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Messaggi del 29/06/2010

ultimatum....

Post n°2059 pubblicato il 29 Giugno 2010 da nadir63l
 

Krasic-Juve: ora
scatta l'ultimatum

Duro col Cska: «Vendetemi alla Juve o tra un anno andrò via a parametro zero». Ha rifiutato anche l’offerta del City, ora aspetta una mossa dall’Italia

, 29 giugno - Gliel’ha detto in faccia. Che fa sempre un al­tro effetto rispetto a una te­lefonata o al procuratore che riferisce. Finito il suo Mondiale con la Serbia, Mi­los Krasic si è preso il mal di pancia di volare a Mosca e parlare con i dirigenti del Cska. «Perché non mi ven­dete alla Juventus? Io vo­glio andare solamente lì, ri­fiuterò qualsiasi altra op­portunità, quindi cercate di accordarvi con il club, altri­menti rimango qui e me ne vado via a parametro zero quando scadrà il mio con­tratto », quindi nel dicembre 2011, mica tra un secolo. Questo il succo del discorso, che non sembra abbia pro­vocato particolari brividi nei vertici del club russo, in­tenti - pure loro - a recitare la parte dei duri. Ma il mes­saggio è stato recepito co­me, soprattutto, il no al City che il ragazzo avrebbe pro­nunciato nei giorni scorsi, minando in modo serio l’al­tra trattativa che il Cska conduceva parallelamente a quella con la Juventus.

L’INTERVENTO/1 - Insom­ma, la volontà del ragazzo si sta dimostrando strategi­ca per i piani bianconeri e il Cska rischia di infilarsi in un vicolo cieco, con un solo acquirente con il quale trat­tare e quindi pochissimo margine per alzare il prez­zo. In questo senso è inte­ressante registrare le paro­le di Beppe Marotta, ospite ieri mattina di Radio An­ch’io Sport su Radio Rai. Un lungo intervento nel quale il dg bianconero ha parlato della nazionale, ma anche dei piani Juve e su Krasic è stato chiarissimo: «La trat­tativa è aperta, il giocatore ci interessa sempre, ma il Cska deve diminuire le pre­tese economiche per chiude­re ». Per la cronaca lo stallo vede la Juventus ferma a 15 milioni e il Cska che ne vor­rebbe 16,5. Una distanza non abissale, ma certamen­te sostanziale in un mo­mento in cui Marotta non ha possibilità, né intenzio­ne, di scialare.

 
 
 

PALAZZI DI SABBIA?

Post n°2058 pubblicato il 29 Giugno 2010 da nadir63l
 

Leggo e rileggo, ogni giorno, novità e impressioni, e non posso impedire al mio pensiero di sportivo il ritorno all'estate del 2006. La "Giustizia" fu celere quell'anno, perché (così ci dissero) c'era da risolvere la bega dell'iscrizione alle coppe Europee. Sarà vero, ma questa lentezza di Palazzi (attuale) mi lascia da pensare. Perché, non c'è da procedere all'iscrizione alle coppe Europee anche quest'anno? E quindi, come mai non stiamo assistendo a interrogatori a spron battuto da parte della Giustizia Sportiva? Qual'è il vero motivo per cui, oggi, non c'è la fretta di allora? Forse che le eventuali sentenze non saranno tali da inficiare o invalidare il risultato del Campionato appena terminato? E' verissimo, l'udienza per la questione del trasferimento Milito-Thiago Motta verrà trattata l'8 luglio (alle 15), ma perché la FIGC non ha depositato ancora il deferimento per Massimo Moratti e compagnia contrattante? Perché non si trova traccia della questione nei documenti ufficiali? Perché c'è stata così grande risonanza per una CENA tra Moggi e Menarini e c'è così tanto ovattato parlottare per un affare ben più serio e determinante trattato con un personaggio inibito?
Mi chiedono se ho fiducia nella Giustizia italiana; questa è una domanda alla quale faccio fatica a trovare una risposta diplomatica. Per mie attività passate posso rispondere di sì; però, poi, mi rimbomba in mente una frase oscena che ho spesso sentito ripetere: la Giustizia sportiva è svincolata da quella penale.
E allora la domanda cambia. La domanda diventa se ho fiducia nella Giustizia SPORTIVA italiana. E qui la mia risposta è una sola: no. Non ho fiducia per indagini sommarie volte a imputare il capro espiatorio di turno, non ho fiducia nelle indagini svolte sulla base di ciò che scrive un (solo) giornale, non ho fiducia in quelli che rispondono, davanti a fatti portati alla luce, "l'Inter non ci interessa", non ho fiducia negli "onesti" che, fino a prova contraria, continuano a ripetere che "loro" non hanno mai parlato al telefono con i designatori arbitrali (salvo poi scoprire che non solo ci parlavano...), non ho fiducia, soprattutto, in questo Procuratore che ha già dimostrato più volte in passato di fare due pesi e due misure, per motivi a me (a noi) ignoti.
Sembra di avere a che fare con due mani diverse: da una parte pesante con le comminazioni e dall'altra pesante con le carezze; si ha l'impressione di essere in uno stato (sportivo) ben lontano dall'ideale civico dello stato di diritto, nel quale chi sbaglia paga, senza eccezioni, proprio per senso del dovere nei confronti dello stesso. La disegualità di trattamento è sotto gli occhi dell'Europa e del mondo; l'Italia è, difatti, l'unico Paese in cui queste questioni vengono tenute sotto la sabbia il più possibile. Fate una ricerca con google se non mi credete; avrete, in breve, sotto gli occhi le cose di cui ho parlato qui in almeno otto lingue diverse. La gravità è rappresentata dal fatto che da noi, che siamo i diretti interessati, non se ne parla. O se ne "parlotta" a bassa voce e il meno possibile. E' più grave la cena Menarini-Moggi, è più grave "l'affare Amauri" (il cui padre è procuratore, e non inibito...), peggio ancora l'ape furibonda di Cannavaro o i saltelli degli ultras in curva i quali, però, mai si sono sognati di lanciare un motorino giù da un anello all'altro della curva, tanto per dirne una...
Io vado controcorrente e continuo a parlarne, a tenere accesa la luce sull'8 luglio (ore 15, repetita juvant...). E' una luce piccola, appena una fiammella, forse solo un fuoco fatuo; la mia speranza è che, ognuno di voi, accenda una piccola luce insieme a me e che, tutte queste piccole luci insieme, abbiano la forza di tenere viva l'attenzione su quella che dovrebbe essere una Giustizia uguale per tutti, e non sottomessa ai soliti Palazzi di sabbia di tutti quegli ormai stucchevoli giochi economici e di potere ai quali siamo stati vergognosamente ammaestrati.

 
 
 

Mille (e una) bandiere...

Post n°2057 pubblicato il 29 Giugno 2010 da nadir63l
 

GLMDJ

Immagine IPB

di Lucaboo2

Fin dall'antichità l'Italia è conosciuta come un paese di poeti, di santi e di navigatori. Da sempre, inoltre, i maschi italiani godono fama di grandi amatori. Per tacere di chi identifica dalla notte dei tempi lo Stivale come la culla del Diritto e dei giuristi. A tutte queste caratteristiche di Italianità DOC, dal giorno che il culto pallonaro vide la luce, si aggiunse quella di "Paese dei 60 milioni di CT", giacché da sempre ogni discendente di Dante ha la sua squadra ideale...
In occasione di questo Mondiale, però, una nuova identità è parsa germogliare, specie tra i giornalisti sportivi... Siamo diventati
"il Paese dalle mille (e una) bandiere".

Il primo vagito di questo sentimento "mondialista", a dir la verità, è partito proprio dai Forum Juventini: non è la FIGC quella che diede, nel 2006, la sua benedizione alla nostra distruzione? E non è per compiacere Lippi che la Juve si è trasformata in un gerontocomio pallonaro?
Non tifiamo per chi ci ha fatto del male!

La seconda voce "contro" arrivò dalla politica: una radio di partito commentò Italia - Paraguay tifando espressamente per "i nostri fratelli sudamericani". A parte che mi sfugge cosa ci (li) leghi così tanto ai paraguaiani, pur con il massimo rispetto per i cittadini di Asunciòn, devo dire che non è un bell'esempio. Ma tant'è.

Sorvolerei per evitare battute da caserma sull'angelica Georgia Luzi, la quale dichiara candidamente che l'unica cosa che ha notato sono i fisicacci dei camerunensi e degli ivoriani, e passerei rapidamente all'apice di questa sindrome da "disitalianizzazione": i giornalisti della televisione di Stato.
Dopo averci trapanato i maroni per le mancate convocazioni di Cassano, Del Piero (ma non era finito?) Totti, e persino di Cicciuzzo, il Pelè dell'Abruzzo, che gioca nel Dopolavoro Ferroviario (tutti paraventi per poter poi liberamente puntare il dito contro "l'infame crimine razzista-mobbizzatorio-fascista-moggiano" di non aver portato Balotelli), dopo aver inciso sulle Tavole della Legge che Maradona non capisce una beneamata cippa di calcio per non aver convocato il Big Jim del calcio italiano, e dopo aver tessuto le lodi di Brasile, Camerun, Argentina ed Olanda (chiedetevi cos'hanno in comune queste quattro squadre e poi pensate a come dovrebbe incazzarsi Muntari...), con l'inizio delle partite della seconda giornata la trasformazione ha ormai compiuto i suoi effetti nefasti; un esempio che valga per tutti può essere il prepartita di Camerun - Danimarca, ad esclusivo appannaggio di Samuel Eto'o: "questa sera vedremo in campo uno dei campioni d'Italia e d'Europa"
Esticazzi, aggiungerei io.
Quando poi il camerunense gonfia la rete per il temporaneo 1 a 0, il commentatore si trasforma in un vero e proprio ultrà, gridando come un invasato: "ETO'O! ETO'O! ETO'OOO!!"
Il dio Eupalla, però, deve essere stufo di queste "macchiette mediatiche", e regala due reti ai danesi, gettando mezza Rai nello sconforto e permettendo a chi scrive di gridare come il telecronista, solo cambiando leggermente la sillabazione: "E tò! E tò! E tòòò!" il tutto con l'ostensione solenne del terzo dito verso la televisione.

Non che con Milito siano stati più super partes... Dopo pianti e lamenti per il suo mancato impiego che, al confronto, le Lamentazioni di Geremia sembravano le comiche di Benny Hill, ecco che Maradona decide di dargli una chance e l'Inter Rai Channel stappa le bottiglie.
Il Principe, però, limitato anche dalla regola del fuorigioco che in Italia non si applica (nel senso che non si applica a lui), in campo appare simile ad un bimbo che ha perso la mamma all'Ipermercato. Pazienza.

Scocca alfine l'ora del "tutto o niente". L'Italia affronta la Slovacchia in una partita che, in altri tempi, sarebbe stata poco più di una sgambata di allenamento. Ma stavolta non è, purtroppo, così.
I nostri eroi del tubo catodico hanno un rigurgito di italianità: fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, bisogna stringere i denti, ci si incazza per il goal fantasma, si spingono Pepe, Di Natale e Quagliarella per l'ultimo assalto all'arma bianca e...
...e sappiamo come finisce questa triste storia.
Il "rigurgito" lascia -ahimè- spazio al vomito; una vera pioggia di insulti per il CT, per i giocatori (specie quelli Juventini, chissà come mai...), per i preparatori e forse anche per il celebre cuoco della Nazionale e la sua colazione.

E così, con l'avvio della fase ad eliminazione diretta, la redazione appare in evidente confusione: per chi si tifa? L'Argentina non ha chiamato Zanetti e tiene fuori Milito... nonnò... Il Brasile? Beh, è una garanzia... però Julio Cesar, Maicon e Lucio sono dei difensori, la "ggente" si innamora di più degli attaccanti... E poi richiama il molto Milan, la Juve... l'Olanda! Vuoi mettere Snejider? Già! Ma non arriverà fino in fondo... A noi serve una squadra che vinca per raccontare dell'Inter che fa "quadruplete", mica cavoli... (il tutto mentre Muntari, sempre più incarognito, perde pure il posto da titolare...)

Mille bandiere.
Mille bandiere nelle quali avvolgersi, tanto ce ne sarà una buona per salire sul carro dei vincitori, chiunque essi siano.
Mille bandiere sotto le quali ripararsi, tanto se il calcio italiano è andato a catafascio non è colpa mia. Io non c'ero. E se c'ero dormivo.
Mille bandiere perché tanto siamo già il paese che guarda le fiction, che cerca il know-how, che ha una sua mission ed un suo target, e se non lo raggiungiamo è sicuramente per un misunderstanding.
Mille ed UNA bandiera. Quella bandiera tricolore dipinta, per Italia - Slovacchia, sul volto triste di un tifoso travestito da legionario romano, ricordo di un'epoca in cui l'Italia dominava il Mondo.
Già, ma questa era storia di duemila anni fa.
O di quattro anni fa, che in fondo è lo stesso.


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Gentile risponde a Maradona:«Io killer? Lui č un ciarlatano»

Post n°2056 pubblicato il 29 Giugno 2010 da nadir63l
 

Il campione del mondo risponde a denti stretti al ct dell'Argentina

 

TORINO, 28 giugno - «Dopo quello che ha detto ieri sera devo aderire al parere di Pelè e Platini: Maradona è più un ciarlatano che un allenatore». Claudio Gentile, in diretta telefonica con Mondiale Sera su Raidue, risponde a denti stretti alle affermazioni di Diego Armando Maradona che, domenica sera, dopo la partita vinta dall'Argentina contro il Messico, infastidito dalle domande sul gol in fuorigioco convalidato a Tevez, rispondeva che forse il Messico si doveva preoccupare della mancata espulsione di un suo difensore per un fallo su Messi, affermando «non siamo mica tornati ai tempi dei difensori killer come Gentile».

LA RABBIA - Il campione del mondo 1982, a questo punto rincara la dose affermando che l'ex pibe de oro è lui sì un calciatore violento: «È stato espulso in quel mondiale per un calcio nello stomaco ad un giocatore del Brasile - dice -. Io, invece, non sono mai stato espulso per gioco violento. Ho preso solo un cartellino rosso per un fallo di mano in Champions League e basta». «È un ciarlatano. Quello è il suo parere, ma io non lo rispetto e non sono d'accordo, lo ripeto è lui quello che è stato espulso per gioco violento». Claudio Gentile, poi, afferma di non voler avere contatti con il tecnico della Seleccion: «Non voglio chiarire niente. A differenza di Zico - che ho incontrato qualche tempo fa in una trasmissione sportiva e di cui sono molto amico - che non si è mai permesso di offendere, di dire quanto ha detto Maradona, ammettendo la superiorità dell'Italia, che il merito c'è stato, lui non sa perdere» rimarca l'ex terzino della Juventus. «Quando parla con questi termini e dà del killer a me che non sono mai stati espulso per gioco violento, fa sì che qualcuno possa farsi un'idea sbagliatissima. Io non ho fatto altro che giocare e marcare come i suoi connazionali Passarella e Gallego. Prima di dare certi giudizi si deve guardare la carriera di un giocatore. Ci sono stati difensori che per delle espulsioni sono stati fuori dal campo per sei sette giornate. Io ribadisco, invece, non sono mai stato espulso per gioco violento e quindi mi fa rabbia sentir dire da Maradona delle cose non vere».

 
 
 

     

 

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