LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 17/04/2010
L’editoriale di GLMDJ. A noi, invece, risulta.
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L'ex dg parla dell'allora presidente nerazzurro: «Non ho detto che ha commesso un reato, però dico che allora faceva comodo a qualcuno dire "questi sono i cattivi" e cattivi in verità non ce ne sono. Tutto finirà quando diranno che non ho fatto niente. Qui non ci sono colpevoli, qui c'è il lavoro di gente che cercava di fare l'interesse della società. Non era il sistema Juventus, era un modus vivendi dove Franco Carraro non solo parlava, ma dava indicazioni» TORINO, 17 aprile - «Tutto finirà quando diranno che Luciano Moggi non ha fatto niente». Parola di Luciano Moggi intervenuto oggi su Radio 1 nel programma "Ventura Football Club". «Qui non ci sono colpevoli - ha spiegato l'ex dg bianconero - qui c'è il lavoro di gente che cercava di fare l'interesse della società. Non era il sistema Juventus, era un modus vivendi dove c'era Franco Carraro che non solo parlava, ma dava indicazioni». Per quanto riguarda le schede svizzere, Moggi si è difeso dicendo che possederne una non costituisce reato. FACCHETTI - L'ex dg della Juve ha tirato in ballo anche Facchetti, ma senza voler attribuire all'ex presidente nerazzurro nessun reato. «Dicono che Facchetti è morto e non se ne può parlare: no, bisogna parlarne! Però non ho detto che Facchetti ha fatto un reato: allora faceva comodo a qualcuno dire "questi sono i cattivi" e cattivi in verità non ce ne sono. Sono il primo a dire che sia Facchetti sia altri dirigenti hanno fatto cose fuori posto, ma anche Moggi e Giraudo non hanno fatto cose fuori posto. La verità è stabilire che non c'era un sistema di Moggi, Giraudo e Bettega». Giraudo ha sbagliato a chiedere il rito abbreviato? «Secondo me ha fatto un errore, ma era in Inghilterra, aveva fretta e con la fretta non si risolvono i problemi». |
De Santis riceve la scheda e penalizza la Juve: qualcosa non quadra. L’accusa non riesce a dimostrare che gli arbitri fossero dotati di telefoni «schermati»: meno solida la teoria della «cupola» MILANO, 17 aprile - Le schede svizzere, dicono, sono la prova schiacciante dell’esistenza della cupola. Quelle sim telefoniche mai intercettate vengono considerate, nell’ambito più ampio della vicenda di calciopoli (quello sportivo e quello penale), l’arma più affilata in mano a chi accusa e a chi ha condannato Luciano Moggi e la Juventus. Il fatto stesso, sempre secondo l’accusa, che Moggi avesse architettato un meccanismo per dribblare le eventuali intercettazioni è una prova dell’esistenza di un’organizzatissima cupola. Ciò che è più difficile dimostrare all’accusa è chi avesse e utilizzasse effettivamente le schede telefoniche, proprio per questo messe per tre volte in fuori gioco dal giudice Teresa Casoria, che sta celebrando il processo di Napoli. «Possedere schede svizzere non è un reato», ha più volte ribadito ai pm, spiegando che se non ci sono intercettazioni di quei numeri non può bastare dimostrare che queste schede esistessero per trasformarle in prove contro gli imputati. ACQUISTO E DISTRIBUZIONE - Queste schede, effettivamente, esistono e Moggi non ne ha mai negato il possesso. Anzi, fu il primo a spiegare di avere seri sospetti di essere intercettato e di aver utilizzato le schede svizzere per evitare lo “spionaggio industriale” che avrebbero operato altri club in ambito di calciomercato. Ecco perché si rifornisce di queste schede, acquistandone nove a Chiasso nel negozio di Teodosio De Cellis. Queste schede gli servono per lo più per trattare con i club e i procuratori in segreto (un controllo, mai fatto, sui tabulati lo dimostrerebbe) e almeno una di queste sim è stata in mano a uno dei suoi osservatori di fiducia. Due di queste le consegna a Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto: cosa si dicono su quelle linee non si sa, ma non sarebbe vietato nemmeno dalla giustizia sportiva parlare con i designatori e d’altra parte è anche bene ricordare che Bergamo utilizza la scheda per poco, perché quando finisce il credito la butta e la stragrande maggioranza delle telefonate fra il designatore e l’ex dg avviene su linee intercettabili. ARBITRI - Ma dove l’accusa fatica è nella dimostrazione che anche gli arbitri fossero dotati di scheda svizzera. Dovrebbero avere la scheda i seguenti arbitri: Bertini, Gabriele, Cassarà, De Santis, Paparesta, Racalbuto, Dattiloe Pieri, oltre al presidente dell’Aia Lanese. La giustizia sportiva ha assolto Bertini, Dondarini, Dattilo e Pieri, ma condannato De Santis (4 anni) e Paparesta (3 mesi). Gli altri non sono stati coinvolti nell’inchiesta. Gabriele e Cassarà sono stati assolti invece a Napoli con il rito abbreviato (lo stesso che ha condannato Giraudo): appare dunque evidente che in quel caso il presunto possesso di scheda svizzera non è stato provato o considerato rilevante. Pieri, sempre nel rito abbreviato, è stato condannato, ma in attesa di conoscere le motivazioni del giudice De Gregorio, si può ipotizzare che non gli sia imputato il possesso della scheda svizzera (che altrimenti avrebbe “incastrato” anche Gabriele e Cassarà, assolti). IL CASO DE SANTIS - Ma come fa l’accusa ad associare le utenze telefoniche svizzere, di cui possiede dei tabulati con i numeri chiamati e le celle a cui si sono agganciati? Proprio con le celle: ovvero, se un’utenza chiamava Moggi - supponiamo - da Arezzo, quello doveva essere Bertini. Un po’ poco se si considera che di schede di quel tipo il solo negozio del De Cillis ne vende 25.000 all’anno e in Italia ne circolano quasi centomila. Oltretutto c’è qualcosa che non quadra con l’arbitro De Santis, presunto possessore di scheda svizzera. Oltretutto, secondo la prima informativa dei Carabinieri, quella che ricostruisce la formazione della cupola moggiana, l’arbitro De Santis inizia la stagione 2004/05 facendo parte dell’organizzazione, ma a un certo punto si “sdogana” e ne esce, diventando una specie di “nemico della Juventus”, salvo poi ravvedersi e tornare nella cupola nelle ultimissime giornate di campionato. Secondo gli inquirenti De Santis uscirebbe dalla cupola il 6 gennaio, quando arbitra Parma-Juventus, penalizzando evidentemente i bianconeri. Di lì, una serie di arbitraggi poco favorevoli, in particolare a Palermo il 6 febbraio e contro l’Inter il 20 aprile: tutti segnali, secondo chi indagava, che De Santis era fuori dalla cupola. |
Questo è quanto affermato dall'inviato di Sky Sport Federico Ferri © foto di Castellani / De Luca Dopo essersi a lungo consultata, la società bianconera ha deciso di richiedere agli organi competenti della Figc la revoca, non la rassegnazione, dello scudetto 2005/2006, assegnato da Guido Rossi all’Inter. Questo è quanto affermato da Federico Ferri, inviato a seguito della Juve, ai microfoni di “Sky Sport”. Il primo passo da fare è quello di richiedere il tutto al presidente Abete, e successivamente alla procura, che a sua volta dovrebbe riaprire il procedimento. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14