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Messaggi del 27/05/2010

E anche il Mancio tradì Ziliani...

Post n°1934 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

E anche il Mancio tradì Ziliani

Immagine IPB

marcolanc


Chi ha giocato a calcio, in qualsiasi categoria, avrà provato almeno una volta la sensazione di essere defraudato. Basta che un arbitro, alla fine di una partita persa in maniera rocambolesca, stringa la mano al capitano avversario, perché si parta subito con le illazioni di rito: “Ecco, lo vedi? Quello è un loro amico! Lo dicevo io che con questi è impossibile vincere!”. Ho assistito a scene del genere addirittura al termine di partite di allievi: ragazzini di 14 anni che, istigati dai genitori, avanzavano sospetti di ogni tipo su un povero cristo che veniva additato come un vero e proprio picciotto.

Strano a dirsi, ma l’idea che ci sia qualcosa di “losco” riesce ad accomunare il calcio amatoriale a quello professionistico. C’è solo una differenza di fondo: i commenti alle partite degli amatori restano circoscritte all’interno del campo di gioco (al massimo si continua a discutere al bar, subito dopo la fine dell’incontro), quelle tra i professionisti trovano sfogo anche in tv e sui giornali. Ma il tenore è sempre quello: generalmente, chi vince ha qualche santo in paradiso e chi perde ha subìto un’ingiustizia. Che il protagonista si chiami Pinco Pallino e sia un portiere obeso della più infima squadra di Terza Categoria, oppure Carlo Ancelotti ed alleni i Campioni d’Europa, la musica non cambia. Ad ogni sconfitta, magari determinata da una svista arbitrale, il sospetto è automatico: c’è del marcio in Danimarca!

È chiaro che una squadra abituata a vincere si ritrovi molto spesso al centro delle polemiche: è una questione di “foga agonistica”. Così come è altrettanto ovvio che una formazione avvezza alla sconfitta difficilmente sia additata dalle avversarie come la “preferita” dagli arbitri. Generalmente, se gioco una partita e mi vengono fischiati contro due rigori, ma nonostante questo vinco 5-2, al termine dell’incontro mi dimentico di tutto e vado nello spogliatoio a festeggiare. E se qualcuno mi chiede un commento sull’arbitro, rispondo: “Anche lui è un uomo, può sbagliare”. Fatemi la stessa domanda quando perdo 2-0 e probabilmente le mie parole saranno diverse.

Pochi giorni fa, a Napoli, un noto personaggio ha espresso il medesimo concetto: quando si perde, si tende a recriminare. Poi, passa un po’ di tempo e si razionalizza l’accaduto. Avevo urlato contro un arbitro mille improperi al termine di un incontro finito male? Cose che capitano. Oppure dobbiamo anche credere che quando un giocatore apostrofa un direttore di gara con la più antica delle offese abbia in mano le prove della mancanza di serietà di sua moglie?

Ognuno è libero di considerare Roberto Mancini come vuole: antipatico, sopravvalutato, perfino brutto. Ma di certo non si può dire che sia uno st***do. E quando si è trovato davanti ad un giudice, ha pensato bene di rispondere chiaramente a ciò che gli veniva chiesto dal PM: “In quei momenti lì, cioè preso dalla foga dalla partita, uno può dire qualsiasi cosa”. In poche parole, il Mancio, che doveva essere uno dei testimoni-chiave di questo processo, ha dato un giudizio definitivo sull’intero impianto accusatorio: chiacchiere che valgono zero assoluto. È piacevole constatare di non essere gli unici ad avere questa convinzione.
C’è poco da dire: Mancini non è Zeman e neppure Armando Carbone. Il Mancio è un uomo di successo, che è stato protagonista sia come calciatore che come allenatore e che attualmente siede sulla panchina di uno dei club più ricchi del mondo. In altre parole: non è un fallito depresso e neppure un uomo in cerca di visibilità.
Ed è proprio su questo punto che hanno sbagliato coloro che puntavano su di lui per una stoccata alla fanta-cupola:
speravano nello show dell’ennesimo clown, ma si sono ritrovati una persona equilibrata, che ha espresso concetti tanto naturali da sembrare quasi banali.

Che delusione per i forcaioli!

Quella dei giornalisti con il cappio in mano era una vasta armata, che si sta però rapidamente assottigliando: di giorno in giorno, mentre il castello di pastafrolla goffamente messo in piedi dall’accusa sta cedendo, assistiamo all’esodo di montagne di professionisti dell’“informazione” che attraversano il fiume, per trovare posto sul lato giusto. E possiamo starne certi: a breve, li vedremo attaccare con foga coloro che fino a ieri l’altro erano venerati come portatori di verità. I rappresentanti della Procura farebbero bene a prepararsi in tal senso.
Ma, come in tutti gli eserciti allo sbando, ci sono anche i soldati meno accorti, che fino all’ultimo provano a difendere un fortino semidistrutto. E il caporale Ziliani è uno di quelli: si batte come un indemoniato, inferocito con coloro che lui probabilmente giudica autentici traditori. Uno come Mancini, che anziché attaccare a testa bassa l’odiato Moggi, a costo di beccarsi un’accusa di spergiuro, si è limitato a raccontare i fatti, è imperdonabile agli occhi dei fanatici farsopolisti. E allora per Ziliani il Mancio dimostra di essere un “coniglio”, una “mezza tacca come uomo” e via discorrendo. Pover’uomo… non si accorge che l’esercito di cui fa parte è allo sfascio e che a combattere sono rimasti solo pochi altri esaltati come lui.

A breve, visto il numero esiguo di reduci, Ziliani e compagni potranno ritrovarsi tutti insieme per una canasta, ricordando i bei tempi in cui attaccavano impunemente i personaggi che invidiavano e magari azzuffandosi per un jolly che è finito nelle mani di un avversario. In alternativa, consiglio una gita turistica a Roma: finalmente potranno dire di avere le prove che la cupola esiste. I promotori? Ovviamente Moggi. E un altro tale, che di nome fa Michelangelo Buonarroti.

L'articolo è pubblicato anche su wikio , ok notizie e fai informazione , VOTATELO!

 
 
 

ROCCA: "Narducci intervista Zanetti, davvero incredibile"

Post n°1933 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Christian Rocca - camilloblog.it
© foto di Giacomo Morini

Sul sito della Gazzetta dello Sport c’è un video davvero incredibile. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, quello del processo alla Juventus di Moggi, non si capisce bene per quale motivo intervista Javier Zanetti, il super capitano della squadra multicampione proprio grazie alle inchieste della procura di Napoli. Siamo sui territori delle affinità elettive Travaglio-Ingroia, l’ennesima conferma del malcostume etico italiano. ormai siamo abituati a tutto. La cosa formidabile non è tanto che il pm Narducci, se potesse, proverebbe a moralizzare trentadue anni dopo anche il calcio del 1978 per la "vergogna" di aver giocato il Mondiale nell’Argentina dei generali, ma che a un certo punto dica a Zanetti, testuale: «Qualche anno fa il subcomandante Marcos ha iniziato un dialogo con te e la tua squadra – c’è anche una foto del subcomandante Marcos con la tua maglietta – e chiese a voi di giocare due partite, una in Messico e una in Chiapas, non credi che questa possa essere una delle più straordinarie partite del calcio mondiale». Di fronte alla risposta diplomatica e perplessa di Zanetti, consapevole che il patetico rivoluzionario marxista non è esattamente un modello da sbandierare, il pm Narducci ha insistito: «Di solito si giocano partite inutili, questa se la farete potrebbe essere la partita tra l’Inter e gli esclusi del mondo». Toghe rosse? Nooo

 
 
 

NESSUN DORMA...

Post n°1932 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

mimmo celsi
© foto di Image Photo Agency

Ah cosa ci tocca vedere. Nel giugno 2006 assistiamo alla sentenza del processo “Calciopoli” noto a tutti ormai come “Farsopoli”, un termine che ha fatto rizzare i capelli a tutti coloro, hanno partecipato, a quello che da molti è stato definito un aborto giuridico. E con una sentenza spinta dal “sentimento popolare” e dalla somma di articoli 1 che diventano articolo 6.
Un processo celebrato nella fretta, di dover dare una sentenza, una motivazione, una giustificazione agli occhi della FIFA, perché di li a pochi a giorni sarebbe iniziato il mondiale, quel mondiale che vede in finale Italia – Francia, con in campo praticamente quasi tutta la formazione titolare di quella Juventus, che solo pochi giorni prima era stata retrocessa in serie B, con una scelta difensiva dell’avvocato Zaccone a dir poco equivoca.
Quel processo che vide recitare la parte del leone, il Procuratore Federale della FIGC Palazzi, che con in mano dei semplici brogliacci, che non costituiscono elemento di prova in dibattimenti processuali, e senza tutte le intercettazioni, e saltando due gradi giudizio, riesce a convincere il collegio giudicante a emettere una sentenza choc.
Addirittura il commissario straordinario della FIGC Guido Rossi (ex componente del consiglio di amministrazione dell’Inter, nonché presidente della Telecom) chiedeva un risarcimento alla Juventus per i danni arrecati al campionato italiano di Serie A. La Juve cerco allora di presentare un ricorso al T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale), ed intervenne in prima persona Joseph Blatter Presidente della FIFA, minacciando di escludere l’intera Federazione Italiana, dalle competizioni europee per cinque anni, avallato anche dall’intervento di Montezemolo che fu ringraziato ufficialmente.
Da 2007 si passa al processo penale per “associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”, dove la difesa prende in mano i cd delle intercettazioni, e inizia ad ascoltarli uno ad uno, e trova cose interessanti. Telefonate di almeno 13 squadre di serie A, tra cui Inter, Milan, Bologna, Cagliari etc. con contenuti a dir poco imbarazzanti, dalla famosa telefonata Facchetti – Bergamo, con la contestata richiesta di Collina (non si sa ancora chi lo pronuncia) all’ultima telefonata tra l’arbitro Bertini – Bergamo, durante la quale l’arbitro denuncia l’entra nello spogliatoio di Facchetti e bertini commenta “Tra l’altro c’è stato Facchetti a inizio partita, è venuto dentro lo spogliatoio a salutare con quel fare sempre… “Ah, sa questa è la tredicesima partita, eh? Per ora siamo in perfetta parità: quattro perse, quattro vinte e quattro pareggiate. Eh, sa, per l’Inter non è che sia un grande score”, ha detto. Quindi l’abbiamo preparata in questo modo la partita.”. Passando poi, per una serie di teste che tra interrogazioni dei PM e controesame delle difese, fanno vacillare i presupposti dell’impianto accusatorio.
Nell’ultimo mese poi, il Procuratore Palazzi, forse comprendendo la situazione, chiede l’integrazione delle telefonate a disposizione della FIGC, fa aprire un fascicolo chiamato “Calciopoli 2” e il 18 maggio vengono ritirati i cd,che l’ing Porto perito del Tribunale di Napoli, ha messo a disposizione delle parti. Mi chiedo allora, perché la celerità e l’urgenza del 2006, oggi non venga utilizzata, perché dopo quasi 10 giorni, la FIGC ancora dorme, perchè? È quantomeno imbarazzante…. Ma tutto dorme….
Perché un libero cittadino come il dott. Narducci, anche però PM del processo di napoli, che è libero di fare quello che ritiene opportuno, si trova prima a commentare un libro dell’ex giocatore Petrini, noto per essere avverso a Moggi, e poi con un video di oggi pomeriggio, si vede intervistare il capitano dell’Inter Javier Zanetti, la stessa inter coinvolta nelle intercettazioni appena uscite, su un libro appena pubblicato. Perché? Trovo anche questo imbarazzante….
Perché, la Juve nonostante le continue notizie che escono da Napoli, continua a non prendere una posizione ufficiale, ma si è limitata a fare una richiesta di revoca dello scudetto assegnato all’Inter nel 2006, e non la riassegnazione, un successo meritato sul campo, quando potrebbe avere un ruolo più deciso. Perché? È almeno opportuno prendere una decisione in tempi brevi…..
Mi sembra che opinione pubblica, media e addetti ai lavori stiano dormendo, è una mia sensazione, ma adesso è opportuno che tutti prendano una decisione, e che tutti si sveglino dal sonno.

 

 
 
 

Calciopoli, Beccantini: "Ora giustizia. Se fossi Moratti rinuncerei alla prescrizione.

Post n°1931 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

Telefonate da illecito sportivo"

Non tifo per gli Europei 2016, tifo per Calciopoli 2010. Non mi eccita la pioggia di cemento che un eventuale successo della nostra candidatura scatenerebbe (si decide venerdì 28 maggio, in lizza Francia, Italia, Turchia). Conosco i miei polli (dirigenti, manager, portaborse): sono polli che sullo stomaco hanno pellicce, non peli. Mi stimola molto di più, viceversa, il venticello di chiarezza che tira dalle parti di Napoli. In un Paese normale, sarebbe un tornado: da noi, è già tanto che sia un dolce brezza. Dopo gli Europei, ci saranno i Mondiali: e se i primi mi auguro di perderli, i secondi spero, come sempre, di vincerli. Certo, con il cuore di tutti «loro» in Sud Africa (loro, cioè Abete, Carraro, Palazzi, una terzina tipo Sarti, Burgnich, Facchetti o, per la par condicio: Zoff, Gentile, Cabrini), sarà duro conservare e dedicare almeno l’ombelico al processo, in procinto di chiudere per ferie.

«Viva la foga» potrebbe essere il titolo della deposizione di Roberto Mancini, nemico giurato di Luciano Moggi. Interrogato, ha spiegato di aver accusato Rosetti & Moggi per quel sentimento gastrico-geografico che gli si allargava dentro. Parole, non fatti. Al netto della diversità fra giustizia sportiva, in cui bastano le ombre, e giustizia ordinaria, in cui non bastano - a volte - gli ombrelloni, un po’ poco. Da come ha testimoniato, così vago e scodinzolante, sembrava più un Mancini «versus» Moratti che contro Moggi. Nessuno intende rimpicciolire la straordinaria tripletta dell’Inter; è la consecutio temporum che ci costringe a slalomeggiare fra l’impresa di Madrid e le viscide inter-cettazioni della cornice. Alla luce anche dell’ultima, quella fra Bergamo e Bertini, con oggetto la visita preventiva di Giacinto Facchetti nello spogliatoio dell’arbitro a pochi minuti da un Cagliari-Inter di Coppa Italia, crescono l’esigenza e l’urgenza di chiarezza, di giustizia.

Per questo, abbasso gli Europei. Non li meritiamo. Stadio della Juventus a parte, non ce n’è uno che sia stato abbozzato. Per tacere della delinquenza ultrà che tiene in ostaggio i nostri campionati. Meglio curarci, meglio uscire, con la spina dorsale dritta, da un processo che ci ha dilaniato, invece di entrare, con mazzette e saliva, in un’operazione che ci trascinerebbe nei gorghi dell’ennesima Cementopoli. Al posto di Massimo Moratti, rinuncerei alla prescrizione. Lo consigliai, all’epoca del processo dei farmaci, anche ad Antonio Giraudo: respinto con perdite. Storie diverse, d’accordo, là quattro lunghi anni di «bombardamento» a tappeto, qui un fascio di bobine ripescate dopo quattro lunghi anni. Sono affiorate alcune telefonate illecite, e da illecito sportivo, se Moratti è così sicuro della castità societaria, vada fino in fondo.

Il «cosifantuttismo» della difesa moggiana serve per evitare l’associazione a delinquere, ma non cancella, sul piano etico-sportivo, le responsabilità di Giraudo e Moggi. E poi attenzione a districarsi fra reati ordinari e reati sportivi. Non ho mai creduto a un complotto, non ho mai pensato che pm come Narducci, Beatrice e Capuano potessero aver svolto un’idagine «a tema». Ciò doverosamente chiosato, resta da spiegare perché la procura e i carabinieri abbiano battezzato una strada, o comunque: soprattutto una, e determinate bobine siano state clamorosamente trascurate (gentile eufemismo). Piaccia o non piaccia. Il professor Guido Rossi non ha mandato la Juventus in B, ha «solo» regalato uno scudetto all’Inter. Per questo, da antico consigliere del club e, soprattutto, da ex commissario straordinario della Figc targata Calciopoli, avrebbe potuto rifiutare l’invito vip di Moratti al Bernabeu. Cavilli formali? Proprio la gran confusione di ruoli, di sentimenti, di alleanze (e di cavilli) ha portato all’anomalia berlusconiana.

Non ho nostalgia di me stesso, figuriamoci se l’ho di un certo calcio. Vorrei solo che il nuovo non fosse il vecchio riverniciato. Mi risulta che Josè Mourinho, così sensibile al «rumore dei nemici», sia rimasto molto perplesso di fronte al «rumore degli amici» emerso dai nastri di ultima (de)generazione. E molto geloso, mi ha detto un collega di Lisbona, del postulato «Rosetti amico di Moggi perchè entrambi di Torino». Gliene ha ricordato un altro, più recente, più vicino, di conio catalano: «Benquerença amico di Mourinho perché entrambi portoghesi».

Todo el mundo es pais

 
 
 

Ritrovarsi...

Post n°1930 pubblicato il 27 Maggio 2010 da nadir63l
 

Immagine IPB

La ricordiamo sempre con stima ed affetto

(Losanna, 1º novembre 1934 – Torino, 27 maggio 2004)

di Cirdan

In un tempo non troppo lontano, la Follia decise di far partecipare i sentimenti che albergano nell'animo di ogni essere umano ad un gioco, un gioco macabro.
Si raccolsero tutti attorno ad un tavolo, e la Follia propose: "...giochiamo a nascondino?"
"...e che come si gioca?", domandò la Curiosità.
"...il gioco è molto semplice..." rispose la Follia, "...Voi inizierete a nascondervi, e quando avrò finito di contare inizierò a cercarvi..."
La Paura, timorosa, domandò: "...e quando ci avrai trovato?...". La Follia, incurante e diabolica, rispose: "...quando vi avrò trovato dovrete per sempre rendermi conto..."
Accettarono tutti!
La Follia cominciò a contare "...1...2...3...". La Fretta fu la prima a nascondersi, dove le capitò, come quasi conscia che sarebbe stata la prima a dover rendere conto alla Follia.
La Timidezza, esitante e poco sicura di se stessa, si fidò della Fretta, mentre la Gioia e la Tristezza si occultarono insieme alla Pigrizia.
L'Invidia ovviamente si unì alla Rabbia, e si nascose accanto ad essa dietro ad un sasso.
La Follia proseguiva la conta, mentre i suoi "amici" seguitavano a nascondersi.
La Disperazione, sconcertata, fece rumore, al che la Follia interruppe la sua conta: "...27!!!...adesso verrò a cercarvi!".
La prima ad essere trovata fu la Curiosità, perché non aveva potuto impedirsi di uscire per prima e vedere che effetto avrebbe fatto. Guardando da una parte, la Follia scorse la Fretta, che non negò la sua promessa.
E così di seguito furono scoperte la Rabbia, la Tristezza, l'Invidia e via via tutti gli altri...
Quando tutti finalmente si radunarono per iniziare a rendere conto alla Follia, la Curiosità domandò: "...dov'é l'Amore?...."
Nessuno l'aveva visto... e il gioco non poteva considerarsi concluso.
La Follia, bisognosa, cominciò a cercarlo.
Provò in cima ad una montagna, gli consigliarono di cercare sulla riva di un fiume, ma dell'Amore nessuna traccia... forse alla Follia era sfuggito qualcosa.
Setacciando ogni luogo la Follia si accorse di un bosco, ed insieme al Coraggio cominciò ad esplorarlo, quando ad un tratto sentì un lamento...
Era l'Amore, che soffriva terribilmente perché aveva scoperto il fine della Follia.
La Follia, a quel punto, consigliata dalla Falsità, si scusò per aver organizzato un gioco così macabro, implorò l'Amore per ottenere il suo perdono e arrivò al punto di promettergli che un giorno le cose sarebbero cambiate.
L'Amore non accettò, intravedendo in quelle promesse lo zampino dell'Invidia.
Da allora l'Amore ha ritrovato se stesso, mentre la Follia si è persa per sempre...



Liberamente ispirato da un racconto di Davide Saliva. La Follia, per Noi garantisti, è la figura di colui che ha per sempre distrutto ogni nostro sogno. L'Amore, invece, siamo Noi, che abbiamo ritrovato per sempre la nostra coscienza, il nostro pensiero, che mai e poi mai venderemo al primo offerente.
Invidia, Rabbia e Falsità, gli "amici" della Follia, complici ed artefici di quel fine che Noi, l'Amore, combatteremo per sempre.

Presidente, ricorderemo sempre il suo amore per la Juventus e quello che ha saputo trasmettere a milioni di tifosi.

 
 
 

     

 

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