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Messaggi di Dicembre 2011

Vogliono sedersi con il documento già firmato?

Post n°5633 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

Sembra che non sia definitivamente tramontata la volontà di trovare un accordo “politico” per chiudere definitivamente calciopoli con un nuovo “tavolo” (originale no?).
Da notare come il termine giustizia, viene sempre sacrificato e sostituito con il termine meno nobile di compromesso politico, quando a parlare di calciopoli sono Petrucci e Abete. Un caso?

Dopo la prima reazione negativa, Petrucci è tornato a dichiararsi possibilista e ad evidenziare gli aspetti positivi del primo incontro: “Si sono rivisti presidenti che non si vedevano da 4-5 anni. Tutti si sono presentati, puntuali, ed abbiamo parlato per oltre cinque ore, senza che nessuno si alzasse. Non è stato raggiunto l’obiettivo finale, ma non è stato un fallimento e c’è l’impressione da parte di tutti che possiamo raggiungere un accordo comune continuando su questa strada” . Parlare ancora di "impressioni"è come rivedere le accuse basate su "sensazioni" che poi ci hanno portato alla condanna...
E a chi gli chiede del nuovo tavolo risponde: “Adesso ci voglio pensare. In privato mi dicono di andare avanti ma voglio pensarci bene. Ho un buon rapporto con tutti i presidenti ma prima di incontrarci tutti insieme bisogna fare dei passi avanti”.

Abete, tra una dichiarazione di facciata e l’altra, vorrebbe anche dettarne le condizioni: "Noi lo seguiremo e, se ci sono le condizioni, saremo al suo fianco. Non facciamo il tifo per nessuno. Porteremo poi avanti le nostre tesi e contrasteremo serenamente quelle dei dirigenti e delle società che non riteniamo valide. Credo che sia innegabile che il tavolo abbia comunque portato ad un momento di confronto sereno e costruttivo tra soggetti che avevano perso l'abitudine a confrontarsi tra loro. Vedremo ora se ci saranno sviluppi". Incompetente ed intraprendente…
Ogni tanto, in qualche intermezzo ricavato sulla
gazzetta (anche questo sinonimo di garanzia, no?), rassicura anche sulla trasparenza e buona fede della giustizia sportiva: “Gli organi di giustizia sportiva hanno giudicato con trasparenza e buonafede, tenendo comunque sempre ben presente l’emergenza e la celerità che quel contesto imponeva. Come ha detto il Presidente Petrucci, siamo convinti che questa pagina si debba chiudere per poter guardare con più serenità al futuro” .
E se lo dice il presidente della Figc deve essere per forza così...
Ed ancora Abete: "Se ci si mettesse un'altra volta al tavolo dovrebbe avere una valenza risolutiva, d'altronde non è un gruppo di lavoro. Nel momento in cui Petrucci ritenesse di riaprire un momento di confronto sarebbe per arrivare a una conclusione definita e definitiva, altrimenti non lo capirebbe nessuno". Una cosa l’hanno invece capita tutti: vi state rendendo ridicoli!

Messaggi trasversali, avvertimenti, mai chiarimenti. Calciopoli è nato con le chiacchiere, ha consegnato uno scudetto in segreteria e vogliono chiuderlo con un accordo politico ad un fantomatico tavolo… E magari qualcuno vorrebbe anche farlo passare come “atto di giustizia”…
Siamo al punto di partenza e la domanda che ci poniamo è sempre la stessa: basterà un documento condiviso per chiudere calciopoli? Chi dovrà fare un passo indietro per la crescita del movimento e guardare avanti in modo positivo?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2043


 
 
 

Abete: ancora disparità di trattamento

Post n°5632 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

Sono appena arrivate le dichiarazioni ufficiali del Presidente Abete in merito all’ennesimo scandalo del calcio, quello delle scommesse che sta animando la cronaca sportiva.
Queste le sue parole rilasciate ai microfoni di Sky: "Cercare di essere attenti a salvaguardare l'immagine e il prestigio di persone che l'hanno guadagnato nel corso degli anni, evitando che chiacchiere neanche da bar tra determinate persone possano assurgere alla dimensione di una notizia". "…Le responsabilità eventuali possono essere oggetto di un iter presso gli organi disciplinari solo quando ci saranno fatti nuovi, certi e provati, non 'per sentito dire' in telefonate tra indagati".

La sensazione è quella che ogni volta che rilascia questo genere di dichiarazioni prende in giro 14 milioni di Juventini e un intero mondo di sportivi.
Con le sole chiacchiere da bar, alimentate ad arte per creare il famoso sentimento popolare, hanno giustificato la condanna di calciopoli; possibile che nessun giornalista trovi il coraggio per fare questo piccolo accostamento?

E’ giusto, ed è quello che abbiamo sempre chiesto anche noi, solo quando i fatti sono certi e provati si può formulare una condanna. Quello che è successo alla Juventus e agli Juventini invece non è altro che essere stati puniti per una colossale farsa, condannati dalle chiacchiere e dalle sensazioni; costretti a subire ogni genere di accusa con la giustificazione che alla “giustizia sportiva basta il sospetto”.
E' lo stesso Presidente della Figc che davanti a rivelazioni clamorose, ultima la confessione di un membro della squadra di Auricchio che getta nuove ombre su indagini fantozziane, vuole guardare al futuro con un compromesso che lascia intatto un verdetto, quello del 2006, assurdo e non provato da nessuna circostanza concreta.

Mi chiedo come sia possibile occupare una carica così importante, dichiararsi incompetente solo in alcune circostanze (scomode) e manifestare ad ogni uscita una presa di posizione che conferma l’uso dei due pesi e due misure che causano un chiara disparità di trattamento, senza che nessuno ne chieda conto.

La Figc si sta già muovendo: un rappresentante della Procura federale, l'avvocato Ettore Traini, è stato in Procura per acquisire copia degli atti dell'inchiesta: saranno valutati dalla Procura federale di Palazzi, che giustamente ha bisogno di tempo per passare al setaccio quanto emerso. Ci auguriamo che il suo lavoro non venga vanificato dalle solite incompetenze o dalla necessità di proteggere gli interessi di qualcuno che alla fine risulta sempre graziato nonostante le sue responsabilità. Perché in gioco c'è la credibilità della Federazione e di tutto il calcio italiano.
E' necessario purtroppo ribadire ancora una volta che l’unica occasione in cui la procura non ha avuto interesse ad approfondire è stato quando un tale atteggiamento avrebbe potuto scagionare la Juventus e chiarire il quadro di calciopoli coinvolgendo altri protagonisti che vi hanno avuto una parte ben più attiva e significativa di quella dei dirigenti bianconeri noti come Triade. L'unica mossa tempestiva è stata quella di chiudere le inchieste, come accadde per i dossieraggi illegali, e di eliminare il problema delle responsabilità dell'Inter, non potendo eliminare dalla scena gli illeciti compiuti e accertati da Palazzi, dichiarando prescritto ogni altro reato riconducibile a calciopoli. Come è emerso dalla dichiarazione di incompetenza della FIGC di luglio, alla quale si sono accodati Tas e Tnas, per non parlare dello stesso Lepore, che con la sua intervista a Tuttosport successiva all'uscita delle dichiarazioni del pentito dei "Magnifici12", sembra aver prescritto le nuove prove e i nuovi fatti prima che possano giungere al vaglio di un giudice di buona volontà.

Calciopoli, Farsopoli, Scommesopoli non sono altro che la cartina tornasole del nostro paese. Una lotta per pochi dove la verità deve rimanere nascosta. Hanno giocato e stanno giocando sulla vita delle persone e stanno distruggendo il tifo e la credibilità dello sport più amato dagli italiani per salvare qualche poltrona e qualche interesse. Con la presunzione di chi agisce alla luce del sole, conscio di poter imporre il proprio volere, fingendo di non rendersi ridicolo e specchio di un movimento calcistico alla deriva.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2041


 
 
 

Jacobelli: Elkann e Guido Rossi hanno il dovere di parlare...

Post n°5631 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da nadir63l
 


Xavier Jacobelli risponde a GiulemanidallaJuve.com


Immagine IPB

Esposto Juve.
L'esposto Juve era un atto dovuto per i tifosi bianconeri. Presentato con troppi anni di ritardo. Naturalmente, non per colpa dell'attuale dirigenza, ma di quella in carica nel 2006. All'epoca, l'errore più clamoroso fu quello di non adire tutte le vie legali a disposizione. Ivi compreso il Tar, s'intende, davanti alla cui soglia la Juve arrivò, salvo fare dietrofront. Sarebbe istruttivo se, un giorno, l'ingegner John Elkann spiegasse le ragioni di quella catastrofica ritirata.

Intercettazioni selezionate e tagliate, prescrizione scattata ad orologeria, scudetto consegnato senza nessun documento ufficiale, baffi rossi disattesi... Tante situazioni e nessun chiarimento; può essere sufficiente per un calcio che si grida migliore? Perché nemmeno le istituzioni sportive si sentono in dovere di chiarire?
Perché l'ipocrisia è il cemento di un Palazzo dove hanno fatto finta di cambiare tutto perché tutto restasse come prima. A questo proposito, credo sia illuminante l'intervista pubblicata nei giorni scorsi dal Corriere dello Sport-Stadio e rilasciata da un investigatore che ha chiesto l'anonimato, al collega Edmondo Pinna. Il non pronunciamento del consiglio federale sul ricorso Juve, addì Roma, 18 luglio 2011, è il manifesto dell'“incompetenza”, messa nero su bianco. Di chi avrebbe dovuto comunque prendere una decisione, in un senso o nell'altro.

Guido Rossi e la sua figura emblematica. Quanta responsabilità ha per le decisioni del 2006 e quanta ne ha ancora oggi ostinandosi a non dare spiegazioni?
Se avesse voluto, Guido Rossi avrebbe potuto non assegnare il titolo 2006, a norma di regolamento e forte di un precedente relativo alla stagione '26-'27. Leggansi queste dichiarazioni rilasciate a Telelombardia il 14 aprile 2010 da Gerhard Aigner, capo della Commissione Saggi ed ex segretario generale Uefa:
Aigner: «Calciopoli? Non sono sorpreso da quello che sta uscendo»
In questi anni, l'uno dopo l'altro i Tre Saggi si sono smarcati dall'ex presidente della Telecom. Per il poco che vale la mia opinione, credo che quel titolo non dovesse essere assegnato a nessuno. La mossa di Rossi, invece, si è rivelata uno dei peccati originali se non il peccato originale che ha portato alla situazione attuale. Aggiungo essere risultata totalmente inaccettabile l'arroganza del medesimo Rossi, oltre al lessico volgare cui ha fatto ricorso nella circostanza in cui un cronista gli ha chiesto conto di Calciopoli. Rossi aveva ed ha il dovere di spiegare per filo e per segno come siano andate le cose. E bisogna non smettere mai di chiederglielo, così, forse, gli si sturano le orecchie.

Giustizia e compromesso. A quale di questi due termini corrisponde secondo lei un “tavolo politico”?
Al compromesso.

È passato un po' di tempo ormai dalla prima seduta al tavolo organizzato da Agnelli e Petrucci, è affiorata qualche indiscrezione ancora inedita?
Dal nulla non può che scaturire il nulla.

Sempre in relazione al tavolo e ai vari commenti precedenti e successivi, spicca la posizione defilata del Milan e del suo AD. Quale idea si é fatto a tal proposito?
Il tavolo della pace, da noi di quotidiano.net ribattezzato con largo anticipo il Tavolo della Pece per quanto vischiosa e oscura fosse la ragione della sua convocazione essendo votato al sicuro fallimento, è stato un tentativo velleitario e inutile di rimettere insieme i cocci del 2006. Anch'io sono rimasto particolarmente colpito dalla posizione defilata del Milan e di Galliani. Così come è stato evidente l'errore politico di avere convocato una cerchia di presunti eletti per dibattere una questione che, invece, riguarda tutto il calcio italiano.

Visto quello che è accaduto nella fase dibattimentale del processo di Napoli, si è fatto un'idea diversa rispetto a quel che si voleva far credere nel 2006? Se sì, qual è?
Che non è stata fatta giustizia a 360 gradi e che il nostro calcio ha perso un'occasione storica per fare pulizia.

La giustizia sportiva è un organismo che garantisce indagini e verdetti credibili?
La giustizia sportiva ha un'anomalia congenita: non è uniforme e, a volte, procede a ritmi tartarugheschi. Altre volte, invece, agisce in fretta e furia, come nell'estate 2006 quando, di fronte alla gravità della situazione che andava profilandosi, invece avrebbe dovuto prendersi tutto il tempo necessario per celebrare i processi. Anche a costo di mandare a quel paese Blatter che voleva chiudere la vicenda in quattro e quattr'otto. Ogni ipotesi di riforma della giustizia sportiva non può prescindere dal radicale rinnovamento dei suoi ranghi. E per radicale intendo tabula rasa.

La reticenza dei media ha permesso una lettura parziale dello scandalo. Dall'interno di questo mondo cosa può raccontarci di quel periodo che non è stato già scritto?
Ognuno risponde delle proprie azioni e del proprio modo di informare l'opinione pubblica. Anche perché il giudizio del lettore è implacabile.

Secondo lei, gran parte dei media, dei giornalisti, opinionisti e uomini di campo, danno l'impressione di voler cancellare ogni discussioni su calciopoli? Si può giustificare solo con il desiderio di guardare avanti?
Chi desse l'impressione di voler cancellare ogni discussione su Calciopoli, commetterebbe un madornale errore. Per guardare avanti bisogna avere la forza e il coraggio di voltarsi indietro e capire che cosa sia esattamente successo.

L'ambiente della giustizia sportiva è così facilmente indirizzabile o c'è qualcosa che all'esterno non possiamo comprendere legato magari a una precisa politica sportiva?
Non frequentando il Palazzo, non ne ho la più pallida idea.

Ci descrive Carraro in quattro aggettivi?
Poltronissimo è il neologismo che, a suo tempo, venne coniato per il personaggio. Non è un aggettivo degno dell'Accademia della Crusca, ma credo che il termine renda bene il soggetto stesso.
Lo dimostra il fatto che, nel luglio 2006, annunciò in diretta tv, urbi et orbi, il suo addio al calcio. Le risulta sia effettivamente avvenuto in questi cinque anni e mezzo?
Lo stesso Carraro è tuttora, e non potrebbe essere altrimenti poiché lo dice la carica stessa, membro a vita del Cio. Dopo essere stato presidente del Milan dal 1967 al 1971,

* dal 1966 al 1968membro del Consiglio direttivo della Lega nazionale professionisti
* dal 1968 al 1972 Consigliere federale
* nel 1971 presidente della Commissione per i rapporti fra la FIGC ed il sindacato calciatori
* dal 1971 al 1973 presidente del settore tecnico
* dal febbraio 1973 vicepresidente della FIGC
* dal 1973 al giugno 1976 presidente della Lega nazionale professionisti
* dal 1º agosto 1976 al maggio 1978 presidente della FIGC ;
* dal luglio 1977 al maggio 1978 commissario straordinario della Lega calcio
* dal 1978 al 1987 presidente del CONI
* dal 9 luglio 1986 al 29 luglio 1987 commissario straordinario della FIGC
* dal 21 febbraio 1997 al 28 dicembre 2001 presidente della Lega nazionale professionisti
* dal 28 dicembre 2001 all'8 maggio 2006 presidente della FIGC
* dal 2004 al 2009 membro del comitato esecutivo dell'UEFA.
* dal 1982 membro del Comitato Olimpico Internazionale
* dal 2011 è commissario straordinario della Federsci.

Ho tratto questo impressionante curriculum da Wikipedia. Mancano tre aggettivi per completare la risposta alla sua domanda. Non ce n'è bisogno.

Se rivendicasse qualcosa e si ritrovasse in mano una serie di “incompetenze”, in Italia come in Europa, in sede sportiva e ordinaria, le sorgerebbe qualche dubbio su ...?
Mi sorgerebbero molti dubbi sul sistema in vigore

Il Colonnello Auricchio disse che, secondo lui, il Milan non possedesse televisioni o comunque non avesse media compiacenti; in virtù anche degli ultimi avvenimenti, che hanno visto due simulazioni (Ibrahimovic a Bologna e Boateng contro il Siena) e una bestemmia (ancora Ibrahimovic, a Cagliari) praticamente ignorate da quasi tutti i commentatori/giornalisti sportivi sia in TV che nei quotidiani, al contrario di quanto accadde poco più di un anno fa con l'ormai famosa simulazione di Krasic sanzionata poi con 3 giornate di squalifica dal giudice sportivo, quali sono le sue impressioni a riguardo?
La prova televisiva dovrebbe essere adottata a 360 gradi e utilizzata sempre, per punire chiunque simuli o bari. Più in generale, la tecnologia dovrebbe essere introdotta subito per aiutare gli arbitri e gli assistenti a sbagliare molto meno. Blatter che, tramite l'Ifab o International Board che dir si voglia, è l'unico deputato a decidere, non ne vuol sentir parlare e le sue recenti aperture al meccanismo che permette di stabilire il gol o il non gol, sono insufficienti, artificiali e surrettizie.
La verità è che avere la moviola in campo significherebbe togliere agli arbitri gran parte del potere di condizionare le partite (come non pensare al furto subito dall'Irlanda di Trapattoni, grazie al colpo di mano di Henry non visto dall'arbitro Ovrebo durante Francia-Eire? E agli errori sesquipedali commessi dagli arbitri durante Sudafrica 2010, immortalati dai maxi-schermi televisivi da centinaia di milioni di telespettatori, ma oscurati dalla Fifa?. La moviola in campo non significherebbe l'azzeramento dei contenziosi: alcuni episodi controversi rimarrebbero comunque, ma il loro numero verrebbe drasticamente ridotto. E non ci sarebbero più nè figli nè figliastri.


Ringraziamo il Dott. Jacobelli per la disponibilità.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2040


 
 
 

Il pentito e le interpretazioni...

Post n°5630 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

Il famoso pentito di calciopoli atteso dalla scorsa estate ha, nei giorni precedenti il Natale ed attraverso un’intervista al
Corriere dello Sport , rilasciato delle gravi dichiarazioni sull’indagine del Colonnello Auricchio. Nessuna novità sui contenuti intuibili e trapelati (a proposito, perché nessuno si è mosso prima?) dalle molte indiscrezioni che hanno accompagnato la fase finale del processo calciopoli, ma il fatto che arrivino da uno degli investigatori della squadra di Auricchio aggiunge nuove certezze ad una vicenda che rimane sempre più “sporca” .

Le reazioni alla “confessione” hanno seguito i modi e gli scopi che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi cinque anni.
Dalle dichiarazioni di
Lepore abbiamo l’ennesima conferma: l’inchiesta è stata sempre indirizzata per raggiungere un unico obiettivo. Come interpretare altrimenti queste affermazioni?

- “Sapevo che la Juve era sotto inchiesta, ma anche che qualcuno voleva tirare in ballo altre squadre”. Chi?
- “Quando chiedevo lumi sull’Inter, perché sentivo lamentele sull’inesistenza di intercettazioni relative a questa squadra, i miei colleghi mi rispondevano sempre che non c’erano elementi a sostegno di quelle voci". Oggi che le ha ascoltate pensa ancora che non c’erano elementi utili?
- “Gli elementi a disposizione dell’inchiesta erano quelli e basta, mentre gli altri avevano poca consistenza dal punto di vista penale”. Ed ora che ha visto che non erano solo quelli?
- “I miei colleghi hanno sempre detto che tutto ciò che non è stato giudicato, non poteva dare corso a nessun atto processuale. Abbiamo visto che non è vero, allora cosa facciamo ora?

Ma la parte più sorprendente è quella che riguarda la fuga di notizie ed a chi addebitarla. A Tal proposito dichiara l’ex procuratore di Napoli: “Non si tratta di persone al nostro interno, perché quando c’è un processo vengono coinvolti tanti altri soggetti non strettamente collegati al pool di magistrati. Ci sono cancellieri, commessi, uomini della polizia giudiziaria, poi c’è il passaggio dall’ufficio del Gip a quello successivo, per cui basta una piccola uscita di notizie e si brucia l’indagine.”
E’ particolarmente attento alla questione, non è la prima volta che la tira in ballo cercando di sviare i sospetti.
Quello che sarebbe interessante sapere è che ruolo ha avuto Lepore in calciopoli (da protagonista sicuramente) e perché nessuno ha mai provato a fare chiarezza anche per questo aspetto.

Conclude il suo intervento sull’argomento dicendo che “si potrebbe aprire una nuova istruttoria”, ma “servirebbero altre intercettazioni che giustifichino l’inizio dell’azione penale”, sempre che “ i fatti in questione non siano talmente indietro nel tempo da risultare ormai prescritti.“
Cosa non hanno fatto (e cosa stanno ancora facendo) per non dover giudicare gli attori della farsa…

Anche la
gazzetta dello sport riprende la notizia con un editoriale del Direttore Monti: “Seguiremo con molta attenzione gli sviluppi di questa vicenda, pronti a raccogliere e consegnare ai lettori la voce di ogni testimone significativo. Purché, come è regola della casa, abbia un nome e un cognome . Sono garantisti in questo caso; non invitati al tavolo della confessione sono alla ricerca di un’identità per giustificare un eventuale interesse… Ma una bella analisi con la ricostruzione dei fatti così come realmente appaiono oggi, a quando? Lo stesso direttore scrive di un’inchiesta, quella di calciopoli, con “poche, faticose certezze”… .
Che le regole della gazzetta siano cosa seria lo sanno bene anche i loro lettori visto
l’andamento disastroso che ha visto il giornale rosa perdere quasi il 13% delle copie in un anno.

Replica anche il colonnello
Auricchio sempre dalle pagine della gazzetta: "Non ritengo sia necessario rispondere a dichiarazioni anonime che, fra l’altro, non corrispondono al vero. Servirebbe solo ad alimentare un’eco mediatica di fatti su cui la giustizia sia ordinaria, in primogrado, sia sportiva, in via definitiva, ha già giudicato".
Anche Auricchio non sa chi è l’anonimo pentito che ha rilasciato queste dichiarazioni? Magari qualcuno ci crede pure…
Il Colonnello prima o poi dovrà rispondere (speriamo) sull’accaduto, visto che Dondarini e Della Valle hanno già presentato un esposto a cui seguirà quello di Pieri e Moggi, fatti proprio per avere chiarezza…

Ma la prese di posizione più forte è quella di
Petrucci che per tutta risposta annuncia un nuovo tavolo della pace per chiudere calciopoli. Alla faccia della giustizia, della verità e dei valori dello sport: dopo aver firmato l’incompetenza adesso vuol guardare avanti firmando chissà cosa …

Chiediamoci perchè, in mezzo a tanta subdola ipocrisia, nessuno vuole sapere qualcosa di più da questo “pentito”...
L’intervista non sembra attualissima ma riproposta a distanza di qualche mese. Voci erano già circolate la scorsa estate, quando forse qualcuno troppo sicuro dell’assoluzione, le aveva usate solo come avvertimento...
Perché quindi è stata pubblicata solo oggi? Non sembra difficile intuirlo…

Il “pentito” parla di “cenette”: «Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel dell’Ovo. . . da Zi’ Teresa. E non c’erano solo gli investigatori», ma non fa nomi. Perché? Chi ha partecipato a quegli incontri? Cerca protezione da qualcuno per aggiungere dettagli e presentarsi in qualche procura, o fa parte di una precisa strategia che man mano sarà sempre più chiara?

Poi “anonimo”… ma è così difficile identificarlo?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2038


 
 
 

Moncalvo: I Magifici "12", Galdi, La Copertura Dall'alto, le cenette....

Post n°5629 pubblicato il 27 Dicembre 2011 da nadir63l
 

MILANO, 27 dicembre 2011 - La clamorosa intervista di Edmondo Pinna, pubblicata sul “Corriere dello Sport” di venerdì sicuramente la prima di una serie di prossime puntate - apre nuovi scenari sul retrobottega delle indagini, condotte in una sola direzione, riguardanti “Farsopoli”. Pinna ha intervistato uno dei “magnifici dodici” del gruppo di investigazione. Finalmente, per gli amanti della verità, arriva una importante conferma di come tali indagini sono state fatte. È un racconto da brividi poiché, se questi sono i metodi di investigazione, chissà quanti innocenti sono in galera o sono stati condannati, quanti malfattori gongolano, e quanti colpevoli di reati ben più gravi, importanti e dannosi di quelli di “Farsopoli”, l’hanno fatta franca.

Primo dato. In via dei Selci a Roma, sede del Nucleo Investigativo dei Carabinieri, una delle strutture che in genere conduce le indagini più delicate di tutta Italia, lavorano 60 investigatori. Per lunghissimo tempo, nell’arco di qualche anno, dodici di questi uomini - un quinto dell’intero organico -, cioè ufficiali, sottufficiali e agenti di polizia giudiziaria sono stati destinati a occuparsi di “Farsopoli”. Nel paese certo c’erano indagini ben più importanti da svolgere. Ad esempio, nel 2006, quella sullo “strano” spoglio delle schede che a tarda notte aveva capovolto, per poche migliaia di voti, il risultato delle elezioni politiche consegnando a Romano Prodi il governo della nazione. Ma evidentemente il “capo” politico dei carabinieri, cioè il ministro della Difesa Arturo Parisi, molto amico di Prodi, portò una ventata di “aria nuova” agli alti comandi di viale Romania. Un’aria che scese giù per li rami fino ad arrivare ai gradi inferiori. Il problema più rilevante, dunque, è questo: chi ha fatto in modo, e dato ordine, che quell’inchiesta diventasse prioritaria e assorbisse così tante energie di uomini e mezzi? Tale scelta ovviamente non va attribuita ai carabinieri, ma - oltre al superiore livello politico - anche ai magistrati di Napoli che avevano ordinato un certo tipo di inchiesta agli uomini in divisa.

I magnifici 12
C’è un secondo aspetto. La “filiera” al vertice dei “magnifici 12 investigatori della squadra Off-side”era composta, in ordine gerarchico decrescente, dal tenente colonnello Giovanni Arcangioli, il maggiore Attilio Auricchio, e infine il maresciallo capo Michele Di Laroni, braccio destro di Auricchio. Furono questi ultimi due a dare all’inchiesta in nome in codice “Off-side”. Un giornalista della “Gazzetta”, Maurizio Galdi, inviato in pianta stabile al processo di Napoli, scrisse: «Off-side perché il desiderio è di mettere in fuorigioco l’intero sistema calcio. Sono gli unici a sapere ciò che sta succedendo, per due anni vivranno nell’ombra, mimetizzandosi». Tanta enfasi e tali tinte eroiche su Auricchio e Di Laroni forse erano dovute al fatto che il maresciallo fece addirittura ricorso contro una multa presa dal giornalista. Dato che si scoprì che il reporter era, fin dall’inizio delle indagini, un collaboratore dei carabinieri. E quindi non si trovava nelle migliori condizioni di obiettività per scrivere su quel tema. Anche se, di certo, riceveva soffiate unidirezionali per dar corpo a un certo tipo di teorema accusatorio. Ma su di lui, né l’Ordine dei Giornalisti, né la direzione del suo giornale, ha mosso un dito...

Copertura dall’alto
Dall’intervista dell’investigato re “indignato”, e col voltastomaco, protagonista del racconto al “Corriere dello Sport”, emergono altri dati preoccupanti: quando viene avviata un’inchiesta, che ha una forte “copertura dall’alto”, poi accade che a prendere il sopravvento siano due o tre elementi della squadra investigativa che condizionano il lavoro di tutti e, valendosi del loro grado, ne possono combinare di tutti i colori raccogliendo materiale che poi determina processi falsati. Bastano un paio di inquirenti in mala fede e si arriva a tutto tranne che alla la ricerca della verità, badando solo a compiacere la direttiva arrivata, oppure a procurare vantaggi a coloro cui fa gioco quell’indagine.
C’è ad esempio, la notizia di incrinature al vertice: il responsabile delle indagini, Arcangioli, ha firmato solo la prima informativa dei carabinieri e non la seconda, quella sul Milan. Dimostrando che non condivideva il lavoro di Auricchio e Di Laroni e non si voleva assumere la responsabilità delle loro “conclusioni”. Ma allora perché è rimasto al suo posto? Arcangioli arrivò “ai ferri corti” con Auricchio: considerava giustamente inopportuno andare avanti con un’indagine che non portava risultati, che appariva debole e senza riscontri, nonostante impegnasse una buona parte dell’orga nico della caserma. Com’è possibile che, nonostante l’aperta dissociazione del suo superiore, Auricchio poté continuare le indagini “a modo suo”? Su quali “protezioni” poteva contare? Andiamo avanti. «Tutte le sere si facevano le riunioni a fine servizio. Attorno ad un tavolo», e ognuno parlava dei risultati dello spicchio di indagini o intercettazioni a lui affidate, dice l’investigatore intervistato. «Le telefonate dell’In ter? Che ci stavano si sapeva...». Si faceva il punto, ma alla fine erano «Auricchio e Di Laroni che decidevano cosa mettere o non mettere nell’informativa». A loro completa discrezione... Ogni telefonata intercettata veniva inserita nel brogliaccio e, per capirne la rilevanza prima di trascriverla o meno, si indicavano tre “baffetti rossi” col pennarello accanto ad essa, se era considerata importante. Come mai molte di queste telefonate con i baffetti rossi non sono finite nell’inchiesta? «Evidentemente non ci dovevano andare (….). So soltanto che quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, ’sto mattone..». E Auricchio e Di Laroni hanno evitato di mettere molti mattoni... Ecco spiegato perché certe intercettazioni non sono finite nell’inchiesta, anche se le telefonate «c’erano perché ci sono le registrazioni». Ma di spiegazione ce n’è un’altra, inquietante: «La cosa un po’ anomala è il server delle intercettazioni. È in Procura, a Roma, a Piazzale Clodio. Quando c’era qualche problema, e capitava spesso, telefonavamo a chi era in Procura: “Guarda, la “Postazione 15” qui non funziona, che è successo?”. “Vabbé adesso controllo....”. Dopo un po’ richiamavano da Piazzale Clodio: “Ti ho ridato la linea, vedi un po’”. Andavi a controllare, magari avevi finito alla telefonata 250 e ti ritrovavi alla telefonata 280. E le altre 30? “Me le so perse...”». Chi contattava il responsabile del server a Piazzale Clodio? «Non ci parlavamo solo noi, c’era anche il responsabile della sala. Ci parlava Auricchio, ci parlava Di Laroni...». E ancora: è tecnicamente possibile non intercettare un’utenza sotto controllo per un determinato periodo di tempo? «Tranquillamente. Tu stacchi il server e la cosa si perde». Questo fa pensare che c’erano altre orecchie in ascolto, magari in un palazzo di Milano. E quando sentivano certe cose, o si accorgevano dei numeri di appartenenza di chi stava chiamando o rispondendo, staccavano il server e impedivano anche ai carabinieri di registrare...

Orecchie tese
Insomma, intercettazioni selezionate e pre-selezionate. Sia alla fonte, in origine, straccando il server. Sia dopo, evitando di farle trascrivere. Con una ulteriore appendice molto italiana o napoletana, a detta dell’intervistato: cenette a Napoli, da “Zi’ Teresa”, con Auricchio e Arcangioli con uno dei pm dell’inchiesta. L’investigatore non fa il nome dell’ex pm Beatrice, che già si era smarcato dichiarando che fino al 2009, prima di passare ad altro incarico, non conosceva quelle telefonate ritrovate dalla difesa di Moggi. Sugli “altri personaggi” delle cenette, il “Corriere dello Sport” ci darà certo ragguagli. Così come il bravissimo Pinna (mi raccomando, occhio a non parlare al telefono...) ci dirà quanti caffè presero insieme Auricchio e Baldini, per esempio, perché i numeri che hanno dato nelle loro risposte in aula non combacia. A questo punto - come da anni afferma .... «solo una “indagine sull’indagine” potrà cercare di dare le risposte a molte domande su tanti fatti poco chiari e chiariti, anche perché chi dovrebbe fare informazione cercando la verità e facendo indagine si è invece accontentato di chiedere ad Auricchio, dopo la sentenza, se avesse “stappato lo champagne?”. Buchi rosa e buchi neri, ma da oggi un po’ meno neri».

Moncalvo su Libero


 
 
 

Clamorosa ipotesi da Parma: Giovinco subito alla Juve!

Post n°5628 pubblicato il 26 Dicembre 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non si placano i rumors di mercato sull'asse Parma-Torino. Negli ultimi giorni le testate giornalistiche ducali, tutte autorevoli, hanno accostato tanti, forse troppi, giocatori della Juventus al club emiliano: Toni, Iaquinta, Motta e Pazienza. Nomi che vanno ad aggiungersi a quello di Amauri, mai totalmente uscito dai pensieri di Ghirardi. Uno scenaio che inevitabilmente genera sospetti, nuove indiscrezioni. Come quella lanciata dal sito del quotidiano La Repubblica, edizione Parma: la Juventus potrebbe riprendersi già a gennaio Sebastian Giovinco, in cambio - ma guarda un po' - di adeguate contropartite. "Il Parma continua a confermare che il giocatore lascerà l’Emilia non prima di giugno ma non è escluso che la Juventus lo voglia subito a Torino per rinforzarsi ulteriormente in vista della corsa scudetto - si legge sul sito del quotidiano -. Le possibili offerte ai ducali potrebbero essere come detto prima Toni o, decisamente meno probabile, Amauri, oltre ad un conguaglio economico".

 
 
 

AUGURI DI BUON NATALE!!!!

Post n°5627 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da nadir63l
 

 
 
 

Anche la Gazzetta, adesso, cambia idea su Calciopoli...

Post n°5626 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da nadir63l
 

Ci fa piacere questa mattina, alla vigilia di Natale, aver letto la Gazzetta dello Sport. Di calciopoli se n'è occupato, addirittura, il Direttore Monti, che scrive poco ma quando scrive è capace di arrivare dritto al punto. Si parla di calciopoli e Andrea Monti, senza problemi, ammette di aver letto l'esclusiva del Corriere dello Sport, a Mister X ancora senza nome e cognome. Mister X parlava di tanti buchi nell'inchiesta di Napoli e di intercettazioni volutamente "nascoste". La Gazzetta pone seri dubbi sull'affidabilità dell'inchiesta di Napoli, pone l'accento sulla registrazione audio mancante di Diego Della Valle e fa sorgere ulteriori sospetti sulla giustizia ordinaria. I tifosi della Juventus hanno apprezzato l'intervento del Direttore Monti, dopo una linea editoriale forte cavalcata in questi anni e che oggi potrebbe sembrare contraddittoria. Forse per far luce sui Della Valle, la Gazzetta questa volta si troverà a scagionare anche la nostra amata Juventus. W la verità!

 
 
 

Agnelli: «fu Giustizia Sommaria, Ci Spiace», ""Non si può chiudere Calciopoli..."

Post n°5625 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da nadir63l
 

TORINO, 24 dicembre 2011 - Il bambino di nome Andrea con i calzoni corti è in piedi vicino alla panchina dove siede suo padre Umberto e guarda avanti. Distanti un paio di metri, ma la direzione degli occhi è la stessa.
Sulla panchina, accanto al padre Umberto c’è un signore. «Mi hanno detto chi è, ma non ricordo il nome, è qualcuno di Villar Perosa». Juventus dinastica e popolare. La foto l’ha trovata rivoluzionando (anche) l’arredamento della sede sociale. Andrea Agnelli, il rinnovatore.

È stato allora che ha pensato: farò il presidente della Juventus?
«Non l’ho mai pensato, gli eventi si evolvono e possono portare ad assumere certe responsabilità. Il fatto che ci sia stato l’impegno diretto di uno della famiglia dimostra quanto la Juve stia a cuore a tutti noi». Come affronta questo peso? «Uno un po’ ci cresce, ti motivano. Una medaglia ha sempre due facce, privilegi e responsabilità».

Dopo un anno e mezzo da presidente, com’è la bilancia?

«L’elemento che mi ha colpito di più è la totale assenza di un sistema di governo e di regole che possa permettere al calcio di svilupparsi. Mi sono confrontato con un sistema in stallo che paghiamo col ranking Uefa e la difficoltà a proporci in Europa come organizzatori di grandi eventi. Al pari del Paese, anche il sistema dello sport ha necessità di riformarsi».

E invece per quello che riguarda la Juventus?
«Qui siamo padroni del nostro destino. Quello che non si vede è stato il profondo rinnovamento della società. Uno semina, lavora e dopo arrivano i frutti».

I frutti già si vedono, la Juve è prima.
«Ha ragione Conte: se l’avessero detto a luglio che a dicembre saremmo stati primi in classifica e imbattuti nessuno l’avrebbe creduto. La direzione è giusta. Da qui possiamo cominciare a costruire inserendo, in un impianto esistente, uno o due giocatori all’anno».

Perché ha scelto Conte?
«La sua determinazione, la sua competenza, la sua grinta, la sua voglia di far bene sposavano appieno il cambiamento che io ho portato in Juventus. Il rapporto con lui è vecchio di vent’anni, l’ho rivisto e ho capito cosa poteva trasmettere».

Discute le sue scelte tattico-tecniche?
«Non esiste che un presidente dica: facciamo giocare questa formazione. Esistono responsabilità e competenze. E mi comporterei allo stesso modo se parlassimo di una fabbrica di bulloni. Dopo si commenta».

Ha paura di gennaio, il mese nero della Juve?
«Non sono scaramantico. A Tokyo, prima della finale della Coppa Intercontinentale del 1996, comprai una giacca. Mi sono chiesto: la metto o non la metto? L’ho messa. Se bastasse mettere o non mettere una giacca per vincere o non vincere saremmo campioni tutti gli anni».

Chi era lo juventino della sua adolescenza-giovinezza?
«Sono cresciuto prima con Gentile e poi con Montero. Nessuna finezza in campo. Sono un difensore, ho giocato fino ai giovanissimi, poi sono andato in Inghilterra e ho continuato lì. E continuo ancora».

Ah, la famosa partitella del giovedì con Nedved.
«Con venti persone tra cui anche Pavel».

Milan-Juve, foto d’altri tempi.
«Non c’è solo il Milan. Si gioca partita dopo partita e i conti si fanno a maggio».

La sorpresa del campionato?
«È un campionato altamente incerto, con squadre medio-piccole che stanno facendo bene anche grazie alla redistribuzione dei diritti tv: il Chievo con il solo differenziale dei diritti tv paga tutto il monte ingaggi».

Questo per voi «grandi» non è giusto.
«Non è questione di giusto o sbagliato, tolta la Spagna, tutte le altre nazioni viaggiano su un principio dei diritti collettivi. Il fatto è che l’anno scorso con accordi presi e documenti già firmati, una delibera ha modificato il sistema di quantificazione del bacino d’utenza: 200 milioni. Noi avevamo una pianificazione di un certo tipo e ci è cambiata in corsa».

Lei sarebbe per una riduzione delle società professionistiche?
«Drastica. Io sarei per allinearci alla Spagna, 40, 42. Serie A, serie B, una riga qua. Quando uno fa dalla A alla B già ha degli sconquassi, dalla B alla C non ne parliamo. Prendete la classifica della Lega Pro: accanto a metà delle squadre c’è l’asterisco: 2, 3, 4 punti di penalizzazione. Non giustifico nessuno ma quando si scommette sugli avvenimenti sportivi e io non ti pago lo stipendio, poi è più facile rubare».

Inevitabile capitolo sullo scudetto 2006 e dintorni. A che punto siamo?
«Sono uscite delle notizie importanti, anche se da verificare. Nell’esposto nel maggio del 2010 chiedemmo se sussistevano le condizioni per le quali il commissario straordinario assegnò lo scudetto all’Inter. La relazione di Palazzi dice di sì, l’intervista pubblicata dal Corriere dello Sport ieri svela che l’inchiesta fu sommaria. Non ci si rende conto di quello che ha determinato il 2006 per noi. Abbiamo richieste, le più diverse, di risarcimento danni per circa 600 milioni di euro. Con la nostra siamo a quasi un miliardo che pende. Chiudere con "fu giustizia sommaria ci spiace", come si voleva fare con il documento non firmato al tavolo del Coni, non è semplicissimo».

Lei difende i 29 scudetti della Juve, parla di squadra che vinceva sul campo, ma non menziona mai i dirigenti.
«Innanzitutto scomponiamo. Noi abbiamo un anno sotto inchiesta, il 2004-2005. Il 2005-2006 è pulito: subiamo la penalizzazione su un anno in cui non c’è niente e i designatori arbitrali sono cambiati. Se il capo dello sport e quello del calcio mi parlano di giustizia sommaria, quali che fossero i dirigenti, fu giustizia sommaria. E poi siamo entrati in un procedimento penale: i giudizi li possiamo dare solo alla fine».

Ma lei non crede che, comunque, quel sistema in cui controllati e controllori erano tutti amici e commensali fosse da estirpare?
«Sì. Ma di arbitri si parla ancora adesso e poi, conoscendo il carattere delle persone, c’è chi è più riservato e c’è chi è più colorito, anche quando parla al telefono».

Altra obiezione. Le telefonate di Moggi sono molto diverse, nei toni, da quelle di Facchetti.
«Perché allora si accusa la Juventus di articolo 1 e l’Inter di articolo 6? Se io sto a quello che è l’impianto accusatorio del procuratore federale, nei confronti dell’Inter è molto più severo. Questo è Palazzi, risponde lui».

Proposta di pace: la Juve rinuncia ai due scudetti e l’Inter a quello a tavolino. Amen.
«No. Credo che ci sia la necessità di fare chiarezza, quando avremo il quadro completo si potrà passare a una negoziazione politica».

Lei e Moratti che rapporti personali avete?
«A monte di tutto c’è l’educazione e la civiltà. Abbiamo posizioni diverse, ma senza astio o mancanza di rispetto».

Nessun astio neanche con Del Piero, da lei prepensionato?
«A me affascina, lo confesso, il sistema di prendere delle affermazioni e rivoltarle. Fu Alex, cinque mesi prima, a dire che avrebbe firmato il suo ultimo contratto con la Juve».

Per il popolo Del Piero è ancora il supereroe.
«Il bello di Del Piero è che lo sarà sempre un supereroe della Juve».

E il suo, in questa squadra?
«Il supereroe è sempre la squadra, il gruppo».

Ma chi si avvicina a Gentile e Montero?
«Un duro come Chiellini».

Quanto tempo dedica alla Juve?
«La mia giornata lavorativa va dalle 8 alle 20 e la Juve in questo momento prende nove, dieci ore».

Da suo padre dirigente che cosa ha ereditato?
«Le due epoche sono troppo diverse. Per quello che riguarda il resto anche il fatto che mi dicano che gli assomiglio è già moltissimo».

Ha appena avuto il secondo figlio, che cosa spera per i suoi bambini?
«Uno per i figli spera sempre il meglio, non pensa al contesto. A proposito: Giacomo Dai è Davide in gaelico. Mia moglie ha questa origine. Non è una stranezza».

Il Corriere della Sera


 
 
 

CALCIOPOLI CHOC: rivelazione clamorosa dal Corriere dello Sport che avvalora le testi dei tifosi bianconeri

Post n°5624 pubblicato il 23 Dicembre 2011 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Nella giornata di oggi, l'edizione del Corriere dello Sport pubblica una clamorosa intervista a uno degli investigatori (che ha chiesto di rimanere anonimo) che se vera confermerebbe che calciopoli e' farsopoli. Ecco alcuni punti chiave. "Io dico la verità, la maggior parte. Cioè, è una cosa fatta, forzata un po', ci stava la telefonata, però se vai a vedere effettivamente le partite partite veramente truccate, dove l'arbitro è stato veramente coinvolto. Non ci sono. Non c'è la partita dove si dice: adesso li abbiamo beccati. Si era parlato di questo è Lecce-Parma, di De Santis, quella di "mi sono messo in mezzo". E' una spacconeria, quello voleva fare il fenomeno. Secondo me, di veramente importante, che uno deve prendere cinque anni, sei anni, non ci sta niente. Poi magari pensi all'eccessivo modo spavaldo di Moggi che può dare anche fastidio, questo ci può stare, quello è il periodo in cui era prepotente, arrogante. Ma da lì ad arrivare a.... Bisognava dimostrare che c'era un'associazione. Lui, solo lui (Moggi, ndr) fa l'associazione? Così è un'altra cosa. . . E' una questione di prestigio, di carriera". " Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel dell'Ovo. . . da Zi' Teresa. E non c'erano solo gli investigatori". "Hanno detto che non c'era nulla di penalmente rilevante, Arcangioli. Disse: basta. E lì è nato lo scontro con Auricchio, arrivarono ai ferri corti. Arcangioli voleva stoppare l'indagine. Erano impegnate quindici, venti persone per questa cosa qua. E l'autista; e quello che deve andare di continuo a Napoli. Non era cosa... In una sezione di sessanta persone, ne levi quindici, le altre fanno tutto il lavoro". "No, non c'e' stato alcun pentito".

Particolarmente interessante la considerazione sulle schede svizzere: "Quando vai ad intercettare una scheda straniera, in questo caso Svizzera, devi chiedere l’autorizzazione. E loro che cosa hanno fatto? L’hanno chiesta ma, nello stesso tempo, hanno già attaccato il telefono. Ma a quel telefono non parlavano. In quindici giorni, questa scheda, non ha fatto niente". La scheda era di Luciano Moggi,  non faceva niente, telefono muto. E’ come se tu metti sotto (controllo, ndr) questo telefono (e indica il suo, ndr) e poi questo è spento per un mese. Zero. E quindi questa cosa delle schede è stata un po’ accantonata perché poi l’autorizzazione non te la dava nessuno".

Lo strano caso Manfredi Martino: "Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr). Quando l’abbiamo portato in ufficio era morto, era un cadavere, tremava, aveva paura... Diceva: “io non so niente, non ‘è successo niente, ma quando mai... “. E piangeva sul fatto del posto di lavoro... “come faccio... non posso lavorare più, mi devo sposare...”. Dopo un po’ di tempo, sto Martino un giorno è andato a lavorare in Federcalcio.... quando lui ha cominciato ad essere interrogato. . . . improvvisamente è uscita la storia delle palline. Quella è la cosa che io  dico: è lecito e capibile da parte sua, un po’ meno da. . . .  Prima non sapeva niente, poi sapeva tutto, sapeva di questo, di quell’altro, di Pairetto, della Fazi...".

 
 
 

La Stampa - "Quello che non sapete su Calciopoli". La verità dell'investigatore pentito ...

Post n°5623 pubblicato il 23 Dicembre 2011 da nadir63l
 

Fonte: di Guglielmo Buccheri per "La Stampa"

Ora che le sentenze di primo grado su Calciopoli sono in campo - 16 i condannati, 5 anni e 4 mesi la pena per Luciano Moggi, di un anno e 3 mesi quelle per Diego ed Andrea Della Valle e Claudio Lotito fuori dal processo, e in attesa dell’appello, c’è un mondo in movimento. Il calcio è impegnato a trovare una pace, oggi impossibile, fra chi è coinvolto nei fatti di cinque anni fa e chi, quei fatti, li vuole tenere distanti. E, una pace con se stesso, adesso, la vuole trovare anche chi quello scandalo l’ha vissuto dall’altra parte, ovvero con le cuffie in testa e un computer davanti agli occhi dove ascoltare le intercettazioni di Calciopoli.

C’è un investigatore che parla, racconta, descrive i contorni più discussi del Grande Scandalo. Un investigatore dei dodici che si dividevano fra le migliaia di colloqui intercettati nelle stanze di via in Selci a Roma. «Eravamo dodici, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria. Ma non pensate alle bobine di una volta: ci sono computer, entri con la password...e ognuno seguiva una singola utenza...Poi, alla fine, ogni sera, si faceva la riunione, io ho seguito questo, io quell’altro e alla fine ecco il resoconto...», così Roberto, nome di fantasia. La carta d’identità è sul tavolo: l’investigatore la fa vedere ad alcuni giornalisti e chiede che il suo nome non venga svelato sul giornale. Parla per voglia di verità e lo fa perché spera che qualche magistrato, magari quello dell’appello, lo chiami come teste. Per Roberto «alcune cose prima c’erano e sono sparite, altre non c’erano e sono comparse...». L’investigatore sente che è arrivato il momento (il suo) per fare chiarezza su alcuni passaggi dell’inchiesta, da lui svolta sotto gli ordini dei suoi superiori. Così, Roberto, si sofferma sulle sim svizzere («Quando vai ad intercettare una scheda straniera, in questo caso Svizzera, devi chiedere l’autorizzazione. E loro cosa hanno fatto? L’hanno chiesta, ma, nel frattempo, hanno già attaccato il telefono, ma, a quel telefono, non parlavano. In quindici giorni, questa scheda, non ha fatto niente...), ripercorre il giorno del pranzo che, secondo l’accusa di Calciopoli, rappresenta l’architrave del patto per salvare la Fiorentina quando Diego ed Andrea Della Valle incontrano l’allora designatore Paolo Bergamo e l’allora vice presidente della Figc Innocenzo Mazzini in un ristorante sopra Firenze («...io so che non hanno parlato di niente, sono sicuro che l’audio c’è...) e precisa come, fra i suoi stessi superiori, ci fosse chi avrebbe voluto che l’indagine si fermasse non portando a nulla di rilevante («Arcangioli disse basta, Auricchio voleva andare avanti...»). Attorno a Calciopoli c’è un mondo in movimento: ieri l’ex arbitro Paolo Dondarini, condannato con il rito abbreviato, ha presentato un esposto alla procura di Roma sulle intercettazioni inutilizzate.

 
 
 

Obbligo di denuncia: un 'dovere' non per tutti

Post n°5622 pubblicato il 22 Dicembre 2011 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

(immagine di Whyborn)

Giancarlo Abete torna a parlare e questa volta in riferimento al calcio scommesse elogiando il giocatore del Gubbio Farina per la sua denuncia: "C'è la soddisfazione per una situazione di trasparenza e immediatezza nel rapporto con la giustizia sportiva, però c'è l'obbligo della denuncia. Non è un gesto di buona volontà ma un dovere. E poi, chi non denuncia viene sanzionato".

Questo l’articolo di riferimento del codice di giustizia sportiva:

Art. 7
Illecito sportivo e obbligo di denunzia

1. Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di
una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo.
7. I soggetti di cui all’art. 1, commi 1 e 5, che comunque abbiano avuto rapporti con società o persone che
abbiano posto o stiano per porre in essere taluno degli atti indicati ai commi precedenti ovvero che siano
venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere taluno di detti atti, hanno l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC.

L’argomento ricorda un altro episodio, quello del famoso tridente: Facchetti-Nucini-Bocassini.
Invano Massimo De Santis ha chiesto copia dell’esposto dell’inter alla Bocassini contenente le rivelazioni di Nucini, l’arbitro in attività diventato lo 007 del defunto Facchetti.
Nessuna risposta dal pm di Milano. L’esposto violava la clausola compromissoria in quanto rivolgendosi alla giustizia ordinaria di fatto scavalcava quella sportiva verso la quale c’è obbligo di denuncia.
Una delle tante situazioni mai chiarite che stonano con le parole di Abete perché come lui stesso afferma, “è un dovere” ma non per tutti come dimostrano i fatti. E guarda caso chi ne trae vantaggio è sempre la stessa compagine, quella nerazzurra.

La situazione è ingarbugliata: Nucini parla con Facchetti, ma Facchetti non era il procuratore federale; Facchetti e Moratti si rivolgono a Tavaroli, ma anche Tavaroli non era il procuratore federale; Facchetti chiede a Nucini di fare denuncia alla Boccasini, ma anche la Bocassini non era il procuratore federale. Dichiarazioni rese anche in aula dai diretti interessati, mica "sensazioni"...
Alle istituzioni sportive non interessa né vuole chiarire (e dove sta la trasparenza?). Altro episodio dove la giustizia sportiva viaggia a doppia velocità, applicando due pesi e due misure. E c'è qualcuno che la ritiene ancora affidabile...
Anche
Rosario Coppola ha denunciato un altro episodio che non interessava a chi svolgeva le indagini di calciopoli («Ringrazio anche lei per questa domanda. Quando su mia richiesta incontrai i carabinieri, questo episodio andava a toccare una società come l’Inter, che… Non lo so, trovai da parte dei carabinieri, in modo sbrigativo, ma assolutamente come dire…? L’argomento non gli interessava» )ed anche qui la giustizia sportiva è rimasta in silenzio (e la trasparenza e l'immediatezza?).

C’è un solo fattore comune che unisce questo disinteresse, l’inter, che con l’eventuale interessamento degli organi preposti sarebbe finita per essere penalizzata…
Come dice quel detto popolare? “Si predica bene e si razzola male…”

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2031






 
 
 

Pareggio e vacanza.....

Post n°5621 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da nadir63l
 

Udinese-Juventus Pagelle di glmdj

Immagine IPB

di L. Burzio


L'ultima prima della sosta contro l'avversario più insidioso; Conte sceglie la difesa a tre con due esterni molto larghi e Pepe in una posizione anomala.
Al minuto 7 è subito Juventus con un azione ottima sulla destra che si chiude con un tiro sbilenco vicino al palo, ma la Juve dimostra di essere in partita e poter dare molto fastidio all'Udinese che ha un modo di giocare analogo a noi con molto pressing e possesso di palla.
Nel primo tempo la partita è molto piacevole le squadre si affrontano a viso aperto ma senza lasciare spazi in fase difensiva, la Juve salta spesso il centrocampo per non rimanere nella gabbia friulana e la scelta paga; infatti i bianconeri di Guidolin non vedono mai boccia nella seconda parte di primo tempo ma purtroppo la palla non entra a causa della scarsa lucidità sottoporta e di un Matri un po troppo da solo li davanti, il match si incattivisce e si va a riposo a reti inviolate.
La ripresa inizia con la Juve in calo e l'Udinese che spinge molto finchè i ragazzi ritrovano la concentrazione e iniziano a rigiocare a calcio provando a fare gol soprattutto con tiri dalla distanza, ma l'Udinese difende molto bene e riparte in contropiede. L'ingresso di Quagliarella e Del Piero da brio alla Juventus ma la partita termina 0-0 nonostante le molte occasioni che abbiamo creato.
Ora vacanza, godiamoci il Natale e ritorniamo più carichi che mai, da capolista!

PAGELLE


BUFFON 7 Sempre molto sicuro e tranquillo. Nel primo tempo un'uscita provvidenziale salva il risultato, poi gestisce la gara con attenzione.

LICHTSTEINER 6,5 Molta corsa e intensità ma spreca parecchi palloni che potevano essere gestiti meglio.

BONUCCI 7,5 Di Natale è roba sua e non vede il pallone. Gioca concentrato, attento e sbaglia pochissimi palloni.

BARZAGLI 5,5 A differenza di Bonucci un paio di volte va in difficolta e sbaglia a calciare palloni facili facili, ha bisogno di rifiatare.

CHIELLINI 6 Tanto sacrificio ma l'Udinese dalla sua parte crea i maggiori pericoli; azzecca quasi tutte le diagonali.

PIRLO 6 Oggi così così e mi spiego: quando è attaccato si incolla la palla ai piedi e non la fa vedere a nessuno quando invece può ragionare è troppo lento e spesso gli avversari capiscono le sue intenzioni.

MARCHISIO 5,5 Sbaglia due conclusioni da fuori e si inserisce meno del solito negli spazi, anche lui ha bisogno di ferie che mai come quest'anno arrivano al momento giusto!

VIDAL 7 Recupera palloni e macina kilometri, il lavoro sporco (quello di polmoni per intenderci) è tutto suo.

ESTIGARRIBIA 6 Parte bene ma si perde col passare dei minuti. Salta quasi sempre l'uomo ma non trova mai il giusto tocco finale.

PEPE 6 Molto propositivo mette sempre il piede e corre alla grandem come al solito, ma gli è mancato qualcosa la davanti, non ha aiutato a fare la prima punta.

MATRI 6,5 Mezzo voto in meno per i molti palloni che sbaglia ma li davanti è lasciato a se stesso e deve fare reparto da solo. Sgomita, corre, smista palloni. A me non è dispiaciuto!

QUAGLIARELLA 67 Appena entra l'attacco bianconero cambia passo, crea due palle gol che Handanovic è bravo a respingere in angolo.

DEL PIERO SV Geniale il cross per Lichtsteiner che spreca....

DE CEGLIE S.V.

CONTE 6 Oggi il Mister è stato troppo prudente. Forse per paura di perderla ma non ho apprezzato l'eccesso di copertura anche se la squadra ha proposto buon calcio come al solito.

COSA VA Siamo a 16 giusto?

COSA NON VA Troppi sprechi in certe partite ti fanno lasciare punti per strada.

IL MIGLIORE Bonucci

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2029


 
 
 

Juve, al "Friuli" si va in bianco: 0-0

Post n°5620 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Udinese-Juventus, recupero della prima giornata di campionato, è la sintesi perfetta di quello che i cronisti definirebbero "match equilibrato": le due difese annullano i rispettivi attacchi per uno 0-0 tutto sommato giusto, dal momento che nessuna delle due squadre si è fatta preferire nettamente sull'altra, anche se la Juve ha forse cercato più di fare gioco rispetto ai friulani, che hanno privilegiato le ripartenze.Il pareggio di oggi lascia comunque inalterate le ambizioni delle due squadre, che con 34 e 32 punti in classifica, sono in corsa più che mai per la vittoria del titolo di campione d'Italia. Nella Juventus rientrano Bonucci e Vidal, che hanno scontato il turno di squalifica e vengono regolarmente impiegati dal primo minuto dal tecnico Antonio Conte, che in attacco si affida a Matri, supportato ai lati da Pepe ed Estigarribia, mentre Guidolin punta tutto sull'abilità di Di Natale in fase conclusiva, schierando la sua Udinese con il consueto 3-5-2. Le prime occasioni da gol portano la firma della Juventus: all'8' Marchisio mette fuori di poco un bell'esterno, mentre al 10' Pepe triangola con Matri e tira forte da fuori area, trovando la parata in due tempi di Handanovic. Al 12' gli uomini di Guidolin rispondono alla Juve, costruendo la loro prima occasione da rete: Chiellini sbaglia in fase di impostazione e permette a Isla di lanciarsi verso la porta juventina, anche se Buffon esce in maniera tempestiva e sventa la minaccia. Il match è molto equilibrato, e le squadre in campo fanno fatica a farsi vedere nei pressi delle aree avversarie, tant'è vero che la Juve riesce ad andare nuovamente al tiro soltanto al 36' con Marchisio, che dal limite, complice la deviazione di Danilo, mette fuori di pochissimo. E'questa l'ultima grossa emozione del primo tempo, che si conclude a reti inviolate, nonostante la formazione torinese si sia fatta leggermente preferire all'Udinese. Nella ripresa Juve subito pericolosa e vicina all'1-0 con Chiellini, che, sugli sviluppi di un calcio d'angolo colpisce di testa con forza, anche se centrale: Handanovic riesce a parare con relativa semplicità. Passano 6 minuti e l'Udinese risponde con decisione ai bianconeri, grazie a Danilo, che anticipa Chiellini su cross di Di Natale, e va a colpire di testa, trovando la risposta di Buffon, bravo a mettere in calcio d'angolo. Il match è molto equilibrato, l'Udinese chiude bene gli spazi e riparte, mentre la Juve, più manovriera dei friulani, tiene il pallino del gioco, senza però riuscire a incidere più di tanto. Al 70', per ovviare al problema, Conte decide di inserire in campo Fabio Quagliarella, tornato al gol con il Novara, al posto di Matri, e l'attaccante campano, 2 minuti dopo, si rende subito pericoloso: girata di sinistro che però esce a lato della porta difesa da Handanovic. Un minuto dopo ci prova Di Natale su punizione, ma la conclusione del bomber del club friulano non impensierisce Buffon, che para senza difficoltà. All'80' Conte decide di aumentare il peso specifico in attacco della sua squadra, e getta nella mischia Alex Del Piero, che entra in campo al posto di Pepe, autore, come sempre, di una prova molto generosa. All'84' Quagliarella si rende ancora pericoloso, andando al tiro in corsa su invito in profondità di Marchisio: il tiro dell'attaccante viene però deviato in angolo da Handanovic. Passa soltanto un minuto e Lichtsteiner ha l'occasione buona per portare i suoi sull'1-0: Del Piero serve lo svizzero con un bel cross, ma l'ex difensore della Lazio non è un'ala, e calcia malamente, mandando il pallone molto alto sopra la traversa. Nel finale di match l'Udinese va vicina a vincere la partita grazie a due occasioni da gol firmate Totò Di Natale: il capitano dell'Udinese prova prima il tiro al volo, trovando la facile parata di Buffon, poi va alla conclusione dal limite a coronamento di un bel contropiede, mettendo però fuori. Sono gli ultimi squilli di un match che termina sullo 0-0, dopo i tre minuti di recupero concessi dall'arbitro: una buona partita, in definitiva, quella giocata dagli uomini di Conte, che sono riusciti a bloccare a domicilio una della squadre più in forma del campionato, sempre pericolosissima tra le mura amiche. La Juve  si conferma prima in classifica, anche se a pari punti con il Milan, e da l'arrivederci ai propri tifosi all'anno nuovo da imbattuta: probabilmente nessun tifoso bianconero, neanche il più ottimista, qualche mese fa avrebbe scommesso un euro sulla tenuta di questa squadra, che continua a superare esami su esami, che gioca probabilmente il miglior calcio della Serie A, e che va in vacanza con la consapevolezza, nel 2012, di poter puntare allo scudetto già nel corso di questa stagione, e scusate se è poco.

 
 
 

NEL CENTRO DEL MIRINO

Post n°5619 pubblicato il 21 Dicembre 2011 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

Siamo al centro del mirino, siamo tornati e lo saremo, si spera a lungo. Stanno aspettando, stanno gufando. Vogliono tutti battere la Juve, per tutti la partita con la Juventus è la partita dell'anno. Lo abbiamo visto a Napoli, a Roma, ma non solo. Cercheranno di mettercela tutta anche e giustamente stasera a Udine. La squadra di Guidolin vorrà essere la prima quest'anno a battere la Juventus e dopo 7 vittorie consecutive in casa, cercherà l'ottava sinfonia, grazie ai suoi assi: Isla, Di Natale, Armero e Asamoah. La Juventus da parte sua dovrà metterci cuore, impegno, lotta, cercando di bissare la vittoria esterna della scorsa stagione. Ci vorrà questo per riuscire a sconfiggere chi ti mette al centro del mirino e i tanti gufi che aspettano al varco Conte e i suoi ragazzi.

Gli obiettivi sono importanti stasera: almeno un pareggio per passare le vacanze da primi in classifica e soprattutto per andare a Dubai e prepararsi poi al meglio per gli obiettivi importanti di un 2012 che si spera possa continuare sulle orme della parte finale del 2011. I tifosi ci sperano e incrociano le dita. Alle 18,00 la Juventus nel centro del mirino.

 
 
 

     

 

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