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Messaggi del 21/05/2010

chapeau!!!!

Post n°1905 pubblicato il 21 Maggio 2010 da nadir63l
 

Dagli occhi di tigre a quelli di cerbiatto

Fratelli juventini, per chi (come me) ha avuto lo stomaco di seguire tutte le quasi 50 partite ufficiali della Juve edizione 2009-'10, il triplice fischio finale di sabato scorso ha rappresentato una liberazione. E' stato da allora che ho cercato di districarmi tra i 100 e più record (tutti negativi) che i nostri eroi hanno frantumato durante una stagione che definire vomitevole sarebbe un eufemismo. Ho anche cercato un'immagine figurata che potesse servire a rappresentare la situazione. Ne ho trovate alcune.

La prima ricorda Totò in quel famossissimo sketch televisivo col fido Castellani. I due si incontrano e il Principe della risata racconta all'amico un esilarante "esipodio"; si trovava al cinema quando un tizio, avvistatolo, si avvicinò per mollargli un ceffone strillando:"Pasquale, te possino...!"La qual cosa si ripetè più volte, e Totò sempre a dire "Non sono Pasquale". Al che, il povero Castellani gli fa: "Ma scusa, questo ti riempiva di botte e tu non facevi nulla?". E Totò: "Che mi importa, tanto mica so' Pasquale io !" Ebbene, questa scena mi ricorda tanto i ceffoni presi quest'anno dalla Juve:tutta la serie A, ad eccezione di Atalanta,Bologna,Fiorentina,Genoa, Lazio e Livorno (fossi nei rispettivi presidenti, taglierei una mensilità di stipendio ai giocatori) si è divertita a prenderci a schiaffi, come neanche nei film di Bud Spencer e Terence Hill.Ad ogni ceffone, il nostro fantastico 11 di turno porgeva l'altra guancia, tanto "Mica erano la Juve".

Altra similitudine: una guida turistica porta in giro per uno zoo una comitiva di scolari. Tutte le volte che il gruppo sosta davanti ad un animale, la guida ne legge pazientemente le abitudini di vita, di alimentazione, insomma tutto quel che serve a meglio rappresentarlo. Fermatisi davanti ad una iena, la guida fa: "Iena ridens. Animale che vive prevalentemente di notte, si accoppia una volta l'anno, si nutre soprattutto di carogne. Che ci avrà da ride?". Ebbene, i nostri prodi pedatori edizione 2009-'10, mi hanno proprio ricordato un branco di iene ridentes: dal n. 1 (il più ridens di tutti) sino all'ultimo, dirigenza compresa (escluso il povero Bettega. A proposito, perchè cacciarlo ?), tutti hanno tenuto fede ai desiderata di Lapo Elkann (avessi detto il nonno...) di qualche anno fa, ossia essere più "smiling". I risultati sono tutti gli occhi di tutti: a furia di fare sorrisi a tutti e di dimostrarsi simpatici all'universo mondo, gli avversari approfittavano di cotanta simpatia, direbbe il Presidente dell'Atalanta di Milano, infilandogli talmente tante umiliazioni che la metà bastava. Ora, io dico: quando mai nella sua storia la Juventus si è mostrata simpatica con gli avversari? Ricordate, per caso, sorrisi educati sulla faccia di Montero? Abbracci e strette di mano ad ogni tackle di Davids? Quando mai uno dei nostri, nei tempi belli, ha mai aiutato un avversario a rialzarsi da terra? Lo hanno mai fatto Furino, Tardelli, Gentile, Benetti? Proprio il grande Romeo, in un'intervista di qualche anno fa, ricordava l'epopea della leggendaria Juventus 1976-'77. "Era una squadra che aveva tutto: gli avversari la mettevano sul piano dell'educazione? Bene, avevamo Zoff e Scirea che ci rappresentavano al meglio. La partita veniva incanalata sul piano della grinta? Non c'erano problemi, ci pensavamo io Furino e Tardelli. Ci adeguavamo volentieri all'avversario, tanto vincevamo sempre noi". Ecco, questa è la Juve che (ri)voglio.

Del Neri deve cominciare da qui: discorso chiaro a tutti, a partire da Buffon e Chiellini: non se ne può più di atteggiamenti ridanciani e di buffetti sulle spalle dell'avversario dopo un tackle. Costruire la nuova Juventus vuol dire anche partire da qui perchè se Vialli (lui, sì, un condottiero) diceva prima delle partite cruciali di aver visto gli occhi di tigre negli sguardi dei compagni, in questi ultimi 4 anni abbiamo visto troppi occhi di cerbiatto. E se la tigre è predatrice, il cerbiatto è preda. O no?

Angelico

 
 
 

Cronisti e gossippari...

Post n°1904 pubblicato il 21 Maggio 2010 da nadir63l
 


Immagine IPB

di Cirdan

C'è chi ha dichiarato che quella legge è un insulto all'intelligenza, chi scrive di "bavaglio" e "giro di vite" alla libertà di stampa, e chi sostiene che queste nuove disposizioni che si vanno delineando sono solo sabbia negli ingranaggi delle indagini.

Il disegno di legge "delle intercettazioni" in discussione al Senato sta animando tutte le parti interessate.
"Se si deve fare una legge del genere è meglio abolire lo strumento delle intercettazioni". Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm boccia il provvedimento in discussione al Senato e in un'intervista alla Stampa aggiunge: "Queste nuove disposizioni che si vanno delineando sono solo sabbia negli ingranaggi delle indagini". "Da un lato - spiega Cascini parlando del ddl sulle intercettazioni - si vuole ridurre l'utilizzo delle intercettazioni sia ambientali che telefoniche, dall'altro si vuol vietare che fatti di rilevanza pubblica, emersi proprio grazie alle intercettazioni durante le indagini, possano finire pubblicati dalla stampa anche dopo che sia venuto meno il segreto istruttorio". Il segretario dell'Anm non nega la necessità di un provvedimento che tuteli la privacy ma "ciò che si sta realizzando in queste settimane è il bavaglio all'informazione e l'impossibilità da parte della magistratura di proseguire nelle indagini con lo strumento delle intercettazioni". Quindi Cascini sottolinea che l'Anm ha "un interesse generale che è quello di segnalare le criticità cui si va incontro", parere condiviso anche dalle forze dell'ordine: "Posso assicurare che il mio pensiero accomuna anche le forze di polizia giudiziaria che collaborano con noi, anzi loro di noi nella valutazione dell'operato sono legati a una logica di risultato".

Il sindacato dei giornalisti (Fnsi) a nome del segretario Franco Siddi, rende noto che in nessun Paese avanzato viene "considerato un crimine" l'informazione che dà conto di come procedono le inchieste giudiziarie. "Ci sono ancora due fasi anzi quattro (passaggio in aula e esame alla camera) prima che il provvedimento diventi definitivo. Per questo continueremo la nostra battaglia. Nel caso la norma venisse approvata - ha annunciato Siddi - siamo pronti, arriveremo alla Corte di Strasburgo. Facciamo di tutto - ha proseguito Siddi - per contrastarne l'approvazione. Speriamo in un sussulto. Approvare questa legge - conclude - significa impoverire la democrazia, mortificando la libertà di tutti".

Lancia un appello anche il presidente dell’Ansa Giulio Anselmi. A suo giudizio la situazione della libertà di stampa in Italia "sta peggiorando" negli ultimi tempi e questo é motivo di "vero allarme" per la categoria: tuttavia, nel "grosso dell'opinione pubblica c'é scarsissimo interesse perché i giornalisti sono considerati troppo legati al potere, troppo subalterni e comunque poco credibili".
Anselmi l’ha affermato a Berlino durante una lezione sul tema “Informazione e potere” alla libera università della capitale tedesca. Il recente rapporto di Freedom House sullo stato di democrazia nei media, ha ricordato Anselmi, "colloca l'Italia alla pari dell'India, e dietro al Cile".

Allora mi viene da chiedere: questa contestazione su quali basi nasce?
Le intercettazioni, da cui può dipendere anche la nostra sicurezza, dovrebbero essere uno strumento d’indagine, mai una prova. Dovrebbe gestirle la polizia giudiziaria,
non la magistratura.
Non dovrebbero mai entrare nelle carte del processo, quindi mai, dico mai, diventare pubbliche.
E’ semplice: se dico al telefono di avere nascosto la refurtiva in un tale posto chi mi ascolta va e controlla, se trova quel che cerca ha la prova per arrestarmi e condannarmi, senza far cenno all’intercettazione, se non lo trova vuol dire che stavo straparlando, mi stavo vantando, o stavo prendendo in giro, che non sono reati.

In Gran Bretagna il magistrato chiede il permesso di intercettare a un’autorità politica (il ministro dell’Interno) e l’ascolta per orientarsi, per capir meglio il contesto in cui è maturato il reato. Poi deve andarsi a cercare i riscontri con l’indagine vera e propria. Bush ha reso le intercettazioni più facili, ma nessuno in America si permette di passarle alla stampa, e nessuno della stampa si permette di pubblicarle.
Filippo Facci, firma per Libero questo pensiero:
"Sono favorevole alla legge sulle intercettazioni per la stessa ragione, ritengo, per cui quasi tutti i miei colleghi sono contrari: perché è una legge che rischia di funzionare, e la mia categoria l'ha capito. Così come è architettata, e mi riferisco soltanto ai divieti di pubblicazione, quella manna giornalistica e unica al mondo che è la cronaca giudiziaria all'italiana rischia davvero di non cadere più: ovvio che direttori e cronisti non ne siano contenti, visto che il pubblicare certe intercettazioni resta uno dei pochi espedienti residuali per far impennare le vendite. Le proteste corporative, non solo dei giornalisti, nascono più da questo che da aneliti di libertà.
Torno a ripetere che mi sto riferendo solo alla pubblicazione delle intercettazioni, non ai limiti imposti circa il loro utilizzo: su questo preferisco aspettare la versione finale della legge, dopodiché vedremo. Mi limito a osservare, su questo, che è abbastanza vero che le intercettazioni spesso rappresentano una comoda scorciatoia usata da una magistratura che ormai disdegna le indagini tradizionali, un po' come i pentiti: ma è una verità parziale e ingenerosa."


In soldoni: le intercettazioni sono solo un mezzo di ricerca della prova che deve trovare conferma in un dibattimento, il famigerato processo, perciò il renderle pubbliche prima del tempo tende a violare alcune libertà costituzionali Può anche essere che senza intercettazioni (meglio: senza la loro pubblicazione) non avremmo avuto tutta una serie di informazioni e indiscrezioni che invece si sono riversate sui giornali degli ultimi anni: ma la loro rilevanza, in termini strettamente giudiziari, si è rivelata quasi sempre scarsa, al dunque.
Calciopoli vi dice qualcosa?

I nostri media, diversamente da quanto accade all'estero, tendono a concentrarsi sulle indagini e poi si dimenticano o quasi del processo, vero fulcro del rito accusatorio. Questa nuova legge, tempi della giustizia permettendo, potrebbe cominciare a invertire una cultura giornalistica sballata. Ci accoderemmo finalmente a paesi ritenuti più civili del nostro perché a contare sarebbe essenzialmente il processo, le sue risultanze, le prove, le sentenze.
Davide Giacalone, recentemente intervistato da questa Redazione, ha dichiarato: "In Italia non manca la libertà di stampa, manca la dignità di chi parla e scrive".
Dovesse passare questa legge si potrà ancora raccontare ciò che conta, ma senza poter piegare un verbale o una carta a tesi proprie o arbitrarie.
Più degli indagati conteranno i condannati, e i cronisti (pochi), prenderanno il posto dei gossippari (troppi e inutili). Ditemi se è poco.


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Danni irreversibili...

Post n°1903 pubblicato il 21 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di Roccone


L'attaccamento all'immagine autentica che ho delle disavventure della Juventus tra il maggio e il 31 agosto 2006 è come cristallizzata in un‘intera sequenza che tendo continuare a raccontarmi come mi pare. La realtà è che fui raggirato. Quindi, da allora, ogni volta che non sono consapevole di un'emozione di primo acchito e tendo a sviluppare un'illusione, la respingo e con essa l'opportunità di ascoltarmi attentamente continuando a sviluppare una disarmonia interna che è diventata irreversibile.

Andrea Agnelli sarà dalla prossima stagione il Presidente della Juventus.
Questo evento è una bella sterzata che abbiamo salutato come una schiarita essenziale partecipando alla rete di auguri, alcuni sinceri (sicuramente i nostri) altri meno, per un futuro lavoro proficuo e di “restaurazione” dell’antico, autentico ed invincibile “stile Juventus”.
Se sul piano sportivo, programmatico, tecnico ed economico si cercherà di salvare il salvabile di quel che rimane dopo la sciagura del “projectò”, nato infame proseguito male e finito peggio, soprattutto dal punto di vista della “sostanza madre” della nostra battaglia ci aspettiamo molto. Tutto. Con fiducia.
Fiducia che però non sarà una cambiale in bianco. Quella, per intenderci, che ho sempre firmato, con piena soddisfazione e ad occhi chiusi, sia a suo papà Umberto che a suo zio Gianni.
Perché dopo quanto successo tra il maggio e il 31 agosto 2006 mi sento solo più “vicino alla squadra” e qualche volta all’allenatore (Deschamps).

Perché allo scoppio di Farsopoli sono successe “cose riprovevoli” soprattutto dalla proprietà, ed in particolare ad opera del suo azionista di riferimento e del suo harem.
Perché le reazioni alle sentenze cosiddette sportive Palombo-Ruperto-Zaccone-San Dulli, basate sul comune sentire popolare antijuventino che teorizzavano di improbabili sommatorie matematiche di articoli del C.d.G.S., di consumazioni anticipate più simili a masturbazioni di repressi abituati ad andare in bianco, invenzioni autentiche su strutturazioni di reato a metà tra gerani giallorossi appassiti e cravatte nerazzurre dolci e severe, le ho trovate “non sostenibili”.
Perché il Tar più che “un tribunale che esiste” dove discutere ricorsi sacrosanti è servito più a blindare possibili strade future o a gettare fumo negli occhi.
Perché il cugino, tale J.J.P. Elkann, figlio di quell’Alain che non disdegna calore fedifrago in anfratti nascosti, e fratello di quel Lapo “quasi caduto” nelle braccia del transgressivo Patrizia, ha cercato di uccidermi l’anima sportiva e il cuore bianconero. Non c’è riuscito per un soffio. Un soffio che dapprima mi ha rialzato e poi è diventato vento e tempesta.

Questo pregresso è stato troppo doloroso e mi impedisce di andare oltre una razionale fiducia, anche se inconsciamente l’emozione del cognome tende a sviluppare una dolce sensazione che ieri mi illuse e che oggi, più freddamente, mi rinfranca.
Ed è forse il più irreversibile danno che il cuginastro, erede privilegiato in maniera opinabile al cospetto di tutti i fratelli e sorelle, che parla di leggi uguali per tutti, ha compiuto in base al comune sentimento di Franzo G. Stevens e G. Gabetti.

Riconosca Andrea Agnelli questa come una opportunità compresa del suo carico inesorabile direi quasi ineluttabile.
Per afferrarla pienamente dovrà però guardare
nel suo cuore bianconero ed estrarvi l’onore di quella maglia e quella bandiera che nei suoi avi ha sempre prevalso sugli interessi di cordata, attingere dalla dignità di quei colori che non ammettono compromessi, rivivere ad uno ad uno l’emozione delle mille vittorie e di tutti e 29 gli scudetti e relativi trofei che devono tornare nella bacheca della sala trofei senza asterischi, rifarsi ai veri valori Juventini che sono quelli di Scirea, Bettega, Parola, Calligaris etc..

Per far capire al tifoso Juventino che non sarà un altro un brindellone con la parrucca riccia, come suo cugino e soprattutto che i ratti per noi Juventini non possono essere animali da o di compagnia (specie di merende).


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