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Messaggi del 31/07/2010

DEL PIERO: "A Dublino č andata come volevamo, siamo soddisfatti. E sono grato ai tifosi irlandesi..."

Post n°2185 pubblicato il 31 Luglio 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Era già successo al Santiagio Bernabeu di Madrid nel 2008 e moltissime altre volte, in tantissimi altri stadi del mondo. E' accaduto anche giovedì sera, nel minuscolo Tallaght Stadium di Dublino: i seimila tifosi dello Shamrock Rovers si sono alzati tutti in piedi ed hanno tributato un lungo applauso ad Alessandro Del Piero, al momento del suo ingresso in campo. Standing ovation per il capitano bianconero, che sulle pagine del suo sito ufficiale ha voluto ringraziare i sostenitori irlandesi, ma anche commentare la vittoriosa gara di Europa League e l'arrivo degli U2 a Torino, per il grande concerto del 6 agosto allo stadio Olimpico. Ecco le sue parole:

"E' ANDATA COME VOLEVAMO, SIAMO SODDISFATTI" -
"E’ andata come volevamo. La vittoria in trasferta contro lo Shamrock Rovers ci apre delle buone prospettive per il passaggio del turno, se saremo bravi ad affrontare con la giusta concentrazione anche la partita di ritorno. Indipendentemente dal valore dell’avversario, di certo inferiore a noi dal punto di vista tecnico – seppur solidi, compatti e forti fisicamente - partire bene in questa fase della stagione non è mai facile, contro qualunque squadra, e dunque siamo soddisfatti di esserci riusciti".

"GRAZIE DUBLINO" - "E’ stato bello giocare in uno stadio così, piccolissimo, meno di cinquemila persone per riempirlo tutto… Ma vi assicuro che si sono fatti sentire, eccome. Per tutta la partita hanno incitato la loro squadra, indipendentemente dal risultato. Passione pura, un clima bellissimo, roba d’altri tempi! Sono davvero felice di esserci stato. Sono grato ai tifosi irlandesi per l’applauso che mi hanno tributato al momento del mio ingresso in campo, l’ho ringraziati anche nel dopo partita attraverso i giornalisti locali che mi hanno intervistato…".

"BONO E GLI U2 VINCERANNO A TORINO" - "Mi hanno chiesto anche di Bono Vox, conoscendo la mia passione per gli U2. Lui a Dublino è di casa, e noi abbiamo vinto a casa sua. Ma sono convinto che Bono farà altrettanto in casa nostra… Ovvero all’Olimpico, tra pochi giorni. Non nella partita di ritorno contro lo Shamrock (giocheremo a Modena il 5 agosto) ma nel concerto in programma proprio nel nostro stadio il 6 agosto. Sarà un trionfo! Da non perdere…".
 

 
 
 

Io non ci sto!

Post n°2184 pubblicato il 31 Luglio 2010 da nadir63l
 



Immagine IPB

di Gildo


Quando ho letto la prima riga sulla possibilità che a causa dell'irregolare tesseramento di Milito e Motta tolgano l'ultimo scudetto all'onest FC, ho avuto un mezzo sorriso di disincanto, "figuriamoci se li toccano a quelli..."
L'atteggiamento di sufficienza non era dettato tanto dalla giustezza di una simile decisione, semplicemente pensavo fosse una divagazione da forum, uno dei sacrosanti e pii auspici da rancoroso. In più c'è sempre il solito ostacolo a che un evento del genere possa realizzarsi: Stefano Palazzi. Se aspettiamo che si muova quello, campa cavallo!

Ora però leggo che l'avvocato romano Giovanni Bizzarri ha confermato in una intervista radiofonica di aver ricevuto il mandato in tal senso da alcuni azionisti della AS Roma. Stando così le cose, e cioè la sussistenza di un'iniziativa di parte, il mio atteggiamento cambia, non perché l'ostacolo di cui sopra ipso facto viene rimosso, anzi, come faceva notare un "collega",
di ostacolo ce n'è un altro: una parte degli azionisti non può invocare la (in)giustizia sportiva, solo la società Roma potrebbe farlo.

Ad ingarbugliare (dal lato romanista) la questione ci si mette anche l'ingombrante presenza di Unicredit nelle vicende giallorosse. Se da una parte l'istituto bancario è di fatto proprietario della società capitolina, e ne otterrebbe un notevole vantaggio a vendere una società campione d'Italia, dall'altra il colosso bancario condotto da Profumo vanta una certa "contiguità" con la società che dovrebbe essere penalizzata (e che proprio quando Unicredit è diventata main sponsor della Champions League, è finalmente riuscita a vincere la massima competizione europea. Coincidenze...).

È chiaro che fin quando sul da farsi (o non farsi) non si pronuncerà ufficialmente la AS Roma l'iniziativa degli azionisti romanisti resterà nel campo della mera possibilità.

Nell'attesa però invito tutti a non adottare l'atteggiamento di disincanto, che certo visti i precedenti è molto più realistico della facile illusione. Se vogliamo che l'atteggiamento generale di accondiscendenza verso le malefatte nerazzurre muti, dobbiamo essere noi per primi a non essere troppo disfattisti e agevolare così i silenziatori di regime.

Vuoi vedere che forse questa volta succede?

 
 
 

JANSEN O AOGO: GIOCO A DUE...

Post n°2183 pubblicato il 31 Luglio 2010 da nadir63l
 

© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com

Compagni di squadra nell'Amburgo e rivali, forse per la fascia sinistra bianconera. Marcell Jansen e Aogo si giocano la volata, probabilmente per quella casella di sinistra e sostituire Fabio Grosso,sempre che gli si possa trovare una sistemazione. Marcell Jansen sarebbe divenuto il prescelto dopo la buona figura fatta al recente campionato del Mondo, con la Germania.  Ha militato nel Borussia Mönchengladbach  arrivato dopo un passaggio dal SV Lürrip. Dopo una sola stagione da professionista debutta anche nella nazionale maggiore. Viene ceduto al Bayern Monaco per 9 milioni di euro e nella prima stagione a Monaco vince i primi titoli della sua carriera, Bundesliga, Coppa di Germania e Coppa di Lega, disputando in totale 30 gare. Passa poi all'Amburgo dove disputa due ottime stagioni. A contendere il possibile posto a Jansen il compagno di squadra Aogo di due anni più giovane essendo Aogo del 1987. Aogo è molto forte fisicamente e vanta un passato da mediano. La sua tecnica non è eccelsa, ma grazie alla forza fisica è ottimo in fase di spinta e sovrapposizione. Ha debuttato in Bundesliga nel 2004 con il Friburgo dove è rimasto per tre stagioni segnando 10 gol. Nel 2008 è passato all'Amburgo, diventando con Labbadia in panchina un titolare quasi fisso e giocandosi il posto appunto con Jansen. Ha debuttato in nazionale nel 2010, rinunciando alla Nigeria.

Sia Jansen che Aogo sono ottimi terzini, entrambi anche bravi in zona gol. La loro valutazione varia tra i 6/8 milioni a meno che non venga inserita qualche contropartita tecnica, ad oggi poco ipotizzabile. In ogni caso rappresenterebbero giocatori, magari non molto pubblicizzati dai media ma di sicuro affidamento. Del resto sarebbe quasi un ritorno al passato, agli acquisti anni 90, i vari Moller, Reuter, ma soprattutto Kholer, erano stati buoni acquisti, affidabili, sicuri, magari non appariscenti ma utilissimi. Kholer è entrato nel cuore dei tifosi, chissà se un altrò tedesco potrà presto entrarci.

 
 
 

AMAURI: "Sarą il mio anno. Real? Ho in testa solo la Juve"

Post n°2182 pubblicato il 31 Luglio 2010 da nadir63l
 

© foto di Filippo Gabutti

Stamattina il centravanti della Juventus, Amauri, conquista di diritto le prime pagine dei quotidiani sportivi e non, dopo la doppietta rifilata allo Shamrock Rovers nell'andata del Terzo Turno Preliminare di Europa League. Nelle sue dichiarazioni, rilasciate a diverse testate, il bomber brasiliano ribadisce di voler restare a Torino, nonostante l'allettante prospettiva di vestire la maglia del Real Madrid. Ecco le sue parole, riportate da Corriere dello Sport, La Stampa e Gazzetta dello Sport:

AMAURI: "HO IN TESTA SOLO LA JUVE" - Corriere dello Sport - La pellicola in bianco e nero è fra­dicia di lacrime amare, però in quel remake che va in scena tra tri­fogli e un verde contagioso c’è la speranza che sia ricominciato un amore. «Io so bene quello che vo­glio: restare qua, alla Juventus, e far le cose per bene» . Tallaght è lo spartiacque d’una esistenza im­provvisamente grama e quel mare d’Irlanda nel quale ora Amauri Carvalho de Oliveira si specchia può trascinare via con sé - al largo - le scorie d’una stagione sterile, fa­ticosa, fuorviante, un processo di disgregazione umano e professio­nale interrotto sul più brutto, dopo 161 giorni inespressivi e tormenti laceranti per un digiuno insoppor­tabile: «E adesso che ho segnato, anzi che ho fatto una doppietta, mi sento finalmente Amauri. Perché sia chiara una cosa: io so cosa val­go e so anche che non ho mai avu­to dubbi, nei mesi scorsi. So, ad esempio, che l’Amauri più recente non è mai stato neppure lontano parente di quello dei quattro- cin­que campionati precedenti al pe­riodaccio» .
GRAZIE, MA... - Ricominciare è un at­timo, un sinistro che arpiona il de­stino, una serata trasformata in magìa e poi quei refoli di gratifica­zioni che arrivano da Madrid, il re­gno d’uno special one spintosi sino ad Amaurinho, la sagoma perfetta per un’unione però impossibile: «Ho letto ciò che è apparso sui giornali e sono rimasto un po’ co­sì... L’effetto per la stima di Mourin­ho? Beh, fa piacere ritrovarsi am­mirato da lui e ciò non può che riempirmi d’orgoglio. Però io ho de­ciso, perché io in testa ho soltanto la Juventus» . Vecchie Signore e giovani leoni, il Drogba de noantri che si riprende la scena: «Le due reti allo Shamrock Rovers rappre­sentano una molla, una spinta ulte­riore per far bene e dimenticare, in­sieme ai miei compagni, un’annata a modo suo indimenticabile. E’ ve­ro, il gol mi mancava, ma ora av­verto dentro di me più coraggio e l’abbraccio collettivo, quando ho rotto il ghiaccio, è stata anche l’en­nesima testimonianza che qui c’è l’unione che fa la forza» .
ERRORI MAI PIU’ - Il film d’una notte abitata dalle stelle è la prova pro­vata di aver rivisto Amauri al di là del guado, gioiosamente inondato dalle attenzioni di Mourinho, però già conquistato dalle coccole di Del Neri, da quelle frasi come glassa («lui per me è sempre stato impor­tante, ha una forza d’urto impres­sionante») che addolciscono il ri­torno del bomber tra le braccia di Madame: «E’ chiaro che così l’auto­stima cresca. Per un attaccante, il gol è pane: io ne sentivo la man­canza, inutile nasconderlo, però ero anche criticamente sereno, consapevole di com’erano andate le cose nell’ultimo torneo. Sono sta­to in vacanza a ricaricarmi, un po­co a Miami e un altro poco dai miei in Brasile, e in quei giorni mi sono detto semplicemente: adesso non devi più sbagliare».

AMAURI: "SARA' IL MIO ANNO" - La Stampa (M. Nerozzi) - Finito da cinque mesi abbondanti nel deposito degli oggetti smarriti, quasi prossimi alla svendita, in terra d'Irlanda Amauri Carvalho de Oliveira ritrova gol, mestiere e vita. Se stesso, insomma: «Mi mancava il gol, davvero - sospirava nella notte vincente alle porte di Dublino - per noi attaccanti è tutto. Ti ridà fiducia, la forza di lottare e ti rimette a tuo agio. Stavolta dev'essere il mio anno». Qui, non altrove, a Madrid per esempio, dove José Mourinho vorrebbe importarlo: «Grazie, ma la mia testa è solo per la Juve», sorride. Così, ancor più della razzia sul prato degli Shamrock Rovers che ipoteca l'avanzata in Europa League, la prima vittoria di Gigi Del Neri e Beppe Marotta, delle Juve cioè, è l'aver ripescato dal pozzo degli ignavi questa punta che non segnava, non giocava, non sorrideva più. Tecnico e direttore generale hanno cercato di dargli fiducia, fin dal primo giorno di ritiro a Pinzolo, gli hanno parlato, gli hanno fatto capire che la Juve puntava su di lui.
Gli hanno ripetuto di stare tranquillo e di allenarsi. Senza regali, però, perché Del Neri è legislatore uguale con tutti: mai l'avrebbe fatto giocare se non l'avesse meritato. E con Trezeguet sempre a segno, s'annunciava dura. Se l'era guadagnata, invece, e l'ha dimostrato, alla prima uscita ufficiale: «Sono molto contento - continua Amauri - e queste reti ci danno una spinta in più: anche se mancano ancora novanta minuti da giocare, e non abbiamo fatto nulla». Ma sì che l'ha fatto: per esempio s'è divorato il campo con uno scatto prepotente, come ai bei tempi, e ha infilato la porta con un tocco in volata. O, ancora, ha saltato in testa al difensore e ha buttato dentro la zuccata: alla Amauri, si diceva una volta. Perché poi i colpi erano scomparsi: fino a giovedì sera. Quest'anno, giura, sarà un'altra storia: «Sappiamo benissimo che la scorsa stagione non è stata brillantissima - spiega - e allora la voglia di riscatto è tanta, e fondamentale, per i vecchi della squadra».
Caricata l'anima, non restava che ricostruire il bomber, e qui la particella elementare è il gol, che si fabbricava dal 18 febbraio, ad Amsterdam, una vita fa «Dubbi su di me non ne avevo - ragiona l'ex brasiliano, pesando le parole - ma sapevo che quello degli ultimi quattro, cinque mesi non era il vero Amauri». L'ha ritrovato lontano dal pallone, chiudendo fuori una stagione orribile e la delusione per il Mondiale mancato. E frugando dentro la sua testa: «Sono andato in vacanza, prima a Miami e poi in Brasile, dai miei - racconta - cercando di recuperare la concentrazione. Mi sono detto: “È stata una stagione bruttissima, e quest'anno non puoi proprio sbagliare”. Deve essere il mio anno». Magari, un po' l'ha aiutato la concorrenza («che alla Juve c'è sempre») e un po' la conversione da seconda punta dell'amico Diego, che l'altra sera l'ha spedito in porta, con l'assist della prima rete: «Ho visto che ha fatto buone amichevoli e penso che possa giocare lì. Per la Juve è un bene».
Riqualificatosi attaccante professionale, Amauri potrebbe piacere ancora di più al Real Madrid, che già l'ha chiesto, per rinforzare la lussuosa panchina: «Ci mancherebbe, è una cosa che può fare piacere - taglia corto la punta bianconera scuotendo la testa - ma quest'anno sono della Juve, e concentrato solo su questo». Lo sono tutti, almeno dando un'occhiata al mucchio bianconero che ha sommerso Amauri al primo centro, festeggiato come fosse una finale di Champions League: «È stato bello - commenta l'attaccante - e questa è la mentalità giusta, l'essere tutti uniti. Questo gruppo lo sarà sempre di più: in questo primo mese di preparazione abbiamo lavorato bene, ed è importante». Eccola, la seconda vittoria di Del Neri e Marotta, perché di quell'abbraccio hanno poi parlato, accogliendo come indizio importante. Si dovranno migliorare giocate e forma fisica certo, e a luglio fa parte della fisiologia del pallone, ma volontà e teste viaggiano nella stessa direzione: sta nascendo una squadra di calcio. Con un centravanti ritrovato, finalmente.

AMAURI: "SONO RINATO, QUI LA MIA RIVINCITA" - Gazzetta dello Sport - Amauri: “Ho lavorato sodo in ritiro, ma la voglia di riscatto è stata la molla. Il gol è importante per un attaccante: mi mancava, lo ammetto. Le due reti di Dublino mi serviranno per cancellare i dubbi su di me, su chi pensava che Amauri fosse ormai quello della stagione scorsa. No, quello non era Amauri, ma una copia riuscita male. Quello vero, quello di Palermo o del primo anno di Juve, lo rivedremo quest’anno, ne sono convinto. Diego? Da seconda punta può giocare, a Dublino si è mosso bene, gli è mancato soltanto il gol. Real? I complimenti e gli apprezzamenti di Mourinho non possono che farmi piacere. Ma penso soltanto alla Juve, quest’anno c’è soltanto la Juve”.

 
 
 

     

 

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