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Messaggi del 14/06/2010

Italia, pari al debutto: con il Paraguay finisce 1-1...

Post n°2002 pubblicato il 14 Giugno 2010 da nadir63l
 

 

I sudamericani passano nel primo tempo con un gol di testa di Alcaraz. Nella ripresa De Rossi sfrutta un'incertezza del portiere e firma il pari. Buffon infortunato: problema al nervo sciatico

 

CITTÀ DEL CAPO, 14 giugno - Non sarà stato certo l'esordio che Lippi sperava, ma poteva anche andare peggio. Un'Italia confusa e a volte distratta pareggia 1-1 in rimonta sul Paraguay e contiene i danni nella prima uscita dei campioni del Mondo in Sudafrica. Sotto di un gol (al 39' Alcazar) e senza Buffon dall'inizio del secondo tempo per un problema muscolare, gli azzurri trovano il pareggio un po' per caso con De Rossi (grave l'errore di Villar in uscita sul calcio d'angolo) e nella mezz'ora finale vanno vicini al gol vittoria in un paio di occasioni. Se si vuole andare avanti, però, contro Nuova Zelanda e Slovacchia servirà un'altra Italia.

ERRORE FATALE - Sciolti gli ultimi dubbi della vigilia, Lippi manda in campo una formazione con ben cinque esordienti al Mondiale (Chiellini, Criscito, Montolivo, Marchisio e Pepe) e un'impronta juventina ben visibile (sei i bianconeri, compresi Cannavaro e Pepe, più 'metà' Criscito). In attesa del recupero di Pirlo, De Rossi e Montolivo provano a fare gioco, ma è dagli esterni che gli azzurri trovano nel primo tempo gli spunti migliori. Molto bene sulla destra Pepe, che mette più di una volta in imbarazzo la difesa paraguayana e poi corre subito indietro ad aiutare Zambrotta. Meno appariscente Iaquinta sulla sinistra, cercato poco dai compagni. Dalle parti di Gilardino, però, arrivano poche palle pulite, mentre Marchisio stenta a trovare la giusta collocazione in campo. L'Italia sembra comunque in grado di gestire la gara, fino al minuto 39. Punizione dalla trequarti per il Paraguay: Alcaraz salta tra Cannavaro e De Rossi e di testa batte Buffon, incredulo.
 
LA ZAMPATA DI DE ROSSI - Le brutte notizie per Lippi continuano nell'intervallo, quando Buffon è costretto a lasciare per un risentimento al nervo sciatico. Dal 1' dentro Marchetti. L'Italia fatica a riprendersi dallo shock del gol subito e per poco non capitola di nuovo al 10' (Vera sfiora il palo da pochi passi). Il ct prova a cambiare qualcosa inserendo Camoranesi per Marchisio, ma al 18' l'episodio che sblocca gli azzurri arriva da calcio d'angolo: De Rossi sfrutta un incredibile errore in uscita di Villar e fa 1-1. Nei 20' finali entrano Santa Cruz e Di Natale. Poi Montolivo va vicino al gol con una insidiosa conclusione dalla distanza. Finisce in parità, per l'Italia c'è ancora tanto da lavorare.

 
 
 

Dossier illeciti, Gup Milano: "Spionaggio illegale per gli interessi di Tronchetti"

Post n°2001 pubblicato il 14 Giugno 2010 da nadir63l
 

Fonte: Tuttosport.com
© foto di Image Photo Agency

«Quello che si e' verificato e' stata molto semplicemente la esecuzione capillare di operazioni di 'spionaggio' di possibili e futuri dipendenti; di concorrenti; di personaggi della finanza (...) di giornalisti particolarmente critici (...) di manager» e di «vari personaggi della vita pubblica, politica ed economica italiana ritenuti 'ostili' alle due aziende, ovvero in particolare al Presidente Tronchetti Provera». Lo scrive il gup di Milano Mariolina Panasiti nelle motivazioni dei patteggiamenti sulla vicenda dei dossier illegali. Le operazioni di spionaggio sono state fatte, prosegue il giudice, nei confronti «di assistenti; di uomini politici; di mogli, fidanzate, amici, amiche, figli degli amici, calciatori, allenatori di squadre di calcio, cognati, cognate, ex mariti; con assunzione capillare di informazioni su qualunque aspetto della vita delle persone fisiche o giuridiche spiate potesse essere rilevante - eventualmente anche in termini di pressione - per le due aziende Telecom e Pirelli e per il loro Presidente». Il tutto, si legge ancora, «con assunzione di informazioni sensibili oltre che potenzialmente imbarazzanti, quali potevano essere le esposizioni bancarie, i precedenti penali e giudiziari, eventuali rapporti Sisde, o presso forze di Polizia, al punto da costituire i detti dati gia' lo standard del tipo di accertamenti che il Cipriani o il Bernardini realizzavano quasi in automatico non appena richiesti dalle security delle due societa». Il gup parla di una «attivita' di investigazione in danno di vari personaggi della vita pubblica, politica ed economica italiana (Gnutti, Colaninno, Della Valle, Bernabe', Scaroni, De Benedetti, Tremonti, Bossi, Brancher, solo per citarne alcuni)».

GLI INTERESSI DI TELECOM - «È mancata in atti proprio la prova, anzi si è positivamente formata prova contraria, che le manovre, per come contestate agli imputati Tavaroli, Iezzi, Ghioni, sul presupposto di una loro autonoma e autoreferenziale scelta di procedere all'acquisizione di informazioni, ovvero all'esecuzione di intrusioni informatiche all'unico fine di stornare risorse economiche dalle Società Telecom e Pirelli, non abbiano avuto la reale consistente indicata dal pm che in tal senso ha fatto proprie le tesi delle due Società». È uno dei passaggi delle motivazioni dei patteggiamenti fatti dal gup di Milano, Mariolina Panasiti, nell'ambito del procedimento sui Dossier Illeciti. Per il giudice, in particolare, vi è in atti la prova che i dossier sono stati formati nell'interesse di Telecom e di Pirelli. «Le richiesta di acquisizione di informazioni e di intrusione informatica - precisa il gup - erano attività strettamente pertinenti a scelte aziendali, nelle due aziende pienamente condivise e conosciute, idonee a soddisfare e a corrispondere a specifici interessi delle due società e del gruppo dirigente che in quegli anni era rappresentato dalle medesime persone, nella specie Marco Tronchetti Provera e l'ad Carlo Buora».

TRONCHETTI SAPEVA - «Una gravissima intromissione nella vita privata delle persone mossa da logiche partigiane nella contrapposizione tra blocchi di potere economici e finanziari, logiche che tendono a beneficiare non già l'azienda come tale ma chi in un dato momento storico ne è il proprietario di controllo». Sono le parole con cui il gup milanese Mariolina Panasiti, motivando i patteggiamenti di 16 imputati tra i quali Giuliano Tavaroli (4 anni e 2 mesi) e Fabio Ghioni (3 anni e 4 mesi) e delle due società Telecom e Pirelli (sanzioni pecuniarie per 7 milioni di euro) chiama in causa Marco Tronchetti Provera che all'epoca dei fatti era il presidente dei due consigli di amministrazione. «Che Ghioni (il capo del Tiger Team la struttura illegale interna a Telecom n.d.r.) avesse agito di sua iniziativa è palesemente inverosimile - scrive il gup - che Tavaroli (all'epoca responsabile della security n.d.r.) gestisse pratiche di quel genere nel suo interesse è parimenti altamente improbabile. La ricostruzione degli avvenimenti fornita dai pm e da Telecom e Pirelli è risultata nettamente smentita dall'incartamento processuale. Le due aziende sono pervenute ad una sostanziale accettazione delle contestazioni accedendo all'applicazione delle sanzioni pecuniarie». Il gup ricorda inoltre che le imputazioni a carico delle due società sono in una situazione di alternatività rispetto all'accusa di appropriazione indebita. Accusa che per decisione dello stesso giudice è caduta in udienza preliminare. Il deposito delle motivazioni specifiche ci sarà nelle prossime settimane contestualmente alla trasmissione degli atti ai pm affinchè svolgano nuovi accertamenti per indiividuare ulteriori responsabilità. Secondo il gup «Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un'attività che era formalmente devoluta all'esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini». E le fatture gravano sul budget della security nei bilanci dell due società quotate, ricorda il giudice. «I bilanci sono stati approvati regolarmente secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di amministrazione. In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Porvera e l'amministratore delegato Carlo Buora. Bilanci approvati senza alcun rilievo di sorta» aggiunge il gup.

TESI ACCOLTE - Il giudice, lo scorso 28 maggio, nel decidere sui patteggiamenti e sulle richieste di rinvio a giudizio, aveva fatto cadere l'accusa di appropriazione indebita ai danni di Telecom e Pirelli contestata dalla Procura ad alcuni imputati, tra cui Giuliano Tavaroli, Fabio Ghioni ed Emanuele Cipriani. Nelle motivazioni si legge: «ritiene questo decidente che sia mancata in atti proprio la prova, anzi si e' positivamente formata la prova contraria, che le manovre per come contestate agli imputati» siano state compiute «all'unico fine di stornare risorse economiche dalle societa' Telecom e Pirelli». I pm, secondo il giudice, hanno «fatto proprie le tesi delle due società», che parlavano di un'appropriazione indebita ai loro danni. Una tesi che il giudice non ha accolto, spiegando che le richieste dei dossier erano attivita' «nelle due aziende pienamente condivise e conosciute». Come emerge dalle motivazioni, Tronchetti Provera e Carlo Buora «hanno approvato il bilancio dei due diversi settori security delle due aziende, senza alcun rilievo di sorta». Il budget delle direzioni security «approvato e condiviso», si legge ancora, «era negli anni cresciuto, passando da 10 milioni di euro a 50/60 milioni di euro, fino a toccare i 120 milioni di euro nell'anno 2004».

LO SCOPO - «Le richieste di acquisizione di informazioni e di intrusione informatica erano attività strettamente pertinenti a scelte aziendali, nelle due aziende pienamente condivise e conosciute, idonee a soddisfare e corrispondere a specifici interessi delle due società e del gruppo dirigente, che in quegli anni era rappresentato dalle medesime persone, il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora». Lo scrive il Gup di Milano, Mariolina Panasiti, nelle motivazioni della sentenza con cui ha ratificato il patteggiamento di alcuni imputati nell'ambito dell'indagine sui dossier illegali creati 'all'ombrà di Telecom da una struttura capeggiata da Giuliano Tavaroli. Che i report illegali siano stati effettuati nell'interesse delle società, secondo il Gup, emerge «in maniera del tutto univoca» e in contrasto, questo il giudice lo ribadisce in più passaggi delle sue motivazioni, con la tesi fatta propria dalla procura, per la quale le attività illecite avrebbero avuto come unico scopo quello di stornare risorse economiche dalle società Telecom e Pirelli.

TRONCHETTI SMENTISCE - Marco Tronchetti Provera, attuale presidente di Pirelli, nelle sue dichiarazioni in fase di indagini sulla vicenda dei dossier illegali ha manifestato un «ostinato diniego di ogni consapevolezza di quanto accadeva nelle aziende da lui, almeno formalmente, gestite». Lo scrive il gup di Milano, Mariolina Panasiti, nelle motivazioni dei patteggiamenti nell'ambito dell'inchiesta sui dossier illegali. Il giudice spiega, in uno dei passaggi delle oltre 300 pagine di motivazioni, che l'allora presidente di Telecom e di Pirelli nelle dichiarazioni «rese in sede di esame in fase di indagini» ha manifestato un «ostinato diniego» anche «nella consapevolezza di quegli elementi di conoscenza comunemente condivisi in azienda da dipendenti e dirigenti di diversi livelli, ed addirittura portati alla conoscenza delle collettivita' in convention di security». Il giudice, nelle scorse settimane, anche alla luce di alcune testimonianze in sede di udienza preliminare, tra cui la deposizione di Tronchetti Provera, ha disposto la trasmissione degli atti in Procura perche' valuti la possibilita' di nuove indagini.

L'APPROPRIAZIONE INDEBITA - Il gup ricorda poi che le imputazioni a carico delle due società sono alternative rispetto all'accusa di appropriazione indebita. Accusa che, per decisione dello stesso giudice è caduta in udienza preliminare, ma che era stata mossa dalla Procura a carico di alcuni degli imputati. Il deposito delle motivazioni specifiche avverrà nelle prossime settimane contestualmente alla trasmissione degli atti ai pm affinchè svolgano nuovi accertamenti per individuare ulteriori responsabilità. Intanto, sempre secondo il gup «Telecom e Pirelli erano perfettamente consapevoli delle fatture emesse da società estere per un'attività che era formalmente devoluta all'esecuzione di ben individuati, immutevoli e ben conosciuti personaggi come Cipriani e Bernardini». E le fatture gravano sul budget della security nei bilanci dell due società: «I bilanci sono stati approvati regolarmente -sottolinea il gup- secondo i meccanismi gerarchici fino ad arrivare ai consigli di amministrazione. In questi sedevano il presidente Marco Tronchetti Provera e l'amministratore delegato Carlo Buora. Bilanci approvati senza alcun rilievo di sorta».

 
 
 

INTER-GATE?

Post n°2000 pubblicato il 14 Giugno 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

L'Europa è in subbuglio, l'Italia insabbia. Questo potrebbe essere il sottotitolo (o l'occhiello) per questo articolo. Il Bayern di Monaco (e dico, notare bene, il Bayern, non la Juventus o la Roma...) spera nella retrocessione dell'Inter, ritenendola la sola ed equa commistione di pena adeguata per la questione del tesseramento di Milito e di Thiago Motta, trattati l'estate scorsa da Massimo Moratti ed Enrico Preziosi, il quale, in quanto deferito, non poteva intervenire in alcun modo nelle questioni legate al calcio. Lo scrive il Morgenpost, che ha dedicato un lungo servizio alla vicenda. "L'Inter potrebbe perdere tutti e tre i trofei. Il motivo: Motta e Milito non sono autorizzate a giocare. Ora anche la minaccia di retrocessione e potrebbe rallegrare Il Bayern Monaco", si legge sulle pagine del quotidiano tedesco.  
Facendo un excursus attraverso la stampa estera vediamo Spagna, Francia, Belgio, Germania (ovviamente...), Olanda, Inghilterra, Slovenia e perfino Turchia menzionare o occuparsi della vicenda. L'Italia, al contrario, tace; ma questa volta non basterà la sabbia.
Il Codice di Giustizia Sportiva è chiaro in proposito:

Art.10, comma 1.

Doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari
1. Ai dirigenti federali, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art.
1, comma 5 è fatto divieto di svolgere attività comunque attinenti al trasferimento, alla cessione di
contratto o al tesseramento di calciatori e tecnici, salvo che avvengano nell’interesse della propria
società. È fatto altresì divieto, nello svolgimento di tali attività, di avvalersi di soggetti non
autorizzati e di avere comunque contatti con tesserati inibiti o squalificati. In questi casi gli atti,
anche se conclusi, sono privi di effetto.

Applicando il CGS, dunque, i trasferimenti di Motta e Milito sono da ritenersi PRIVI DI EFFETTO e cioe' NULLI, pertanto, avendoli schierati l'inter avrebbe di conseguenza violato il COMMA 6 dello stesso Art. 10 del CGS:

COMMA 6. La violazione delle norme federali in materia di tesseramenti compiuta mediante falsa
attestazione di cittadinanza costituisce illecito disciplinare. Le società, nonché i loro dirigenti,
tesserati, soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che compiano direttamente o tentino di compiere,
ovvero consentano che altri compiano, atti volti ad ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza
falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e di tesseramento
di calciatori extracomunitari, ne sono responsabili, applicandosi le sanzioni di cui ai successivi
commi 8 e 9. Alle stesse sanzioni soggiacciono le società, i dirigenti e i tesserati qualora alle
competizioni sportive partecipino calciatori sotto falso nome o che comunque non abbiano titolo per
prendervi parte.

Per cui si applica il COMMA 8:

COMMA 8. Nell’ipotesi di cui al comma 6, se viene accertata la responsabilità oggettiva della società ai sensi
dell’art. 4, il fatto è punito, a seconda della gravità, con le sanzioni previste dalle lettere c), g), h), i)
dell’art. 18,comma 1, mentre se viene accertata la responsabilità diretta della società ai sensi
dell’art. 4, il fatto è punito, a seconda della gravità, con le sanzioni previste dalle lettere g), h), i)
dell’art. 18, comma 1.
COMMA 9. I dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 riconosciuti
responsabili dei fatti di cui al precedente comma 6, sono puniti con la sanzione dell’inibizione o
della squalifica per un periodo non inferiore a due anni.

Ed eccoci al succo: Art.18

Sanzioni a carico delle società
1. Le società che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali e di ogni altra
disposizione loro applicabile sono punibili con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura e
alla gravità dei fatti commessi:
a) ammonizione;
b) ammenda;
c) ammenda con diffida;
d) obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse;
e) obbligo di disputare una o più gare con uno o più settori privi di spettatori;
f) squalifica del campo per una o più giornate di gara o a tempo determinato, fino a due anni;
g) penalizzazione di uno o più punti in classifica; la penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace
nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente;
h) retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza o di qualsiasi altra competizione
agonistica obbligatoria; in base al principio della afflittività della sanzione, la retrocessione all’ultimo posto
comporta sempre il passaggio alla categoria inferiore;
i) esclusione dal campionato di competenza o da qualsiasi altra competizione agonistica obbligatoria, con
assegnazione da parte del Consiglio federale ad uno dei campionati di categoria inferiore;
l) non assegnazione o revoca dell'assegnazione del titolo di campione d'Italia o di vincente del campionato,
del girone di competenza o di competizione ufficiale;
m) non ammissione o esclusione dalla partecipazione a determinate manifestazioni;
n) divieto di tesseramento di calciatori fino a un massimo di due periodi di trasferimento.
2. Alle società può inoltre essere inflitta la punizione sportiva della perdita della gara nelle ipotesi previste
dall'art. 17 del presente Codice.

Alla fine della lettura di "solo" una parte inerente ai fatti del Codice di Giustizia Sportiva, una domanda la indirizziamo alla Procura Federale e a Stefano Palazzi in particolare: che cosa vogliamo fare, ora? Ora che i fatti sono così eclatanti da far "agitare" mezza Europa, ha più peso il "potere" di Moratti o l'immagine dell'Italia? La risposta dall'8 luglio in poi, giorno in cui, si spera, non si arriverà all'ennesima, insignificante "multina".

 
 
 

     

 

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