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Messaggi del 05/03/2010

Il piatto e gli sputi..GLMDJ..

Post n°1524 pubblicato il 05 Marzo 2010 da nadir63l
 

Il piatto e gli sputi

di Lucaboo2


Immagine IPB

"...So don't complain - about your useless employment - jack it in forever tonight - or shut your mouth - and pretend you enjoy it - think of all the money you got!"
Sul mio 206, i Clash mi accompagnano a casa dall'ennesima Assemblea. La musica ruvida di Simonon e Strummer fa da sottofondo a parole semplici, ma di ineccepibile verità, uno schiaffo agli ipocriti dalla lacrima facile; "Non lamentarti del tuo lavoro inutile, piuttosto lascialo per sempre stanotte stessa. Oppure chiudi il becco e fai finta che ti piaccia: pensa a tutti i soldi che fai!".
Queste parole, com'è, come non è, mi richiamano subito alla mente l'immagine di Burinho.
Certo, quando uscì il disco di "Clash City Rockers", probabilmente il Messia portoghese del pallone era ancora un adolescente brufoloso, ma è innegabile che alcuni suoi atteggiamenti, specie negli ultimi tempi, calzino a pennello con il ritornello della canzone, come se gliel'avessero cucito addosso.
Non mi riferisco, almeno nello stretto specifico, all'ormai celeberrimo gesto delle "manette"; in fondo -almeno quello- fa parte del solito teatrino trito e ritrito (e anche un po' vomitevole, a dir la verità) che i tesserati di tutte le squadre mettono in piedi a cadenza settimanale: se si vince è una prova di carattere, complimenti ai ragazzi e finalmente il calcio è pulito.
Se invece si perde, ecco il Complotto, il Palazzo, e una spruzzatina di Moggi che non fa mai male.
Ed ecco allora le “cose molto strane” che sarebbero avvenute in Juve-Inter, ecco le sceneggiate per i rigori dati alla Juve (per carità, per dovere di cronaca e di correttezza non c'erano, ma sarei curioso di sapere da Burinho come fa ad esserne così sicuro a partite appena finite, trovandosi nello spogliatoio di un campo a centinaia di chilometri...), ecco le “aree di 25 metri”, ed ecco le famose “manette”...
Il tutto naturalmente tacendo i “fuorigioco di massa”, i rigori per fallo “di orecchio”, e così via.
D'altro canto la storia di questi ultimi anni dà ragione ai protagonisti di questo giochino: i professionisti del lamento inseguono il quinto scudetto consecutivo (contando trasferelli, postal market, aziendali e così via) per cui perché dovrebbero smettere?
Ma come ho detto, non voglio parlare di manette.
Anche perché se proprio dobbiamo dirla tutta, di foto in manette preferisco non vedere quelle di Burinho, ma di gran lunga quelle di una mia amica avvezza ai giochi “Fetish”.
(E' inutile che chiedete, la mail non ve la dò!)
Più volte è stato detto che il Messia Lusitano è, prima che un grande allenatore, un grande comunicatore. Verissimo.
Peccato che tra le doti del “grande comunicatore” una che non dovrebbe mai mancare è la percezione del “limite”.
Il limite dove fermarti, dove alzare il piede dal gas. Quel limite che, quando lo trovi, fa la differenza tra un Sete Gibernau ed un Valentino Rossi.
Stacchi un metro prima di quel limite e l'avversario ti sorpassa. Stacchi un metro dopo, e vai a rotolarti nella ghiaia come Dita von Teese nella coppa di champagne.
Ma con meno divertimento per il pubblico, per te e per le tue ossa.
Ecco, se mi permettete l'esempio, Burinho ha toppato in pieno la staccata.
Oplà, dritto come un fuso fuori dalla curva.

Il nostro Special Uan, infatti, ha più volte dimostrato negli ultimi giorni, di non conoscere l'antico adagio secondo cui non si deve sputare nel piatto in cui si mangia.
In occasione delle molte lamentele domenicali, spesso se ne è uscito con battute tipo: "Il vostro calcio è una schifezza, ma non mi riguarda. Presto o tardi me ne andrò e vi lascerò soli con la schifezza suddetta".
A parte che qualcuno dovrebbe ricordargli che, se è vero che il calcio italiano è una schifezza (ed è vero), allora dovrebbe lamentarsi con chi l'ha reso tale (Per parlare con uno dei responsabili, terzo ufficio a destra, sì, proprio quello dove mensilmente va a prendere lo stipendio), in secondo luogo è innegabile che una persona con un briciolo di coerenza avrebbe già presentato le proprie dimissioni per non lavorare più in un ambiente simile.
In fin dei conti non parliamo di un laureato che si deve adeguare a lavorare in un call-center per sbarcare il lunario, no? Mi risulta che non avrebbe grosse difficoltà a trovare un altro impiego.
Ma non basta!
Se il calcio italiano è uno schifo, i giornalisti italiani non sono da meno.
“Prostitute intellettuali”, li definì il Vate di Setubal.
Affermazione anche questa condivisibile. Ma solo se facciamo l'ulteriore sforzo di identificare anche -visto che parliamo di prostitute- chi sono i clienti e chi sono i magnaccia.
Senza dilungarsi inutilmente sul complesso intreccio tra la Cupola di Farsopoli e la stampa italiana, più volte sviscerato da amici redattori cento volte più in gamba di me, basta prendere un qualsiasi giornale del lunedì per leggere quattro pagine di peana osannanti proprio Burinho e la sua squadra: Pallonate giù sperando che la prenda Milito? E' una “Visione innovativa e futurista del gioco”.
Entrate in stile Chuck Norris? “Partita di carattere e grinta”.
Partite dove misteriosamente l'altra squadra rinuncia a giocare? “Straordinaria dimostrazione di forza”.
E ovviamente, per finire, se all'arbitro non scappa il rigore inesistente, titolone a nove colonne: “C'è un complotto!”.
Ma l'affermazione peggiore arriva, come una bomba inesplosa sul campo di battaglia, quando meno uno se l'aspetta.
“Quando è scoppiata Calciopoli, anche se non ero in Italia, mi sono vergognato di dar da mangiare alla mia famiglia con i soldi del calcio.”
No, “signor” Mourinho. Stavolta ha esagerato.
Innanzitutto perché Calciopoli (fingendo un attimo di considerarla una storia reale, mentre qui sul forum ben conosciamo la verità) non è una storia solo italiana. E' stata anche una storia portoghese, guarda caso una storia che le è passata molto, molto vicino.
Come un autotreno che l'ha sfiorata per puro caso, altrimenti a quest'ora sarebbe a vedere crescere le margherite dalla parte sbagliata, le ben note vicende del Porto-gate le sono passate vicino. Tanto vicino da sporcarle la giacca, ma non da trascinarla con loro.
Per cui prima di vergognarsi per calciopoli, guardi in casa sua. Cerchi gli scheletri nel supo armadio; anzi, visto che parliamo di spogliatoio, nel suo armadietto.
E poi, soprattutto, "signor" Mourinho, si ricordi che c'è gente che davvero si vergogna della provenienza del denaro con cui davvero dà da mangiare alla propria famiglia. Disoccupati di mezza età che si danno alle rapine improvvisate, e qualche volta finiscono male. Angeli dagli occhi azzurri o dalla pelle d'ebano che sono costrette a vendere il proprio corpo.
Queste persone possono dire di vergognarsi della provenienza di quei -pochi- soldi.
Non lei.
Lei che, a quanto pare, in realtà non se ne vergogna affatto.
Qualche giorno fa Cristiano Ronaldo, portoghese come lei, ha offerto il suo per gli alluvionati dell'isola di Madeira.
Qualcuno senza dubbio obietterà che, con tutto quello che guadagna Cristiano Ronaldo, avrebbe potuto comprarsi l'intera isola e farla ristrutturare. Vero.
Qualcun altro ricorderà che, come insegnò un tale vissuto duemila anni fa, la beneficenza va fatta nel silenzio e -pertanto- lei potrebbe aver già fatto altrettanto per i suoi connazionali senza strombazzarlo ai quattro venti. Verissimo.
Ma dubito che nella nostra società video-cratica sarebbe riuscito a mantenere il segreto.
Per cui, “signor” Mourinho, se davvero si vergogna ancora di quei soldi, ora sa cosa farne.
E, per una volta, taccia.
Il mondo la ringrazierà.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...glio.asp?id=625

 
 
 

Juve: Prandelli, c’est plus facile

Post n°1523 pubblicato il 05 Marzo 2010 da nadir63l
 

Juve: Prandelli, c’est plus facile

 
 
Vicino l’addio ai Della Valle. Meno agevole ottenere il sì degli altri candidati. Blanc ha incontrato Domenech, che però non può essere un candidato credibile. Capello fino al 21 luglio non potrebbe occuparsi di acquisti, ritiro, programma delle amichevoli. Benitez ha clausole onerose. Crescono le quotazioni del tecnico viola
TORINO, 5 marzo In tempi recenti Jean Claude Blanc ha in­contrato due volte Ray­mond Domenech, l’ultima a Montecarlo. Magari i due si sono visti anche in altre occasioni, ma i rendez-vous documentati sono quelli. Fossimo nei tifosi biancone­ri, eviteremmo di allarmar­ci. Che un importante diri­gente calcistico francese in­contri il ct transalpino è nell’ordine naturale delle cose e le motivazioni posso­no essere molteplici: dalla necessità di avere un pare­re o magari un aiuto su gio­catori d’Oltralpe ( Franck Ribery, Moussa Sissoko?) piuttosto che su un allena­tore (Laurent Blanc?), alla volontà di approfondire la reciproca conoscenza, a semplici questioni di corte­sia istituzionale, ecc. Ci sen­tiamo invece di escludere l’ipotesi che potrebbe insi­nuarsi come un tarlo nei pensieri del popolo bianco­nero da qui all’estate, cioè che il ct dei Bleus sia in liz­za per succedere ad Alberto Zaccheroni. Di commissari tecnici in corsa per una pol­trona/ panchina bianconera ce ne sono già un paio e pos­sono bastare. Oltretutto lo­ro, a differenza di Domene­ch, hanno i titoli per colti­vare quell’ambizione.

LA LISTA - Marzo, comun­que, sarà un mese molto im­portante per dare un volto all’allenatore della prossi­ma stagione. Le candidatu­re eccellenti rimangono tre: Cesare Prandelli, Fabio Capello e Rafael Benitez ( con Massimo Allegri e lo stesso Zaccheroni a spar­tirsi il ruolo di outsider). L’ordine in cui abbiamo no­minato il terzetto di favori­ti non è casuale, ma legato alle possibilità di vederli realmente a Torino, dando per assodato che tutti han­no lo spessore per ricoprire il delicato ruolo (Capello in tal senso meriterebbe la po­le position).

FINE CORSA - Strappare Prandelli alla Fiorentina non sarà infatti una “ mis­sion impossible”. Il rappor­to tra il tecnico e l’ambien­te viola (ci riferiamo a quel­lo societario, altra cosa è il legame con i tifosi e la città) si è deteriorato molto negli ultimi tempi e i tempi per un divorzio anticipato di un anno, rispetto alla naturale scadenza del contratto, sembrano maturi. Solo il susseguirsi di impegni rav­vicinati e importanti ( alla sfida di domani con la Juve, seguirà il ritorno Cham­pions con il Bayern) ha ri­tardato la resa dei conti, ma chi conosce bene il tecnico ne sottolinea la crescente insofferenza. Prandelli ha voglia di cambiare e soprat­tutto di vincere. La Juve ra­giona sull’opportunità di cambiare e vuole tornare a vincere. Programmi presso­ché identici. Infatti l’im­pressione è che, a differenza dell’estate 2004 quando i colloqui tra il tecnico e la Triade non sfociarono in un accordo, questa volta esista­no tutti i presupposti per un matrimonio. Propedeuti­co all’arrivo di Prandelli a Torino è anche il rapporto ­tornato buono dopo anni di silenzi - con il vicedirettore generale bianconero, Rober­to Bettega.

IL RIBALTONE - Da qui a parlare di accordo immi­nente ne passa. Perché al momento non è facile capire chi, in casa bianconera, si assumerà l’onere della deci­sione finale. Le voci su pos­sibili ribaltoni societari a giugno si susseguono e in attesa di verificarne l’atten­dibilità, risultano comun­que indicative sulla partico­larità del momento. Tanto per essere chiari, una tesi molto dibattuta vuole Ca­pello in cima ai desideri di chi dovrebbe guidare il nuo­vo corso. Mentre il tecnico di Pieris sarebbe meno gra­dito agli attuali vertici, a causa della fuga in direzio­ne Madrid seguita alla ca­duta in B della Juve. Situa­zione oggettivamente com­plessa, sui cui grava un’al­tra considerazione: Capello risulta impegnato fino (teo­ricamente) al 21 luglio e la Juve può aspettare tanto? Non ci riferiamo tanto alla sua presenza fisica a Tori­no, quanto al ruolo di sug­geritore del mercato, di tut­te le incombenze classiche ( scelta del ritiro, del pro­gramma di amichevoli, del­lo staff). Insomma, l’ipotesi Capello/bis è alquanto affa­scinante, ma altrettanto complicata.
 
 
 

L'arte del deprezzamento...

Post n°1522 pubblicato il 05 Marzo 2010 da nadir63l
 

L'arte del deprezzamento
05.03.2010 11:15 di massimo pavan tuttojuve.com
© foto di Filippo Gabutti

Se dovessimo fare una classifica su quale societa’ ha saputo deprezzare meglio il proprio organico in questi anni, penso che la Juventus riuscirebbe ad occupare alcuni dei primissimi posti. In questo senso leggo sui giornali in questi giorni di possibili partenti Diego e Felipe Melo. Personalmente vedo come siamo tutti molto volubili nelle valutazioni. Almeno l’80% dei tifosi l’anno passato era contento dell’arrivo dei due giocatori e ricordo l’entusiasmo che ha accompagnato il ritiro di Pinzolo allora. Penso che quella fosse una grande testimonianza di affetto e aspettative. Oggi invece i due brasiliani sono nell’occhio del ciclone. Melo per errori che ha fatto in alcune partite e Diego per le ultime prestazioni non entusiasmanti. Francamente ritengo che i due siano due buoni giocatori e Diego un potenziale campione, che tuttavia necessitano anche di una squadra in palla per esprimersi. Sarebbe difficile trovare quest’anno un giocatore che non ha commesso errori e viste le difficolta’ sarebbero tutti da mettere sotto processo. Se andiamo a vedere quello che ha fatto D’Agostino in questa parte di stagione, possiamo chiaramente capire che forse Felipe Melo non e’ stato tutto un errore, se D’Agostino era l’alternativa a certe cifre. Se andiamo a vedere che Zanetti e’ stato fermo circa 4 mesi a Firenze, forse anche li non e’ stato un errore. L’errore più grande per il 2011 sarebbe quello di venderli o addirittura svenderli. Resto convinto che i giocatori vadano venduti quando hanno mercato e non regalati. In passato la triade ha sempre venduto giocatori anche bravi come Dino Baggio, Moeller, Haessler, Inzaghi e lo stesso Vieri, per citarne alcuni, quando avevano mercato e richiesta rimpiazzandoli con qualcuno che ha fatto lo stesso se non meglio. Scambiare un Diego con Ribery (due anni piu’ vecchio di Diego), penso sia un rischio. Lo stesso rischio vendere Felipe Melo. Oltretutto farli partire entrambi, vorrebbe dire ammettere che il mercato dell’anno passato e’ stato totalmente sbagliato. I due sono ancora giovani e dopo quest’anno di adattamento penso possano dare ancora molto, in una squadra che offre migliori garanzie. Diego ha doti incredibili e subisce un numero tale di falli che potrebbe far collezionare agli avversari almeno 3 o 4 gialli a partita. La societa’ dovrebbe enfatizzare questi aspetti invece di pensare ad altro e farlo tutelare dagli arbitri.
I casi di Tiago e Almiron, pagati in totale circa 20 milioni che probabilmente saranno rivenduti alla emta’ sono casi da non ripetere. La societa’ deve cercare di valorizzare al meglio il proprio patrimonio, come in parte sta facendo con i giovani.

 
 
 

     

 

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