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Messaggi del 06/06/2010

Quale Juve per il futuro? Fatti, non solo promesse...

Post n°1972 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

“Sta nascendo la Juve scudetto. Questo club non è fatto per arrivare secondo. Faremo una squadra che cerchi la vittoria sistematica”. Con queste affermazioni Marotta, ha promesso al popolo bianconero un’immediata rinascita della Juventus proclamando legittime ambizioni sbandierate senza il timore di poter essere, malauguratamente, smentito dall’evoluzione degli eventi.
I tifosi juventini non aspettavano altro che sentir parlare di una Juventus, subito, competitiva ed in grado di insediare la leadership dell’Inter. La società bianconera è sulla giusta strada per iniziare a stilare un progetto programmatico che possa rilanciare la Juventus ai massimi vertici del calcio nazionale ed europeo ma, il tutto, dovrebbe avvenire senza proclami e promesse che, se effettuate, dovranno trovare un positivo riscontro nell’immediato futuro.
 

La Juve rappresenta una parte importante della storia del calcio italiano e si dovrà riappropriare del ruolo che si addice ad una squadra seguita da milioni di tifosi che hanno già vissuto i fasti della Vecchia Signora.
Queste premesse indicano le notevoli responsabilità che gravano sui dirigenti juventini che, invece di lasciarsi trasportare da populistici proclami dovrebbero programmare seriamente ed accuratamente il percorso, non facile, che dovrà seguire la società per dare un senso alle promesse, appena, effettuate.
Fermo restando che, quando vi è una ricostruzione in atto, è indispensabile ripartire da coloro che, per amore verso i colori sociali della propria squadra, per l’indiscusso tasso tecnico di cui sono dotati e per il contributo dato per la realizzazione di notevoli successi , rappresentano un caposaldo da cui partire: è il caso di Alessandro Del Piero e di Gigi Buffon due calciatori la cui permanenza nella squadra è stata messa in discussione da informazioni distorte e non corrispondenti alla realtà dei fatti.
 

“Buffon e Del Piero sono le nostre bandiere. Si ripartirà da loro due”. Con queste parole Marotta rassicura la tifoseria ed inizia a mettere il primo tassello per la ricostruzione. Non bisogna, però, dimenticare che accanto a coloro che hanno fatto la storia della Juventus vi sono altri calciatori degni di poter partecipare alla realizzazione di una grande Juve: in primis, Chiellini uno dei pochi giocatori che non si sono fatti coinvolgere dalla crisi che ha investito la squadra nel recente campionato. Il centrale difensivo, per grinta, attaccamento alla maglia, determinazione e quant’altro potrà essere un pilastro portante nella nuova costruzione made in Torino. Stesso discorso vale per Marchisio che, in virtù del suo tasso tecnico, può ricoprire più ruoli nel centrocampo al punto che Marcello Lippi, accortosi delle notevoli possibilità di Claudio, lo ha schierato nel ruolo di trequartista nell’amichevole premondiale contro il Messico. Marchisio non ha offerto una prova convincente nel ruolo affidatogli dal c.t della Nazionale ma, difficilmente, avrebbe potuto soddisfare le esigenze di Lippi in quanto si cimentava in un ruolo mai ricoperto, in una partita di livello internazionale. Comunque la duttilità tattica di Marchisio potrà ritornare utile a Delneri per quanto riguarda gli specifici compiti che dovrà svolgere nel modulo che predilige il neo allenatore della Juve ovvero il 4-4-2, un modulo che non prevede l’utilizzi di un trequartista ma che potrebbe consentire il posizionamento del centrocampista sia in fase di interdizione che di costruzione delle manovre offensive.
 

Accanto ai giocatori menzionati, la Juve potrà contare su due attaccanti che, per motivazioni diversificate non hanno potuto offrire un contributo al pari del loro, indiscusso, valore tecnico: Iaquinta ed Amauri.
Iaquinta, causa un infortunio al menisco che lo ha lasciato fuori dal campo da fine ottobre fino ai primi di marzo, non ha potuto dare il contributo atteso da un calciatore del suo valore. Il giocatore della Nazionale è uno dei migliori attaccanti, attualmente esistenti in Italia. Delneri è ben consapevole del valore di Vincenzo ed allo stesso modo avrà capito che Amauri, dopo il primo campionato 2008-2009 nella Juve con 32 presenze e 12 goal realizzati e con ottime referenze per i grandi tornei disputati nel Palermo, dovrà avere un’altra chance per dimostrare che la stagione appena conclusa è stata una parentesi poco fortunata indipendentemente dalla sua volontà.

Per quanto riguarda il resto dell’organico, Marotta dovrà, insieme a Delneri, attentamente valutare quali giocatori potranno far parte del progetto. Candreva, in prestito dall’Udinese con diritto di riscatto, Legrottaglie, Caceres e Grygerà potrebbero usufruire di una prova di appello ma la supponenza di Felipe Melo riferita da Ciro Ferrara, la mediocrità di Poulsen e l’inadattabilità di Diego al 4-4-2 unita allo scarso rendimento offerto durante tutto l’arco della stagione, dovrebbe far riflettere il d.g. bianconero affinchè i proclami e le promesse iniziali non si tramutino in una nuova scottante delusione per i tifosi juventini.
 

 
 
 

MOGGI: "I segreti della Gazzetta e le imposizioni della FIGC"

Post n°1971 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Luciano Moggi per "Libero"
© foto di Federico de Luca

Sono sempre in attesa di sapere da “Palazzo di Vetro” un parere sul ruolo e le frequentazioni del suo collega della Gazzetta, Maurizio Galdi, in ordine all’indagine di Calciopoli, il suo ruolo attivo e la collaborazione anomala con gli investigatori assolutamente non in linea con il codice di un giornalista.
Le domande passano a due, e per Ruggero Palombo nel caso, attengono all’intero ruolo della “Gazzetta”, a quello che ha recitato finora nell’indagine e a quello che intende recitarvi. Non c’è nessuno che non ricordi il titolo del 7 novembre 2009 del giornale rosa “Ecco come truccavamo i sorteggi degli arbitri”, messo lì sopra la testata di prima pagina, dove fa più effetto, esposto dagli edicolanti a beneficio anche di chi mai comprerebbe un giornale.
E di spalla a quel titolo un editoriale di Palombo, “Pallina al centro”, coacervo di conclusioni contrastanti con la verità che emergeva già allora e basate sul nulla. Il teorema fasullo era stato già smantellato nel corso delle varie udienze, ma è risultato del tutto schiacciato nell’udienza di martedì scorso, quando la difesa di Pairetto ha chiamato a testimoniare uno dei notai di quei sorteggi e un giornalista che vi aveva partecipato, esperto di quelle vicende. Il ruolo del giornalista era terminale rispetto alle varie fasi (estraeva solo il nome dell’arbitro), ma il pastrocchio di un trucco non si sarebbe potuto tenere in piedi senza coinvolgerlo. Il giornalista, però, variava a ogni sorteggio.

Questa elementare verità non aveva bisogno di testimoni a supporto, ma alla Gazzetta non è bastata nemmeno l’udienza di martedì per trovare il coraggio di emendare quel titolo. Neanche un titoletto interno, ma nel resoconto millimetrico dell’udienza ci si arrampica su una domanda del pm rivolta al notaio, a proposito delle rare volte in cui qualche pallina si apriva, che però nel caso veniva richiusa e rimescolata. La critica del pm era indirizzata al fatto che di questo non fosse stata data verbalizzazione, ma il notaio ha ribadito l’intera regolarità delle estrazioni. Credo che la Gazzetta abbia perso l’occasione di fare opera di verità e di imparzialità in questa vicenda.

La strana apparizione di Moratti alla presentazione del libro sui mondiali d’Argentina del ’78, si è ampliata con la partecipazione del colonnello Attilio Auricchio, scovata con tanto di video dagli attenti osservatori di Ju29ro. Quasi una rimpatriata che ha suggerito allo stesso sito web di commentare alla maniera di un recente film “c’erano un argentino, un milanese e due napoletani”. Sembrerebbe una barzelletta, ma non lo è. Il punto nodale riguarda la comparsa di Moratti, il suo “saluto caloroso” con il pm (pronto a chiamare il presidente nerazzurro come teste nel processo di Napoli) e la loro
uscita in ascensore. Ora si apprende anche del parlottare fitto fitto in sala con Auricchio. Tuttosport non manca di rilevare che l’investigatore è quello che «bollò come non interessanti le intercettazioni tra l’Inter e i designatori». Ma chi aveva invitato Moratti? L’ “amico pm”, spiega Tuttosport, riferendo la risposta data dallo stesso patron al giornalista.

Ultimo capitolo di giornata, non meno scandaloso, quello dei due pesi e due misure della giustizia sportiva. Ne avete già letto su queste pagine in merito all’ultimo deferimento dei Menarini (Bologna), “colpevoli” di una cena fatta con il sottoscritto. Aggiungo io che un dirigente federale si è fatto anche cura di dire a un presidente di recente nomina, con il quale vanto un’amicizia ventennale, come possa essere pericoloso avere rapporti con me, costringendolo a evitare per paura anche solo di telefonarmi. Deduco che mi si voglia fare terra bruciata intorno, mi si vorrebbe togliere anche il diritto alla parola. Se la regola dice che non si possono fare trattative con persone inibite, Palazzi deve spiegare perché non osserva la regola, perché guarda e non vede gli affari (non gli approcci) che si sono fatti tra presidenti squalificati e altri presunti campioni di onestà. Forse Palazzi ha paura di “toccare” talune persone, e, al tempo stesso, ritiene che una cena fatta tra amici sia atto molto più grave.

Vorrei tra l’altro ricordare al procuratore federale che il sottoscritto, per sua scelta, si è dimesso da tesserato Figc il 16 maggio 2006, e che oggi è un privato cittadino, quindi non inibito né squalificato, come riconosciuto e confermato dalla Corte di Giustizia Federale nel settembre 2008. Un cittadino libero di parlare con chicchessia, un cittadino che si sta ormai stufando di essere preso per il “bavero”.
 

 
 
 

BUFERA MARCHISIO. LIPPI LO DIFENDE...

Post n°1970 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

allora condaniamo pure la lega quando dice roma ladrona!!!!
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Un video postato su YouTube nella notte ed ecco che scoppia il caso Marchisio. Le immagini - rallentate, zoommate e sottotitolate secondo all'interpretazione del tifoso romanista che le ha pubblicate - mostrano il centrocampista della Juve che canta l'inno nazionale prima dell'amichevole tra Italia e Svizzera. Ma accanto alla parola "Roma" sembra aggiungere "ladrona", suscitando tra l'altro le risate di Cannavaro e Iaquinta che gli sono accanto. quanto rumore — Certezze non ci sono. Marchisio canta fuori tempo, dice qualcosa in più, ma è difficile capire di che cosa si tratti esattamente. Il video sta facendo comunque parecchio rumore, soprattutto nella capitale e tra i tifosi della Roma, che invitano Napolitano e Maroni e cacciare il giocatore dalla squadra. E sulla vicenda è intervenuto anche l'onorevole Paolo Cento, presidente del Roma Club Montecitorio: "Si chiarisca immediatamente che non c’è stata alcuna offesa nei confronti dell’Inno e di Roma, altrimenti si chieda scusa. E in questo caso mi auguro sia tempestivo anche l’intervento del ministro degli Interni Roberto Maroni, così come è stato in occasione delle legittime dichiarazioni dell’altro azzurro Daniele De Rossi", rimproverato da ministro e Figc per avere espresso i suoi dubbi sulla tessera del tifoso. lippi lo difende — Informato della polemica, Marcello Lippi ha preso le difese del suo giocatore: "Marchisio è un ragazzo fantastico, serio, esemplare: non credo proprio che abbia detto una cosa del genere. Sanzioni? Ma per favore...".

 
 
 

Marchisio e l'inno "..Roma ladrona" E' giallo sul Web...

Post n°1969 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

mi viene da ridere le solite balle
Fonte: Lastampa.it
© foto di FIGC/Image Sport

Marchisio canta e l'inno diventa "Roma ladrona". E' giallo su Internet per il filmato inserito su YouTube che mostra il centrocampista della Juve che durante l'inno di Mameli prima di Italia-Svizzera cambierebbe le parole pronunciando la frase "incriminata" coniata dalla Lega della prima ora.

Il video sarebbe stato realizzato dai tifosi romanisti che protestano contro lo juventino («via dalla Nazionale») e tirano in ballo il «massacro» subito da De Rossi per le dichiarazioni sulla tessere del tifoso.

 
 
 

Moggi, Juve, arbitri: spiati già dal 2002

Post n°1968 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

Moggi, Juve, arbitri: spiati già dal 2002

 
 
Tavaroli: ««Tronchetti mi ha messo in contatto con Moratti». L’ex capo della security Telecom sarà chiamato al processo di Napoli: dovrà svelare chi e perché gli ha ordinato quelle indagini e quali informazioni ha raccolto
TORINO, 5 giugno - Spiati dal 2002. La Juventus, Luciano Moggi e una serie di arbitri (fra cui De Santis) ve­nivano tenuto sotto controllo dalla security della Telecom. Lo ha rivelato Giuliano Tava­roli, ex responsabile della se­curity Telecom, in un’intervi­sta a la Repubblica pubblicata ieri. La famigerata “Operazio­ne Ladroni”, com’era stata bat­tezzata in codice l’indagine pri­vata condotta dagli 007 di Ta­varoli sul mondo del calcio, era insomma iniziata anche prima di quanto si sapesse finora. «La pratica ladroni riguarda le in­dagini sui rapporti fra la Ju­ventus e gli arbitri. Risale al 2002, quando un arbitro ber­gamasco ( Nucini, ndr) e ami­co di Giacinto Facchetti un giorno scoppia e racconta i re­troscena di quella che diven­terà Calciopoli. All’Inter vanno in fibrillazione e così Tron­chetti Provera consiglia a Moratti di chiamarmi». Così Tavaroli parla a la Repubblica, stabilendo una data d’inizio al­l’indagine, per altro già nota. Nella lunga intervista, Tavaro­li usa toni molto duri nei con­fronti del suo ex datore di lavo­ro, che ha sempre negato di avergli ordinato indagini sulla Juventus e sul mondo arbitra­le, lasciando capire che quelle furono iniziative degli uomini della security. Uomini che Tronchetti ammette solo di aver messo in contatto con Massimo Moratti e Giacinto Facchetti (dopo che Nucini aveva allertato l’amico Fac­chetti sui rapporti fra Moggi e un nutrito gruppo di arbitri di serie A).

IL PUZZLE - Un altro tassello sulla genesi di calciopoli trova, insomma, una collocazione nel complesso mosaico del quale mancano ancora molte tesse­re. Quelle che potrebbe mette­re lo stesso Tavaroli, insieme con Emanuele Cipriani, tito­lare dell’agenzia investigativa Polis d’Istinto alla quale Tava­roli si appoggiava: entrambi, infatti, saranno sentiti come testimoni a Napoli (probabil­mente dopo la pausa estiva), chiamati dalla difesa di Moggi a spiegare frangenti e partico­lari delle loro indagini su Ju­ventus e sull’ex dg. Non biso­gnerà, quindi, aspettare molto per conoscere le verità di Tava­roli sul calcio, quelle mai piena­mente esplorate dagli inqui­renti del processo Telecom. «Sul calcio mi è stato chiesto pochissimo», ha spiegato lo stesso Tavaroli intervenendo a TeleLombardia venerdì sera. Del calcio gli chiederanno il 18 o il 22 giugno, quando compa­rirà davanti al giudice Caso­ria nell’aula 216 del tribunale di Napoli.

LE DOMANDE - Facile che gli venga chiesto chi e perché ave­va ordinato quelle indagini. Fa­cile che lui risponda che Tron­chetti Provera lo aveva messo in contatto con Moratti e Fac­chetti (circostanza, per altro, confermata da tutti i protago­nisti della vicenda). Ma, per esempio, sarà interessante ca­pire quali informazioni emer­sero dalle indagini partite, stando a quanto dice il Tavaro­li, dal 2002. Per esempio: la Ju­ventus e Moggi venivano spia­ti anche per quello che potrem­mo definire spionaggio indu­striale? In questo senso è inte­ressante rileggere quanto det­to in aula (processo Telecom) da Fabio Ghioni, responsabile tecnico della sicurezza Telecom e, quindi, stretto collaboratore di Tavaroli. Ghioni parla di «competizione industriale» ri­ferendosi alle acquisizioni di tabulati inerenti al mondo del calcio: «Una squadra di calcio era un’azienda e faceva parte del Gruppo. Quindi, qualun­que informazione la security poteva trarre su persone ester­ne all’azienda aveva quella va­lenza ». Un ragionamento che in qualche modo riecheggia in certe spiegazioni Moggi. L’ex dg bianconero ha sempre so­stenuto di essere vittima di una sorta di “spionaggio indu­striale” da parte delle dirette concorrenti, le quali - sempre secondo Moggi - riuscivano ad avere informazioni sulle sue operazioni di mercato, renden­dole più difficili o soffiandogli i giocatori all’ultimo momento. In questo senso vale la pena ri­cordare che fra le utenze telefo­niche di cui la security Telecom acquisisce i tabulati ci sono quelle della Gea World e della Football Management, due grandi società di procuratori di cui faceva parte il figlio di Lu­ciano Moggi, Alessandro. LA TESI D’altra parte, Moggi ha sempre sostenuto che l’uti­lizzo delle “inintercettabili” schede svizzere, secondo l’accu­sa la prova più concreta dell’e­sistenza di una cupola sotto controllo dello stesso Moggi, era dovuto proprio al timore di essere “spiato” e dall’esigenza di poter condurre le sue trat­tative di mercato al sicuro da orecchie indiscrete e non per tenere contatti con gli arbitri e i designatori, come sostiene in­vece l’accusa. A questo punto avere dei particolari in più su quelle indagini condotte dalla security Telecom a partire dal 2002 potrebbe essere impor­tante per chiarire questo aspetto cruciale sia per la dife­sa sia per l’accusa di Moggi.


 
 
 

CLAMOROSO DALL'ARGENTINA - Maxi offerta Juve per Aguero: Diego, Tiago e 20 milioni!

Post n°1967 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 

Dall'argentina rimbalza una clamorosa bomba di mercato: secondo il quotidiano argentino Olè, la Juventus avrebbe presentato una maxi offerta all'Atletico Madrid per il giovane fuoriclasse albiceleste, Sergio Aguero. Diversi club - riporta la prestigiosa testata sportiva - sono andati all'assalto del fantasista albiceleste, ma si sono fermati dinanzi all'onerosa clausola rescissoria di 60 milioni di euro, fissata dai Colchoneros per blindare la propria stella. Ora, però, sembra che la Vecchia Signora del calcio italiano sia disposta a raggiungere tale importo. I bianconeri avrebbero messo sul piatto un bel po' di soldi e due giocatori.
IL RETROSCENA - Jesus Garcia Pitarch, il direttore sportivo dell'Atletico Madrid, si è recato a Torino per cercare di chiudere il trasferimento di Tiago. Secondo Olè, in sede di trattativa, la Juventus avrebbe richiesto ufficialmente Sergio Aguero, proponendo al dirigente spagnolo due contropartite tecniche ed un lauto conguaglio in denaro. Tiago, Diego più 20 milioni di euro per "El Kun".

 
 
 

Ritorno all’ antico?

Post n°1966 pubblicato il 06 Giugno 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di lucalanc


Siamo già passati oltre, per fortuna!
In questi giorni si è parlato parecchio di Capello all’ inter, le reazioni si sono sprecate e tra tutti i commenti ha fatto spicco quello di Mughini, il quale ha sarcasticamente paragonato l’ arrivo di Don Fabio alla pinetina alla cena di un derubato a casa dei ladri.
In realtà, ora lo possiamo anche ammettere, quando il nome di Fabio Capello ha iniziato a circolare, molti di noi juventini hanno accusato delusione e di sconforto.
Sinceramente, forse stupidamente, io avevo maturato la convinzione che Don Fabio non avrebbe mai accettato di legarsi a Moratti e all’ inter.
Senza ombra di dubbio considero Capello il n. 1 degli allenatori: molto meglio di Guardiola, di Hiddink, di Van Gaal, di Mourinho e di tutti gli altri!
Capello, dicevo, è garanzia assoluta di vittorie e, senza un perché, speravo che non avrebbe tradito a tal punto la Juve, Moggi e Giraudo!
Non sono un ingenuo: mi rendo conto che Don Fabio è uno che mette al primo posto se stesso. Lui è un protagonista, si considera il top e conseguentemente pretende il top.
Perché proprio l’ inter? Perché vendersi così ad un nemico? Potenza dei petrodollari morattiani? Peraltro già in passato Capello stupì tutti lasciando la Roma per passare alla Juve dell’ allora odiato Moggi!
Da qualche giorno è arrivata la conferma: Don Fabio resterà ad allenare la Nazionale inglese, quindi… scampato pericolo!
Fosse arrivato lui, per altri dieci anni avremmo potuto dedicarci alla pallavolo o ad altre discipline, perché nel calcio, in serie A, lui con i milioni di Moratti avrebbe fatto razzia di scudetti.
L’ inter di Moratti, che per una dozzina di anni riuscì a spendere più (e peggio) di tutti, cambiando ad ogni campionato mezza squadra e due o tre allenatori, cinque anni fa, con Mancini-bellicapelli cambiava rotta.
Lasciamo stare per una volta pagliacciopoli: negli ultimi anni, per colpa di Mancini (prima) e di Mourinho (poi), l’ inter ha cominciato a selezionare con maggior criterio i calciatori rinforzando progressivamente la propria rosa.
Oggi, dopo anni di nuvole nerazzurre, par rispuntare qualche raggio di sole: Mou è scappato via, Maicon pare lo voglia seguire, così come Milito e forse Sneider. Kolarov che sembrava già destinato all’ inter, ora pare dirigersi pure lui in Spagna.
Moratti, rinfrancato e reso ebbro dalle ultime vittorie, a mio parere potrebbe tornare ad essere il vecchio spendaccione perdente di prima. Mi spiego meglio. Un tempo lui voleva decidere tutto: dagli acquisti alle cessioni, dal gioco alla formazione. Per questo prendeva allenatori scarsi e deboli: voleva essere lui la mente di tutte le strategie! I risultati non gli diedero ragione e alla fine, avvilito e frustrato, decise di affidarsi a bravi allenatori. Prese Lippi, che fallì, poi il Mancio e alfine Mourinho. Moratti è un passionale: lui si innamora delle persone, dei talenti e delle illusioni. Andava pazzo per Recoba e per altri scarsoni che, fosse stato per lui, sarebbero ancora tutti lì all’ inter, strapagati, a fare schifo.
Ora forse lui si illude che la ricetta sia stata indovinata e che la squadra possa campar di rendita sugli equilibri raggiunti, continuando a vincere comunque, anche diretta da uno Zeman qualsiasi.
Per questo ha già comunicato che la campagna acquisti sarà molto blanda, prima ancora di aver nominato l’allenatore.
Il nome di Zeman per la panca nerazzurra resterà solo un gran bel sogno per tutti noi juventini, molto più probabilmente arriverà Rafa Benitez.
Non vorrei passare per un ottimista a tutti i costi, ma anche il ruolino di marcia di Benitez mi lascia davvero ben sperare!
Rafa ha avuto molta fortuna nella sua carriera, riuscendo persino ad affermarsi in Champions League, a dispetto di ogni pronostico, ma proprio non mi convince: per me lui è un gran perdente e, come alternativa a Zeman (che resta la mia prima scelta per i perdazzurri), pure lui appare molto promettente…
Benitez è un allenatore abituato ad arrivare quarto o quinto e per lui perdere decine di partite ogni anno è ordinaria amministrazione.
E’ una persona educata ed acculturata, il perfetto esempio di partecipante-non vincente!
Spero proprio che con lui si torni all’ antico: alla vecchia inter, a quella squadretta che negli anni di Simoni, di Hogson,& perdenti vari, ci diede tante soddisfazioni…

 
 
 

     

 

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