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Messaggi del 02/07/2010

Come se niente fosse successo!

Post n°2074 pubblicato il 02 Luglio 2010 da nadir63l
 




Immagine IPB

«Nel calcio i problemi ci sono ma occupiamocene, di Abete se ne occupasse il sistema calcio nella sua autonomia, non tocca alla politica nominarlo ne' cacciarlo». Giovanni Lolli, deputato del Pd ed ex sottosegretario allo Sport dell'ultimo governo Prodi, vuole parlare di sport e di calcio in particolare ma in termini concreti, non a parole.
Oggi la politica non deve occuparsi di Abete, ieri la politica accompagnava Abete a cercare di farsi assegnare un europeo (che poi non arriverà, almeno fino al 2016) e nel 2006 festeggiava la conquista di un titolo mondiale salendo sul carro dei vincitori.

Il presidente della federcalcio francese, Escalettes, si è dimesso. Ha preso atto del fallimento, se ne è assunto le responsabilità e ha presentato le sue dimissioni.
In Italia, il presidente della figc Giancarlo Abete si assume le sue responsabilità, a parole ovviamente, ma non si dimette. All’unanimità è stato confermato dal consiglio federale odierno come presidente della FIGC.

Il super procuratore Palazzi è intento a creare un bel precedente per arrivare all’08 luglio, data della discussione del caso Preziosi-Moratti , con una bella scorciatoia evita imbarazzo. Per il resto tutto tace, si temporeggia, le trascrizioni non saranno pronte di ottobre, le udienze riprenderanno dopo l’estate, ora c’è il calciomercato a far discutere e l’eliminazione dell’italia dai mondiali in Sud Africa…

Siamo nell’ipocrisia più totale. Il vero problema è la mancanza di una federazione credibile.
La politica, che ama dibattere su temi da bar sport (vero La Russa?),
deve prendere atto che l’italia che ha fallito, non è solo quella uscita dai mondiali del Sud Africa, ma quella che la rappresenta ufficialmente.
Non c’è stato rinnovamento, ha perso per due volte la possibilità di far crescere il nostro sport con i benefici che potevano arrivare dall’assegnazione degli Europei, non ha garantito l'equità della giustizia sportiva, ha permesso, con la complicata gestione calciopoli, di essere derisi da tutto il mondo, ha sancito la regolarità di “tornei aziendali”.

Ma non basta. La Rai lancia anche un bel sondaggio on line: Volete Mazzola come presidente della figc? Giustamente dopo il campionato aziendale Tim, Guido Rossi presidente straordinario FIGC, ora una poltrona anche per un altro ex interista e la triplete è completa!!!
Si va avanti senza un minino di credibilità ma con tante opportunità a quanto pare…

Ma la politica deve pensare a risolvere i problemi del calcio (forse questi non sono problemi?) e portare a compimento la famosa legge sugli stadi, perché qualche onesto presidente, con il bilancio in rosso, cerca sponsor……

Un problema, di ogni sindaco capitolino, rimane la Roma intesa come società calcistica. E’ recente la dichiarazione di Alemanno: «Siamo arrivati al nodo, vigilerò con grande attenzione affinché non ci siano ripercussioni sull'attività sportiva. Speriamo di avere una soluzione che tuteli la squadra». Riporto questo episodio giusto per ribadire che la politica interviene (come tutti) solo dove ha la convenienza.

La cosa buffa è che sembra un nostro problema quello di non saper convivere con questa ipocrisia e rimane obiettivo di pochi denunciare questa amara realtà. Noi non molliamo!

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Krasic: «Sento dal cuore un'attrazione per la Juve»

Post n°2073 pubblicato il 02 Luglio 2010 da nadir63l
 

L'ala serba del Cska di Mosca lancia un messaggio ai bianconeri: «Non ho ancora deciso nulla, ma il mio grande desiderio è l'Italia. Con tutto il rispetto per il City di Mancini, preferirei proseguire la mia carriera a Torino»

BELGRADO (SERBIA), 2 luglio - Milos Krasic, l'attaccante della nazionale serba in forza al Cska di Mosca, ha ammesso di preferire un suo eventuale trasferimento alla Juventus piuttosto che al Manchester City: «Non ho ancora deciso nulla, ma il mio grande desiderio è l'Italia, sento dal cuore un'attrazione verso la Juventus. Ho un contratto con il Cska, che ha anch'esso diritto a dire la sua», ha detto Krasic in una intervista oggi al quotidiano belgradese Blic.

SOLO LA JUVE - «Ho espresso il desiderio di andarmene, sono già sei anni che sono al Cska, spero che la dirigenza della squadra capirà», ha aggiunto il calciatore eliminato con la sua nazionale al primo turno dei mondiali in Sudafrica. «Non posso porre io condizioni alla squadra con la quale ho un contratto, ho detto loro soltanto che vorrei continuare la mia carriera nella Juventus», ha continuato Milos Krasic: «Con tutto il rispetto per il club che parteciperà alla prossima Champions League e per l'allenatore Mancini, preferirei proseguire la mia carriera a Torino. L'Italia mi attira».
 

 
 
 

Il tempo giusto per andarsene...

Post n°2072 pubblicato il 02 Luglio 2010 da nadir63l
 


Immagine IPB

di Mason

C’è un tempo giusto per andarsene anche quando non si ha un posto dove andare.
Ma poiché l’azione di andare è cosa ben diversa dall’essere mandato via, ecco che essa presuppone la volontarietà del soggetto per il quale detto tempo sarebbe maturato.
Una volontarietà che altro non sarebbe che specchio della consapevolezza e della dignità.
La consapevolezza che sia arrivato il momento di andarsene.
E la dignità di fare la cosa giusta, ovvero compiere una scelta virtuosa non per sé stessi, ma per quello che si abbandona, poiché una volta fatto il proprio tempo non è più possibile apportare qualcosa ma resta solo il rischio di impoverire o peggio rovinare il ricordo di quanto di buono ci può essere stato.

Sarebbe arrivato certamente il momento di andarsene per Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, che ha permesso lo scempio della Juventus nel 2006, il più grande patrimonio del nostro calcio, come riconosciuto persino dal giornalista Sconcerti, tutto meno che bianconero e amico della Juventus. Che ha avallato prima i servigi fatti a qualcuno da Guido Rossi, e poi i silenzi di Palazzi. Che dopo aver portato Albertini in federazione ha accettato gli amici degli amici, con quanto di ben poco buono hanno saputo fare Donadoni con la nazionale maggiore e ben peggio di lui Casiraghi con l’under 21, che prima del suo avvento era stata spesso foriera di grandi soddisfazioni. E che con fare mellifluo ha corteggiato e decantato il ritorno di Lippi alla guida dell’Italia, salvo poi scaricarlo a fine mondiale senza assumersi responsabilità alcuna.
Escalettes, il suo alter ego francese, dopo il fallimento dei blues non ha esitato a rassegnare le dimissioni.
Ma Abete no. Mancanza di consapevolezza o mancanza di dignità?

Il fatto è che andarsene nel momento giusto anche quando non si ha un posto dove andare è un gesto responsabile e professionistico, nonché altruista. Si onora la professione, a discapito del proprio egoismo. Un qualcosa che non va molto di moda oggi, dove quando si abbandona raramente vi è un rigurgito di dignità, ma semplicemente dietro le quinte una nuova opportunità.
Così la scelta non diventa più un atto di altruismo ma di puro egoismo: il tempo per andarsene è quello scelto da chi se ne va proprio quando si ha un nuovo posto dove andare.

Marcello Lippi aveva fatto tutto bene: aveva tenuto duro nella campagna antijuve del 2006, e dunque di chiunque l’avesse mai rappresentata, conducendo la squadra azzurra formata per più di metà da juventini alla vittoria della Coppa del Mondo. Dopodiché, responsabilmente e dignitosamente conscio che fosse maturato il tempo per andarsene, aveva rimesso il proprio mandato.
Solo che il bel Marcello non aveva un altro posto dove andare. Ha avuto le occasioni, ma l’orgoglio e l’ambizione, forse, possono avergli giocato un brutto scherzo, invitandolo a non raccoglierle sempre in attesa di qualcosa di ancora più grande, che non è mai arrivato.
Così ha commesso il grande errore di tornare indietro. Alla Juve aveva funzionato, ma si trattava di due cicli diversi: un tempo si era concluso, un altro poteva aprirsi e così fu.
Ma in questo caso nulla era cambiato: non la federazione ed i suoi uomini, non il clima ed il panorama calcistico italiano.

Abete e Lippi non sono gli unici per cui l’estate del 2010 presenta il conto del tempo di andarsene.
E se il primo, come del resto recita tutta la sua storia personale e professionale, si guarda bene dal mollare una poltrona prima di avere assaporato la certezza del calore di un’altra, almeno il secondo aveva già preso questa decisione prima che si dimostrasse che il suo tempo non era nemmeno più ricominciato, e grave era stato l’errore di pensarlo.
Ma anche per altri personaggi dell’universo del nostro pallone l’estate 2010 è un punto di non ritorno.

Lo è per Mourinho, che ha scelto con cura il tempo giusto per andarsene. E non si dica che la scelta sia giunta per l’offerta del Real Madrid: il portoghese una sistemazione l’avrebbe trovata comunque, sarebbe bastato volerlo.
Mourinho ha fatto il suo tempo, impossibile pretendere altro dopo il triplete. Ma soprattutto lo special one ha fiutato il vento, dai titoloni dei giornali sportivi più vacillanti, alle notizie dall’aula 216 della IX sezione del Tribunale di Napoli, al ritorno di Andrea Agnelli alla Juventus, alla pubblicazione da parte della stampa delle telefonate di chi fu presidente della seconda squadra di Milano, e non esitò a chiamare designatori arbitrali né più né meno quanto il mostro Moggi, e anche peggio poiché le relazioni sono accertate anche direttamente con la classe arbitrale.

Non finisce qui quest’estate del 2010, perché il tempo sta presentando il suo conto.
In casa juventina gli eroi degli anni d’oro della triade sono invecchiati e il ricordo dei loro servigi per la grande Juventus comincia a lasciare il posto ad un presente assai meno limpido.
La consapevolezza di alcuni di questi giocatori è evidente, ma la dignità sembra lasciare il posto alla priorità dei bilanci stilati dai propri procuratori.
Nulla di scandaloso, così va il mondo e pecunia non olet, mai, né quando si stratta di un penny né quando parliamo di montagne di soldi.
Ma la dignità è una qualità alla quale a chi scrive piace conferire ancora un grande valore. E inevitabilmente, se sapranno capire che il loro tempo è giunto, il suo esercizio determinerà chi per sempre resterà nel cuore dei tifosi bianconeri come un grande juventino, o solo un giocatore che fece bene con la maglia della Vecchia Signora.

Se c’è un tempo giusto per andare, ci potrebbe essere allora anche un tipo giusto per ripartire.
In quella estate del 2006, quando la proprietà della Juventus scaricò la triade prima dei processi, diede mandato al proprio avvocato di ammettere illeciti mai riscontrati, e demolì con i suoi trattori la juventus riducendola all’ignobile New Holland, Andrea Agnelli capì che era il momento di andarsene.
Difficile dire quanto la dignità possa avere inciso sulla sua scelta, non vi è dubbio invece che ci deve essere stata la consapevolezza di quanto stava accadendo, dell’impossibilità in quel momento di porre un freno alla devastante azione elkaniana e della sua corte, e la volontà di non rendersi nemmeno con l’immagine complice di tanto scempio.
Se oggi Andrea Agnelli è tornato, speriamo possa essere poiché quel tempo è definitivamente finito.

Agli juventini è giusto che non interessi molto se ha un posto dove andare ciò che ha rappresentato la New Holland, l’importante è che possano essere certi che sia giunto il tempo della sua andata senza ritorno.
Delle macerie che ha lasciato, e degli uomini che l’hanno rappresentata, è rimasto solo Jean Claude Blanc, l’uomo delle promesse non mantenute sulla condotta di corso Galfer in quel di farsopoli e del ritiro del ricorso al Tar. L’uomo incensato dai quotidiani vicini alla real casa ancora non si capisce per cosa. L’uomo che La Stampa definì “ideatore del football sostenibile”, ovvero vincente e di bilancio sano insieme. Peccato che la sua new holland non abbia nemmeno sfiorato una vittoria, e che nonostante una cospicua ricapitalizzazione il buco risultante dai tanti brocchi acquistati (soprattutto dai loro ingaggi) e dalla mancata qualificazione alla Champions League sia più che evidente. Per lui il tempo di andarsene è maturato da un pezzo, e l’uomo, che ha ampiamente dimostrato in passato in altri contesti che l’intelligenza non gli faccia difetto, non può non averne la consapevolezza.

La dignità, si sa, non si compra al supermercato, e in questo articolo di esempi ne abbiamo avanzati abbastanza.
Per tanti di questi , è tempo giusto per andarsene anche se non si ha un posto dove andare.
Anche perché molti tifosi juventini un suggerimento in merito credo che lo darebbero volentieri.

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buondi' motta...

Post n°2071 pubblicato il 02 Luglio 2010 da nadir63l
 

Motta, intoppo poi la tregua. Oggi le firme: prestito oneroso

La Juventus ha chiesto di averlo gratis con diritto di riscatto definitivo, l’Udinese ha fatto la voce grossa. In giornata nuovo summit: i dirigenti e il giocatore sono ottimisti

TORINO, 2 luglio - Un classico da calcio mercato: quando tutto sembra pronto, quando l’operazione in questione è ritenuta più o meno da chiunque una mera formalità, ecco che scatta l’intoppo dell’ultimo minuto. Cosa accaduta, appunto, ieri a Milano a margine dell’incontro che avrebbe dovuto sancire il passaggio di Marco Motta dall’Udinese alla Juventus. Nulla di clamoroso, in realtà - e tendenzialmente percentuali di fattibilità alte ed immutate - ma le parti hanno dovuto riaggiornare la seduta: il direttore generale bianconero Giuseppe Marotta (col suo braccio destro Fabio Paratici) ed il patron friulano Gino Pozzo (con il direttore sportivo del club Fabrizio Larini) si rivedranno in giornata per riallacciare, possibilmente chiudere, il discorso.

CRONACA DI GIORNATA - Si ripartirà, in sostanza, dalla voglia juventina di mettere le mani sul forte terzino e dalla disponibilità friulana di cederlo. Ma si discuterà dettagliatamente circa la formula del trasferimento. La Juventus (eccolo qua, il motivo dell’intoppo) ieri ha pressato per ottenere Motta in prestito gratuito con diritto di riscatto definitivo, mentre l’Udinese ha respinto al mittente la proposta insistendo invece sulla formula della comproprietà o quantomeno del prestito - sì - ma oneroso, vale a dire previa pagamento di un bonus. I Pozzo, del resto, pur essendo favorevoli all’eventualità di concedere a Motta la possibilità di maturare esperienza in una big di livello assoluto, vorrebbero rientrare almeno in parte dell’investimento (1 milione 450 mila euro) fatto per rilevare - alle buste - la metà del cartellino di Motta che apparteneva alla Roma.

STRATEGIA A OLTRANZA - Tutto, dunque, è riconducibile alle mosse strategiche fatte ad oltranza. Al di là di tutto, al di là del consueto gioco delle parti, la sensazione è che oggi si possa addivenire ad una soluzione condivisa da tutti. Verosimilmente, la più plausibile, è quella del prestito oneroso. Il fatto, poi, che ieri sia stato avvistato a Torino il procuratore di Motta, Giuseppe Bozzo, induce ad aumentare la dose di ottimismo.

IDENTIKIT PERFETTO - Anche perché Motta risponde in pieno all’identikit stilato da Marotta: è giovane ma ha già maturato esperienza a livello internazionale (sia con la Roma sia con le rappresentative azzurre). Unisce inoltre doti fisiche (corsa, stacco aereo), qualità di gioco (discreta tecnica, propensione ad andare sul fondo per crossare), professionalità. Chi lo conosce - ad esempio Gentile, che lo fece esordire con l’Under 21 ­ha sottolineato l’umiltà e la carica del terzino («schivo e riservato fuori dal campo, ma determinato al punto giusto appena l’arbitro fischi. E sempre in cerca di stimoli») . Se poi, a questi aspetti, si aggiungono le condizioni economiche favorevoli cui la Juventus conta di ottenere il giocatore (la formula del prestito con diritto di riscatto consente di destinare un budget più alto agli altri acquisti: vedi punta centrale, vedi terzino sinistro), beh, il cerchio si chiude.

L’AMICO POZZO - Ecco spiegato perché Marotta e Paratici proveranno a chiudere oggi. Se poi si pensa ai buoni rapporti tra i due patron, Agnelli e Pozzo (prova ne sia l’affare Simone Pepe), risulta ancora più naturale prevedere il buon esito della trattativa. Fermo restando, per carità, che nel calciomercato non bisogna mai dare nulla per scontato...

 
 
 

PRESENTATE LE NUOVE MAGLIE. PARLANO MAROTTA E DELNERI...

Post n°2070 pubblicato il 02 Luglio 2010 da nadir63l
 

E' partita ufficialmente oggi la stagione della Juventus: a Vinovo, infatti, c'è la presentazione delle nuove maglie e la conferenza stampa di Delneri e Marotta.

10:45 - L'amministratore delegato Jean Claude Blanc, il direttore generale Beppe Marotta e l'allenatore Gigi Delneri sono saliti sul palco per presentare le nuove maglie, indossate nell'occasione da Alessandro Del Piero, Alex Manninger e Filippo Boniperti.
Anche quest’anno la Nike ha voluto dare un tocco di novità alle due maglie realizzate per la Juventus. Questa volta le novità non riguardano solo i motivi stilistici, ma anche la composizione stessa delle casacche che i bianconeri indosseranno nella stagione che ha appena preso il via. Per la prima volta infatti sono state realizzate interamente in poliestere riciclato. Ogni maglia è prodotta direttamente con un massimo di otto bottiglie d'acqua in plastica. Inoltre rispetto a quelle della passata stagione è migliorata la qualità delle maglie stesse, realizzate sempre in tessuto Dri-Fit, che risulta più leggero del 13% rispetto al precedente filato, permettendo ai giocatori di essere più freschi. Per quanto riguarda invece il design, in particolare della prima maglia, è stato scelto di reinterpretare la tradizione delle strisce bianconere attraverso un motivo geometrico segmentato che accentua lo stacco tra i due colori. Motivo geometrico che ritorna anche nella seconda maglia, ma più accentuato e destinato alle due strisce rosse e verdi su fondo bianco che capeggiano al centro della casacca. Una scelta, quest’ultima, che vuole essere un omaggio ai 14 milioni di tifosi bianconeri d’Italia.
Sul palco, Gigi Delneri e Beppe Marotta hanno rilasciato alcune brevi dichiarazioni, in attesa della conferenza stampa: "Spero che la mia Juve sia bella e vincente, sia sul campo che fuori", ha spiegato il tecnico bianconero. "Vogliamo rafforzare il nostro marchio di italianità attraverso una politica seria sui giovani del vivaio", ha invece spiegato il direttore generale.

11.00 -
Conferenza stampa integrale di Marotta e Delneri:

Ha a disposizione una rosa approssimativa e in via di definizione quella della Juventus. Sembra una condizione poco favorevole per il lavoro di un allenatore...
DEL NERI - "E' dovuto al fatto che il Mondiale ha levato parecchi elementi alla Juventus in questo momento. E' chiaro che il mercato è aperto fino al 31 agosto. I tempi per poter operare ci sono, ma è chiaro che noi dovremo iniziare a costruire una squadra con delle idee ed è chiaro che in ritiro questi ragazzi che si sono aggregati faranno sì di completare un numero, oltre che verificare se hanno delle caratteristiche importanti per la Juventus. Il calcio è fatto anche di giovani. Poi aspettiamo il rientro dei Nazionali, che torneranno il 18 pomeriggio e penso di averli a disposizione, perlomeno part-time, per l'Europa League, che comincerà il 29. E per il 29 dovoremo essere abbastanza inquadrati come ruoli e come ricambi di un certo spessore, di esperienza".

Parte una Juventus che non vedremo mai più. E' una Juve che non c'è, con tanti giocatori che sono segnalati in partenza. Da un punto di vista umano e tecnico, lei pensa di avere delle difficoltà? Questo è un handicap? Le è mai capitato in passato di partire con una squadra e poi di ritrovarsene un'altra?
DELNERI - "No. Di fatto entro 15 giorni me li ritrovo tutti. Però io non sono d'accordo con lei sul fatto che alleno una squadra che non vedrò. Alleno una squadra che è la Juventus. Del mercato ci interessiamo in modo relativo noi che lavoriamo sul campo. E io tratterò tutti i giocatori alla stessa maniera. Sono tutti giocatori della Juventus e li preparerò per il 29. Quindi tutti saranno trattati alla stessa maniera. Io sono solito dare molto rispetto ai miei giocatori. Poi nel calcio, uno può andar via, uno può arrivare. Tutte quante le società quando vanno in ritiro hanno questi cambiamenti in corsa. Io ritengo però che da parte mia, verso i giocatori, ci sia un rispetto profondo: per tutti quelli che sono chiacchierati e per tutti quelli che magari sono sicuri di essere confermati; poi può essere anche al contrario alla fine. Quindi non ho nessun problema in questo senso. Reputo i giocatori che vengono in ritiro adesso, giocatori della Juventus e tutti quanti saranno trattati alla stessa maniera".

 
 
 

     

 

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