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Messaggi del 15/08/2010

Sforzo per Ledesma, caso Diego.....

Post n°2238 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Alvise Cagnazzo per "Nesti Channel"
© foto di Federico Gaetano

Non occorreva certo la “Caporetto” pugliese al cospetto di Inter e Milan per comprendere le storture, assai evidenti, di una squadra sin troppo somigliante, fra confusione tattica, mancanza di idee ed apnee offensive, alle precedenti, quanto sconce, Juventus osservate nel corso dell’ultima disastrosa stagione. La nuova Juventus plasmata da Gigi Del Neri ha così patito il primo vero confronto al cospetto delle principali candidate alla vittoria dello scudetto. Subendo, persino più del dovuto, l’incisività e la concretezza offensiva,soprattutto rossonera, senza riuscire a reagire. Ritrovarsi a sole due settimane dall’inizio del torneo senza certezze da appuntare sul petto ancora glabro, con numerosi dubbi sul futuro del miglior elemento in organico, il Diego già promessosi al Wolfsburg a corredo di una minima riduzione di ingaggio, e con un overbooking di esuberi ancora da sistemare, significa non aver ancora maturato una esaustiva analisi sulla genesi di una Juventus desiderosa di tornare a primeggiare. Smarrendo il vero, ed unico, senso della “vulgata”, già interpretato e metabolizzato del presidente Andrea Agnelli. La partenza di Poulsen per Liverpool, al momento esclusivo miracolo laico della gestione dirigenziale targata Beppe Marotta, per circa sei milioni, ed il rinnovo, per mezzo milione, del prestito dell’abuso edilizio Tiago, se non altro, paiono mostrare parziali segni di risveglio in una società ancora in cerca di almeno un paio di rinforzi. O magari tre, in ragione di un diffuso scetticismo sulla tenuta del quartetto composto da Iaquinta, Trezeguet, Amauri e Del Piero.

Dubitare di Marotta, per una Juventus ostaggio del direttore sportivo Secco, quello dei flop Andrade, rescissione anticipata del contratto e danno economico di circa cinque milioni sul bilancio, Poulsen, Tiago, Mellberg, Boumsong, Chimenti e Knezevic, protagonista persino di un duello mercantile con il Torino, sarebbe eccessivo. E forse, anche poco cortese nei confronti di chi, nel giro di un paio di mesi, è comunque riuscito ad instaurare un regime di rispetto e serietà in un contesto, quello ereditato da una gestione tecnica sconcia, più simile ad una polveriera che ad uno spogliatoio. La scelta di dire addio al Mauro “furioso”, in arte Camoranesi, liberandosi delle zavorre, Grosso, Salihamidzic e Zebina, al quale venne inspiegabilmente rinnovato il contratto dopo una disastrosa annata, a corredo di una illuminante folgorazione di mercato di Secco, se non altro, sembra suggerire la volontà di inversione di una rotta infelice. Abbandonando quell’alone di mediocrità con il quale l’intera società, dal giorno della retrocessione in cadetteria, ha dovuto convivere. Proporre dubbi di “fede” sulla gestione del nuovo mercato, appare invece legittimo. Anche in relazione alle prime, ed assai dubbie, strategie di mercato.

Considerare un mero surplus l’acquisto di un bomber, pare infatti in contrasto con l’oggettiva deficienza offensiva, e realizzativa, della squadra. Sorretta, al momento, esclusivamente dalle velleità di un parco attaccanti logoro, usurato dal tempo ed immalinconito da irrisolte vicissitudini contrattuali. Dei quattro componenti del reparto avanzato, ben due, capitan Del Piero e Trezeguet, hanno infatti il contratto in scadenza nel 2011, fra meno di dodici mesi. Accordi che, questo è certo, non saranno rinegoziati, producendo il dimezzamento dell’attuale nomenclatura di punte a disposizione. Senza peraltro dimenticare come tutti e quattro gli attaccanti a disposizione, abbiano oramai scollinato le trenta primavere, rendendo meno rosee le aspettative per il futuro. In ragione di acciacchi e logorii assortiti, non più da smaltire. Ma da gestire, sino al termine della carriera. In attesa di ulteriori sviluppi sul fronte avanzato, e senza trascurare la timida attenzione mostrata dal Lione e dall’OM di Deschamps nei confronti di Iaquinta, sempre alle prese una fastidiosa distrazione muscolare, Marotta completerà a breve l’organico a disposizione di Del Neri.

Se per la difesa, nel ruolo di quarto centrale, sembra certo l’arrivo, in prestito con diritto di riscatto, da barattare, secondo l’antica prassi assai frequente nei porti delle repubbliche marinare, al termine della stagione con il contro riscatto genoano di Palladino, parcheggiato in Liguria tre stagioni, del giovane Bocchetti, per il settore mediamo il direttore generale bianconero avrebbe deciso di investire otto milioni per l’italo argentino Ledesma. Entrato a far parte del giro della Nazionale,in compagnia degli altri oriundi Amauri e Thiago Motta, il regista nato in Patagonia potrebbe raggiungere i bianconeri già a partire dal diciannove agosto, giorno della partita di Coppa Uefa contro gli austriaci dello Sturm Graz. La consueta, ed oramai folcloristica, resistenza di Lotito, deciso a non scendere al di sotto dei dieci milioni, non comprendendo il rischio di perdere il giocatore a costo zero fra meno di un anno, verrà probabilmente superata dall’inserimento di una contropartita tecnica, magari Grosso, già promesso al Milan in caso di scambio con Kaladze, o a corredo di un ulteriore sforzo economico della società di Corso Galileo Ferraris. Più che mai decisa a concludere tutte le operazioni di mercato prima di focalizzare la propria attenzione su Dzeko…

 
 
 

Lanzafame: «Juve, ho un cuore da tifoso»

Post n°2237 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

 
L'intervista all'attaccante esterno bianconero: ««Avevo i poster di Del Piero e Zidane. Quando indosso questa maglia penso alla storia, alle vittorie e ai campioni. E’una responsabilità, ma non mi fa paura, mi stimola a dare il massimo dopo 14 anni passati nelle giovanili bianconere. E pensare che da bambino potevo finire nel Toro»
TORINO, 15 agosto - Il giovane attaccante esterno della Juve Davide Lanzafame è pronto per vivere una stagione da protagonista, dopo quella che lo ha lanciato l'anno scorso: 7 gol con la maglia del Parma.

Davide Lanzafame co­me ha convinto Del Neri a volerla alla Juventus?
 
«Con una buona seconda par­te di stagione a Parma. Io non potevo andare in una terza squadra: Juve e Palermo si so­no accordate».

 Al bianconero ci è abituato, visto che passato 14 anni nelle giovanili bianconere.
 
«Per me è un ritorno a casa ol­tre che una grandissima occa­sione. Da non perdere».

Partiamo proprio da lì: co­me ha iniziato?
«Devo tutto a mio fratello! La mia è una storia un po’ partico­lare: ho iniziato nel Barcano­va, una piccola società di Tori­no dove mio padre era dirigen­te. Mio fratello Giovanni, di dieci anni più grande, volle a tutti i costi che facessi un pro­vino al Torino, ma non lo pas­sai. Così tornai al Barcanova, per la felicità di mio papà che non pensava al professioni­smo. Mio fratello mi spinse in­vece a tentare con la Juve. E andò bene».

Il suo primo allenatore? «Franco Perri: con lui feci il provino».

Il poster in camera?
«Del Piero, Zidane e Weah, era­no i miei idoli: mi piacevano gli attaccanti potenti come il mila­nista e i fantasisti che sapeva­no dare spettacolo».

Con le giovanili della Ju­ventus ha vinto e segnato molto.
 «Abbiamo conquistato un Ber­retti, un campionato Primave­ra, una coppa Italia, una Su­percoppa italiana, un Viareg­gio, dove sono stato capocacan­noniere ».

In questi anni di lontananza ha continuato ad avere la Juventus nel cuore?
«Bisogna scindere l’aspetto la­vorativo da quello del tifoso: massima professionità come giocatore, ma la squadra del cuore ti rimane dentro, a mag­gior ragione se ci giochi 14 an­ni. E’ come una seconda pelle».

A undici anni faceva il rac­cattapalle al Delle Alpi con Del Piero in campo, adesso ci gioca insieme: cosa signi­fica avercela fatta?
«Enorme orgoglio e grossa sod­disfazione personale: mi pren­do il 70-80% del merito, il resto va alla mia famiglia perché mi è stata d’esempio».

La Juventus è un punto di partenza: per arrivare do­ve?
 «Per arrivare il più lontano possibile... sulla luna. Non co­nosco il futuro, ma voglio met­terci tutta la forza per farcela e restare qui».

E questa Juventus dove può arrivare?
«Deve guardare giorno dopo giorno, metterci massimo im­pegno in allenamento, ascolta­re gli insegnamenti di Del Ne­ri ed essere umile. Senza tutto ciò non andremo lontani».

Un giocatore a cui si è ispi­rato?
 «Enrico Chiesa, per me era fantastico».

Il gol più bello?
«In un derby Primavera vinto 2-1, bello a livello tecnico, im­portante per il risultato. Ci so­no affezionato».

La prima doppietta in serie A invece l’ha segnata l’anno scorso contro la Juventus.
«Però non ho neanche esultato per rispetto per la società in cui sono cresciuto».

Tre anni di esperienza lon­tano da Torino cosa le han­no dato?
«Tantissimo, a livello calcistico e personale, sento che è il mo­mento giusto per essere appro­dato alla Juve, un anno fa non lo sarebbe stato».

Del Neri che cosa chiede di diverso dagli altri tecnici?
«Il massimo impegno nel di­fendere e nell’attaccare, la squadra deve garantire in tut­ti i ruoli il top per 90 minuti».

E’ davvero un dittatore co­me si dice?
«No, a me è piaciuto fin dall’i­nizio il suo comportamento. Quando è il momento di scher­zare, si ride insieme. Del resto, facciamo un mestiere spetta­colare, farlo con il muso non avrebbe senso. Ma quando bi­sogna mettersi sotto, non con­cedere sconti».

Seconda punta o esterno of­fensivo: qual è il ruolo che sente più suo?
 «Negli ultimi anni mi sto spe­cializzando nel ruolo di ester­no, corsa e qualità».

Sarà lei l’erede di Nedved?
«Ha fatto cose grandissime, è un esempio e un’eredità pesan­te. Però se giochi nella Juve non devi aver paura dei gioca­tori passati prima di te, se uno dà il massimo, il lavoro paga».

A Palermo il momento più difficile: solo 9 presenze e 0 gol. Mai pensato di abban­donare tutto e fare il mobi­liere come i suoi genitori?
«Se a 22 anni abbandoni alla prima difficoltà non hai la per­sonalità per fare il calciatore. La forza sta nella capacità di rialzarsi. Mi capiteranno altri momenti no, se fossimo sem­pre al top saremmo supereroi, nel calcio come nella vita. Inve­ce siamo normalissimi».

 Una curiosità: chi le ha fat­to questo taglio di capelli al­la moikano? (ride) 
«
Il mio barbiere, poi ci ha pensato Storari a Dublino, pri­ma del debutto europeo, ad ac­centuare il taglio sui lati».

La nuova Italia si è svec­chiata: pronto per la Nazio­nale?
«E’ prematuro parlarne, prima devo dimostrare quanto valgo con la squadra di club. Il mio pensiero è soltanto per la Juve, in futuro spero ci sia l’azzurro anche per me».

Del Neri ha detto prima di Juve-Shamrock: squadra che vince non si cambia. Si sente titolare?
«No, sono uno dei 25-26 della rosa che ogni giorno mettono in difficoltà il mister, solo così si forma un grande gruppo».

I difensori “più scomodi”?
«Chiellini e Lucio: meno male che adesso uno gioca con me».

Juventus vuol dire?
«Storia, vittorie, la squadra più importante e titolata in italia, la squadra dove sono cresciuto, quindi ha un sapore particola­re. Penso sempre a tutto que­sto quando vesto la maglia».

 
 
 

Diego ha detto 'Ja' al Wolfsburg, ma la Juve vuole 18 mln più bonus ...

Post n°2236 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

Diego ha detto 'Ja' al Wolfsburg, ma la Juve vuole 18 mln più bonus

© foto di Federico De Luca

Mentre Diego “mi­racol mostrava” in quel di Bari, papàDjair da Cunha badava a cose più terrene in quel di Wolfsburg, raggiun­gendo l’accordo per il passag­gio del figlio al club di pro­prietà della Wolkswagen. Un giorno di riunioni con Dieter Hoeness ha prodotto infatti un’intesa piuttosto articola­ta, che consentirebbe al bra­siliano di non rimetterci nemmeno un euro rispetto all’attuale standard, a patto di raggiungere buona parte degli obiettivi prefissati.

PIATTO RICCO - Oggi Diego percepisce un ingaggio di 4 milioni netti dalla Juve, 8 al lordo. Il Wolfsburg invece gliene ha proposti 7,5, con una decurtazione teorica di 500 mila euro. Teorica per­ché in Germania vige ancora l’abitudine di premiare i gio­catori in base ai punti otte­nuti in campionato. In una stagione deludente come quella scorsa (il Wolfsburg è rimasto fuori dalla zona Eu­ropa) ai titolari finirono co­munque in tasca circa 600 mila euro a testa, ovviamen­te si può fare di meglio. Inol­tre Diego otterrà altri 500 euro in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Insomma, un mare di denaro, infatti il padre­manager, che passa per esse­re un tipo tosto, questa volta non ha impiegato molto per rispondere “Ja”.

L’OSTACOLO - Dunque la trattativa per il ritorno di Diego in Bundesliga è entra­ta davvero nella fase decisi­va e l’accettazione del diret­to interessato è pressoché scontata. A patto, però, che la Juve trovi a sua volta un accordo con il club tedesco. E qui la situazione è ancora in divenire. La cosa sicura al momento è una: lo Schalke 04 si è defilato, ufficiosamen­te perché Diego non può gio­care in Champions League, avendo già disputato il preli­minare di Europa League. Una spiegazione poco con­vincente, ma in fondo le ra­gioni contano poco. Fatto sta che Djair Da Cunha si è mosso in direzione Wolf­sburgsenza alcun tentenna­mento. Anzi, secondo indi­screzioni, sembra che il pri­mo incontro con i tedeschi ri­salga a quattro settimane fa.

LA QUALITA’ - Nel frattem­po però il Wolfsburg non ha alzato l’offerta per la Juve e Diego, appunto, ha dato spettacolo a Bari. Due fatto­ri che non consentono di da­re per certo l’epilogo della vi­cenda, anche se sarebbe quantomeno curioso un ri­pensamento dopo una mezza partita, perché di quello si è trattato. Se la Juve due gior­ni fa considerava il brasilia­no poco funzionale al siste­ma di gioco di Del Neri, non può avere cambiato opinione oggi. Trascinare ulterior­mente degli equivoci tattici non porterebbe da nessuna parte, però il match con l’In­ter ha dimostrato effettiva­mente che la qualità in casa bianconera è ancora merce rara. A nostro avviso la solu­zione non sta nella conferma del brasiliano, ma nell’asso­luta necessità di sostituirlo con giocatori più adatti al modulo, però di spessore as­soluto. Altra cosa è la que­stione del prezzo. Qui Beppe Marotta ha tutti i diritti di puntare a ottenere almeno 18-20 milioni. In effetti la ri­chiesta del dg è appunto di 18 milioni, più bonus o (con­troproposta) Diego più una dozzina di milioni per Edin Dzeko. Sotto non scenderà, perché dalla cessione del suo asso la Juve v uole ricavare quanto serve per prendere un altro numero uno, tipo Michel Bastos. Il Wolfsburg ne ha offerti 15 e questo ovviamente non è il prezzo giusto. Dalla Germania sostengo­no che Hoeness ab­bia le mani legate e non possa rilancia­re ulteriormente, ma ci sembra una chiave di lettura troppo comoda per il Wolfsburg. A queste condizio­ni l’accordo con Djair da Cunha si trasformerà in car­ta straccia, ma non dubitia­mo che ci saranno ulteriori puntate...
 

 
 
 

Il sito della Ducati annuncia: «Rossi è Rosso»

Post n°2235 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

 
Valentino Rossi non si sbilancia dopo la gara di Brno in cui si piazza quinto, anzi ci scherza su. «Ho firmato per due anni con la Yamaha». Poi però si fa serio e dice: «Una bella sfida ricominciare da zero, ci sarebbero delle grandi motivazioni per me». L'annuncio arriva dal sito ufficiale della scuderia, anticipato dalla versione americana, che titolava: «Rossi is Red»
BRNO, 15 agosto - Ora è ufficiale: Valentino Rossi l'anno prossimo correrà con la Ducati. Il pilota pesarese non lo ha voluto annunciare dopo la gara a Brno, dove è arrivato quinto. Il pilota pesarese ha preferito scherzarci un po' su. «Potrebbe essere interessante. Vediamo se sarà vero - dice ai microfoni di Mediaset - ma vi dico una cosa in anteprima, ho firmato per altri due anni con la Yamaha...». Poi però si fa serio, anche se usa ancora il condizionale. «Naturalmente sarebbe una bella sfida ricominciare da zero, ci sarebbero delle grandi motivazioni per me».

ANNUNCIO - Insomma, si attende solo il comunicato ufficiale della Ducati, anche se l'annuncio è già arrivato. Rossi è Rosso titola infatti il sito della scuderia italiana. Notizia che era già stata anticipata anche dalla versione americana del sito che titolava 'Rossi is Red'. Sono minuti di grande attesa, c'è grande attesa a Tavullia, pronta a festeggiare il suo campione. Il sito della Ducati è andato in tilt, e attualmente è inaccessibile.

 
 
 

DEL PIERO: "Il Trofeo Tim conta poco. In Europa non possiamo fallire"

Post n°2234 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

Da buon capitano, Alessandro Del Piero, interviene sulle pagine del proprio sito ufficiale per rassicurare il popolo bianconero dopo l'allarmante doppia sconfitta rimediata dalla sua Juventus al Trofeo Tim, nelle due mini-partite contro Inter e Milan. "Perdere non fa mai piacere, nessuna partita, in qualunque momento della stagione - premette il numero 10 -. Ma soprattutto nel precampionato è indispensabile dare il giusto valore anche alle sconfitte, come quella che è arrivata nella mini partita contro l’Inter al trofeo Tim, o quella ai rigori maturata dopo il pareggio dei 45’ contro il Milan. In questa fase, insomma, il risultato conta abbastanza poco, soprattutto in quel genere di torneo - osserva Alex -. E’ invece più importante continuare a lavorare per migliorare e insistere su quanto ha funzionato: in fondo queste partite devono servire proprio a questo, sia a livello personale sia a livello di squadra".
L'attenzione di Del Piero e di tutta la Juve adesso è proiettata all'imminente sfida di Europa contro lo Sturm Graz: "Per quanto ci riguarda, comunque, la concentrazione è già interamente rivolta all’impegno che più ci interessa in questo momento, ovvero la doppia partita contro lo Sturm Graz che vale l’accesso al tabellone principale di Europa League - garantisce Alex -. E’ questo il primo obiettivo che ci siamo fissati e non dobbiamo fallirlo. Con questo spirito abbiamo ricominciato a lavorare in vista della trasferta di giovedì in Austria, prima delle due sfide che ci dovranno aprire le porte dell’Europa", conclude il capitano.

 
 
 

PRESIDENTE, REGALACI MOGGI...

Post n°2233 pubblicato il 15 Agosto 2010 da nadir63l
 

PRESIDENTE, REGALACI MOGGI
Luciano Moggi al fianco dell'Avvocato, Gianni Agnelli
Luciano Moggi al fianco dell'Avvocato, Gianni Agnelli

Cosa occorre per far rinascere la Juventus? Semplice, basterebbe una mossa del Presidente, Andrea Agnelli, l'unico capace di assumersi una responsabilità, che tale non è. La Juve cerca un allenatore, calciatori, un Direttore Sportivo, ma non si accorge che il miglior D.S. della storia del calcio italiano, dopo Italo Allodi, ha il cuore bianconero ed è svincolato. Si chiama Luciano Moggi, da sempre nel cuore dei tifosi bianconeri. Perchè il tempo ha dimostrato che il sistema funzionava così, perchè la cupola non esisteva e perchè altri hanno fatto peggio della Juventus. Se i bianconeri vincevano e la Nazionale vinceva con i calciatori della Juve un perchè c'era. I più forti giocavano a Torino. Caro Presidente, liberati di tanti falsi consiglieri e regalaci l'unico vero acquisto che può far cambiare questa squadra e questa società: Luciano Moggi. Liberalo dalla sua Monticiano e riportalo a casa. Te ne saremo grati, come popolo Juventino.

 
 
 

     

 

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