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Messaggi del 16/05/2010

ADIEU, BLANC. BETTEGA PERO' RIMANGA…

Post n°1880 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

Con la sconfitta contro il Milan, la Juventus ha concluso una delle stagioni più brutte della sua storia. Via alla rifondazione, nella speranza che Bettega raccolga i frutti della difficile scelta di tornare…
di thomas bertacchini

"Sei tifoso della Juventus? Facile: Lei vince sempre". Ebbene sì: fino al 2006 questo ritornello ha accompagnato le giornate del sostenitore bianconero standard, dalle semplici chiacchierate tra amici alle discussioni più accese. Dove non arrivavano i meriti della Vecchia Signora c’erano loro, gli arbitri, a dare una mano. Teneri e affettuosi, anche prima della comparsa delle intercettazioni sulle telefonate di Luciano Moggi (solo le sue, naturalmente), prima dello scudetto di cartone consegnato all’Inter dallo "smemorato" Guido Rossi e delle campagne denigratorie verso Madama dei media.

Quel "Lei" era la Juventus: o la si amava, o la si odiava. E’ sempre stato così (e sempre sarà), per i più forti. E il bello era proprio questo: la soddisfazione per una vittoria si univa alla consapevolezza della rabbia "degli altri", del mondo intero avverso a quei colori. Una sconfitta veniva considerata come un’onta da cancellare al più presto. E’ la Juventus, perbacco. O almeno, lo era.

Via (o costretti ad andarsene) Deschamps, Ranieri, Ferrara, Cobolli Gigli, Alessio Secco, Castagnini, chi più ne ha più ne metta: tutti responsabili di errori (grandi o piccoli che siano) che hanno contribuito alla fine di un progetto che di concreto, in realtà, non aveva nulla. Legato al nome di una persona, Jean Claude Blanc, che doveva essere la prima a farsi da parte, e che ora, grazie al suo addio (vicino o lontano) darà la possibilità alla nuova dirigenza di iniziare una (vera) rinascita della società bianconera.

Per mesi, se non per anni, alla ricerca di persone in grado di porre un limite all’irrefrenabile caduta verso il basso della Juventus, i tifosi hanno richiesto a gran voce l’ingresso (anzi, il ritorno) in società di Roberto Bettega (sia con cori di incitamento allo stadio che in internet, con petizioni su diversi forum). In questo momento, nella fase di rifondazione, sembra diventi difficile trovargli una (giusta) collocazione, causa una (ipotizzata) problematica "convivenza operativa" con Giuseppe Marotta, il probabilissimo nuovo Direttore Generale.
A Bettega era stato chiesto di "salvare il salvabile": se nella pratica non è riuscito a risollevare le sorti di questa stagione disgraziata, non è corretto attribuirgli più colpe del dovuto. Il suo raggio d’azione si è rivelato molto limitato, con cotanta invadenza (e competenza…) intorno a sé. Prova ne sia che Andrea Agnelli, adesso che ancora non si è ufficialmente insediato come Presidente, ha già fatto un’opera di pulizia "quasi" totale in seno alla dirigenza, come base per un futuro migliore (e per poter lavorare seriamente…). Senza soldi (e in mancanza di un’adeguata struttura alle spalle) l’ex Bobby-gol è riuscito - se non altro - a portare a Torino Antonio Candreva (in prestito con diritto di riscatto della metà del cartellino). Paolucci? Avrebbe preferito Lanzafame. Ma in quei momenti anche il Parma e il Siena (era stato richiesto pure Ekdal) riuscivano a fare la voce grossa contro i bianconeri. Ferrara poteva essere cacciato prima? Certo. Ma Zaccheroni ha fatto meglio di lui?
Il "traghettatore" sarebbe potuto arrivare a dicembre, per avere la possibilità di sfruttare al meglio la sosta natalizia? E chi lo diceva a monsieur Blanc che la prima mossa da fare sarebbe stata quella di bruciare la sua ennesima scommessa persa in onore al "guardiolismo all’italiana"? Era la società a dover essere cambiata, da cima a fondo. Proprio quello che sta iniziando a fare il nuovo Presidente: è da lì che nascono le grandi squadre. Come in tutte le aziende che funzionano a dovere, un dirigente che accumula risultati disastrosi per anni deve essere accompagnato alla porta e salutato. Bettega, in tutta sincerità, non sembra rispondere a questi criteri; Blanc, invece, sì. Ovviamente…

Ironia della sorte (se non fosse che non c’è nulla da ridere), nella stagione dei record negativi ben otto giocatori bianconeri sono presenti nella (prima) lista dei trenta convocati per la spedizione sudafricana. Oltre a loro si sarebbero potuti aggiungere Legrottaglie, che non ha confermato quanto di buono ha fatto vedere nelle scorse stagioni, Amauri, che si è perso nei meandri della burocrazia per ottenere il passaporto italiano (senza adeguati rifornimenti in campo, poi), e Del Piero, che avrebbe avuto necessità di giocare una stagione intera per (almeno) provare a convincere Lippi a chiamarlo. Il numero degli azzurri tinti di bianconero potrebbe rimanere inalterato - in ogni caso - anche a fine mondiale. Anche aumentare: a patto che qualcuno arrivi (o torni) a Torino (Criscito, Palombo, Cassani, Marchetti, Maggio, Pazzini tra i più indiziati), che qualcun altro non se ne vada (Buffon in primis) e considerando pure chi andrà via (Cannavaro, Grosso e Camoranesi). Le nazionali vincenti, storicamente, hanno sempre avuto uno zoccolo duro di giocatori della vecchia Signora. In questa occasione può essere un handicap, se rapportato a cosa è capitato nel campionato appena concluso. A Lippi il compito di rigenerarli; ai tifosi juventini quello di non rodersi il fegato quando li vedranno correre come non hanno fatto, salvo rare eccezioni, da qualche mese a questa parte.

"Sei tifoso della Juventus? Facile: Lei vince sempre". No, non è facile. Perché Farsopoli, con tutte le sue conseguenze, è stato un peso enorme da digerire. E perché ora sembra non essere più in grado di farlo. Ad oggi - di Juventus - sono rimasti soltanto il nome e i colori della maglia. Con la sconfitta di ieri sera nell’ultima giornata di campionato, "l’era Blanc" è davvero finita. Adesso basta piangersi addosso. Ovviamente ci vorrà del tempo, dato che si ripartirà - inevitabilmente - da zero. Fare meglio di questa stagione è sin troppo facile.
Ma l’imperativo è, e rimarrà sempre, quello di tornare a vincere.
Nell’immediato: di riprendere, al più presto, ad essere "la" Juventus.
Sembra poco, ma non lo è per niente.

 
 
 

Marotta: "Juve sfida da affrontare al meglio, sono ottimista"

Post n°1879 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

Dopo le dimissioni annunciate dal presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, arriva anche la conferma del diretto interessato, Giuseppe Marotta. L'ormai ex amministratore delegato del club blucerchiato parla già da dirigente della Juventus: "Oggi è stato un giorno di festa con la Samp, me lo godo e poi mi metterò a disposizione di una gloriosa società avendo sempre nel cuore questi anni importantiHo confermato che la mia esperienza in Samp è terminata: ci sono dei motivi per questa decisione, ma ne parlerò in settimana, non ora. Per adesso voglio dire che in questi otto anni Garrone mi ha dato modo di crescere e lo rispetto. Sulla Juve non posso ancora dire niente, perché bisognerà stabilire le linee guida per gli investimenti e la logica da dare alla squadra, cancellando un'annata sfortunata. Per me è una sfida stimolante, c'è molto da lavorare. Mi lusinga e mi dà voglia di sperimentare. E' una sfida da affrontare al meglio, da parte mia c'è grande ottimismo. Spero di poter riassaporare emozioni come quella di oggi. Il futuro di Delneri? Non so, domani incontrerà Garrone e poi si deciderà".
Secondo Marotta,
"Cassano e Pazzini sono ottimi giocatori e la Samp li terrà stretti per la Champions. Auguro loro di avere soddisfazioni ancora maggiori perchè questi ragazzi saranno determinanti anche in futuro".

 
 
 

Garrone: "Marotta si è dimesso. Delneri mi dirà domani"

Post n°1878 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico de Luca

Beppe Marotta ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato della Sampdoria ed è quindi pronto a trasferirsi alla Juventus, portandosi dietro con tutta probabilità anche l'allenatore Gigi Delneri. "Marotta e Delneri andranno via? Marotta mi ha gia' presentato la lettera di dimissioni due giorni fa, Delneri mi dira' qualcosa domani", ha ammesso il presidente doriano Riccardo Garrone, dopo la vittoria sul Napoli che è valsa alla sua squadra l'accesso ai preliminari di Champions League.
Il patron blucerchiato ha escluso però la partenza del bomber Pazzini: "Pazzini? Non se ne parla neanche,

 
 
 

Inter, Tronchetti Provera: "Ricorso Juve? Lasciamo perdere"

Post n°1877 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

dimentica che ci sono dentro fino al collo anche loro
© foto di Image Photo Agency

Marco Tronchetti Provera, consigliere di amministrazione dell'Inter, commenta ai microfoni di Rai Sport la vittoria del diciottesimo scudetto nerazzurro e torna sull'esposto presentato dalla Juventus alle istituzioni federali per chiedere la revoca dello scudetto del 2006: "Quella di oggi stata una vittoria sofferta, fatta allo stesso modo di classe e di cuore, con una battaglia fino all'ultimo; abbiamo assistito a un grande campionato, la cui seconda parte è stata decisamente entusiasmante. Quando la Roma ci ha superati ha avuto tutte le chance per vincere, dunque certamente il rischio di perdere questo scudetto c'è stato. Il ricorso della Juventus? Lasciamo perdere, non commento queste vicende, e comunque in qualunque sport se vengono squalificate prima e seconda il titolo viene assegnato alla terza", conclude Tronchetti, ignorando il coinvolgimento della sua Inter nello scandalo calciopoliano. Eppure di intercettazioni se ne intende...

 
 
 

La dignità di chi parla e scrive...

Post n°1876 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

Seconda parte

Immagine IPB

L’aggravante della faziosità e del partito preso.



Concorderà che le notizie sono "informazioni nuove". Che cosa prova quando sente suoi colleghi che ancora si ostinano a cercare il consenso e a spacciare per informazione argomenti che anche al bar dello sport sono considerati di seconda o terza mano?

Ci sono “notizie” vecchie e risapute che, di tanto in tanto, riemergono come nuove, presentate magari come scandalo inedito. In qualche caso c’è l’attenuante dell’ignoranza, in molti altri l’aggravante della faziosità e del partito preso.

Per quello che quotidianamente i media riportano sull’argomento Calciopoli, Lei crede che oggi l’interesse sia quello di cercare la verità?

La “verità” è materia sfuggente, che non deve essere chiesta a giornalisti e commentatori che, se onesti, possono, al più, esporre quel che sanno e quel che pensano. Esiste, però, la “verità processuale”, che attendiamo dalla giustizia. Solo che ce la fanno attendere così a lungo che, nel frattempo, se non siamo defunti, ci siamo dimenticati la domanda.

La Stampa è di proprietà Fiat, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport sono facenti parte del gruppo Rcs-MediaGroup, nel cui azionariato è presente con una quota pari al 10,4% la Giovanni Agnelli & C. S.A.p.A., e nel cui CDA sono presenti, tra gli altri, John P. Elkann e Franzo Grande Stevens. Non è singolare che i primi attacchi alla Juventus siano giunti proprio da questi organi di stampa?

E’ stata formulata l’ipotesi che si sia trattato di un regolamento di conti interno a quel gruppo. Non ne ho idea, non lo so. La mancanza di editori puri, purtroppo, è uno dei sintomi della stortura italiana.

Quando l'Avvocato Gabetti fu investito dallo scandalo equity swap, John Elkann dichiarò "inopportuno" prendere provvedimenti, dichiarando fiducia ed attendendo gli esiti dell'inchiesta. Quando la vicenda Margherita relativa all'eredità Agnelli finì sotto l'attenzione mediatica, John Elkann dichiarò "inopportuno" parlarne sui giornali e infangare la memoria del nonno. Quando però i giornali, dossierando illegalmente e pubblicando le intercettazioni telefoniche su Moggi violando il segreto istruttorio, fecero scoppiare lo scandalo calciopoli, John Elkann dichiarò "opportuno" che si valutasse nelle giuste sedi, ma nel frattempo scaricò l'ex dirigenza juventina senza attendere gli esiti dell'inchiesta.
Ritiene che questo le dia l'"opportunità" di fare qualche riflessione in merito?


Ciascuno reputa opportuno o inopportuno quello che gli pare. E’ la distanza temporale fra l’accusa e la sentenza che genera mostri. In un caso come nell’altro.

Riguardo a Calciopoli molti (anche all'interno della nostra Associazione) hanno suggerito chiavi di lettura differenti riguardo alla sua genesi: l'Inter, Telecom, i partiti di sinistra, i partiti di destra, i giornali, il sentimento popolare. I più attenti, però, hanno spostato l'attenzione sulla faida interna alla famiglia Agnelli. Il 17 luglio 2006, a seguito della sentenza della Corte d'Appello Federale, l'Avv. Zaccone (legale della Juventus) dichiarò: "I tifosi possono dire e pensare ciò che vogliono, io rispondo ai miei clienti, che sono pienamente soddisfatti del mio lavoro". C'è da pensare male se si crede che la proprietà fu parte attiva dell'"assassinio" della Juventus?

Ho già detto di avere sentito questo genere di tesi, ma non ho alcun elemento per formulare ipotesi non orecchiate.

Un paio d'anni fa dichiarò che l'inchiesta Telecom, per legge, sarebbe dovuta essere già chiusa, e che per riparlarne avrebbe aspettato la fine del procedimento. Sono passati sette anni e il procedimento è ancora aperto, con i tempi ragionevolmente brevi che sono andati a farsi benedire; la giustizia italiana uscirà masi da questa situazione stagnante?

Non senza riforme profonde, che siano fatte senza stare a sentire gli egoismi corporativi e le cecità giustizialiste. Anche quell’inchiesta dimostra che l’inaccettabile inciviltà della giustizia italiana è una gran pacchia per i colpevoli.

Marco Tronchetti Provera, ai soci minori che puntavano il dito contro i giornali critici contro il gruppo, ha di recente dichiarato: "Non esistono e non sono mai esistite intercettazioni, ma sui giornali ci sono logiche e interessi". Lei su cosa punta il dito?

Lo disse anche Guido Rossi: sfido chiunque a dire che ci sono state intercettazioni, se lo farà lo denunceremo. Io lo scrissi: il mio computer è stato intercettato, i miei documenti portati via per il tramite del cavo telefonico. Non ho avuto notizie di denunce a mio carico. Ed è l’unico caso in cui non me ne rallegro.

Al termine della sua lunga testimonianza nell'ambito del procedimento sui dossier illeciti, Marco Tronchetti Provera ha parlato, tra l'altro, dell'incursione della struttura interna di Telecom a Rcs per dire che, se fosse stato avvisato per tempo di tutti i sospetti che circolavano avrebbe potuto agire molto tempo prima. Nello stesso tempo, però, afferma che Giuliano Tavaroli, capo della security, prima in Pirelli poi in Telecom, gli aveva parlato del misterioso Oak Fund, che gestiva quattrini riconducibili a D’Alema. Lui, Tronchetti Provera, dice di avere dato una risposta ineccepibile: si rivolga alla procura della Repubblica. In entrambi i casi non trova il solito pressapochismo?

No, guardi, il dottor Marco Tronchetti Provera non è mai stato neanche indagato, sicché sarebbe singolare fargli un processo a mezzo stampa, visto che neanche la procura ha formulato ipotesi d’accusa. Si deve distinguere il giudizio sull’operato manageriale da quello penale, che in questo caso neanche esiste. E si deve attendere, perché una volta chiuse (ingloriosamente e tardivamente) le carte processuali nessuno vieta che si lavori ad un racconto meno approssimativo di tutta la storia. Anche quella non scritta.

Una multinazionale italiana è stata scalata e spolpata; il frutto della scorribanda è andato all’estero, per la semplice ragione che gli scalatori erano esteri; lo scandalo evidente è stato occultato, ma, in compenso, ne sono stati inventati di ridicoli; Tronchetti Provera comprò Telecom all’estero, e la fece tornare italiana, non riuscendo, però, a tenerla in equilibrio, quindi ulteriormente provvedendo a impoverirla; la società, creata con i soldi degli italiani, è oggi ridotta in macerie; per giunta, i suoi soldi sono serviti anche a pagare un gruppo di voraci spioni; con la ciliegina sulla torta: il processo relativo finirà in burletta.
I cittadini italiani, però, si fomentano per una telefonata, per una millanteria o per qualche malafemmina, nel mentre la ricchezza fugge sotto al naso degli scemi (tanti) e dei conniventi (selezionati). Questo Paese tornerà mai ad avere il senso dell'educazione civica?


Con la giustizia in queste condizioni, non sarà facile.

Calciopoli, a prescindere dall'esito finale, rimarrà un pagina nera della storia italiana; sia per come si sono svolte le indagini sia per come è stato presentato all'opinione pubblica. Di frodi sportive, ad oggi, non ne abbiamo potuto constatare l'esistenza, mentre è risultato evidente un fare, da parte di tutti, poco conforme con i principi dello sport; in soldoni: si è condannato il peccato e non il reato. Lei che ne pensa?

Per l’inchiesta specifica occorre attendere la fine, la sentenza inappellabile. A quel punto sarà possibile trarre un bilancio giudiziario. Dal punto di vista della vita collettiva è già fallimentare, perché gli effetti dell’accusa, fondata o infondata che sia, hanno largamente preceduto la sentenza. E non è il solo caso, naturalmente.

Il 17 febbraio del 1992 cambiò radicalmente la storia del nostro Paese, e con essa anche l'opinione pubblica, trascinata a giudicare dal potere dei media. Come lo vede il futuro?

Viviamo ancora l’agonia di quei tempi, con una vita pubblica che sfido chiunque a considerare più sana e morale. Molti accusati di allora si sono dimostrati innocenti, ma dopo avere subito il linciaggio. La giustizia, del resto, è ulteriormente peggiorata. E’ un quadro fosco, lo so, ma so anche che rimediare e rimettere il treno sui giusti binari non sarebbe difficile, se solo lo si volesse.

 
 
 

Lo stretto collaboratore roseo di Auricchio, altro che talpe ...

Post n°1875 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

A spulciare attentamente le carte non si perde mai tempo e così salta fuori che i carabinieri di Roma per portare avanti l'indagine su Calciopoli hanno chiesto aiuto a un giornalista della Gazzetta dello Sport. Incredibile? Neanche un po', tutto vero, tutto scritto nelle carte della Procura della Repubblica. Il giornalista in questione è Maurizio Galdi: segue sin dall'inizio l'indagine su Calciopoli per conto della Rosea e va a deporre a Roma il 22 maggio 2007 per spiegare che rapporti avesse con il maggiore Auricchio, responsabile delle celebri intercettazioni del 2004-2005.
Leggendo si scopre che i due si sentivano spesso e che all'indagine in questione il giornalista ha contribuito in maniera attiva. Così almeno risulta leggendo il "verbale di assunzione di informazioni", uno dei tanti prodotti a suo tempo per capire chi fosse la "talpa", il responsabile della fuga di notizie che portò alla pubblicazione da parte de "L'Espresso" di due libri che contenevano pari pari i faldoni dell'inchiesta, compresi (ricordate?) i numeri di telefono di tutti gli indagati …
Il 22 maggio 2007, quindi, i pm Giuseppe De Falco e Giancarlo Amato sentono per primo il maresciallo dei carabinieri Michele Di Laroni (nel pool di Auricchio), che chiarisce di aver conosciuto Galdi ai tempi dell'inchiesta della Procura di Roma sulle fideiussioni. Così Di Laroni: «Durante le indagini per la Procura di Napoli abbiamo utilizzato Galdi per chiedere informazioni sul calcio, soprattutto per cercare siti web che fossero utili per le indagini ma anche per informazioni in genere. Aveva contatti con il maggiore Auricchio e con me; i contatti erano sporadici, a volte a voce, a volte al telefono. I contatti sono avvenuti soprattutto all'inizio delle indagini, negli ultimimesi del 2004.
Mi chiamava frequentemente per chiedermi notizie sulle indagini; io lo chiamavo per avere le notizie che mi interessavano».
Ancora Di Laroni: "Cercavamo di comprendere le modalità del sorteggio arbitrale e io chiesi notizie al Galdi ed egli sulla casella istituzionale di posta del reparto mi inviò una mail che conteneva le norme in base alle quali i designatori avevano stabilito di fare i sorteggi. Io gli ho fatto per cortesia un ricorso avverso una sanzione per violazione del codice della strada». Cioè, lo ha aiutato per risolvere un problema relativo a una multa.
Di Galdi parla anche il maggiore Auricchio nel "verbale di assunzione di informazioni" che lo riguarda, riferito allo stesso 22 maggio 2007, dicendo che «era una fonte utile per le indagini sul mondo del calcio». Ancora Auriccchio:
«I contatti con Galdi sono iniziati dalla fine 2003. Siamo amici e io l'ho anche utilizzato per apprendere notizie investigative nell'ambito delle indagini sul calcio. Mi chiamava frequentemente per tenermi informato su tutti i fatti che conosceva. Lo faceva perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori». Auricchio nel verbale parla anche di altri giornalisti, nessuno dei quali però "fonte utile per le indagini".
En passant, registriamo il suo parere sulla pubblicazione del libro nero de L'Espresso, «opera – dice – della direzione del giornale che deve avere comperato le informative da altro giornale».
Nello stesso giorno la Procura di Roma sente lo stesso Galdi, che riferisce di aver «fornito, durante le indagini per la Procura di Napoli, informazioni su rapporti fra giocatori, dirigenti ecc…». Galdi descrive così il suo apporto: «Ho avuto numerosi contatti telefonici con Di Laroni nell'epoca conclusiva dell'inchiesta (in verità il sottufficiale fa riferimento «all'inizio delle indagini» ndr), ciò perché cercavo di conoscere qualche notizia, anche sulle "fughe di notizie". I contatti con Auricchio erano dello stesso tipo». Dopo aver sostenuto che «nella medesima ottica collaborativa » aveva mandato sulla casella istituzionale di posta del reparto una mail sui sorteggi arbitrali, perché gli erano state chieste notizie al riguardo, riferisce sul punto del ricorso che «Di Laroni per cortesia l'aveva aiutato a fare avverso una sanzione per violazione al codice della strada». Sostiene infine che al gruppo Rcs era arrivato in forma anonima il verbale delle dichiarazioni di Paparesta, «mi pare la domenica successiva all'atto, comunque il giorno prima dell'uscita dell'articolo al riguardo». E poi: «Tempo dopo Auricchio e Di Laroni mi chiesero come avevo avuto il verbale e io glielo dissi e dopo ne diedi una copia a Di Laroni. Prima dell'avviso ex art. 415 bis non ho avuto altri atti d'indagine».

 
 
 

La Stampa - Juve, domani Marotta poi Del Neri....

Post n°1874 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Massimiliano Nerozzi per "La Stampa"

Terminata ieri a Milano la stagione della Juve che è stata, oggi a Genova finirà il (buon) lavoro un pezzo di quella che verrà, cioé la Sampdoria, e da lunedì comincerà la seconda Era post Calciopoli. Qualche carta si girerà, insomma, dopo aver pianificato le giocate, anche da mesi, tra indizi e depistaggi. Altre carte, però, restano coperte, come il mercato, a partire dal futuro di Gigi Buffon: «Non so se resto - ha detto ieri sera il portiere, cupissimo - e ho vissuto male la partita perché mai mi sarei aspettato di arrivare all’ultima di campionato senza nulla da giocarmi».

Meglio partire delle certezze, allora, e da un giorno, mercoledì. Quando Andrea Agnelli entrerà nel consiglio d’amministrazione bianconero e riceverà i gradi del comando, già iniziato a esercitare nelle chiuse stanze, e quando potrà arrivare l’ufficializzazione del nuovo tecnico, Luigi Del Neri. Sarà pure la settimana di Beppe Marotta, che lascerà dopo otto anni di redditizio servizio la Samp, dove da grande boss ha costruito un piccolo miracolo. Con le stellette del direttore generale avrà sulla scrivania la sfida della vita, dopo aver dimostrato talento e compentenza: ora saranno testati al massimo livello, di difficoltà e pressione. Per lo meno avrà una dose minore di stress rispetto alle ultime settimane, trascorse tra l’impegno doriano e il pensiero dell’imminente avventura juventina. Entro i primi giorni della settimana è atteso l’annuncio di un accordo già raggiunto da tempo.

A Torino s’è portato Fabio Paratici, capo degli osservatori della Samp: in bianconero avrà lo stesso mestiere, irrobustito però dalla responsabilità di coordinatore dell’area tecnica. Sostituirà gli uffici di direttore sportivo, una qualifica che dovrebbe sparire nel futuro organigramma. Tra le prime mosse di Marotta ci sarà la ristrutturazione del sistema degli osservatori, una struttura che è stata alla base dell’evoluzione vincente della Samp. Sul ponte di comando mancherà solo il tecnico, ma l’annuncio è atteso in settimana, dopo aver trovato l’accordo con Del Neri. Domani l’allenatore incontrerà il presidente Riccardo Garrone, che gli aveva offerto ricco rinnovo, il doppio dell’attuale stipendio (ora sul milione) ma che già conosce la destinazione dell’allenatore. Che dovrà replicare un campionato da Champions, come minimo sindacale.

 
 
 

VERGOGNOSI!!!!!!!

Post n°1873 pubblicato il 16 Maggio 2010 da nadir63l
 

(QUASI) MAI COSI' IN BASSO: EGUAGLIATO RECORD DI SCONFITTE!
© foto di Alberto Fornasari

La Juventus cade a San Siro contro il Milan; l'ennesima e anche, per fortuna, ultima sconfitta di un'annata più nera che non bianconera; ma esiste un precedente, seppur unico. Nella stagione 1961/62 la Juve di Charles e Sivori, con in panchina Parola, raccolse esattamente 15 sconfitte, proprio come nel campionato appena finito. La differenza sta nel punteggio in classifica, ricordando che, in quegli anni, alle vittorie venivano assegnati due punti e non tre, come accade oggi.
Al contrario, il record di marcature subite è stato ampiamente battuto: ben 56 i gol incassati su 38 incontri. Se ci fosse da fare dello spirito, si potrebbe dire che è stata una Juve da record. In negativo, ma pur sempre da record.
Una stagione disgraziata, figlia delle vicende dell'estate 2006 e delle seguenti gestioni approssimative e inadeguate; ora, con l'ingresso di Andrea Agnelli in qualità di Presidente del Club più amato d'Italia (e più tartassato dalla "giustizia sportiva"), e con l'arrivo di un dg del calibro di Marotta, si spera di non rivedere mai più un campionato allucinante come questo.
Per il bene dei tifosi bianconeri, certo; ma anche e soprattutto per il bene di quella piccola fetta di tifosi di ogni colore che, nello sport, vuole crederci ancora.

 
 
 

     

 

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