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Messaggi del 03/07/2010

IL BIDONE D'ORO..

Post n°2080 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l
 

Da gioiello emergente del calcio mondiale, a uomo simbolo di due grandi disfatte, in bianconero e soprattutto in verdeoro. L’unica buona notizia per Felipe Melo è che la stagione 2009/2010 è finita, e con essa, si spera, il suo annus horribilis. Era arrivato a Torino, dopo un’ottima stagione a Firenze, per 25 milioni di euro, punta di diamante, insieme a Diego, di una campagna di mercato che avrebbe dovuto permettere alla Juve di annullare il gap nei confronti dell’Inter. E invece il rendimento di Melo è presto precipitato, tra nervosismo, prestazioni disastrose e scintille continue con i tifosi, che lo hanno trasformato nell’emblema del disastro juventino. Nella sua prima stagione bianconera, Melo ha guidato solo le classifiche dei cartellini presi, 13 gialli e due rossi, facendo emergere il lato peggiore di quella ruvidità che lo aveva fatto diventare uno degli idoli della curva viola. Nella Selecao Felipe Melo era invece il simbolo della svolta voluta da Carlos Dunga, deciso a creare una squadra operaia, muscolare, a sua immagine e somiglianza da giocatore. Il suo Mondiale era iniziato due sufficienze stiracchiate, contro Corea del Sud e Costa D’Avorio, poi contro il Portogallo la sua partita era durata soltanto 44 minuti. Dunga lo ha recuperato e mandato in campo per la sfida con l’Olanda, quella in cui il disastro si è compiuto e l’assist per l’1-0 di Robinho si è rivelato una luce nel bui pesto; conta poco che la Fifa abbia cancellato dalle statistiche la sua autorete, assegnando il gol a Snejider. Felipe Melo ha mandato fuori causa Julio Cesar regalando di fatto l’1-1 all’Olanda, lasciando poi in dieci i suoi compagni con l’assurdo fallo su Robben. Il suo Mondiale è finito nel modo peggiore, tra le critiche dei tifosi comuni e le accuse dei tifosi vip come Ronaldo. L’unica consolazione, forse, è che adesso che il fondo è stato toccato si può solo risalire.

 
 
 

Pallavicino: "Vargas alla Juve per Marchisio? Impossibile"

Post n°2079 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l
 

Negli ultimi giorni si è scritto e parlato di un possibile trasferimento dello juventino Claudio Marchisio alla Fiorentina, in cambio di Juan Manuel Vargas. Ipotesi remota secondo il procuratore del giovane centrocampista della Nazionale italiana, Carlo Pallavicino, intervenuto ai microfoni di Lady Radio: "Da procuratore dico che le parole di Ghezzi su Vargas possono suonare come una sorta di ammissione ma da qui a dire che siamo davanti ad un'ipotesi concreta ce ne corre - le dichiarazioni dell'agente di Marchisio, riprese da Violanews.com -. Il peruviano alla Juve in cambio di Marchisio? Mi sembra impossibile. Claudio è un punto fermo per Delneri e in quel caso sarebbe la Fiorentina a dover pagare un conguaglio in favore dei bianconeri e non il contrario come ho letto da qualche parte. Credo che qualora la Juventus decidesse di venderlo Marchisio sarebbe destinato a club di primissia fascia, purtroppo per i viola".

 
 
 

Juventus, la squadra è arrivata a Pinzolo...

Post n°2078 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l
 

Ovazioni e cori per tutti, in particolare per capitan Del Piero e per il tecnico Luigi Del Neri, che ha subito ricevuto una calda accoglienza

 

TORINO, 3 luglio - La Juventus è arrivata a Pinzolo e prende così ufficialmente il via il ritiro estivo 2010. La squadra, atterrata a Verona intorno alle 15.10, si è spostata in pullman sino in Val Rendena, dove è giunta alle 17.25, in perfetto orario, anzi, cinque minuti in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ad attendere i bianconeri circa 300 tifosi, assiepati intorno all’Hotel Olympic Royal, che ospiterà i bianconeri per tutta la durata del ritiro a Pinzolo.
 
Il primo a scendere dal pullman è stato Nicola Legrottaglie, seguito da Diego. Ovazioni e cori per tutti, in particolare per capitan Del Piero e per il tecnico Luigi Del Neri, che ha subito ricevuto una calda accoglienza. Giusto il tempo di sistemarsi nelle camere e poi subito al lavoro al centro Sportivo Pineta per il primo allenamento della stagione.

 
 
 

La Germania travolgel'Argentina

Post n°2077 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l

a casa la mano di dio

La nazionale di Maradona battuta 4-0. Mueller porta subito in vantaggio i tedeschi. Argentini in grossa difficoltà, e nella ripresa arriva la doppietta di Klose e il gol di Friedrich

 

CITTA' DEL CAPO, 3 luglio - Germania travolgente, Argentina umiliata. Finisce con un clamoroso 4-0 per i tedeschi il big-match dei quarti di finale del Mondiale contro la nazionale di Maradona. L'Argentina saluta la Coppa del Mondo nel peggiore dei modi, mentre la Germania si conferma tra le favorite per la vittoria finale. Subito in vantaggio con Mueller, i 'panzer' trovano poi nella ripresa la doppietta di Klose e il gol di Friedrich. Risultato, forse, troppo pesante per l'Argentina, ma Messi e i suoi non sono mai stati veramente in partita.

 
 
 

CHE COSA AVRA' VOLUTO DIRE?

Post n°2076 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l
 

Gli amanti di Mai Dire Gol e forse anche quelli di Zelig ricorderanno lo "sketch" della coppia di comici che terminava con "che cosa avrà voluto dire....?".
Forse molti se lo sono chiesti anche ieri ascoltando le parole di Abete.

«Chiederemo tutte le intercettazioni, a prescindere da quelle che entreranno nel processo di Napoli sono emerse ulteriori intercettazioni negli ultimi mesi, io stesso ne sono stato oggetto e non ho intenzione di rimanere passivo. La Figc si è costituita parte civile ed è importante che acquisisca tutti i documenti e li dia alla procura, abbiamo interesse a verificare tutto».

Innanzitutto apprezziamo la presa di posizione, sicuramente qualcosa si muove ed era ora...
I tifosi juventini confidano nella giustizia, che sia equa però.
A molti, ma veramente a tanti, non è piaciuta la situazione creatasi dal 2006 in poi.
Dov'erano finite quelle intercettazioni, perchè sono state dimenticate. Si rendono conto, che la Juventus con quelle intercettazioni avrebbe potuto avere una pena congrua. Si rendono conto che in B ci sarebbero eventualmente finite altre squadre.
A distanza di quattro anni molti hanno dimenticato o molti hanno voluto dimenticare. Quelli che invece vogliono giustizia, non vogliono farlo e si chiedono... "che cosa avrà voluto dire Abete?" Riusciranno i tifosi bianconeri a ottenere quella giustizia che richiedono da tempo, come anche richiesto da Andrea Agnelli (giustizia equa).
Le domande sono tante... nel frattempo se avete tempo offritevi come sbobinatori... li si che ce n'è bisogno, vista la lentezza.

 
 
 

PAOLO MONTERO, L’AVVOCATO E IL GRUPPO-JUVE...

Post n°2075 pubblicato il 03 Luglio 2010 da nadir63l
 

Intervistato dalla "Gazzetta dello sport", Paolo Montero traccia un ricordo del suo periodo alla Juventus: nove anni di vittorie, grazie ad un gruppo unico. Con qualche aneddoto sull’Avvocato Agnelli
di thomas bertacchini

Il giorno dopo arriva l’Avvocato Agnelli (al campo). Mi chiama e mi dice: "Montero vieni… Non lo hai preso bene…" E io gli dicevo: "No, no, guardi che più o meno io l’ho preso…". "No, no. Se tu lo prendevi bene, lui cadeva…"
L’episodio a cui faceva riferimento Paolo Montero, nel corso dell’intervista comparsa sulla "Gazzetta TV" lo scorso 27 giugno, è quello del famoso pugno a Di Biagio (3 dicembre 2000, Inter - Juventus 2-2). A cui lo stesso uruguaiano, nel bel mezzo delle polemiche che scoppiarono nei giorni immediatamente successivi a quella gara, dedicò queste parole: "Questo è il calcio. Di Biagio può andare a giocare a pallavolo, al massimo".
Baluardo difensivo della Vecchia Signora per nove stagioni: le prime da protagonista, le ultime (quasi) da spettatore. Una presenza forte, in campo e fuori. Il "gruppo", prima di tutto. E tutti.

Nel periodo mio la Juve non era forte come quella di Capello, però aveva un cuore… C’era un gruppo straordinario.. Una delle cose più belle che abbia mai vissuto è il gruppo della Juve…

La Juventus che vinceva aveva un’anima di ferro: non guardava in faccia a nessuno. Fissava gli avversari direttamente negli occhi. Senza paura. Poteva perdere, ma non senza aver dato tutto il possibile per evitarlo.
La forza di quella squadra la si poteva cogliere da un’infinità di segnali. Uno tra i tanti, fu l’esultanza di Ciro Ferrara dopo aver segnato un goal nell’incontro di andata valevole per l’assegnazione della Supercoppa Europea, giocato a Parigi il 15 gennaio 1997. Avversario della Juventus era il Paris Saint Germain di Rai e Dely Valdes (finì 6-1 per i bianconeri).
Al momento della marcatura la sua reazione fu un misto di gioia e rabbia, come se si fosse trattato di una rete decisiva. Ma era la terza, per di più in trasferta. L’importante, per lui, era aver segnato, non in "quale" momento dell’incontro.
Questo è lo spirito da "cannibali", quello tipico dei vincenti.

Durante un suo intervento nel corso di un seminario sugli sport di squadra organizzato dal Coni, nello scorso mese di aprile, l’ormai ex CT della nazionale Marcello Lippi - che di quella Juve era l’allenatore - "separò" i grandi calciatori in campioni e fuoriclasse: "I primi sono dei solisti, dei galli nel pollaio, che hanno grandi doti ma che non fanno nulla per migliorare e mettono in mostra le proprie qualità solo in poche occasioni. Sono primedonne che non si mettono a disposizione del gruppo, non aiutano la squadra". Sui fuoriclasse: "Hanno il talento, non solo tra i piedi, e lo mettono al servizio del collettivo. Hanno grandi qualità in campo e fuori, incarnano i valori della leadership. Di questi giocatori più se ne hanno e meglio è".

Non è facile creare un gruppo vincente. Non basta avere una guida forte e sicura: quella è la base di partenza, ma può non essere sufficiente.
A volte, invece, nasce quando meno te l’aspetti.
Accadde, ad esempio, a Roma, sponda laziale, nel 1974. La squadra dei clan, di quelli uniti in campo ma separati più che mai nello spogliatoio. Quella divisa tra il gruppo di Re Cecconi e Martini (da una parte) e quello di Chinaglia e Wilson (dall’altra). Una Lazio che combatteva contro tutto e tutti, dentro e fuori il campo. Ma che ha saputo vincere uno scudetto rimasto nella storia dopo esserci andata vicino l’anno precedente.

Ripartire, per la nuova Juventus, non sarà uno scherzo. Ci vorrà tempo, laddove (di tempo) non ne verrà concesso. Ci vogliono campioni, per alzare il tasso tecnico della squadra. Anzi, per dirla alla Lippi: fuoriclasse. Ci vorrà - almeno - un "gruppo" di calciatori unito come non mai (sicuramente non come è capitato in questi ultimi anni) per colmare quelle lacune che potrebbero evidenziarsi al termine di una campagna acquisti/vendite che si annuncia numerosa, sia in entrata che in uscita.
Cercare nella massima unità di intenti la forza per superare alcuni ostacoli, potrebbe rivelarsi un’arma vincente. Viceversa, limitarsi a quella sin dal principio, rischierebbe di rivelarsi un boomerang.
Il gruppo dovrà essere l’arma in più, non l’unica: senza classe, non si vince.

Mi chiamava alle 5 di notte. A me e a tutta la squadra. Lui si svegliava alle 4.30 per andare a lavorare e ti chiamava 5 minuti. Io non ci credevo, pensavo fosse un amico e buttavo giù. Alla fine avevo capito che era lui e ho risposto. "Uh sì, Avvocato, come sta?" "Che sta facendo?" "Stavo dormendo…" Alle 5.00, che vuoi fare?...
Lui era l’Avvocato. Il fuoriclasse più fuoriclasse di tutti.

 

 
 
 

     

 

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