIS - È rimasto con la bocca aperta cor dito così… Io so’ entrato e so’ andato dentro ar sottopassaggio. Arriva quello di Sky che mi fa: “Ma Vignaroli?” “Vignaroli mo je scrivo io”, gli ho fatto, a quello de Sky, che era ‘n amico, no? Insomma dopo un po’, dopo… 20 minuti, un quarto d’ora, torna Cinquini nello spogliatoio. Bussa: “Scusa, posso entrare”. Io certo che puoi entrare… (…) Allora lui mi fa: “No, io non ho niente da dire, però non m’è sembrata una partita cattiva, per cui tutte queste ammonizioni… con un po’ di buonsenso…” Allora ho fatto, dico: “Senta, Cinquini, allora le dico la verità. A me, primo: non cita il buonsenso. Secondo: non stabilisce che il fallo per essere bisognoso di ammonizione deve essere necessariamente cattivo”. “No, perché…” Ho detto: “Terzo: penso, Cinquini, che lei non è la persona più idonea a vedermi e a insegnare come si arbitra. Mi potrebbe insegnare a fare il dirigente sportivo, ma questo è un altro tipo di discorso che non mi interessa (…) Comunque, stringi, in termini poveri, che devo fa: te devo dà ‘na mano? Volevi questo? Allora io mi chiamo Massimo De Santis, sono un arbitro di calcio, sono venuto qui ad arbitrare Lecce-Parma, ultima giornata di campionato, a me la partita iniziava al primo minuto finiva al novantesimo minuto. A me dei diffidati, de quello, de quell’altro… io ho applicato il regolamento (…)”. Me so’ girato, ho detto: “Ma che c’avemo il contratto cor Parma noi?” Se so’ messi tutti a ride…

ROSETTI - Fatto bene.

DE SANTIS - Mi vuol dire che le devo dare una mano? Eccole la mano: arrivederci. (…) Dopo cinque minuti entra Minotti: “Scusa, Massimo, ma che è stato ammonito anche Gilardino?” “Sì” “No, perché noi non ce ne siamo accorti”. “Ma Gilardino se ne è accorto?” “Sì” “Allora basta: basta che me ne so’ accorto io, se n’è accorto Gilardino, stamo a posto tutti…”

 
 
 

La strage dell'Heysel: ricordare per non dimenticare!

Post n°1938 pubblicato il 29 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Sono passati 25 anni da quella terribile strage, ma il dolore per le 39 vittime di quella maledetta serata è ancora impressa nelle nostre menti. Prima della gara si era parlato di una struttura fatiscente, priva di adeguate uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso. Il campo di gioco e le tribune erano mal curati, assi di legno erano sparse per terra, i muretti divisori erano vecchi e fragili e da essi si staccavano pezzi di calcinacci, le tribune di cemento vetuste e sgretolate. Lo scarico dei servizi igienici colava dai muri, contribuendo a renderli ancora più fragili. Ma la cosa più incredibile e che molti tifosi organizzati per conto proprio, si trovarono nella stessa curva dei tifosi inglesi separati da due inadeguate reti metalliche. Nella curva dei tifosi del Liverpool, si unirono poi anche i tifosi del Chelsea, noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di teste"). I tifosi inglesi cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie. Da questa situazione il massacro. Nella grande ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e calpestate nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Questa la sintesi di una tragedia incredibile, ma soprattutto senza nessuna certezza per quanto riguarda la sicurezza di quello stadio. La polizia belga non era sufficiente per rispondere a tale tragedia, e tutti in seguito si resero conto davvero che quello stadio era inadeguato. Intanto come al solito per colpa di personaggi che in quel periodo non sapevano offrire adeguate competenze professionali, la strage era ben confezionata: 39 morti, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese, 370 i feriti. E’inaccettabile pensare che per colpa di una manifestazione sportiva si possa perdere la vita in questa maniera. I parenti delle vittime hanno fondato un comitato. In occasione del ventesimo anniversario della strage (29 maggio 2005) hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione del monumento di commemorazione delle vittime a Bruxelles, presieduta dal sindaco della capitale belga. Questa giornata dovrebbe, oltre al ricordo di quella tragedia, far riflettere su alcuni punti importanti nel calcio di oggi: dopo quella strage, in Inghilterra sono state emesse delle pene severissime per quanto riguarda le violenze negli stadi, mentre questo in Italia manca. Infatti spesso i tifosi inglesi sfogano la loro “rabbia” in altri paesi come l’Italia, consci del fatto che manchino delle leggi dure come nel loro paese, provocando disordini e quant’altro. Tutti i giocatori (vedi Materazzi e le sue magliette o De Rossi con le sue dichiarazioni sulla “tessera del poliziotto”) dovrebbero sapere e capire che ogni loro gesto, non soltanto può provocare tensioni tra i giocatori, ma successivamente tutto può ripercuotersi sulle tifoserie, generando un clima ostile che spesso poi si accompagna per tanto tempo, provocando scontri e spesso anche vittime (come la morte del tifoso accoltellato a Torino nella notte della finale di Champions League). Sarebbe bello vedere un giorno, in una partita di calcio, tifosi delle due squadre sedersi insieme nella stessa curva e sostenere la propria squadra, per poi alla fine scambiarsi una stretta di mano e applaudire il vincitore. E’ quello che in questo momento vorrebbero le 39 vittime cadute nella serata dell’Heysel, 39 eroi bianconeri che portavano dentro l’amore, la fede e la passione per una squadra di calcio, la Juventus! Per non dimenticarli, Sabato a Torino, verranno commemorati con una Messa solenne e una grande marcia, con una forte partecipazione di tanti juventini e non, che ricorderanno per sempre quei 39 angeli bianconeri morti per sostenere la propria squadra del cuore!
 

 
 
 

"Vi sentirete a casa vostra"

Post n°1937 pubblicato il 28 Maggio 2010 da nadir63l
 



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Dopo qualche mese dalla finale di Berlino, con gli azzurri freschi di titolo mondiale, l’Italia perse l’assegnazione degli Europei del 2012. Se posso riassumere tutto con un’immagine, sicuramente la più significativa è quella delle lacrime in mondovisione dell’allora ministro allo sport G. Melandri. " Diceva a proposito, Ciocchetti Responsabile Nazionale per lo Sport dell'UDC : "Dai fasti di Berlino alla disfatta di Cardiff. Da un ministro Melandri che sembrava avesse vinto lei il campionato del mondo e ostentava sicurezza per l'assegnazione degli Europei 2012, siamo passati a un ministro in lacrime. E' il quadro desolante di questa infausta giornata".

Ci risiamo, sono passati quattro anni, l’Italia applaude la recente conquista della Champions League dell’inter ed oggi un nuovo appuntamento l’attende, infatti alle 13.00 sarà ufficializzato il Paese che ospiterà gli europei del 2016. La Francia, rappresentata da Sarkozy, è la grande favorita. L'Italia supera la Turchia nelle preferenze.

Gli Europei sono stati assegnati alla Francia, come era nelle previsioni e come è giusto!

Qualcosa si è sbagliato, ma cosa? Forse il sistema organizzativo italiano non
ha dato le giuste garanzie?
“Non so cosa ci sia di meglio dell'Italia per il calcio: senza dubbio, questi Europei li meritiamo”, le parole di Paolo Maldini alla sua prima uscita ufficiale in un ruolo fuori dal campo.
“La passione italiana per il calcio; la capacità di far sentire a casa propria calciatori provenienti da tutto il mondo; la scelta di fare di questo torneo un evento pensato, costruito e vissuto dall'Europa intera e dai giovani manager sportivi provenienti dalle 53 federazioni continentali”, questo il succo del suo intervento conclusivo.

Forse la passione per il calcio e il fascino del campionato italiano non è più come prima. In Italia un ciclone ha cancellato e ridimensionato la passione per il calcio ed ha allontanato molti campioni non più attratti da quello che un tempo era il campionato più bello del mondo. Questo lo dobbiamo in primis a chi non ha saputo proteggerlo.

Un nuovo fallimento di cui può fregiarsi tutto il movimento sportivo che ha voluto presentarsi come rinnovato e pulito ma che probabilmente non convince nessuno. Proprio nessuno.

"Chiediamo che l'Europa ci onori così come abbiamo cercato di onorare il calcio europeo con i 4 titoli mondiali vinti", le parole di Abete.

E noi ad Abete chiediamo rispetto e onore per il calcio italiano. Poi ci sentiremo a casa nostra!


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MORATTI, A CHE TITULO?..

Post n°1936 pubblicato il 28 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

"Perchè tengo tanto allo scudetto del 2006? E' stato giustamente tolto alla Juventus ed è stato assegnato a chi è arrivato subito dietro” Queste le parole di Massimo Moratti,  rilasciate alla "Gazzetta dello Sport" riguardanti l’assegnazione dello scudetto 2006 all’Inter per le noti vicende riguardanti calciopoli.
 

“E' stato giustamente tolto alla Juventus” L'affermazione, del presidente dell'Inter è, forse, inopportuna in quanto a beneficiare degli sviluppi di una vicenda alquanto complicata ed ancora in via di chiarimenti, è stata proprio la sua squadra. In un "quadro" tanto complicato ed in un’era triste per il calcio italiano, qualora vi siano state irregolarità accertate da parte di un club per condizionare il massimo torneo italiano, ebbene, si presume che le responsabilità possano essere state conivise, in parte o in toto, anche da altre squadre che partecipavano ad una competizione definita falsata. In attesa che la giustizia sportiva faccia chiarezza su un periodo che ha condizionato anche e, soprattutto, i campionati successivi, sarebbe meglio astenersi dal fare alcune dichiarazioni.
 

E' stato giustamente tolto alla Juventus ed è stato assegnato a chi è arrivato subito dietro”. Se un torneo è stato, in qualche modo, falsato da episodi di varia natura, sarebbe stato logico non assegnare il titolo ad alcuna squadra, in attesa che gli organismi competenti avessero fatto chiarezza sull’accaduto. Per accertare una qualsivoglia verità occorrono anni, prove raccolte in tutte le direzioni, valutazioni di varia natura ed altro che possano contribuire al rispetto di un procedimento caratterizzato da un equanime giudizio. Se, davvero, la Juventus fosse stata l’unica colpevole in un mondo del pallone che presentava, anomalie strutturali dovute al fatto che presidenti e/o dirigenti di società potessero comunicare, in modo sospetto, con i vertici arbitrali, allora, le squadre danneggiate da questa situazione potevano essere tante o poche ma certamente non solo la squadra neroazzurra. In altre condizioni, ovvero in un campionato non inficiato da presunte o vere irregolarità, qualcuno dovrebbe spiegare  perché il titolo lo avrebbe, sicuramente vinto l'Inter piuttosto che la  terza, quarta ecc. ovvero squadre che a parità di condizioni, forse, avrebbero avuto la possibilità di concorrere alla conquista dello scudetto fino all’ultima giornata di campionato senza dover desistere dal competere per la distanza che le separava dalla capolista, nel campionato "incriminato". Se avessero intuito che la principale antagonista sarebbe stata l’Inter, avrebbero potuto, strategicamente, prendere come punto di riferimento la compagine milanese e pianificare un percorso diverso da quello attuato. Ed ancora: partite truccate? Quante squadre hanno dovuto subire, direttamente o indirettamente queste ingiuste penalizzazioni? Soltanto l'Inter? Se la risposta è negativa, allora il titolo 2006, dove l'intero campionato, dalla lotta alla retrocessione alla partecipazione alle competizioni continentali sarebbe stato completamente condizionato dai fatti accertati, non andava assegnato ad alcuna società.
 

Moratti, evidentemente, euforico per la grande stagione condotta dalla sua squadra vincitrice, meritatamente, di  tre grandi competizioni,  ha dimenticato che, proprio in certe circostanze, bisognerebbe essere prudenti nell’emettere giudizi che potrebbero, magari involontariamente ricalcare il pensiero del poeta inglese, Alexander Pope:

"Una scusa è peggiore e più terribile di una menzogna, perché la scusa è una bugia guardinga"

 
 
 

Non si salvano nemmeno le apparenze...

Post n°1935 pubblicato il 28 Maggio 2010 da nadir63l
 



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Il pm di Calciopoli Narducci, ha curato la prefazione de “I mondiali della vergogna” del giornalista argentino Pablo Llonto. ll libro dedicato ai mondiali che si giocarono in Argentina nel '78 in piena dittatura militare e presentato in questi giorni in Italia.
Non entriamo nei contenuti del libro e non esprimiamo giudizi, ma formalmente, il pm Narducci ha partecipato alla presentazione del libro insieme al capitano dell’Inter J. Zanetti e con ospite a sorpresa proprio il presidente nerazzurro Massimo Moratti. Riportiamo testualmente quanto scritto da
Repubblica: ”A fine presentazione saluti calorosi tra Moratti e Narducci, poi via insieme in ascensore e nulla di più”. Ora non vogliamo dare giudizi, certo è che nulla si fa per salvare almeno le apparenze; vedere il pm Narducci, accusatore nel processo di Napoli, a braccetto con il presidente nerazzurro, chiacchierare amabilmente con il capitano interista non aiuta a distendere gli animi e si somma ad altri episodi “dubbi”.
Immaginate una situazione in cui Guariniello, durante il processo per doping, discute amabilmente con Del Piero dell’uscita di un libro ed interviene a sorpresa Antonio Giraudo ad intrattenere la compagnia..

Senza dimenticare che Massimo Moratti è da tempo annunciato come testimone al processo di Napoli dove lo stesso Narducci è impegnato in prima persona.
Vi sembra eticamente corretto che un pm incontri un teste prima dell'esame in aula?

Ricordiamo tutti che nel 2006, Guido Rossi, ex membro del cda dell’inter viene chiamato ad occupare la poltrona di commissario straordinario della Figc. Durante il suo mandato l’inter, oltre a ricevere un congruo sconto sulla ricapitalizzazione per l’iscrizione al campionato, viene omaggiata di uno scudetto sottratto alla Juventus, lo scudetto “dell’onestà”. Chi l’abbia assegnato non è chiaro. Dai saggi (nominati sempre da Guido Rossi), all’ex commissario è una gara a chi riesce a smarcarsi in modo più convincente, ma nulla toglie che in quel periodo e da quelle persone l'inter ha ricevuto scudetto e sconto. Ricordiamo che sia Guido Rossi, sia il suo stretto collaboratore D’Andrea, concluso il lavoro in Figc sono andati ad occupare delle comode poltrone in Telecom. Non solo. La settimana scorsa, l’esimio giurista, in versione ultrà, era presente alla festa per la conquista della Champions League proprio della sua inter.
Immaginate un Bettega, ex membro del cda juventino, chiamato a capo della figc ed assegnare uno scudetto alla Juventus.

Con la fine del campionato, abbiamo anche avuto l’ufficializzazione che il quotidiano sportivo nazionale, la
gazzetta dello sport, ha stretto un rapporto di collaborazione con la stessa inter per promuoverne il marchio. Ma forse la sponsorizzazione aveva già avuto inizio qualche anno fa, nel 2006 (ma anche molto prima!), quando un noto giornalista “rosa”, M. Galdi “collaborava” con Auricchio, colonnello che ha seguito le indagini di calciopoli ora dibattute a Napoli, ottenendo in cambio soltanto l’abbuono per “verbali di multe”.
Abbiamo poco da immaginare in questa circostanza. Sappiamo come sia stato determinante il ruolo dei media ed in particolare della gazzetta per sorreggere interamente calciopoli.

Non dimentichiamo in questo elenco
Franco Carraro e le sue raccomandazioni di "non favorire la Juventus", confermate anche quando è stato chiamato come teste al processo di Napoli.

Ritornando al pm Narducci, intervistato da
Dario Del Porto, alla fine della presentazione afferma che "L'indagine, al di là di quelle che saranno le valutazioni dei giudici, ha prodotto degli effetti positivi. Non penso proprio che oggi si ripetano quei comportamenti evidenziati dall'inchiesta. Ma non si può dire che il calcio, in questi quattro anni, sia diventata un'altra cosa rispetto ad allora. Questo non è vero". Il giornalista chiede ancora : ”Non sarà perché, come viene sostenuto oggi dai difensori di alcuni fra i principali imputati del processo, l'inchiesta ha colpito solo Luciano Moggi e la Juventus?” ottenendo questa risposta: "È un'obiezione che ho già sentito, ma che non posso accettare. L'indagine è stata condotta con scrupolo, obiettività, senza trascurare alcunché e rispettando le garanzie della difesa. Ora si sta celebrando il processo ed è giusto lasciare al Tribunale il compito di pronunciarsi sulle posizioni dei singoli imputati. Un punto fermo però c'è già, la sentenza del rito abbreviato che riconosce l'ipotesi di associazione per delinquere". Mi fermo qua.
Ora, già negli anni passati Narducci e l’allora Beatrice, non avevamo avuto nessuna remora di parlare di calciopoli ai media. Inutile girarci intorno, un processo mediatico che si è celebrato solo grazie ai dubbi instillati dai titoloni dei giornali, poteva essere sorretto solo attraverso la continua opera di persuasione e il buon Narducci non ha perso occasione (ma sicuramente la credibilità) di approfittarne allora come oggi.

E non è un caso isolato. Eduardo De Gregorio, gup del rito abbreviato, ben prima di rendere pubbliche le motivazioni di condanna dell’ex ad Antonio Giraudo, si è in scioltezza presentato davanti alle telecamere parlando del processo che ha seguito. Questione di opportunità sicuramente ma anche di dubbia credibilità.

Il pm Narducci, a conclusione della sua intervista, afferma, rispondendo su quale è la malattia del calcio italiano, che "Il difetto principale è l'ipocrisia. Si ascoltano quasi esclusivamente banalità anche quando si affrontano argomenti importanti. La realtà viene costantemente nascosta e sono pochi quelli che hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro vero nome. Chi trova questa forza, viene letteralmente espulso dall'ambiente". E per esempio di esclusione fa il nome di Carlo Petrini.

In realtà, da quanto possiamo vedere, le “banalità” sono quelle con cui vogliono ottenere una condanna, mentre chiare “evidenze” non vengono nemmeno attenzionate.

Una dimostrazione di forza o di ipocrisia?

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E anche il Mancio tradì Ziliani...

Post n°1934 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

E anche il Mancio tradì Ziliani

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marcolanc


Chi ha giocato a calcio, in qualsiasi categoria, avrà provato almeno una volta la sensazione di essere defraudato. Basta che un arbitro, alla fine di una partita persa in maniera rocambolesca, stringa la mano al capitano avversario, perché si parta subito con le illazioni di rito: “Ecco, lo vedi? Quello è un loro amico! Lo dicevo io che con questi è impossibile vincere!”. Ho assistito a scene del genere addirittura al termine di partite di allievi: ragazzini di 14 anni che, istigati dai genitori, avanzavano sospetti di ogni tipo su un povero cristo che veniva additato come un vero e proprio picciotto.

Strano a dirsi, ma l’idea che ci sia qualcosa di “losco” riesce ad accomunare il calcio amatoriale a quello professionistico. C’è solo una differenza di fondo: i commenti alle partite degli amatori restano circoscritte all’interno del campo di gioco (al massimo si continua a discutere al bar, subito dopo la fine dell’incontro), quelle tra i professionisti trovano sfogo anche in tv e sui giornali. Ma il tenore è sempre quello: generalmente, chi vince ha qualche santo in paradiso e chi perde ha subìto un’ingiustizia. Che il protagonista si chiami Pinco Pallino e sia un portiere obeso della più infima squadra di Terza Categoria, oppure Carlo Ancelotti ed alleni i Campioni d’Europa, la musica non cambia. Ad ogni sconfitta, magari determinata da una svista arbitrale, il sospetto è automatico: c’è del marcio in Danimarca!

È chiaro che una squadra abituata a vincere si ritrovi molto spesso al centro delle polemiche: è una questione di “foga agonistica”. Così come è altrettanto ovvio che una formazione avvezza alla sconfitta difficilmente sia additata dalle avversarie come la “preferita” dagli arbitri. Generalmente, se gioco una partita e mi vengono fischiati contro due rigori, ma nonostante questo vinco 5-2, al termine dell’incontro mi dimentico di tutto e vado nello spogliatoio a festeggiare. E se qualcuno mi chiede un commento sull’arbitro, rispondo: “Anche lui è un uomo, può sbagliare”. Fatemi la stessa domanda quando perdo 2-0 e probabilmente le mie parole saranno diverse.

Pochi giorni fa, a Napoli, un noto personaggio ha espresso il medesimo concetto: quando si perde, si tende a recriminare. Poi, passa un po’ di tempo e si razionalizza l’accaduto. Avevo urlato contro un arbitro mille improperi al termine di un incontro finito male? Cose che capitano. Oppure dobbiamo anche credere che quando un giocatore apostrofa un direttore di gara con la più antica delle offese abbia in mano le prove della mancanza di serietà di sua moglie?

Ognuno è libero di considerare Roberto Mancini come vuole: antipatico, sopravvalutato, perfino brutto. Ma di certo non si può dire che sia uno st***do. E quando si è trovato davanti ad un giudice, ha pensato bene di rispondere chiaramente a ciò che gli veniva chiesto dal PM: “In quei momenti lì, cioè preso dalla foga dalla partita, uno può dire qualsiasi cosa”. In poche parole, il Mancio, che doveva essere uno dei testimoni-chiave di questo processo, ha dato un giudizio definitivo sull’intero impianto accusatorio: chiacchiere che valgono zero assoluto. È piacevole constatare di non essere gli unici ad avere questa convinzione.
C’è poco da dire: Mancini non è Zeman e neppure Armando Carbone. Il Mancio è un uomo di successo, che è stato protagonista sia come calciatore che come allenatore e che attualmente siede sulla panchina di uno dei club più ricchi del mondo. In altre parole: non è un fallito depresso e neppure un uomo in cerca di visibilità.
Ed è proprio su questo punto che hanno sbagliato coloro che puntavano su di lui per una stoccata alla fanta-cupola:
speravano nello show dell’ennesimo clown, ma si sono ritrovati una persona equilibrata, che ha espresso concetti tanto naturali da sembrare quasi banali.

Che delusione per i forcaioli!

Quella dei giornalisti con il cappio in mano era una vasta armata, che si sta però rapidamente assottigliando: di giorno in giorno, mentre il castello di pastafrolla goffamente messo in piedi dall’accusa sta cedendo, assistiamo all’esodo di montagne di professionisti dell’“informazione” che attraversano il fiume, per trovare posto sul lato giusto. E possiamo starne certi: a breve, li vedremo attaccare con foga coloro che fino a ieri l’altro erano venerati come portatori di verità. I rappresentanti della Procura farebbero bene a prepararsi in tal senso.
Ma, come in tutti gli eserciti allo sbando, ci sono anche i soldati meno accorti, che fino all’ultimo provano a difendere un fortino semidistrutto. E il caporale Ziliani è uno di quelli: si batte come un indemoniato, inferocito con coloro che lui probabilmente giudica autentici traditori. Uno come Mancini, che anziché attaccare a testa bassa l’odiato Moggi, a costo di beccarsi un’accusa di spergiuro, si è limitato a raccontare i fatti, è imperdonabile agli occhi dei fanatici farsopolisti. E allora per Ziliani il Mancio dimostra di essere un “coniglio”, una “mezza tacca come uomo” e via discorrendo. Pover’uomo… non si accorge che l’esercito di cui fa parte è allo sfascio e che a combattere sono rimasti solo pochi altri esaltati come lui.

A breve, visto il numero esiguo di reduci, Ziliani e compagni potranno ritrovarsi tutti insieme per una canasta, ricordando i bei tempi in cui attaccavano impunemente i personaggi che invidiavano e magari azzuffandosi per un jolly che è finito nelle mani di un avversario. In alternativa, consiglio una gita turistica a Roma: finalmente potranno dire di avere le prove che la cupola esiste. I promotori? Ovviamente Moggi. E un altro tale, che di nome fa Michelangelo Buonarroti.

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ROCCA: "Narducci intervista Zanetti, davvero incredibile"

Post n°1933 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Christian Rocca - camilloblog.it
© foto di Giacomo Morini

Sul sito della Gazzetta dello Sport c’è un video davvero incredibile. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, quello del processo alla Juventus di Moggi, non si capisce bene per quale motivo intervista Javier Zanetti, il super capitano della squadra multicampione proprio grazie alle inchieste della procura di Napoli. Siamo sui territori delle affinità elettive Travaglio-Ingroia, l’ennesima conferma del malcostume etico italiano. ormai siamo abituati a tutto. La cosa formidabile non è tanto che il pm Narducci, se potesse, proverebbe a moralizzare trentadue anni dopo anche il calcio del 1978 per la "vergogna" di aver giocato il Mondiale nell’Argentina dei generali, ma che a un certo punto dica a Zanetti, testuale: «Qualche anno fa il subcomandante Marcos ha iniziato un dialogo con te e la tua squadra – c’è anche una foto del subcomandante Marcos con la tua maglietta – e chiese a voi di giocare due partite, una in Messico e una in Chiapas, non credi che questa possa essere una delle più straordinarie partite del calcio mondiale». Di fronte alla risposta diplomatica e perplessa di Zanetti, consapevole che il patetico rivoluzionario marxista non è esattamente un modello da sbandierare, il pm Narducci ha insistito: «Di solito si giocano partite inutili, questa se la farete potrebbe essere la partita tra l’Inter e gli esclusi del mondo». Toghe rosse? Nooo

 
 
 

     

 

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