LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 04/04/2010
CALCIOPOLI, BEHA: "Vogliamo la verità, sono quattro anni che ci prendono in giro" Dagli studi del Tg3, il noto giornalista Oliviero Beha, continua a denunciare pubblicamente le assurdità di Calciopoli. A conforto delle sue tesi, adesso, arrivano da Napoli le nuove intercettazioni che coinvolgono anche l'Inter (Moratti e Facchetti) e il Milan (Galliani e Meani). "Di campionati ce ne sono due. Ma non lo dico io, per carità, io non conto - spiega Beha -. Nella Gazzetta dello Sport di oggi, a parte l'uovo di Pasqua di Balotelli, in prima pagina c'è scritto: 'Processo Calciopoli, le intercettazioni di Moratti, l'inchiesta mostra dei buchi'. Ricordiamo i silenzi di questi mesi? Addirittura leggo: 'Gli inquirenti: Non trasformiamo le vittime in colpevoli'. Questa è la prima volta che lo sento. Allora gli inquirenti - lo dice la parola stessa -, sono gli inquirenti, non i giudicanti. Aspettino di vedere che cosa giudica il Tribunale. Ma non è finita - continua il giornalista -. Leggo su internet: 'Intercettazioni, Bergamo a Galliani: Mi faccia sentire il suo calore'. Questo al telefono, prima di Milan-Juventus del 2005. Bergamo era il designatore, sotto inchiesta e rinviato a giudizio. C'è stata la giustizia sportiva che ha comminato pene di qua e di là. Insomma, voglio dire, qui non si tratta di distinguere tra colpevoli e innocenti, vogliamo un po' di verità. Sono quattro anni che ci state prendendo in giro". |
Ostellino: "Calciopoli? Indagine da bar sport. Futuro Juve? Agnelli, Moggi e Del Piero" Fonte: di Luciano Zanardini per Ilsussidiario.net Il castello accusatorio di calciopoli si sta lentamente sgretolando. Dal processo di Napoli escono dichiarazioni sconcertanti, non ultime quelle del colonnello dei Carabinieri Attilio Auricchio. A distanza di tempo anche i delatori della prima ora, soprattutto nel campo del giornalismo sportivo, si stanno ricredendo. Non è mai troppo tardi, verrebbe da dire. In verità c’è anche chi, però, fin dall’inizio aveva avanzato dubbi e perplessità. Fra questi, c’è senza dubbio Piero Ostellino, editorialista del Corriere della Sera, che nel 2006 aveva fatto il suo mestiere, cioè aveva cercato di verificare le notizie portate avanti dall’accusa. Altri, invece, «non si sono chiesti cosa stava succedendo e si sono semplicemente allineati alla tesi dell’accusa perché faceva comodo così». |
Juventus, l'avv. Zaccone 'Riaprire Calciopoli? Sì, se ci sono fatti nuovi' |
INTER, ORA SONO GUAI. BERGAMO A FACCHETTI: "Vedrai, la vinciamo insieme" L'ex designatore al telefono con Facchetti prima di Inter-Sampdoria: "Viene predisposto (Bertini ndr) a fare una bella partita". "E' una sfida che vedrai la vinciamo insieme". "La squadra ricomincia ad avere fiducia". © foto di Image Photo Agency Spunta adesso un'altra compromettente conversazione tra l'ex designatore degli arbitri, Paolo Bergamo, e l'allora presidente dell'Inter, Giacinto Facchetti, scomparso nel 2006. Un'intercettazione datata 9 gennaio 2005, il giorno della partita tra Inter e Sampdoria, finita 3 a 2 per i nerazzurri, con finale rocambolesco. Alle 12 53'33'' di quel giorno, prima della gara, Facchetti telefona a Bergamo e gli dice: "Sto andando allo stadio, l'ho detto con i miei di avere con Bertini un certo tatto, una certa disponibilità. L'ho detto con i giocatori, con Mancini e gli altri". Bergamo: "Viene predisposto a fare una bella partita" (secondo la difesa il riferimento sarebbe all'arbitro Bertini). Successivamente l'ex designatore aggiunge: "È una sfida che vedrai la vinciamo insieme". E poi: "Vedrai che le cose andranno per il verso giusto, poi la squadra sta ricominciando ad avere fiducia, a fare i risultati. Fa morale...". |
Scandalosa Juve! Un'altra umiliazione a Udine Sanchez, Pepe e Di Natale spianano la squadra di Zac. Giocatori molli e goffi: la Champions ora è un sogno. Settimo posto in classifica. La curva juventina invoca la Primavera in campo, in tribuna tutti se la prendono con i dirigenti UDINE, 4 aprile - Non meriterebbe spettacoli come quelli del Friuli il pubblico juventino, invece siamo arrivati alla dodicesima replica e il conteggio si limita al solo campionato. Di Champions non è il caso di parlare. Vale per quella che la Juve si è lasciata alle spalle lo scorso dicembre, ma a questo punto anche per la prossima. Per raggiungerla servirebbe una vera svolta, ma quella è auspicabile in altre sedi. Per quel che riguarda il campo possiamo dire che cambiano gli avversari - e quelli di ieri, classifica alla mano non erano nemmeno dei peggiori - non purtroppo i protagonisti in grigio (colore sfoggiato a Udine e quanto mai indicato). STATO DI PAURA - Nemmeno il ko del Palermo, maturato nel tardo pomeriggio, è servito a scuotere la Juve dal proprio torpore, figlio di paure e limiti ormai cronici che il paterno Zac non riesce a curare. Dire che qualche cattivo pensiero, autorizzato dalla classifica (l’Atalanta portatasi a un punto, ad esempio), avrebbe potuto concedersela la banda di Pasquale Marino. Invece al fischio di Rocchi tutti i bianconeri friulani sono scattati dai blocchi nella scia dei propri sprinter Sanchez e Di Natale, mentre gli juventini avevano più il passo dei maratoneti, goffi e impacciati di fronte agli scatenati attaccanti rivali. Così al primo vero affondo, minuto 9, l’Udinese è passata con un gol di Sanchez, decisamente più reattivo di De Ceglie nel raccogliere una respinta del palo su tiro di Di Natale. Un cliché destinato a ripetersi per gli interi 90’. E LE STELLE... Insomma, al Friuli è calato immediatamente il buio per Madama, con le sue (ormai presunte) stelle immobili a guardare il gran agitarsi dei rivali. Cannavaro in particolare appariva incapace di trovare la posizione idonea per contrastare Di Natale, che non è di primo pelo nemmeno lui (a novembre il capocannoniere del campionato ha festeggiato i 32 anni) eppure non sfigura certo al fianco del vivacissimo Sanchez. Infatti Marino non ha avuto bisogno di inventarsi grandi artifici tattici, limitandosi a chiedere ai suoi di saltare il centrocampo con palle lunghe per i due attaccanti. Banale, ma efficace. LA PRIMAVERA- Invece Zac si era affidato al 4-4-2 con il ripristino di Camoranesi e conseguentemente Candreva in panca. Mossa utile a ritrovare un po’ di peso sugli esterni, ma in questa Juve chiusa una falla se ne apre immediatamente un’altra. Infatti erano i centrali ad affondare, con Sissoko più impreciso che mai e Melo, al solito, dedito solo a recuperare palloni, senza nemmeno riuscirvi con la dovuta continuità. In assoluto era però la differenza di passo a impressionare, al punto da provocare il coro di scherno da parte della curva bianconera: «La Primavera, chiamate la Primavera...». LA PROSSIMA ESTATE...Giudizio drastico ma comprensibile. Di questa Juve c’è quasi nulla da salvare, al punto che anche i tifosi della tribuna a un certo punto hanno preso a urlare contro i dirigenti bianconeri presenti. Nel frattempo si era passati al 3-0, grazie agli acuti di Pepe e Di Natale, tutti in versione Bolt al cospetto dei difensori bianconeri. Cori evitati dal presidente, amministratore delegato, direttore generale Jean Claude Blanc, che al Friuli non si è visto. Proseguendo così, anche i tifosi più affezionati troveranno di meglio da fare. Urge intervenire e ci riferiamo alla proprietà. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14