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Messaggi del 02/06/2010

La circolare chiarificatrice...

Post n°1956 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 

mimmo celsi
© foto di Federico de Luca

Inizia l’ultimo mese di udienze, in tutto cinque (1, 8, 15, 18, 22 giugno), la giornata di ieri vede terminarsi la lista dei teste delle parti civili, e sanciva l’inizio dei lavori delle difese, che avranno ovviamente una loro sequenza logica, con i teste di Pairetto, tra cui uno dei due notai delle famose estrazioni per le designazioni, proseguendo con i teste di Bergamo, tra cui anche l’altro notaio, ed infine inizierà la lunga lista dei teste della difesa Moggi. Era una giornata importante anche perché ieri finiva la squalifica di quattro anni, dell’arbitro De Santis, che potrebbe avere incarichi nell’AIA o nel CAN nella sede regionale Lazio.
La giornata inizia con l’ultimo teste delle parti civili, l’ennesimo curatore fallimentare che presenta conti e bilanci del Bologna calcio, e subito dopo si parte con i teste di Pairetto. L’intento era di chiarire, nonostante una sentenza molto chiara, che i sorteggi arbitrali fossero regolari, e che arbitri notai e giornalisti, non avessero mai subito una sola pressione per favorire o meno una delle compagini partecipanti a quei campionati.
Le risposte dei vari Farina, Mitro, Pesciaroli (ex giornalista Corsport) e così via, sono univoche, tutti confermano la regolarità dei sorteggi e la mancanza totale di pressione. Anche durante i famosi raduni, utili per rivedere partite, analizzare errori e fare valutazioni di ogni sorta, non si sono mai verificati episodi che potessero solo far pensare, a pressioni di ogni genere per favorire nessuno.
Si è poi toccato l’argomento scottante anche con i due assistenti della famosa partita Roma – Juventus 1 – 2, Pisacreta e Ivaldi, i quali oltre a confermare la mancanza di pressioni di nessun genere, confermano come gli errori arbitrali furono sviste che potevano esserci sia a favore della Roma che della Juventus, per via della velocità delle azioni ma anche posizione cmq dubbia in prossimità di area di rigore, tra le altre cose Pisacreta conferma come una direttiva già Fifa aveva sancito come nel dubbio il guardalinee dovesse tenera la bandierina abbassata, così come conferma anche che il famoso gol contestato di Cannavaro, fosse a suo avviso regolare. I due affermano poi come la partita fu particolarmente difficile tra falli e contestazioni, (partita più fallosa del campionato con 72 falli totali), una partita che, ricordo a tutti, fu definita “dei traditori”, vista l’allora recente passaggio di Zebina, Emerson e Capello alla Juve, e ricordo anche come i tre non furono neanche citati dallo speaker al momento della lettura delle formazioni.
Alla fine dell’udienza viene infine presentata una circolare della Lega calcio del 2004, che disciplina i rapporti con gli ufficiali di gara.
Nella circolare, viene consentito l’accesso negli spogliatoi a “Dirigente addetto agli ufficiali di gara, che deve essere tesserato per la Società ed indicato sull’elenco di gara” - quindi Meani era un dirigente - “sino a venti minuti prima dell’inizio della gara possono accedere agli spogliatoi, per i convenevoli di saluto, i soli presidenti delle due società o un loro rappresentante, purché non colpito da inibizione”. Moggi e Giraudo erano rappresentati in quanto componenti del CDA, e infine era consentita consegna di gadget e souvenir “oggettistica promozionale e i souvenir delle gare, privi di valore commerciale” quindi magliette e cappellini.
A questo proposito, con una dichiarazione spontanea parla De Santis, che legge la circolare della Lega (lettura cui si è opposto senza successo il PM Capuano), fa notare come da quando è iniziato il processo, lui si sia sentito accusare di ricevere regalie, e visite varie, mentre sarebbe bastato approfondire quelle indagini, che furono fatte passare per scrupolose, per comprendere, che invece tutto era consentito dalle normative vigenti all’epoca, e come forse questo processo poteva essere evitato, se tutte le prove fossero venute fuori per tempo.
Al termine dell’udienza c’era molta soddisfazione del collegio difensivo, perché dopo le continue domande, delle settimane precedenti, sulla regolarità dei sorteggi, ieri finalmente al processo, come se non bastasse la sentenza del procedimento già concluso su questa vicenda, si è chiarito come tutto fosse estremamente regolare. Ora si aspettano le novità delle prossime settimane.

 
 
 

Ferrara: «Juve, non era colpa mia. Che tragedia con Zac»

Post n°1955 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 

 
L'ex tecnico bianconero: «Del Piero può essere un problema perché vuole giocare sempre. Diego ha bisogno di due attaccanti che vanno in profondità, Felipe Melo è supponente negli allenamenti e i compagni lo sentono»
ROMA, 2 giugno - Ha aspettato quattro mesi per dire la sua Ciro Ferrara. Quattro mesi dopo il suo esonero dalla Juventus, l'ex tecnico bianconero, in una intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, parla della sua esperienza e sottolinea un concetto: «Non era tutta colpa mia. Non ho alcun malanimo nei confronti della Juve e della sua gente. Sedici grandi anni non si dimenticano per colpa di sei mesi - dice Ferrara - in settimana ho rescisso il contratto perche' voglio tornare a lavorare come allenatore. Nei giorni seguenti all'esonero ho letto dichiarazioni che mi hanno ferito. I calciatori sono fatti cosi', pero' frasi come 'adesso si' che ci alleniamo bene' o 'Zac ci fa finalmente lavorare sulla tattica', come se io non avessi passato ore sul campo a spiegare moduli e schemi... Diciamo che se il mio successore era cosi' preparato, i giocatori che comunque con lui hanno raccolto una media punti peggiore sono proprio asini».

Ferrara ammette le sue responsabilita' da tecnico: «In generale non voglio alibi, mi sento responsabile del fallimento. Nello specifico - sottolinea - l'ottimo inizio e la conseguente pioggia di elogi in qualche modo mi hanno fatto calare la tensione». L'ex difensore bianconero ammette poi che
«dover dirigere alcuni amici e' stato un problema. Ho sempre scelto con la testa e non con il cuore, non sempre sono stato capito».

Su Del Piero aggiunge: «Lui vuole giocare sempre e questo a volte diventa un problema e lo sara' anche il prossimo anno»; promuove Diego («e' bravo e si allena con coscienza, ha bisogno di due punte che vadano in profondita' perche' il suo punto di forza e' il lancio») e bacchetta Felipe Melo: «Ha le qualità da Juve ma deve imparare a farsi volere bene dai compagni. La supponenza con la quale si allenava ha indispettito molti, e se qualcuno sta antipatico agli altri in campo si nota». Ferrara parla anche di Mourinho:
«L'Inter non e' una squadra giovane. Se fosse rimasto avrebbe dovuto fare scelte difficili, tagliando giocatori ai quali e' molto legato. E io so bene quanto sia complicato».

 
 
 

Reticenze o forzature?

Post n°1954 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

Avevo già scritto nel precedente editoriale di come, in molte occasioni, i due pm, nel corso del loro esame ai vari testi, abbiano fatto ricorso all’aiuto della memoria, leggendo brevi tratti dei verbali con le dichiarazioni rese in sede di sommarie informazioni. Dichiarazioni che, come andremo a vedere, in alcuni casi non sono state confermate per come furono inizialmente presentate, svilendone di molto il contenuto e mostrando chiaramente come alcuni “passaggi” siano stati forzati per finire nel calderone di un’accusa che fa sempre più acqua da tutte le parti. Ho anche scritto che molti testimoni dell’accusa in aula non hanno prodotto altro che un elenco di intercettazioni con una serie di ipotesi ad esse legate, che avrebbero dimostrato la cupola e l’associazione a delinquere. Ipotesi non verificate e che per assurdo sono state anche smentite in aula dagli stessi testimoni chiamati invece a confermale. Facciamo qualche esempio.

L’11.05.2010, Carlo Ancelotti è stato chiamato sul banco dei testimoni a Napoli. Una delle domande poste dal pm Narducci, sempre in “richiamo alla memoria” e che sembra fatta apposta per smentire nuovamente le ipotesi accusatorie è la seguente.

Narducci: «Dallo stesso verbale, c’è una prima fase che non leggo, in cui si rappresenta al teste, persona informata dei fatti, il contenuto di un colloquio telefonico registrato tra Leonardo Meani e Pierluigi Collina in relazione a confidenze ricevute da Meani da Ancelotti durante quel viaggio del 17 aprile, “cioè si dice più in particolare che al giovedì Moggi conosceva già in anticipo i direttori di gara, che era stato in grado di condizionare la programmazione del calendario del campionato e che era già pronta la torta di far vincere la Juventus, salvo poi essersi verificati fatti imprevisti dopo la partita Juve-Parma. Rispondo che non ho mai riferito circostanze così precise al Meani anche perchè realmente non conoscevo fatti di tal genere e non potevo dire e non posso oggi dire con precisione che Moggi al giovedì conosceva già il nome dell’arbitro della partita che la Juve avrebbe disputato, che aveva stilato lui materialmente il calendario. All’epoca percepivo che accadevano circostanza strane, e posso sicuramente affermare che esisteva un rapporto confidenziale tra Moggi e l’arbitro De Santis” e prosegue».

Andiamo a leggere cosa risponde il teste.

Ancelotti: «Esatto. Questo confermo, non ho mai detto a Meani che sapevo al giovedì che Moggi mi diceva gli arbitri della domenica, né tanto mai ho detto a Meani che Moggi era in grado di stabilire il calendario prima del campionato. Che succedevano cose in quel campionato, che Moggi avesse un rapporto privilegiato con De Santis, questo lo posso affermare anche se non ho dati, era solo una sensazione che io avevo».

Proseguendo.

Ancelotti: «Io direttamente non ho mai visto Moggi dentro lo spogliatoio dell’arbitro».

Ed ancora.

Ancelotti: «”La torta era pronta” non l’ho mai usata, anche perché quel campionato ce l’ho ancora addosso anche perché il fatto di averlo perso è uno dei più brutti ricordi della mia carriera. Quell’espressione lì non l’ho mai usata anche perché quel periodo lì, un fatto strano a Perugia è successo, nel senso che abbiamo aspettato un’ora e mezzo fra un tempo e l’altro e questo è molto strano, quindi…».
Narducci: «Nel corso di quel periodo, sto parlando degli anni in cui lei Ancelotti era allenatore della Juve, quindi ’99-‘01, nel corso del periodo estivo, dunque quando il campionato doveva ancora iniziare, è stato mai chiesto a lei da Luciano Moggi o altri dirigenti della Juve, se lei come allenatore della squadra in quel momento aveva preferenze quanto alle possibilità di incontri della Juventus nella prima parte del campionato?».
Ancelotti: «No».
Narducci: «Cioè se aveva dal suo punto di vista come di tecnico, allenatore riteneva che fosse più o meno conveniente per la squadra affrontare un certo tipo di impegni?».
Ancelotti: «No, non è mai successo».

E su De Santis…

Ancelotti: «No, no, atteggiamento di questo genere no, non ho mai visto altro tipo di atteggiamenti, anche perché credo che De Santis era portato anche a questo tipo di atteggiamento perché aveva sicuramente un rapporto più confidenziale rispetto ad altri arbitri, anche nei confronti degli allenatori e giocatori; che caratterialmente De Santis fosse più portato a manifestare confidenza».

Quindi, ricapitolando, il pm presenta un’intercettazione in cui Meani “millantava”con Collina di aver saputo da Ancelotti circostanze che lo stesso in un’aula di tribunale ha chiaramente in buona parte smentito e per il resto archiviato semplicemente affermando: «Mie valutazioni personali».

Mi ritorna sempre in mente un’espressione utilizzata dalla procura di Torino nella disposizione di archiviazione della prima fase di intercettazioni, che recitava più o meno così: emersi in alcuni casi “elementi di segno contrario” . Proviamo a rileggere questo esame anche sotto un altro aspetto, perché a pensar male si fa peccato ma a volte…

Viene proposta al teste la lettura di un’intercettazione tra Collina e Meani, in cui l’ex addetto agli arbitri del Milan faceva confidenze all’ex fischietto. Il binomio confidenziale Collina-Meani sembra non finire mai e continua a rimanere in secondo piano.

Non solo. Rispondendo alle domande dell’Avv. Gandossi (difesa Meani), Carlo Ancelotti evidenzia come torto arbitrale quello in cui venne ammonito Maldini (Lecce-Milan), la cui squalifica gli avrebbe impedito di giocare la successiva partita che era il derby di Milano: “sembrava proprio un fatto voluto”.

Riprendiamo a questo punto anche le “sacre scritture”, quelle della gazzetta, che riporta le parole di Galliani: «E’ stato un arbitraggio tecnicamente del tutto inadeguato»e spiega tecnicamente l’episodio: “Lecce-Milan scorre via sull’1-1, manca un pugno di minuti alla fine della partita, la squadra di Delio Rossi va in contropiede, il pallone è nella metà campo dei rossoneri, proprio davanti alla panchina di Ancelotti. Maldini interviene a gamba tesa su Konan, entrato nella ripresa al posto del giovane Bojinov: il fallo c’è, perchè il capitano è scomposto nel tentativo di arrivare sulla palla e travolge l’attaccante del Lecce. L’arbitro Pieri, lì vicino, accorre e alza subito il cartellino giallo verso Maldini, che si dispera e protesta". L’arbitro Pieri era ritenuto “inadeguato” a dirigere il Milan. Sempre consultando la gazzetta del periodo, in un diverso articolo, viene data la stessa lettura dell'episodio: “che a stretto termine di regolamento Maldini andava ammonito”. Ma da qui la polemica si sposta sulla mancata esplulsione a Bove. Inadeguato Pieri sembra essere solo quando applica la regola, come ci ricorda lo stesso Luciano Moggi: «Ad esempio Parma-Milan, vince il Milan a Parma 2 a 1, 04.12.2004, arbitro Pieri. Pieri è uno che si suppone faceva parte dell’associazione. Bene, questa è la moviola… La moviola: dubbio per un intervento di Cafù (giocatore del Milan) su Gilardino (giocatore del Parma) al limite dell’area, per Pieri però è tutto regolare quindi non si dà un rigore a favore del Parma. Se questo fosse veramente un sodale dell’associazione, quale situazione migliore per sistemare il Milan e porlo sul pareggio anziché sulla vittoria? Invece lui, non dando quello che doveva dare, ha permesso al Milan di vincere a Parma 2-1».
Eppure, Luciano lo precisa in aula: «hanno fatto il titolo su questo, “defraudo il Milan di Carlo Ancelotti” ».

Un ultimo aspetto di questo esame non certamente trascurabile. Il pm Narducci fa anche queste domande ad Ancelotti:

Narducci: «Mi dice una battuta e le considerazioni che ha fatto lei e che ha fatto Meani durante quel viaggio di ritorno a proposito del comportamento di Baglioni e di quella partita?».
«Senta, ricorda se durante questo viaggio lei ha avuto occasione di parlare con Meani circa alcuni aspetti della sua fase di allenatore nel corso di due stagioni (febbraio 1999 e 2001), di allenatore nella Juventus, ha avuto modo di parlare con Meani e magari di fare confidenze su uno o più episodi di quella sua esperienza di vita e di lavoro a Tornino?».
Fatti circostanziati e precise? Non proprio. Il pm Narducci, forse già sapendo di non avere nulla, chiede direttamente battute e confidenze!

Ancelotti ha tenuto a precisare in un passaggio, in conclusione del suo controesame, che «un conto è quello che si dice alla stampa, un conto è quello che si pensa». Ed aggiungiamo noi, un conto è quello che si dice in aula sotto giuramento e un conto è quello che vorrebbero farti dire per non fare figure barbine!

Eppure qualcosa di strano in quel campionato è successo, ma nessuno ha mai approfondito.

 

 
 
 

Il Real irrompe su Chiellini. Blitz di Davide Lippi a Madrid. Bianconeri innervositi...

Post n°1953 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 

© foto di Filippo Gabutti

Il Real Madrid è pronta a fare ponti d'oro per arrivare alla colonna della Juventus e della Nazionale italiana, Giorgio Chiellini. Mourinho vorrebbe a tutti i costi il difensore bianconero per rinforzare la difesa dei galattici. E secondo quanto riportato dall'edizione odierna di Tuttosport, Andrea Agnelli potrebbe prendere in considerazione la possibilità di cederlo qualora a Torino dovesse arrivare, oltre a Bonucci, anche Andrea Ranocchia. La società torinese, tuttavia, lascerebbe partire Chiellini per non meno di 25 milioni di euro. Il livornese ha un contratto con il club bianconero fino al 2013 a due milioni netti a stagione, e il suo procuratore Davide Lippi ha chiesto un sensibile aumento d'ingaggio: 3 milioni a stagione, considerando che in questo momento il suo assistito è uno dei difensori più forti del mondo.
Secondo le ultime indiscrezioni, venerdì prossimo Davide Lippi dovrebbe volare a Madrid per incontrare il presidente del Real, Florentino Perez. E al suo rientro - riferisce il quotidiano torinese - discuterà con Agnelli e Marotta dell'offerta madridista per Chiellini. Tale atteggiamento avrebbe fatto innervosire la proprietà bianconera, anche perchè si ipotizza che il viaggio in Spagna del procuratore possa essere una mossa per strappare un ingaggio ancora più elevato alla società juventina.

 
 
 

mi raccomando,non tornare mai piu'...

Post n°1952 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 

UFFICIALE, CANNAVARO A DUBAI: HA FIRMATO CON L'AL ALHY
© foto di Daniele Buffa/Image Sport


Fabio Cannavaro lascia Torino e la Juventus per trasferirsi negli Emirati Arabi. Nella notte è arrivata l'ufficialità: il capitano della Nazionale italiana, liberatosi a parametro zero, ha firmato un contratto di due anni con l'Al Alhy di Dubai. Il difensore era stato accostato di recente a Parma, Napoli e Milan, ma alla fine ha deciso di chiudere la carriera nel paradiso esotico, dove gli verrà riconosciuto un ingaggio decisamente più sostanzioso. 
L'annuncio è stato dato dalla stessa società araba. "Annunciamo - è scritto in una nota pubblicata sul sito internet dell'Al Ahli - di aver sottoscritto un contratto di due anni con il capitano della Nazionale italiana campione del mondo in carica Fabio Cannavaro".
Il presidente dell'Al Ahli, Abdullah Al Naboodah si è detto "estremamente soddisfatto" per l'accordo con Cannavaro sottolineando che si tratta "di una delle maggiori operazioni di mercato per la società". Nella nota dell'Al Ahli anche la soddisfazione dello stesso giocatore. 
Cannavaro è il primo grande colpo dell'Al Ahli e non sarà certo l'unico: il nuovo presidente Abdullah Saeed Al Naboodah e il direttore sportivo Mark Bell, ex Bolton, puntano infatti a costruire una super squadra.

 
 
 

PAVEL sono arrabbiato con chi ha buttato fango sul mio e nostro lavoro..

Post n°1951 pubblicato il 02 Giugno 2010 da nadir63l
 


In casa Nedved non esiste la prova costume.
«Dopo un anno senza calcio non ho preso nemmeno un chilo».

Mannaggia, ma come fa?
«Corro, una, due ore, ogni mattina, da solo o con qualche amico, per il resto la mia vita è tranquilla».

Un anno dopo il ritiro, un anno senza Pavel Nedved, quelli della Juventus soffrono di nostalgie.
«Il calcio resterà la mia passione fino all’ultimo giorno della mia vita. In questo anno mi sono dedicato finalmente alla famiglia, a mia moglie, ai miei figli».

D’accordo gli affetti, ma quanto le è mancato il football?
«Tanto e poco. Ho preferito a volte restare lontano dallo stadio, per non soffrire».

Intende dire dallo stadio della Juventus.
«Non è stata una bella stagione per i miei ex compagni, le offese, gli insulti, le aggressioni, ho respirato un’atmosfera brutta con un clima eccessivo di tensione».

Perché Torino si è incattivita?
«Perché i tifosi della Juventus non sentivano il comando della società, era assente la competenza e, dunque, la gente pensava che si potesse fare meglio con altre persone».

Non c’è rimedio?
«Sì, basterebbe far riempire gli stadi all’ottanta per cento con i bambini, per il resto con le famiglie, per loro si deve giocare, gli altri se ne stiano pure a casa. Il calcio è gioia».

Dicono che sia un problema italiano.
«Anche il mio Paese soffre gli stessi problemi ma mi sembra che qui chi sbaglia non paga. Eppure sarebbe così facile, applicare la legge e basta».

Con la tessera del tifoso?
«Non credo che sia necessario arrivare a tanto, basterebbe bonificare gli stadi come ho detto, famiglie e non bande di delinquenti».

A proposito di problemi, che cosa ha provato in questa stagione vedendo giocare la Juventus?
«Rabbia, amarezza, delusione, malinconia. La partenza era stata bella, poi non si sa bene che cosa sia successo».

Mancava Nedved. La società non è stata esemplare con lei.
«Non ne vorrei parlare. Nel calcio non esiste riconoscenza, non mi aspettavo di più ma mi dispiaceva vedere alla Juventus gente senza esperienza e competenza».

Sembra arrivato il momento di un suo rientro. Ha accompagnato Andrea Agnelli al Sestriere al ritiro degli azzurri.
«Mi piacerebbe dare una mano alla Juventus ma senza la necessità di una qualifica. Se il presidente avrà bisogno di confrontarsi con me avrà la mia piena disponibilità».

Potrebbe svolgere il ruolo di team manager.
«Bisogna vedere che cosa vogliono da me, sarebbe un onore rappresentare il club nei rapporti internazionali, la federcalcio ceca me lo ha chiesto. Quello che potrò dare lo darò ma ho anche due bambini da seguire, i miei».

C’è un altro Nedved in circolazione?
«Non basta essere bravi in campo. Credo che Chiellini abbia le caratteristiche del leader».

Sente suo, totalmente, lo scudetto del 2006 revocato da calciopoli?
«L’ho sudato, l’ho vinto sul campo. Ero e sono amareggiato per quello che è accaduto. Io so che mi sono comportato da professionista e sono arrabbiato con chi ha buttato fango sul mio e nostro lavoro, quel campionato lo abbiamo vinto meritatamente».

L’Inter non vuole restituire il titolo e Materazzi ha indossato una maglietta burla contro gli juventini, dopo la finale di Madrid.
«Sono problemi loro, dovranno pur farsi un esame di coscienza. Esistono intercettazioni chiare. Non commento la maglietta di Materazzi, ognuno sa e deve comportarsi come sente, credo di essere un po’ diverso da lui».

Però dicevano e dicono che lei fosse un provocatore, un furbo, uno fastidioso.
«Sì, è vero, davo molto fastidio, perché ero forte, avevano paura di me e parlavano».

A proposito di Inter la vogliamo dire la verità?
«Beh, avrei potuto essere anche io a Madrid con loro».

Cioè?
«Premesso che ho sentito un colpo al cuore, da juventino, per la loro vittoria, ho ripensato alle parole di Mourinho».

Quali?
«Mi aveva detto: vieni con noi, vinceremo la Champions. Aveva ragione. Rifiutai l’offerta, non ebbi un solo attimo di esitazione. Mourinho mi piace ma a volte il suo modo diretto di parlare non combacia con il mio, io lavoro in silenzio».

Mourinho o Capello?
«Scelta difficile, sono due vincenti».

Si stupirebbe se vedesse Capello sulla panchina dell’Inter?
«Sì ma credo che si possa anche fare nel nostro lavoro».

Pronostico mondiale?
«Tifo Slovacchia perché anche se ci hanno eliminati io sono nato in Cecoslovacchia. Tifo per l’Italia ma credo che “il generale” farà la sorpresa».

Il generale?
«Capello».

Il suo sogno
«Due: andare con la mia nazionale al mondiale in Brasile. Vincere con la Juventus la Champions. Anche se non più da calciatore».

E Pavel uomo che cosa sogna?
«Di vedere i miei figli, la mia famiglia felice. Pavel, mio figlio, gioca a pallone e a pallacanestro. È un destro ma gli sto insegnando a calciare con il sinistro».

Tifa Juventus?
«Non lo so, la sua prima squadra è il Chelsea».

Sua moglie è finalmente contenta di vederla a casa?
«Bah, chiedetelo a lei».


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