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Messaggi del 24/05/2010

CLAMOROSA INTERCETTAZIONE: Bertini si lamenta con Bergamo delle pressioni di Facchetti!

Post n°1921 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

Ora l'Inter rischia parecchio
© foto di Federico De Luca

Alla vigilia dell'ennesima udienza del Processo di Napoli viene pubblicata una telefonata importantissima ai fini dell'indagine.
La sera del 12 maggio 2005, al termine della partita Cagliari-Inter (1-1), l’arbitro Paolo Bertini chiama il designatore Paolo Bergamo per lamentarsi delle pressioni di Giacinto Facchetti prima dell’inizio dell’incontro.
Ecco la trascrizione dell'intercettazione, diffusa dall'agenzia  "IlVelino.it"

BERGAMO - Pronto?
BERTINI - Sei a letto, Paolo eh?
BERGAMO - No, se… Allora?
BERTINI - Com’è andata, che mi dici?
BERGAMO - Mah, ho visto l’ultima mezz’ora perché m’avevano avvertito di questo fallo di mano che… no, non è mica espulsione comunque…
BERTINI - Quella non è espulsione!?
BERGAMO - No… non è mica… una chiara occasione da rete…
BERTINI - Ma poi si può fare una disposizione di carattere tecnico su tutto ma non c’ha… forse la mancata percezione di dove fosse come posizione ma non può essere ritenuta una occasione di…
BERGAMO - No, assolutamente.
BERTINI - È stato quello che… l’unica cosa…
BERGAMO - Protestavano un po’ quelli dell’Inter, so’ un po’ insofferenti, quando…
BERTINI - Eh, me ne so’ accorto. È stata una remata dal primo minuto, poi, eh? Non capisco, non capisco perché.
Tra l’altro c’è stato Facchetti a inizio partita, è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre… “Ah, sa questa è la tredicesima partita, eh? Per ora siamo in perfetta parità: quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate. Eh, sa, per l’Inter non è che sia un grande score”, ha detto. Quindi l’abbiamo preparata in questo modo la partita.
BERGAMO - Mh, mh…
BERTINI - Eh, non è stato piacevole, non è stato piacevole…
BERGAMO - E bisogna che ci parli, sì. …(incomprensibile) …più tranquillo in campo… C’avevo già parlato, gliel’avevo già detto, ma questo non capisce un ca**o…
BERTINI - No, ma ho l’impressione… non so nemmeno l’interlocuzione più giusta quale possa essere perché questa veramente…. A volte è imbarazzante. Una premessa del genere… ci siamo guardati tutti, ci siamo guardati tutti prima della partita…
BERGAMO - Ascoltami, quando avrai buttato giù con me, dopo chiama Gigi (probabilmente Pairetto, ndr) che si è accorto che m’hai chiamato…
BERTINI - Dici? Sì, sì certo.
BERGAMO - Capiscimi…
BERTINI - E quindi, niente, insomma, questa situazione te l’ho detta appunto.
BERGAMO - Grazie, comunque la partita, a parte il clima…
BERTINI - Al di là di questo, insomma la partita è poi andata bene.
BERGAMO - Per quella parte lì che ti diceva ti ci penso io, dai...
BERTINI - Sì, perché tra l’altro non ha neanche senso. Non mi sembra di avere fatto… Anzi, anzi… Vabbuò.
BERGAMO - Buonanotte, ci sentiamo.
BERTINI - Ci sentiamo domani, va…
BERGAMO - Vabbè grazie, ciao.
BERTINI – Ciao.

 
 
 

Mughini: «Materazzi bravo ragazzo, ma capace di stupidità»

Post n°1920 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

 
« E poi a partire da una discussione nata proprio da questa maglietta a Torino un uomo è morto»
TORINO, 24 maggio - «Materazzi? Un bravo ragazzo, ma sempre capace di stupidità, in campo e nei dintorni». Lo ha dichiarato Giampiero Mughini, intervenendo a “L’Università del Calcio”, (Radio Power Station 100.5) a proposito della maglietta (“Rivolete pure questa?”) esibita sabato dopo la vittoria in Champions League. «Sul momento non mi ero accorto di questa stupida maglietta. Materazzi credo sia un bravo ragazzo, ma è sempre capace di stupidità, in campo e nei dintorni. E poi a partire da una discussione nata proprio da questa maglietta, a Torino un uomo è morto. Materazzi ha contato molto, come pochi altri, nella vittoria del Mondiale del 2006, ma nessuno vuole la sua maglietta, è sua e gli appartiene. Mentre non gli appartiene quello Scudetto, tanto che tutti quelli che contribuirono ad assegnarlo, ora fanno a gara a tirarsi indietro, a dire che non c’entrano, e che non volevano».

 
 
 

CALCIOPOLI, PENTA rivela: "Altre telefonate in arrivo. Una squadra di Milano..."

Post n°1919 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

Il "consulente sportivo" di Luciano Moggi anticipa a TuttoJuve.com grosse novità per domani.
Fonte: Mimmo Celsi

Domani , si torna in aula, dopo circa 15 giorni di pausa, nell’aula 216 del tribunale di Napoli, si celebra, un’altra puntata del processo “Ambrosino più 23” noto alle cronache come “Calciopoli”, un processo che nelle settimane precedenti ha svelato un po’ dei retroscena che il calcio italiano, negli anni 2004, 2005 e 2006 viveva. Retroscena che avrebbero dovuto inchiodare, Moggi, Giraudo, De Santis, Bergamo, Pairetto etc.., alla sedia come artefici e attori principali di una “Cupola”, così fu definita da giustizia sportiva e giornali, che era organizzata e per frodare il calcio italiano, l’accusa è “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”, e carnefici di uno sport, che tutti amano in Italia ed in Europa, mangiato e distrutto da presunti favori personali. Ma fin dall’inizio, si è capito che qualcosa non quadrava, i testimoni che si sono succeduti di fronte alla presidente Teresa Casoria, hanno mostrato incertezze, lacune e soprattutto abbiamo sentito tanti “non ricordo”, “mi è sembrato di capire”, “è una mia deduzione”, “non era proprio questo il senso delle mie parole”, fino a dire addirittura che testimoni ascoltati come gente informata dei fatti, era stata trattenuta per diverse ore, incalzate da domande sempre più unidirezionali. Ma qualcosa è cambiato radicalmente, quando su banco dei testimoni si sono seduti i due carabinieri del task force che intercettavano ed ascoltavano i telefonini e i telefoni fissi. All’improvviso è stato chiaro come le indagini condotte, erano fondate su tabellini della gazzetta dello sport, su libere interpretazioni di presunti sdoganamenti di membri della “Cupola”, e rientri mirati, dove i risultati delle partite venivano valutati nel freddo giudizio di un tabellino, dove la ammonizioni erano semplici, per i due carabinieri, interventi mirati ad indebolire a turno, le squadre avversarie della Juventus, ma senza mai verificare se quelle ammonizioni fossero invece frutto di interventi scomposti, o offese all’arbitro, e dove addirittura, un giornale sbaglia tabellino indicando il giocatore del Parma Morfeo espulso e chiamando a testimoniare l’ex giocatore Vignaroli, a conferma del dato, salvo poi invece verificare che il Morfeo era stato solo ammonito. Nel controesame della difesa quindi, opportune domande confutano una serie di madornali errori e sviste, che danno spunto ad una serie di riflessioni, e di domande. Domande che ho posto a Dott. Nicola Penta, consulente della difesa Moggi, il quale in una serie di lunghe ed interessanti chiacchierate, ha sempre sostenuto come questo processo, avesse molto da dire, ma non come conferme delle ipotesi giudiziarie, ma come invece una secca smentita, della tessi accusatoria, come quando una dichiarazione del PM Narducci ”Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo…”, desta dei forti dubbi nel collegio difensivo ed in modo particolare proprio nel Dott. Penta che oltre ad ascoltare le telefonate svolge un ruolo di importante consulenza e raccordo tra le varie informazioni inerenti al processo, il quale nel momento opportuno consegna nelle mani degli avvocati Prioreschi e Trofino non solo le telefonate di Moratti, del Bologna, del Cagliari, di Meani, ma anche telefonate di Facchetti, ai designatori oltre che ad arbitri. Nell’intervista rilascia pochi giorni il Dott. Penta fa anticipava una serie di novità, e a tal proposito proprio questa mattina, in colloquio telefonico, mi confermava queste notizie: “Verranno richieste domani al tribunale trascrizioni dei contatti riguardanti una squadra di Milano, degli arbitri Collina e Rosetti, oltre che dell’ex componente dell’AIA il signor Boschi di Parma”, da indiscrezioni vicine all Dott. Penta risulterebbe all’atto uno studio riguardante arbitri della cosiddetta “Cupola” a favore di Inter e Milan. Il tutto fa presagire che la fase calda del processo sia ancora a divenire, e che da giugno, nel valzer dei teste della difesa, si potranno leggere ed ascoltare tutte quelle telefonate che non solo Moggi faceva, ma che, ormai possiamo dirlo senza paura di smentita, tutti facevano, e ne capiremo anche i toni usati.

 
 
 

GIRAUDO querela Meani e Milan Channel....

Post n°1918 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Antonio Giraudo ha querelato per diffamazione Milanchannel e Leonardo Meani, ex addetto agli arbitri per conto del Milan, per un servizio sul caso Calciopoli. L'ex amministratore delegato della Juventus si è sentito offeso perchè Meani gli "attribuisce falsamente, in relazione a una intercettazione telefonica con Mazzini (Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente federale - ndr), l'espressione 'il nostro amico a Siena e' stato eccezionale'", si legge in un comunicato.

 
 
 

Magliette griffate...

Post n°1917 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB


di Gala


Marco Materazzi è campione del mondo e ora anche campione d’Europa per club.
C’è una bella maglietta, che ha indossato in occasione di una recente raccolta fondi per la costruzione di un orfanotrofio in Tanzania, con la scritta: “Centro del cammino della speranza”. Bel gesto, lodevole. Ancor prima dovuto, da parte di chi ha ottenuto dalla vita privilegi ignoti ai più.

Il guerriero Materazzi, il guerriero tatuato, non è però uomo da meritare rispetto. Non è uomo, nel senso più ampio del termine, nonostante lui creda che la parola “uomo” rappresenti il suo modo di vivere.
Non è neppure un guerriero, come ama farsi definire:
il guerriero, quello autentico, così come la storia ci insegna e la leggenda ci racconta, è colui che rispetta chi perde quando lui è vincitore e riconosce la forza di chi vince, quando è lui lo sconfitto.
Il guerriero non è neppure codardo.
Materazzi non è uomo, perché non merita rispetto. Materazzi non è guerriero, perché non rispetta ed è codardo.

Lo avevamo già capito in quel mondiale del 2006, quando sconfisse un uomo attraverso l’offesa più grave. Lo abbiamo capito nei mesi e negli anni seguenti, quando, di quella offesa, ne ha fatto un vanto: il vanto del codardo.

Non che ci sia da meravigliarsi del suo comportamento:
chi è abituato a calpestare, sul campo, l’avversario più forte, calpesta quelle che sono virtù imprescindibili nell’uomo: rispetto e responsabilità.

Ed è ovvio che un personaggio così mal si coniughi con la maglietta della solidarietà, perché ognuno indossa meglio l’abito che più lo rappresenta e lo veste ancora meglio se lo stilista é pure il modello (o l’indossatore…).

Non a caso, in occasione dell’ultimo scudetto vinto , ha celebrato la vittoria denigrando gli sconfitti: “Non è successo”, recitava la sua maglia dedicata agli amici Totti e De Rossi; non a caso, in occasione della finale di Champions League, ha manifestato la sua gioia, ironizzando (così si dice…) sulla richiesta dei tifosi bianconeri, rei di pretendere la restituzione del maltolto. “Rivolete anche questa?”, c’era scritto su quella maglia.

Non si preoccupi, l’eroe di Berlino. Non si preoccupi, il guerriero neroazzurro. Pur sapendo che quella coppa è figlia del torto, pur sapendo che la forza della sua squadra ha radicate e indelebili origini nella pagliacciata del 2006, non pretendiamo che ci ringrazi anziché denigrarci.

Sappia però che oltre il rispetto, oltre la responsabilità, c’è anche lo stile, a contraddistinguere l’Uomo Vero. E noi, che ci riteniamo tali, mai vorremmo quella coppa che nostra non è.

Ci prenderemo solo quello che è nostro, perché cosi fa il guerriero e così fa l’uomo, quello vero.

Vorrei aggiungere che anch’io ultimamente ho pensato bene di portare una maglietta “a tema”. Per questo, ho rispolverato dall’armadio una vecchia t-shirt: la indossavo quand’ero un ragazzino che giocava a fare il ribelle. Mi stringe un po’ sulla pancia e le lettere appaiono un po’ più larghe del dovuto. C’è scritto: “kiss my ass”.
Ogni tanto, sia concesso anche a me di perder lo stile.


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NON LO AMMETTERANNO MAI...

Post n°1916 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Oggi, come oggi l'Inter è la squadra più forte d'Italia, su questo penso non ci siano dubbi. Anche se la Roma è arrivata a due punti la rosa non è minimamente paragonabile a quella nerazzurra.
Personalmente penso che in Europa l'Inter sia leggermente inferiore a Chelsea e Barcellona, a livello di gioco, ma il fatto che abbia vinto le da ragione..in ogni caso e rispetto al Bayern l'Inter è sicuramente più forte.
Esiste chi ammette questo,indipendentemente dalle bandiere e invece chi non lo ammetterà mai facendosi influenzare dalle bandiere...
Contemporaneamente noto con dispiacere che qualcuno non ammette i propri errori del passato e continua a trovare spiegazioni e alibi a quelle disfatte.
In un'intervista post partita, il presidente Moratti non ha usato giri di parole.
Domanda: "Quanto le ha fatto male essere considerato il presidente che spendeva tanto e poi vinceva poco?"
“ Vorrei chiarire che in quegli anni ero in contemporanea con un gruppo che in questo momento gli stanno facendo un processo a Napoli, quindi tutti questi errori, tutte queste cose sono anche figlie di un muro che avevo di fronte e che spero che prima o poi si capisca esattamente qual’era la gravità delle loro azioni".
Poi, incalzato, dice che non gliene frega niente della rivincita su quel gruppo, ma di essere contento di aver vinto per l’Inter e i suoi tifosi. Poi se ne va via stizzito, dicendo che non vuole parlare di questa roba.


Nella vita, bisognerebbe, anche avere un minimo di umiltà ed ammettere quando si sbaglia.
Non parliamo di campionato, visto che il Presidente Moratti lo ritiene truccato e che ha perso in tutti quegli anni per colpa di Moggi, lui è libero di pensarla così, come i tifosi bianconeri che sono il doppio di quelli dell'Inter, credono invece che Calciopoli sia una farsa e un atto golpistico favorito da una personcina che era allo stadio ad esultare, caso strano proprio per l'Inter... coincidenze...Di questo ne parliamo spessissimo, quindi le opinioni ognuno se le può fare leggendo i nostri pezzi oppure andando a vedersi gli speciali di certi media, se prefrisce la tesi colpevolista.

Parliamo di Champions... e facciamo un confrontino... del resto li non c'erano arbitrini, telefonatine, accordini... regalini, passaportini, extracomunitarini, regole da sviare e bilancetti da truccare.

Dal 1996 al 2003, la Juventus è arrivata 4 volte in finale di Champions League, più un'altra volta in semifinale, praticamente 5 volte su 7.
L'Inter 1 volta...in semifinale in Champions e vincitrice della Coppa Uefa.

Quindi se era colpa del muro di Moggi, come mai la squadra in Europa non funzionava?
E come mai se la Juventus in Italia rubava, in Europa, invece riusciva ad arrivare così lontano? Forse perchè allora era la squadra più forte...?

Purtroppo non lo ammetteranno mai e troveranno sempre questi alibi, che non sono altro che un velo per nascondere errori gravi di gestione del passato.

I tifosi juventini possono decidere di fare come certe persone, svilendo le vittorie dell'Inter nel nome di Calciopoli o ammettere la loro forza sul campo,io lo ammetto senza dubbio, mi piacerebbe che qualcun altro lo facesse sportivamente e se possbile restituisse pure qualcosa...
La linea di confine non è così sottile... alla fin fine basterebbe arrivare terzi per vincere qualcosa, avere un presidente di Federazione ex membro del cda e un socio presidente di una compagnia telefonica...e il gioco è fatto

 
 
 

La confessione del tifoso che ha ucciso per una battuta sull'Inter....

Post n°1915 pubblicato il 24 Maggio 2010 da nadir63l
 

"È morto? Sono davvero dispiaciuto. Non conoscevo quell'uomo: ho litigato con lui nel bar perché aveva strattonato il barista. Uscito, me lo sono ritrovato davanti: agitava le braccia, mi sono spaventato e ho usato il coltello".
Fonte: di Federica Cravero per "La Repubblica" ediz. Torino
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

"Quando sono andato via quell'uomo era in piedi. Aveva un braccio ferito, questo sì, ma era vivo. È stato lui a mostrarmi il sangue al braccio e mi ha detto "Guarda qui cosa mi hai fatto!". Poi io ho salutato una persona dicendogli che ci saremmo visti il giorno dopo e sono andato via a piedi, verso casa mia. Non immaginavo che quell'uomo sarebbe morto. Sono sconvolto, davvero. E dispiaciuto". Così Rocco Acri, 60 anni, ha confessato di aver accoltellato a morte Edmondo Bellan, 62 anni, la sera della finale di Champions League tra Inter e Bayern Monaco. Proprio la partita - i pochi giocatori italiani in nerazzurro e la maglietta "provocatoria" di Materazzi - avrebbe innescato la discussione tra un tifoso della Juve e uno dell'Inter, che è sfociata nel delitto.

L'interrogatorio di Acri è durato poco meno di due ore, davanti al sostituto procuratore Marco Sanini, al capo della Omicidi Luigi Mitola e all'avvocato Marco Moda. "Tutto è successo alla fine della gara, vista in tranquillità - è la versione fornita da Acri - A un certo punto un signore che non avevo mai visto prima inizia una discussione. Non con me, con il titolare del locale. Io me ne stavo andando via ma quell'uomo lo stava strattonando, allora sono intervenuto per difendere il barista perché ha già una certa età ed è malato. Quando mi sono avvicinato quel signore mi ha messo una mano addosso per allontanarmi. Gli ho detto di stare tranquillo e invece lui mi ha tirato un pugno sul labbro superiore. A quel punto sono uscito fuori e ho lasciato che altri li separassero".

Ma proprio sul marciapiede, come racconta Acri, avviene il secondo atto della lite (FOTO). "Credo che quell'uomo sia uscito da una porta sul retro, ma è sbucato in strada e me lo sono trovato di nuovo vicino - sono le parole dell'assassino di Bellan - Veniva verso di me, agitava le braccia. Mi sono spaventato e ho preso un coltello che avevo in tasca". È l'arma del delitto. "È un coltello che tengo in un giaccone senza maniche che metto quando vado in campagna. Me lo sono messo anche per andare al bar e così quando ho messo le mani in tasca l'ho trovato e l'ho aperto. Ma non volevo uccidere nessuno, sventagliavo la lama a destra e sinistra per tenere lontano quell'uomo, invece lui continuava ad avvicinarsi. Urlava frasi concitate, io non sento tanto bene e mi sono spaventato. L'ho preso ad un braccio. Ma mai avrei immaginato di averlo ucciso. È rimasto in piedi, si è toccato la ferita e mi ha urlato "Hai visto cosa mi hai fatto?". Era vivo, ripeto, quando me ne sono andato. A casa sono rimasto ancora un po' sveglio e sono andato a dormire. Non ho detto nemmeno nulla alla mia compagna, perché per me era stata una lite banale. Adesso sembra brutto dirlo ma non potevo immaginare che finisse così".

 
 
 

     

 

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