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Messaggi del 28/08/2010

TERZA STELLA A DESTRA, QUESTO E' IL CAMMINO....

Post n°2368 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

Dalla nomina di Andrea Agnelli a Presidente della Juventus sino alla ricostruzione, ancora in atto, della squadra. Dopo aver rinnovato la società, adesso si inizia a parlare dei due scudetti tolti...
di Thomas Bertacchini....
© foto di Marco Giglio/Image Sport

"Voglio ricordare che gli sarebbe piaciuto festeggiare la terza stella della Juve, chissà chi gliela regalerà, comunque la vedrà di sicuro dal cielo" (Marcello Lippi)
Il sogno dell’Avvocato potrebbe diventare realtà per merito di Andrea, l’ultimo degli Agnelli.

Arrivato alla Presidenza da pochi mesi, è entrato in punta di piedi nel mondo bianconero, per non rompere i cocci di quella che per più di un secolo è stata una delle squadre più prestigiose al mondo, e che ha visto distrutta dopo una collezione di record negativi da far impallidire chiunque.

A fare rumore ci ha pensato il suo cognome: pesante, di quella Famiglia che ha costruito la storia di una società che - per molti - è diventata uno stile di vita.
E’ cresciuto con la Juventus dei Zoff, Gentile e Cabrini; a Villar Perosa pranzava - ancora bambino - accanto a Paolo "Pablito" Rossi.

Il primo acquisto della sua Presidenza è stato Simone Pepe da Albano Laziale. Al momento dell’annuncio, la maggior parte dei sostenitori della Vecchia Signora rabbrividirono: "se questo è l’inizio, ormai la fine è vicina". All’esterno di centrocampo non verrà mai chiesta la qualità di un Del Piero, ma anche arrivasse a toccare i livelli di un Di Livio, ci sarebbe da leccarsi i baffi.

Ha preferito pensare al "sodo", costruendo una base sulla quale portare avanti una programmazione che, col tempo, dovrà riportare la squadra - dal punto di vista tecnico - sui livelli che le competono.
Dopo aver rinnovato (quasi) completamente la società, ha affidato quell’area a Giuseppe Marotta, uno che nel pomeriggio di un martedì tratta Di Natale e il giovedì mattina immediatamente successivo ha in mano Quagliarella.

Sta creando una squadra plasmata sulle idee di Luigi Del Neri, e rinforzata ulteriormente - viste le evidenti lacune tecniche mostrate nelle prime partite - dagli innesti di Aquilani e Krasic. Se poi si riuscisse a recuperare Felipe Melo…
Manca ancora l’uomo in grado di imprimere un cambio di marcia nel corso delle partite, il campione con la "C" maiuscola che trasformi un mercato all’insegna della ricostruzione in un "potenziamento" vero e proprio.
Del Piero c’è, non manca mai. Ma non è eterno, così come non lo è stato Pavel Nedved.

Agnelli di "nome" o di "fatto"? Per ora di nome. Per i fatti ci vuole tempo.
Se a volte subentrare ad una precedente gestione nel contesto di una situazione negativa aiuta, nel senso che fare peggio è difficile, in questo caso il suo ingresso nel mondo bianconero è stato particolarmente impegnativo: la pazienza dei tifosi è esaurita da tempo, i soldi sono stati male investiti nei quattro anni precedenti il suo insediamento, la sfiducia verso chi siede nelle poltrone più importanti è ai minimi storici, chiunque essi siano.
I ricordi più belli, poi, sono tutti legati al passato.

Ecco, appunto: il passato.
Quello che non si dimentica, il punto di partenza per rinascere.
Il passato da cui "altri" presero le distanze, che aveva permesso al mondo intero di "dire" e "fare" tutto quello che voleva sulle vittorie bianconere ottenute sul campo.
Poteva bastare il ritorno di un Agnelli a cambiare tutto questo? No, se ci si limita a portarne il nome e a "vigilare".

Ma se dal "dire" si passa al "fare", la musica cambia. Le parole diventano pesanti, come il cognome di chi le pronuncia. Ed iniziano a "fare" effetto.

I legami col passato vengono riannodati, le vittorie riconosciute in "toto": ventinove.
E non ventisette o ventisettepiùdueasterischi.
Si parte dall’esposto per la revoca dello scudetto di cartone del 2006 all’Inter sino alla richiesta - previa "dimostrazione di correttezza della società nei vari procedimenti che sono ancora aperti" - di una riassegnazione dei due titoli mancanti nel palmares bianconero.
Per arrivare alla terza stella, a quel punto, ne mancherebbe soltanto uno.

Ci vorrà del tempo. Come al solito, come sempre. Ma mai come stavolta l’idea è che si stia per intraprendere la strada giusta.
"Terza stella a destra, questo è il cammino".

Area societaria, area tecnica, i due scudetti tolti: ora che si è conoscenza del fatto che si inizierà ad affrontare, nel merito, anche quest’ultimo aspetto, i tifosi respirano "aria di casa", profumo di Juventus.

Loro non l’hanno mai abbandonata. Figurarsi ora che le aspettative iniziano ad essere diverse…
Se prima si era trattato di un piacevole rituale, adesso diventa un "fatto" sincero: benvenuto, Andrea.

 
 
 

E' UFFICIALE, ADDIO DAVID...

Post n°2367 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

David Trezeguet è un giocatore dell'Hercules Alicante. Lo comunica il club spagnolo, che ha ufficializzato la trattativa, nota da giorni. Il giocatore francese percepirebbe 1,5 milioni per due anni e la differenza di stipendio (alla Juventus ne percepiva 4,5) sarebbe a carico della società bianconera per una stagione. Il contratto di Trezeguet con la Juventus sarebbe scaduto il prossimo anno. Il club bianconero ufficializzerà il passaggio del giocatore solo lunedì, alla riapertura della Borsa

 
 
 

MAROTTA sul mercato: "Cerchiamo solo un difensore, la punta non arriverą"

Post n°2366 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

 
Il dg bianconero: "Può succedere di tutto, ma niente di clamoroso".
© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com

Nel corso della conferenza stampa di presentazione di Fabio Quagliarella, è intervenuto anche Beppe Marotta. Al direttore generale bianconero è stato chiesto naturalmente di fornire aggiornamenti sulle attuali trattative di mercato:
"Nessun aggiornamento concreto - ha risposto il dg bianconero -. Stiamo lavorando, per cui quando avremo qualcosa di concreto vi faremo sapere, fermo restando comunque quello che ho detto ieri, che siamo alla ricerca di un difensore, dopodichè abbiamo chiuso quantomeno in entrata".

Ma un'opportunità, un'occasione per una punta, all'ultimo giorno, la cogliereste oppure no?
"Non credo proprio, nel senso che quattro punte le abbiamo a disposizione e sono sufficienti per quelli che sono i nostri programmi. Questo d'accordo, anche con l'allenatore. Ma è chiaro che il mercato è sempre aperto fino a martedì, quindi può succedere di tutto. Non credo si verificheranno situazioni clamorose".

 
 
 

Juve all'attacco: Pazzini o Benzema.....

Post n°2365 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

Dopo l'ufficializzazione dell'acquisto di Quagliarella, ora tocca a Pazzini o Benzema.
© foto di Image Photo Agency

Stando a quanto riferisce il Corriere dello Sport, Fabio Quagliarella non sarebbe l'unico attaccante su cui Marotta avrebbe riposto le proprie attenzioni. Nelle prossi­me ore, infatti, il dg bianconero tornerà alla carica bussando alla porta della Samp per avere il bomber Pazzini (26) of­frendo Grygera, Iaquinta e soldi, sebbene nel frattempo l’attaccan­te toscano sia finito nel mirino di Bayern, Chelsea e Wol­fsburg. Sempre secondo il medesimo quotidiano sportivo sarebbe stato chiesto il prestito dell'attaccante francese Karim Benzema (22), in forza al Real Madrid, considerato da Delneri la prima alternativa a Pazzini. Intanto il procuratore di Treze­guet, Antonio Caliendo ha ammesso che David “è molto vicino all’addio alla Juve“. Il francese incontrerà oggi il dg Marotta per discutere la rescissione del contratto, definire la buonuscita e lasciare Torino do­po dieci anni bianconeri. Trezeguet ha tro­vato un accordo con l‘Hercules di Alicante per i prossimi due anni ma sta vagliando anche altre offerte. "La cosa più probabile è che Trezeguet si trasferisca ad Alicante - ­ha detto Caliendo - perchè è la città di ori­gine della moglie che tiene molto a tornare a casa. Abbiamo avuto una proposta dalla Lazio, ma non l’abbiamo potuta valutare perchè la Juve non vuole cedere Trezeguet in Italia".

 
 
 

La Juve cede le intercettazioni alla Figc....

Post n°2364 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico de Luca

La Juventus aspetta da diversi mesi che venga aperta un'inchiesta, sulle intercettazioni telefoniche scoperte dai legali di Moggi, alcune delle quelli rese note nell'aprile scorso. Ma alla richiesta del Procuratore Palazzi di poter ottenere le suddette intercettazioni, il tribunale di Napoli non ha dato ancora risposta, causa problemi burocratici. Quindi, come rivela Tuttosport, la Juventus è pronta ad una mossa a sorpresa. La società bianconera sarebbe disposta a fornire lei stessa le intercettazione in questione, oltretutto già sbobinate da un perito. Tra queste, le più interessanti, sarebbero quelle riguardanti le telefonate tra Giacinto Facchetti e Tullio Lanese all’ora presidente degli arbitri. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli, in una intervista a Sky, sulla vicenda dichiara: «L’esposto che abbiamo presentato è molto dettagliato e a nostro giudizio fondato. Quindi non chiede parità di trattamento ma è un esposto molto preciso sulla revoca di uno scudetto. Da questo punto di vista noi ci aspettia¬mo, poichè crediamo che sia fondato, una risposta sicuramente entro breve, in breve tempo, e siamo fiduciosi, vista la motivazione che abbiamo portato avanti, di avere un risultato positivo». La richiesta della dirigenza juventina, al momento, è quella della revoca dello scudetto 2006 assegnato d’ufficio all’Inter.

 
 
 

Juve: lunedģ arriva Benalouane, Ziegler il prossimo....

Post n°2363 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

 
Il centrale del st Etienne sarà il decimo rinforzo. Quagliarella gioca già a Bari. Il club bianconero continua a cercare un centrale: Lucchini, Manfredini, Kyrgiakos e Demichelis tra i candidati. Pressing per il terzino della Samp: all’ultimo giorno possibile lo scambio con Grosso. Trezeguet oggi va in Spagna
TORINO, 28 agosto - Il mercato è il gioco preferito degli italiani. Dopo il calcio. E siccome fino al 31 agosto c’è tempo per sognare, e per imprecare, i tifosi della Juve restano in trepida attesa. E’ arrivato Fabio Quagliarella. Ma il cartello è ancora esposto. « Lavori in corso » , ribadisce il dg Beppe Marotta. Ok, comprerà Giampaolo Pazzini... « Un bel giocatore, ma è della Samp e non nostro. Cercheremo di ultimare la rosa con un difensore, poi il gruppo di Del Neri sarà completo e risponderà appieno a esigenze di società e tecnico. Diego via? Finché i giocatori sono qui rappresentano un patrimonio e vanno tutelati al massimo, poi subentrano esigenze tecniche ed economiche. La società di fronte all’offerta si è confrontata e ha preso la decisione di cederlo per circa 16 milioni cash in unica soluzione. Il mercato propone ogni giorno situazioni diverse » Ok, il vuoto da colmare. « Appunto, ci manca un difensore, se è eclettico meglio. Vedremo, sono ottimista. E viaggiamo sottotraccia. Quando trattavamo Di Natale sapevamo che c’era anche Quagliarella » . E Benzema. resta in bilico...

IL DECIMO - Lunedì firmerà il francese Yohan Benalouane, 23 anni, del Saint Etienne. Un’operazione da meno di un milione: sarà il decimo della serie marottiana. Quindi, si aggregherà al gruppo. Se convincerà, resterà. Altrimenti a gennaio il difensore centrale andrà in prestito per fare esperienza. « La Juventus è un club da sogno - le sue prime parole - Rappresenta una società d’élite e se ti cercano, devi assolutamente ascoltare. Al momento sono rilassato ma spero di riuscire a giocare per i bianconeri ». La Juve continua anche il pressing sulla Sampdoria per Reto Ziegler. Il terzino sinistro va in scadenza nel 2011 e non ci sono possibilità che rinnovi: troppo grandi le distanze fra le parti. Però il club blucerchiato ha sparato grosso, prima 10 poi 8 milioni. I bianconeri così non ci stanno. Si vorrebbe effettuare uno scambio con Fabio Grosso, ma al momento i liguri dicono no. Potrebbe essere un affare da ultime ore di mercato, martedì.

IL CENTRALE - Sul centrale di grido, ancora un po’ di mistero. Mexes si è tagliato fuori con dichiarazioni inopportune. I nomi di Lucchini, Manfredini, Kyrgiakos e Demichelis sono circolati. E qualcuno, come il biondo dell’Atalanata, può tornare di moda. Bocchetti va in Russia, Burdisso alla Roma.

 
 
 

Devoti al piagnisteo...

Post n°2362 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

di Zizou

Ci deve essere davvero qualcosa di genetico negli interisti, se ogni 3 per 2 dobbiamo assistere a sceneggiate come quelle che ci regala il presidente della seconda squadra di Milano.
Dopo l'ennesimo gesto da gran signore, come egli viene sempre dipinto dagli "addetti ai lavori" (il che ne qualifica il livello, però questo è un altro discorso), rivolto ai tifosi romanisti in quel di San Siro l'altro giorno, rilascia un’intervista al TG1 di cui abbiamo ha già dato conto.
Il giornalista, come al solito, si è limitato a raccogliere le parole di Moratti da perfetto uomo devoto. Devoto al piagnisteo, così come lo è Moratti.

Tirare fuori presunti ladrocinii finalizzati a vincere scudetti, infatti, oltre ad essere un'affermazione gratuita e rivolta verso fantomatici poteri forti che ora non ci sono più, è strumentale a coprire le magagne del calcio di oggi. E il giornalista si è guardato bene dall'incalzare l'accusatore piangina.
Proviamo a farlo noi, nel nostro piccolo di consumatori del prodotto calcio, decisamente avariato in quanto contaminato con le lacrime degli onesti.

Dott. Moratti, avremmo tante di quelle domande da farle che fossimo stati al posto del giornalista della RAI non se la sarebbe cavata con una battuta di pessimo gusto e senza riscontri oggettivi.
Ad esempio, le chiederemmo come mai è stato inibito per il tesseramento di Motta e Milito.
Le chiederemmo conto di com'è stato possibile non essere penalizzati per il passaporto falso di Recoba.
Le chiederemmo un'opinione sulle parole di Ferruccio Mazzola.
E così via.
Vede Dott. Moratti, sarà anche vero che qualche squadra vinceva rubando (non la Juve, sia chiaro, perché non c'è traccia di illecito nemmeno nelle sentenze di farsopoli), ma è altrettanto vero che c'era una squadra che perdeva rubando.
Ci dica lei se è normale.
Ci dica anche a chi si riferiva una volta per tutte, così una bella compilation di querele non gliela toglie nessuno.

E' bello sentire le prediche da parte del presidente della squadra che ha vinto uno scudetto solo perché c'era un centenario da rispettare (parole della Sig.ra Sensi, cui però non è stato dato seguito... chissà perché).
E' fantastico sentire le prediche dell'uomo che ha speso più di 1000 miliardi per campioni del calibro di Gresko e Sorondo, gente che avrebbe avuto posto in tutte le squadre del pianeta a patto che giocassero in B (o prima divisione, ci siamo capiti).
E' eccezionale assistere ai moniti di quest'uomo che ha usufruito di tutte le acrobazie contabili possibili e immaginabili, dallo spalmadebiti alla cessione del marchio a sé stesso.

Non ci sono parole per descrivere quanto di bello quest'uomo ci regala ogni giorno, l'uomo che forse aggiustava i bilanci mediante scambi di calciatori sconosciuti con la squadra che ha accusato di essere uno dei mali del calcio italiano.
L'uomo che forse mette capitali nel calcio, soldi che derivano dall'azienda di famiglia collocata in Borsa a 6 euro per azione e che si trova adesso sotto il livello di 1,4; stessa collocazione oggetto di procedimento da parte dei Tribunali competenti dal quale risultano inspiegabilmente estranei coloro che hanno intascato i quattrini, ovvero l'amatissimo presidente cartonato e famigliola benpensante.
L'azienda di famiglia, poi, è la stessa che prende dalle bollette di tutti gli italiani una quota destinata alla produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili, bruciando scarti della lavorazione del petrolio che rinnovabili non sono.
Insomma, gente che ha fatto dell'artifizio una ragione di vita (e di denaro) che si permette di sputare sentenze senza le dovute prove.

Perdere rubando e continuare a piangersi addosso anche quando si vince... DNA interista.
Forse perché anche loro hanno finalmente capito che li stanno facendo vincere appositamente.
Per inciso, la smentita di Moratti a proposito della frase incriminata non ci convince per nulla.
Dati i precedenti, l'aver detto una frase del genere a proposito di ruberie varie fa pensare indubbiamente che si riferisse a calciopoli. L'han pensata così anche John Elkann e Andrea Agnelli, difatti, e Moratti ha provato a smentire. Non voglio entrare nella discussione, dico semplicemente che quando Moratti ha parlato di banda di malfattori riferendosi alla Triade non è che scherzasse. Semplicemente piangeva, come sempre.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1012

 

 
 
 

La quinta essenza.....

Post n°2361 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

di antonio allori da glmdj

Un goal ti può fare raggiungere un pareggio insperato, ti può regalare una vittoria, darti tre punti in classifica o farti gridare di gioia come giovedì 5 agosto per una partita vuota e senza contenuti tecnici.

Un goal segnato da Alex Del Piero va al di là di tutto questo, perché i goal del nostro capitano, rappresentano la quinta essenza che unisce il calcio con la passione e la poesia.
Io poeta di poche parole, senza penna ma ricco di rime, perennemente alla ricerca “dell’Eros” che scaturisce dall’animo inteso come amore profondo, scrivo e racconto la poesia di un pallone, calciato sotto un acquazzone che si infila sotto la traversa beffando il portiere. Che c’è di poetico in tutto ciò direte voi?

Benpensanti dai gusti sopraffini, pallonari e tecnici, critici allo spasmo e severi adulatori, non potete non negare che i goal di Del Piero sono emozioni che vanno al di là delle stesse emozioni. Mai banali, applicati nel calcolo della storia hanno fatto la differenza dal 2006 ad. Quel calcio rubato, calpestato, oltraggiato, macchiato da farsopoli uccidendo una squadra, la più forte,quella che ha fatto la storia nell’ultimo secolo, rinasce vibrando di sentimenti mai appassiti, seppur uccisi e coperti dal sangue di uomini che non entreranno mai nella storia per quanto siano nella storia del quotidiano vivere per troppa ignominia, quel calcio rinasce per i goal di Alex Del Piero.

Poesia che in questi quattro anni mi ha permesso di continuare a seguire le partite della juve, pur sapendo che ogni domenica si ripeteva lo stesso copione, la farsa del calcio giocato. Quei goal del nostro capitano stavano lì a ribadire che ci sono attori che recitano fuori copione, e il pubblico pagante e non, che assiste allo spettacolo, aspetta il sussulto del tenore, per scatenarsi in un applauso, sfogo liberatorio, guizzo dell’anima, amore “dell’Eros”che ancora un maledetto pallone riesce a donare.

Non mi chiedete, ve ne prego, che c’entra questo con il topic?

Lo ripeto, non sono dipendente dagli schemi, il mio scritto è libertà che danza tra i ricordi bagnati da una pioggia in uno stadio poco lontano da Torino dove è avvenuto l’ennesimo capolavoro del mio capitano - poesia delle poesie.

Queste sono le mie impressioni-ricordi di una Juve che gioca da più di un secolo ma solo un calciatore negli ultimi quattro anni, riesce a regalarmi perle incastonate in un filo appese al mio collo.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...glio.asp?id=995

 
 
 

AGNELLI: "La Triade ha portato efficienza e rinnovamento. Ci aspettiamo la revoca dello scudetto dell'Inter"

Post n°2360 pubblicato il 28 Agosto 2010 da nadir63l
 

Il presidente attacca su Calciopoli: "Se giuridicamente sarà dimostrata la correttezza della società nei vari procedimenti che sono ancora aperti, sicuramente valuteremo l'azione revocatoria e la riassegnazione dei titoli".
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Andrea Agnelli ha rilasciato ai microfoni di Sky la sua prima intervista da Presidente della Juventus. Un'intervista a tutto campo, tra passato, presente e futuro:

Cosa significa chiamarsi Agnelli ed essere presidente della Juventus: avere la strada spianata o avere una responsabilità in più?
«Credo che chiamarsi Agnelli significhi poter beneficiare di un accreditamento verso il sistema più rapido di quanto non sarebbe se non mi chiamassi Agnelli. Detto questo il mondo del calcio è un mondo che ti giudica poi molto rapidamente e quello che rileva saranno sempre i risultati che di domenica in domenica la squadra otterrà».

Che sensazione ha provato quando, dopo la sua nomina a presidente, ha letto o ascoltato la frase “nel nome del padre”?
«Sinceramente la frase nel nome del padre non l'ho sentita… Mi fa piacere però ricordare che per me c’è una distinzione da fare, perché mio padre era un personaggio di riferimento, un grandissimo professionista, e io ho sempre ricevuto tantissime manifestazioni di stima verso di lui. Ma per me è sempre stato solo mio padre».

Qual è il suo primo ricordo legato alla Juve?
«Per il primo ricordo legato alla Juventus torniamo nell'82, quindi la mia memoria calcistica comincia da lì, infatti ho dei ricordi anche del mondiale: sono abbastanza fortunato perché già mi ricordo due vittorie ai Mondiali. Andammo a Villar Perosa, dove la squadra era in ritiro e mi venne chiesto vicino a chi mi volevo sedere. D'istinto risposi: vorrei sedermi vicino a Paolo Rossi che era l'eroe del Mondiale. Quindi mi ricordo di questo pranzo che abbiamo avuto a Villar Perosa, io che mangiavo in silenzio vicino all'eroe del Mondiale e questo è il mio primo ricordo juventino».

Suo padre è diventato presidente a 23 anni, assumendosi la responsabilità di risollevare un club che non riusciva più a vincere. Anche lei ha deciso di dedicarsi alla Juventus in un momento difficile per la squadra: non ha paura di "bruciarsi"?
«Credo che i contesti di riferimento siano estremamente diversi, in questo momento è difficile fare un'analogia. Noi stiamo vivendo come famiglia un momento di profonde trasformazioni, dove diverse persone di noi hanno un ruolo di responsabilità sia interne che verso il mondo esterno. In primis non posso che pensare a mio cugino John, ad Alessandro Nasi o a Lapo. Quindi siamo una generazione di trentenni che - visto il contesto in cui ci siamo trovati - ha dovuto assumersi delle responsabilità molto importanti. Sono consapevole del fatto che il mondo del calcio è un mondo che va molto veloce e procura il rischio di bruciarsi, però l'unione e la compattezza che abbiamo in famiglia fa sì che questo rischio possa essere attenuato perché tutte le decisioni vengono quasi sempre condivise».

Ne aveva mai parlato con suo padre di un possibile futuro da presidente?
«No, devo dire no».

In cosa vorrebbe imitarlo?
«Imitarlo è una parola difficile. Credo che lui ci abbia dato e mi abbia dato personalmente dei valori importanti, che sono la disciplina, il senso del dovere e il raggiungimento degli obiettivi che ci si è prefissati, quindi questi sono i valori che professionalmente mi ha trasmesso. Vorrei cercare assolutamente di guardare a questi valori che dovrebbero aiutarmi nel compiere le scelte che devo compiere. Poi imitarlo… è difficile dirlo».

Con quale giocatore Andrea Agnelli ragazzo, tifoso, identificava l'idea di Juventus?
«Se penso a con quale giocatore identificare la Juventus, penso a quando ero già un po' più grande, quindi verso i 16, 17, 18 anni quando ho cominciato a seguire la squadra in maniera autonoma e già c'era Alessandro Del Piero, quindi credo che da subito, forse per una ragione di coetaneità ho pensato ad Alessandro come il giocatore che rappresentasse la Juventus».

Quindi adesso? La scelta sembra abbastanza facile…
«Adesso certamente, lui oggi ha una storia ventennale all'interno della Juventus e lui la Juventus la rappresenta. Oggi però, anche in funzione del ruolo che ricopro, io devo pensare alla squadra tutta quindi quando io penso alla Juventus non penso al singolo ma devo per forza pensare al gruppo».

Per anni è stato molto vicino alla Juve della Triade: che cosa pensa di portarsi dietro di quella esperienza nel suo modo di interpretare il ruolo di presidente?
«Devo andare a cercare di interpretare quelle che sono state le loro competenze professionali, io credo che loro abbiano vissuto un momento di profonde trasformazioni del mondo del calcio e abbiano avuto un'enorme capacità d'innovazione, quindi sicuramente cercare di replicare la capacità d'innovazione e, al contempo, un'efficienza nel rispondere a qualsiasi esigenza. Quindi dico: efficienza e rinnovamento».

Perché negli ultimi anni aveva disertato lo stadio, ad esclusione della partita di addio di Pavel Nedved?
«La Juventus è anche una società quotata e quindi viene demandato ai manager di gestirla. In quel momento particolare io ho pensato che la mia figura potesse essere anche ingombrante per loro, visto quello che è stato il mio trascorso e quindi per metterli nelle migliori condizioni di poter lavorare la scelta è stata quella di non essere presente».

Sempre rimanendo tifoso, però...
«Sempre da tifoso però grazie anche a voi ho avuto modo di seguire la squadra sempre molto da vicino...»

Cosa l'ha spinta a dire sì, quando è stato chiamato da suo cugino John?
«Con John noi abbiamo un rapporto e un confronto continuo e costante perché noi cerchiamo di ragionare su tutte le varie problematiche delle partecipate di Exor. Quindi noi ci vediamo regolarmente per discutere di questa o quella società, di questo o quel manager, di questo o quel problema a cui andiamo incontro. Quando la situazione della Juventus ha iniziato a precipitare l'anno scorso abbiamo anche incominciato a parlare di quale sarebbe stato il miglior assetto per la Juventus per la stagione 2010/2011. Nel fare questi ragionamenti assieme abbiamo condiviso che il miglior modo era quello di prendere un posizione diretta come famiglia e quindi, essendoci le condizioni per poter far bene, abbiamo poi deciso che io mi assumessi la responsabilità diretta».

Come finirà la vicenda dell'esposto che la Juve ha fatto alla FIGC per chiedere parità di trattamento su Calciopoli? E lei cosa si auspica?
«L'esposto che abbiamo presentato è molto dettagliato e a nostro giudizio fondato. Quindi non chiede parità di trattamento ma è un esposto molto preciso sulla revoca di uno scudetto. Da questo punto di vista noi ci aspettiamo, poichè crediamo che sia fondato, una risposta sicuramente entro breve, in breve tempo, e siamo fiduciosi, vista la motivazione che abbiamo portato avanti, di avere un risultato positivo».

Dunque punta a riavere i due scudetti o uno dei due scudetti?
«Diciamo che questa è una storia un po' più complessa, un po' più complicata. Dovremmo valutare i vari aspetti ma se giuridicamente sarà dimostrata la correttezza della società nei vari procedimenti che sono ancora aperti, sicuramente valuteremo l'azione revocatoria e la riassegnazione dei titoli».

Dopo la risposta di John Elkann e dopo la sua, Moratti ha detto che quando ha parlato di rubare le partite non ha mai fatto il nome della Juventus. Controreplica?
«No, io credo che il mio pensiero sulle parole di Moratti l’ho già espresso e lo ribadisco, sono state parole totalmente inutili».

Sente ancora Moggi e Giraudo? Le hanno dato dei consigli? Moggi ha detto che sarebbe disponibile...
«Moggi nel periodo che ha lavorato da noi e anche prima, era sicuramente uno dei più grandi operatori a livello continentale del mercato. Noi oggi abbiamo fatto una scelta precisa che è quella di Marotta. Quindi Marotta è la persona che è pienamente responsabile ed opera per noi, io mi sento costantemente con Marotta. Per quanto riguarda il dottor Giraudo è diverso perché io sono cresciuto con lui, è più di un amico come ho avuto modo di dire anche in altre occasioni, è come un secondo padre e quindi gli affetti vanno sempre sopra tutto. Ma le scelte sono prese in totale autonomia da noi, da me da Marotta e da Blanc».

Più presidente o più tifoso? Come si concilia la razionalità e la gestione aziendale di una squadra di calcio con la passione?
«Diciamo che non si conciliano, sono due momenti distinti. Uno è durante la partita quando viene chiesto anche ai giocatori di mostrare rabbia agonistica in campo, di conseguenza il tifoso si comporta in tribuna. Quando la partita è finita, prendendo l'esempio che dà il rugby del terzo tempo, i giocatori dovrebbero bere una birra assieme e così dovrebbero fare i tifosi. Quindi durante la partita c'è tantissima tensione e rabbia agonistica e voglia di prevalere sull'avversario dopodiché entra in funzione quello che è il manager e che deve ragionare in base alle esigenze della società».

È vero che qui in sede dai suoi collaboratori si fa chiamare solo Andrea?
«Qui in sede io quando ero anche più giovane ho lavorato per una serie di mesi e molte di queste persone sono ancora qua quindi il rapporto sicuramente con alcuni è molto amichevole. C'è chi mi chiama solo Andrea, è vero, però è chiaro a tutti che io oggi sono il presidente della Juventus».

Primo bilancio dopo 3 mesi di lavoro in questo ufficio: che mondo del calcio ha trovato?
«Un mondo del calcio che forse mi è anche venuto un po' incontro perché sta vivendo un momento di trasformazione sia a livello di regolamentazione Uefa sia a livello di regolamentazione per quanto riguarda l'Italia quindi l'accordo collettivo che è scaduto. Quindi un momento di trasformazione e poterle dare un bilancio dopo 3 mesi è sicuramente prematuro perché il tempo è troppo breve...sicuramente per noi ci sono delle opportunità per far sì che il mondo del calcio migliori e il nostro obiettivo è di essere trainanti in questo percorso».

E invece che Juve ha trovato e qual è la prima cosa che ha cambiato?
«La prima cosa che abbiamo cambiato è sicuramente stata la parte tecnica, la parte sportiva, ma questo l'avete visto tutti quanti. Uscivamo da una stagione... io ho smesso a un certo punto di contare i vari record negativi della storia della Juventus che abbiamo raggiunto l'anno scorso. Quindi il primo reparto in cui siamo intervenuti in maniera importante è stata la parte tecnica. Il tutto nasce però dalla scelta d'inserire in squadra una pedina che io considero fondamentale, estremamente importante, quella di Marotta, da lì poi sono discese tutta una serie di decisioni che conoscete e tra l'altro siamo ancora a lavori in corso in questo momento».

Qual è il vero obiettivo di questa stagione?
«L'obiettivo vero in questa stagione è di trovare una squadra che riacquisisca mentalità sportiva e mentalità vincente, perchè è soltanto vincendo che si può tornare a vincere, quindi bisogna incominciare a vincere una partita, poi due partite e cercare di vincere se possibile una competizione».

La battaglia sui contratti a rendimento: dove vuole arrivare?
«Abbiamo un tavolo aperto, abbiamo già avuto due incontri a Palazzo Chigi col sottosegretario Crimi, che io stimo molto, e in questo momento c'è un'opera di mediazione da parte di Crimi su quello che è un momento di trasformazione del calcio. Quello che noi vorremmo come Lega, a questo punto, è di rivedere la cornice di riferimento dei contratti con i singoli giocatori e quindi di darci maggiore libertà, in modo tale che ai risultati aziendali corrispondano anche i risultati di quelli che sono i trattamenti economici dei giocatori. Di pari passo c'è quella che è una posizione persa che va riacquistata presso la Federazione, quindi abbiamo tante situazioni aperte e sono fiducioso che nei prossimi mesi potranno essere risolte».

Ma i giocatori sono pronti a questo genere di cambiamento?
«No, i giocatori in questo momento non sono pronti anche perché molti di questi sono quelli più anziani e vivono con il contratto precedente, noi siamo sicuramente molto orgogliosi che il primo contratto aperto sia stato quello di Marco Motta, lui è un ragazzo giovane, ha deciso di accettare certe condizioni che sono modificate rispetto all'impalcatura del contratto precedente ma sicuramente quello che vogliamo fare non è trasformare completamente l'impalcatura di un contratto collettivo, l'obiettivo deve essere un contratto collettivo nella consapevolezza però che oggi parliamo di giocatori di serie A con un salario medio di 700 mila euro. Parliamo insomma di gente che può anche permettersi di dare in cambio qualcosa. In altri contesti con questo genere di stipendi questo accade».

Cosa ne pensa del fair play finanziario che sta imponendo l'Uefa sotto la presidenza Platini?
«È un giudizio che in questo momento deve essere ancora sospeso poiché il documento è ancora in bozza, quindi non abbiamo ancora un documento definitivo per dare un giudizio su quello che sarà il regolamento del fair play finanziario. Noi siamo assolutamente d'accordo con quella che l'impostazione del presidente del Uefa, anche lì di riuscire a dare dei criteri logici in termini di investimenti e di obbligazioni. Noi abbiamo problemi sia a livello europeo che a livello nazionale, se pensiamo alle squadre che non riescono a iscriversi ai vari campionati di competenza perché mancano questi criteri. Il fair play finanziario dovrebbe riportare questi parametri a un livello di equilibrio in modo tale da evitare situazioni di fallimenti delle varie società. Quindi lo vediamo sicuramente con buon favore».

Della precedente gestione è rimasto poco: nuovo direttore generale, nuovo allenatore, rivoluzione in tutti i settori. Perché i cambiamenti sono stati così radicali? Sembra il 1994…
«Noi, come le dicevo prima, siamo usciti da un'annata particolarmente negativa e quindi c'era bisogno di'intervenire alla radice. Le analogie sono soltanto il momento di profondo cambiamento: oggi a noi quello che rileva è semplicemente di guardare al futuro, al domani e quindi di andare a ricostruire una società, una squadra, una Juventus che sia in grado di rispettare la sua tradizione».

Perché ha preferito Del Neri ad altri allenatori, come Rafa Benitez?
«Ci sono tantissimi giocatori e nei mesi precedenti ho letto di tantissimi allenatori che sono stati accostati alla panchina della Juventus. La prima scelta è stata Marotta, io lo ribadisco, per me Marotta rimane centrale nelle decisioni in ambito tecnico e sportivo. Quando è arrivato Marotta abbiamo fatto una riflessione: Del Neri è per noi il migliore allenatore che potremmo avere in questo momento e quindi la scelta è ricaduta su di lui».

Che cosa può dare ancora Del Piero alla Juventus?
«Del Piero gioca davanti, gioca in attacco, quindi può ancora dare gol sperando che siano tanti».

Mercato con botti finali: Come lo giudica?
«Sul mercato noi abbiamo ancora qualche giorno, fin qui io lo giudico in maniera molto positiva, sia sul fronte delle entrate che sul fronte delle uscite. Sappiamo e siamo consapevoli che con una squadra che ha molti innesti nuovi dovremo andare a trovare un equilibrio sulla squadra. Sappiamo che quindi dovremo pazientare un po' per vedere del buon gioco, però abbiamo notevolmente abbassato l'età media, adesso siamo una delle squadre più giovani della serie A, abbiamo notevolmente abbassato il monte ingaggi e quindi questo è sicuramente positivo, adesso dobbiamo trovare il buon gioco».

Ormai per la Juve si può parlare di rivoluzione anche in campo?
«Ma io non parlerei di rivoluzione, siamo andati ad operare laddove si poteva migliorare sulla parte tecnico sportiva c'erano molti parametri sui quali potevamo migliorare. C'erano molti giocatori d'età avanzata e con salari alti, abbiamo abbassato la media e abbiamo abbassato i salari. La società è lo specchio della squadra e la squadra è lo specchio della società, quindi s'interviene in un'unica maniera per portare la Juventus possibilmente ad esprimersi in maniera ottima sul campo da gioco».

Per la prima volta in assoluto le telecamere di Sky entreranno negli spogliatoi: che ambiente ci sarà quest’anno in quello della Juventus?
«Beh io spero che troverete giocatori con il sorriso perché se troverete giocatori con il sorriso vorrà dire che i risultati del campo staranno arrivando…»

Cos'era la Juve per suo padre?
«Amore e passione».

E per lei?
«Anche per me».

 
 
 

     

 

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